Coppi Night 27/03/2011 - 7 chili in 7 giorni

In un weekend contrassegnato dalla continua presenza della carbonara (prima nella sua forma più classica, poi nella versione semidigerita della stessa successivamente espulsa attraverso l'esofago, infine nella sua interpretazione coppiana) e da una stanchezza onniassorbente, io stesso mi sono ridotto al meschino stratagemma di votare il film dalla durata più breve, in modo da concludere presto la serata e poter fuggire a letto, nella speranza che il lunedì mattina non arrivasse mai.


Quindi, forse è stato anche perché non ero esattamente nel pieno delle mie capacità intellettive, ma sono riuscito ad apprezzare il film vincitore, ennesima commedia interpretata dalla solita combriccola di protagonisti e spalle del panorama italiano dell'epoca. Ma, tutto sommato, la coppia Verdone-Pozzetto (entrambi attori che non adoro, ma che riesco a sopportare e anche apprezzare, in certe circostanze) funziona. Il classico personaggio frustrato e paranoico di Verdone è ben bilanciato da quello più strafottente di Pozzetto, e la contrapposizione produce buoni risultati nel corso del film. Nonostante un'introduzione forse più lunga del dovuto, quando entra la storia entra nel vivo raggiunge dei buoni livelli di comicità. La fauna che popola la clinica di dimagrimento, sottoposta alle successive terapie, offre buone occasioni per gag più o meno efficaci, anche se è proprio dal rapporto tra i due protagonisti che si ricavano le battute migliori.

Si potrebbe rilevare una regia un po' approssimativa di Verdone junior, con alcune sequenze notturne in cui si scorge il riflesso delle luci sulla lente della macchina da presa... ma quando si ha a che fare con film del genere, di solito ci si può ritenere soddisfatti se le risate suscitate sono più di sei. Ma le mie aspettative non state tradite, anche se in effetti erano piuttosto basse. Per questa sera mi bastava soltanto che il film durasse i suoi canonici 90 minuti.

Premio Fantastique 2° Edizione

È risaputo che a causa della mia pretesa di scrivere cose interessanti mi permetto di partecipare di quando in quando a concorsi o selezioni letterarie, ottenendo a volte anche dei risultati come nei casi riscontrabili tra le pubblicazioni. Buona parte di questi concorsi sono periodici, e si svolgono di solito una volta l'anno, con modalità pressoché simili. Spesso, una volta individuato un concorso valido, partecipo alle edizioni successive e continuo comunque a seguirlo.

Un concorso che non seguirò è il Premio Fantastique, indetto all'interno della manifestazione Fantasy Horror Award 2, una convention del fandom fantasy/horror che si terrà a Orvieto a giugno. Il motivo per cui non parteciperò, e anzi, cerchedò di boicottarlo e farlo boicottare, è che nella passata edizione (la prima), il Premio Fantastique si è rivelato sostanzialmente una truffa. Una truffa alla quale ho abboccato.

Onestamente non ho voglia di ripercorrere adesso le modalità e la natura dell'imbroglio. Vi rimando al mio post dell'epoca, e a una serie di post collegati che io stesso ho segnalato una volta resi noti i risultati del premio. Dovreste farvi così un'idea dell'indegnità della cosa.

È anche vero che quest'anno il bando è differente, e si può notare subito che il concorso è diventato gratuito. Questo è già un passo avanti. Ma non basta. Il Premio Fantastique è nato come truffa. Non deve diventare un appuntamento fisso. So che con questo stesso post gli sto concedendo una (seppur limitata) immeritata visibilità, ma la segnalazione era doverosa.

Fate del vostro meglio per ignorarlo, grazie.

Coppi Night 20/03/2011 - Amici miei - Atto III

A quanto pare la pizza baccalà e porri del 5 novembre scorso è stata la mia prima e ultima: ho scoperto che non fa più parte del listino di Coppi. Probabilmente le scarse richieste non giustificavano l'approvvigionamento di baccalà. È vero che Coppi è poesia, ma i conti deve pur farli a fine mese. La scelta è comunque abbastanza ampia da poter compensare questa perdita.

Ho usato questa introduzione perché onestamente ho poco da dire sul film in questione. Se chi sta leggendo queste parole non conosce Amici miei, farebbe meglio a mettersi in pari. Esagero se dico che considero questi film parte del patrimonio culturale italiano? Ok, forse è troppo. Ma basta restringersi alla Toscana e la definizione è valida. C'è da riconoscere che Atto III è probabilmente il meno brillante dei tre, e risulta innegabilmente sottotono rispetto agli episodi precedenti, ma non di meno è comunque un'eccellente espressione di comicità toscana interpretata da grandi attori.

E siccome non c'è altro da dire, invece che di questo film, parlo di quello che proprio in questo periodo è in uscita nei cinema, e che forse in reazione al quale i convenuti della Coppi Night hanno deciso di votare e vedere Atto III. Mi riferisco ad Amici miei - Come tutto ebbe inizio: la trasposizione in cinepanettone (o in questo caso, più appropriatamente, "cinecolomba") di un'opera che poche righe sopra ho avuto l'ardire di affiancare al Decameron. Lo ammetto, ne parlo senza alcuna cognizione di causa: non l'ho visto e non vorrò mai farlo. Niente mi convincerà del contrario, nemmeno farmi notare che il mio è un pregiudizio. Io credo sia un giudizio pienamente ragionato, ma non mi importa comunque.

Non è la prima volta che un "marchio" che amo viene stiracchiato per mere esigenze commerciali, per spremerne fuori un'altra manciata di soldi prima che perda del tutto il suo richiamo presso il pubblico. E ogni volta rimango davvero amareggiato. In questo caso anche perché al convivio cannibale partecipano alcuni personaggi che, se pure non adoravo, ero comunque in grado di apprezzare. Parlo al passato, perché adesso non è più così. Ho citato il Decameron perché dal poco che ho avuto modo di valutare, immagino che questo film si riassuma in una serie di avventure boccaccesche, dato che tanto l'epoca quanto la collocazione si adattano. Forse a qualcuno è parso che questo elemento bastasse a giustificare lo sfruttamento del titolo storico... ma probabilmente non è nemmeno questo il punto. Chi ha pensato di realizzare questo film non si è posto alcuna considerazione di carattere professionale. E sicuramente non può aver amato Amici miei.
Visto che non serve ripetere in modo diverso i concetti che qualcun altro è già stato in grado di enunciare, e un po' anche perché scrivere di questo mi fa davvero salire la bile, lascio la parola a qualcuno che sarà sicuramente più efficace di me:


Futurama 6x09 - A Clockwork Origin / Origine meccanica

Non è passato molto in termini di minutaggio da Into the Wild Green Yonder, il lungometraggio che avrebbe dovuto essere la conclusione dell'intera serie, che l'evoluzione torna a essere il tema centrale di un episodio. Nel film due forze opposte lottavano fin dai primordi dell'universo per affermare la più fiorente biodiversità o la più spietata selezione naturale; in A Clockwork Origin (è necessario che faccia notare a cosa si riferisce il titolo?) è invece il processo evolutivo che a partire da creature semplici conduce agli esseri senzienti ad essere messo in discussione.

Dopo un'introduzione in cui il Professore è sfidato da un rivale sostenitore del creazionismo a individuare l'ultimo "anello mancate" tra l'uomo e la scimmia, la scena si sposta su un pianeta alieno, sul quale viene innescato per errore un processo evolutivo a partire da microscopici nanobot. Con l'usuale efficienza robotica, le macchine si sviluppano rapidamente, e si assiste così a tutte le fasi della storia zoologica della Terra, riprodotte su base metallica invece che organica.

L'intento degli autori è chiaro: le pretese del creazionismo vengono demolite in più occasioni, ma come in Proposition Infinity la componente didascalice non è monopolizzante, e sebbene è chiaro quale sia la tesi che si vuole avvalorare, non si tratta semplicemente di un gioco al massacro delle teorie creazioniste. Nel finale anzi viene lasciato uno spiraglio di dubbio anche per i fautori dell'evoluzione, e un possibile punto di contatto tra le due teorie (anche se non è corretto equipararle, dato che una  è  ormai un paradigma scientifico accettato, l'altra è un'immane cazzata superstiziosa; per esercizio individuate quale è quale). L'episodio riesce soprattutto a essere divertente, con una serie azzeccata di battute e gag visive, e risulta anche molto spettacolare nella sua riproposizione delle creature terrestri in forma robotica. E, siccome so che ci avete pensato subito, voi nerd là fuori, posso confermarlo: ci sono anche i dinobot! Anche il subplot, in cui viene formata un'altra coppia inconsueta (Zoidberg + Cubert), funziona a dovere come intervallo nella trama principale, e fornisce un'ottima battuta finale.

Da rilevare come, per la prima volta esplicitamente, in Futurama faccia la sua comparsa il Flying Spaghetti Monster, divinità della Chiesa omonima, nata proprio in reazione all'ondata di creazionismo che si è diffusa negli USA a partire da alcuni anni fa, e che già in altre occasioni era stato visto, più come easter egg che come un vero personaggio, all'interno di episodi precedenti. Voto: 9/10

Quando sono Alessandro Magno

Ho passato interminabili ore della mia vita giocando a Civilization, in molte delle sue successive versioni. Probabilmente se sommassi tutto il tempo perso in questo modo raggiungerei qualche settimana di vita, ma forse anche di più. Questo è dovuto anche alla struttura del gioco stesso: Civilization è uno strategico a turni, in cui cioè niente avviene "in tempo reale", ma gli avvenimenti (accumulo di risore, scoperte, combattimenti) si manifestano alla fine del turno. Dopodiché, inizia un nuovo turno, e il giocatore ha tutto il tempo per pensare e gestire il suo più o meno vasto impero. In questo senso, Civilization è uno strategico nel senso vero della parola: una lunghissima partita a scacchi con centinaia di variabili differenti.

Quando gioco a Civilization, capita che abbia bisogno di alcune risorse non disponibili nel mio territorio. Le risorse possono essere di vario tipo, di consumo come il ferro o di lusso come le perle, ma tutte contribuiscono a rendere più florida la mia civiltà. In certi casi, sono essenziali. E quando queste risorse mi sono irraggiungibili, perché le uniche sono già nel territorio di un avversario, e non riesco a strappare un accordo commerciale favorevole, c'è una sola soluzione: la guerra.

In un gioco del genere, questa è l'unica situazione in cui la guerra diventa necessaria. In tutti gli altri casi, attaccare una nazione confinante è troppo faticoso, troppo dispendioso, troppo rischioso. Può facilmente portare al crollo dell'impero, che a causa dello sforzo bellico è costretto a trascurare altri aspetti importanti come la ricerca e la cultura. La semplice espansione territoriale non giustifica una guerra, soprattutto a partire da Civilization III, dove anche un impero poco esteso può raggiungere un potere elevato. Schiacciare un avversario manifestamente inferiore può essere facile, a volte anche divertente, ma solo quando la vittoria è sicura.

In Civilization, non attacco mai un'altra nazione perché il suo leader mi è antipatico. Tanto meno perché so che pratica lo schiavismo o adora un altro dio. Questo non influisce in nessun modo sul benessere della mia civiltà. Quando dichiaro guerra, non importa se sono Alessandro Magno o Gengis Khan o Abramo Lincoln o Giulio Cesare, è perché mi serve qualcosa.

Rapporto letture - Febbraio 2011

Febbraio è stato un mese insolito. Forse perché intasato di altri impegni, forse per la mole delle letture affrontate, o forse per altri motivi che non riesco a identificare, mi sono limitato ad assimilare solo due libri, molto al di sotto della media di 6-8 che si può riscontrare anche nei precedenti rapporti. Va da sé che il post sarà conseguentemente più breve del solito.

Il libro che apparentemente mi ha tenuto impegnato tutto il mese, con un tempo di lettura che si è protratto per tre settimane, è The Endymion Omnibus, ovvero il malloppo di quasi 1000 pagine costituito dai due romanzi Endymion e The Rise of Endymion, seguito del capolavoro di fantascienza Hyperion che avevo letto a ottobre dell'anno scorso, e che in seguito ho indicato come uno dei libri più belli letti nel 2010. Ma Endymion è un'altra cosa. L'abilità di Dan Simmons nel creare uno scenario ampio e magnifico, in cui far muovere personaggi variegati e affascinanti, è indubitabile. E se è vero che ogni libro è da valutare a sé, e non si dovrebbe giudicare un autore perché si ritiene che "potrebbe fare di meglio", bisogna considerare che non si può ignorare il fatto che i temi, l'universo e i personaggi di Endymion sono gli stessi di Hyperion, e per questo non si può non confrontare le due opere. In questo confronto, il secondo capitolo della saga sfigura completamente. Il che non vuol dire che Endymion sia brutto: è comunque una storia epica, che riprende alcuni aspetti del primo libro e li evolve in direzioni imprevedibili e interessanti, con personaggi validi e sequenze emozionanti. Ma se Hyperion era un affresco completo e complesso di più storie che andavano a intersercarsi per andare a descrivere un unico punto di svolta nella storia dell'umanità sparsa per la galassia, Endymion si riduce a essere il diario di un solo personaggio, che nella maggior parte dei casi è vittima degli eventi piuttosto che artefice. L'autore compie anche qualche scivolone, quando più che risolvere i misteri irrisolti del primo libro ne introduce di nuovi, per poi spiegarli con un deus ex machina piuttosto insoddisfacente: il Void Which Binds, questa inafferrabile iperdimensione emozionale panspaziotemporale permette di fare pressoché tutto... per cui in fondo non vale nulla, come spiegazione. Ci sono anche alcuni particolari di Hyperion apertamente retconizzati, con la misera giustificazione che quella che abbiamo letto è un'opera scritta dal poeta Martin Silenus (anch'esso un personaggio di entrambi i libri), che non poteva conoscere tutti i dettagli e per questo a volte ha inventato, altre ha mentito. Per carità, è credibile... ma disonesto. Insomma, Endymion è un bel libro, non si può discutere. Ma non aggiunge niente al capitolo precedente della saga, anzi, ne invalida alcune parti. Per cui se avete letto il primo libro, sappiate che ignorando questo non vi state perdendo niente: non scoprirete qui chi o che cosa o perché è lo Shrike. Voto: 7.5/10


More about N.A.S.F. 6Parallelamente all'opera di Dan Simmons, forse nel tentativo di staccare un po' da cruciformi e androidi blu, mi sono dedicato alla lettura di N.A.S.F. 6, l'antologia di racconti selezionati nel concorso omonimo, tra i quali è presente anche un mio lavoro che all'epoca avevo pubblicizzato sul blog. Tra i quaranta racconti di autori italiani inclusi, come accade anche nelle precedenti edizioni della raccolta (almeno le precedenti due, che ho letto e in cui sono ancora presente) ci sono racconti buoni e altri più ingenui, alcuni scritti con abilità e altri con uno stile più elementare. Ma come prodotto amatoriale di genere le antologie N.A.S.F. si rivelano sempre un buon lavoro, che consente di apprezzare le opere di tanti autori con stili, temi e idee differenti. Per questo rimane un'iniziativa da seguire, che riesce a dare soddisfazioni. Chi è interessato può anche leggere i commenti più dettagliati che ho lasciato ai singoli racconti (con spoiler!) direttamente sul forum NASF. Voto: 6.5

Coppi Night 13/03/2011 - Due single a nozze

Che poi si intitolerebbe Wedding Crashers, ma vabbè, un titolo stupido vale l'altro. Un film di cui avevo già sentito parlare in termini positivi, considerato una delle più riuscite commediole americane interpretate dalla solita combriccola di attori "del giro".

Posso riconoscere che si tratta di un film carino, con alcune gag isolate molto efficaci e un coefficente complessivo di ilarità abbastanza alto (diciamo, poco sopra la media di questo tipo di commedie), ma quello che non riesco a perdonare è la banalità della trama. Certo nessuno si aspetta da un film del genere una storia sorprendente e multisfaccettata, è anzi dato per inteso che lo svolgimento sarà quello che ci si aspetta. Però in un film in cui i due protagonisti si dichiarano dei "wedding crasher" e si imbucano ai matrimoni con la sola intenzione di acchiappare le infoiate partecipanti al ricevimento, la favoletta di quello che si innamora per davvero, e l'amicizia si incrina, e poi pure l'altro trova l'amore, e alla fine dopo aver cazzottat l'antagonista amicizia e amore trionfano... insomma, credo che si sarebbe potuto fare uno sforzo in più e osare una trama non dico più complessa, ma più leggera, senza la pretesa di essere resa "importante" dalla presenza di facili sentimenti. Per fare un paragone con un film visto di recente in una Coppi Night, in Hot Tube Time Machine è presente anche una componente "sentimentale", si assiste al classico scontro tra amici che poi si riappacificano, ma questo non è l'aspetto determinante della storia, che invece procede su un percorso più imprevedibile, forse anche esagerato, ma almeno non dipendente dall'archetipo dell'elegia romantica che per chi è cresciuto a cartoni disney risulta indigesta.

Un'esperienza quindi di buon intrattenimento, ma di cui si può godere solo sul momento. Un po' come andare in motoscafo.

Bustina # 19

O Altissimo Signore, cosa potremmo noi fare per Te che Tu non potresti fare per Te stesso un ottilione di volte meglio? Nulla. Cosa potremmo fare o dire noi, che potrebbe interessarTi in qualche modo? Nulla.
da Le Sirene di Titano di Kurt Vonnegut


Sia lode al Dio Del Tutto Indifferente! In effetti, per un essere onnisciente onnipresente onnipensante che permea ogni angolo e ogni istante dell'Universo, quale interesse potrebbero mai rappresentare le irrilevanti e futili vite di una razza di primati su un pianeta remoto di una stella ai margini della sua stessa galassia? Lo stesso che noi proviamo per i parassiti sulle formice di una colonia sotterranea in un bosco sulle colline prealpine: nessuno.

Il Dio Del Tutto Indifferente, divinità della nuova religione che si diffonde sulla Terra nel libro citato, è una delle più convincenti rappresentazioni dell'essere perfettissimo di cui tanti si sentono parte, forse anche più di quello descritto da Douglas Adams, che pure si preoccupa di giustificarsi di fronte al creato.

Le bustine per loro natura devono essere brevi, per questo ho condensato il senso della frase tratta dal libro, ottenendo un dolcificante concentrato più che semplice zucchero. Tuttavia, per chi diffida dell'aspartame, riporto anche la versione grezza appena estratta dalla barbabietola:
O Altissimo Signore, Creatore del Cosmo, Filatore delle Galassie, Anima delle Onde Elettromagnetiche, o Tu che aspiri ed espiri Inconcepibili Volumi di Vuoto, Tu che sputi Fuoco e Roccia, Tu che scerzi coi Millenni: cosa potremmo noi fare per Te che Tu non potresti fare per Te stesso un ottilione di volte meglio?
Nulla. Cosa potremmo fare o dire noi, che potrebbe interessarTi in qualche modo? Nulla. O Umanità, rallegrati dell'apatia del nostro Creatore, perché ci rende finalmente liberi, nobili e schietti.

Uomini e spettri

Anche se vi ho propinato un autopromo solo pochi giorni fa, è passato un po' di tempo dall'ultima segnalazione della pubblicazione di qualcosa che mi riguarda. Quindi è con un certo entusiasmo che riporto l'uscita di:




Uomini e spettri è una raccolta di dieci racconti horror realizzata da Bel-Ami Edizioni per la collana Dieci Lune. Dieci autori italiani che hanno scritto dieci storie in cui gli "spettri" non sono soltanto creature soprannaturali, ma manifestazioni di quei fantasmi che ognuno porta dentro di sé, nei segreti più nascosti, nei dubbi più incofessabili, nelle violenze più abiette. Dieci racconti "forti", densi di significato ma vicini alla sensibilità di tutti.

E non dico questo solo perché ci sono dentro, ma perché conosco quasi tutti gli autori e molti dei lavori presenti nel libro. L'entusiasmo di cui parlavo sopra è dovuto anche al fatto che questo progetto, che ha avuto una gestazione pachidermica (nel senso letterale di "il tempo che ci mette un elefantessa"), mi ha coinvolto personalmente in un lavoro di condivisione e sostegno reciproco con alcuni "colleghi" conosciuti sul forum di Edizioni XII. Alla lunga lo scambio di impressioni e consigli si è rivelato proficuo, visto che ben otto dei dieci selezionati provengono dalle nostre fila. È quindi una bella soddisfazione non solo personale, ma anche "di squadra".

I racconti inclusi nella raccolta sono:

Una madre e una figlia di Antonino Alessandro
Pioggia di Marco Caudullo
Legami di Simone Corà
Il buio è dentro di me di Daniele Picciuti
Quando ritornano di Matteo Poropat
Presto, molto presto di Floriana Niobe Puccini
I cuori di Flora di Francesco Rago 
Il volo delle falene di Nicola Roserba
Lucifero in provetta di Francesco Stefanacci
La bella lavanderina di Andrea Viscusi

L'introduzione è di Alex Visani, e ogni racconto è arricchito da un'illustrazione di Francesco Perchiazzi.


Quanto al mio racconto, che per un democratico ordine alfabetico conclude il libro, posso solo dirvi di non farvi ingannare dal titolo: è piuttosto tetro, e anzi credo sia uno dei più tristi che abbia mai scritto. Forse un titolo meno leggero sarebbe stato più appropriato, ma proprio non me ne veniva in mente uno adatto. Quando l'avrete letto, potrete darmi la vostra opinione in merito. Munitevi quindi di una cesta di panni sporchi e avviatevi alla più vicina lavanderia a gettoni, dove il vostro destino vi attende.


I libri della Bel-Ami si trovano in libreria, e se non li trovate potete ordinarli. Se non volete alzare il culo dalla sedia dove vi trovate, l'e-shop della casa editrice vi permette di accaparrarvi una copia per la vantaggiosissima tariffa di 1 € a racconto.

Coppi Night 06/03/2011 - Crank

Mancano poche ore alla prossima Coppi Night e ancora devo scrivere il resoconto di quella passata! Ma in settimana non sono riuscito a tovare il momento giusto perché, come il film in questione mi ha insegnato, "se ti fermi sei morto".

Non sono un particolare estimatore del genere "sparatutto". Solitamente questo tipo di film è prevedibile, con un eroe che da solo si oppone ai nemici, spesso dei traditori, che quasi sempre tengono in ostaggio qualche suo familiare (le preferite sono le figlie adolescenti, di cui non va salvata solo la vita ma anche l'illibatezza). Per essere interessante, un film del genere deve puntare su un solo aspetto: la spacconeria. Lo spettatore sa già come la storia si evolverà, per cui per renderlo partecipe bisogna di stupirlo con un crescendo di situazioni improbablili, al limite delle possibilità umane o fisiche. Per questo, dalla ruspa che Arnodl Schwarzenegger si procurava in Commando per fare irruzone in un'armeria, siamo arrivati alla sparatoria durante l'amplesso in cui si esibisce Clive Owen in Shoot 'em up.

Da questo punto di vista, Crank è un film sorprendente. Perché è un film originale. La trama di fondo in effetti è sempre quella, ma c'è un elemento in più: una limitazione cui l'(anti)eroe è sottoposto, che cambia le regole del normale sparatutto. Jason Statham deve necessariamente correre, perché in senso letterale il suo personaggio o corre o muore. Mantenere l'adrenalina in circolo, oltre che una componente determinante della trama, è anche una buona metafora per esprimere l'intenzione di azione continua, che viene poi rispettata. Si assiste in effetti alle ultime, concitatissime ore di un assassino il cui unico scopo, ora che è già condannato a morte, è vendicarsi. Il film accompagna alla perfezione, con il ritmo, la musica e le immagini psichedeliche, il protagonista nella sua corsa finale. Queste particolarità, insieme a un assortimento di personaggi gustosamente stereotipati, e una buona dose di umorismo, fanno di Crank uno dei pochi sparatutto che riesce a intrattenere al di là del conteggio dei morti/minuto.

Tutto questo senza considerare le interessanti lezioni di chimica organica dispensate nel corso del film, grazie alle quali adesso tutti (ma proprio tutti) sanno che lo spray nasale è un ottimo surrogato delle anfetamine.

"Bella dentro" sul blog di XII

Alcuni giorni fa ho pubblicato qui un racconto scritto in occasione del concorso Minuti Contati, riprendendo un'abitudine consolidata sul vecchio blog. Proprio oggi, il mio racconto scritto per l'edizione del marzo scorso (sì, un anno fa!) dello stesso concorso, che era poi risultato primo in classifica, è stato ripubblicato anche sul blog delle Edizioni XII.

Potete quindi rileggere Bella dentro, ispirato al tema "sotto il vestito tutto", anche al di fuori dei confini dei miei spazi personali. Questa è vera democrazia.

Immagine # 25

Un uomo accosta la macchina. Abbassa il finestrino e chiede: "Che giorno siamo oggi?"


No, non guidava una DeLorean. Era una Mercedes d'annata, e a quanto pare le sue difficoltà di collocazione temporale riguardavano proprio la macchina. Dopo avergli rivelato che era il 12 marzo, ha chiesto che gli ripetessi la data "in numeri". Al che ho ripetuto, cifra per cifra: "uno, due, zero, tre". "Allora il 27/02 è già passato?" ha chiesto ancora, e vedendolo armeggiare con il tagliando dell'assicurazione ho capito che probabilmente il suo problema era la scadenza della polizza. "Eh sì, era il mese scorso..." gli ho fatto notare. Lui mi ha chiesto se ne ero sicuro, e di fronte alla mia espressione più professionale si è convinto che il 27 febbraio viene davvero prima del 12 marzo.

Narro in prima persona perché mi è capitato giusto questa mattina. Dopo l'impatto iniziale, l'idea di trovarmi davanti a un cronoviaggiatore che non era sicuro di quando si trovava è sfumata col proseguire della surreale conversazione. Certo è che il tizio avrebbe fatto una figura migliore se fosse stato un vero viaggiatore nel tempo.

Filetto di alano in salsa di certosino

Sarà che ho appena finito di leggere Memorie di un cuoco d'astronave, e mi trovi quindi predisposto alla cucina "esotica", o quanto meno insolita. E sarà che il motto del protagonista "vesti a gusto degli altri, ma mangia a gusto tuo" mi sembra proprio una bella frase. E sarà anche che con la frittata di cipolle e porri di stasera è bene che rimanga alzato ancora un po', ché mettermi a letto così presto potrebbe rivelarsi letale. Insomma, forse in un altro momento la notizia che l'ansa si è preoccupata di recapitarmi via sms non mi avrebbe colpito, ma in questi giorni sono molto recettivo all'argomento.

La notizia in questione è quella di un ragazzo di Firenze (che mi è affine tanto per età quanto per collocazione geografica) ha ucciso e mangiato il cane della sorella. Non mi soffermo sul fatto che il protagonista della vicenda è definito "senza fissa dimora", viveva in un casale abusivo ma nonostante questo era attivo su facebook, da cui anzi è partita la segnalazione. Per quanto mi sia difficile far combaciare questi particolari, non è quello che mi interessa.

A insospettirmi è l'immediata levata di scudi in difesa dei diritti degli animali. Intendiamoci: io non riuscirei mai ad ammazzare una bestia, e se non avessi la fortuna di poter scambiare qualche euro con un animale già ucciso, dissanguato e affettato, credo che la carne non rientrerebbe nella mia dieta. Inoltre, per quanto possa valere, sono totalmente contrario a qualsiasi attività ludica (non si può onestamente parlare di "sport") che implichi l'uccisione volontaria di altre creature, e già in precedenza mi ero espresso a questo proposito. Per dirla breve, io non ammazzerei mai un animale, e mi piacerebbe che anche gli altri facessero lo stesso.

Detto questo, io la carne la mangio. E di gusto, anche. Non sono un carnivoro esclusivo, e in particolare da alcuni anni ho iniziato a scoprire il piacere di un pasto solo vegetale (che poi, anche qui,:perché una pera o un cavolfiore dovrebbero essere lieti di essere mangiati?). In quanto consumatore delle membra di altri esseri non-più-viventi, non mi sento in diritto di dire a chicchessia quali di questi può mangiare e quali no. Nel momento in cui si uccide un animale per mangiarlo (ho detto "per mangiarlo", non "per dimostrare di avercelo duro"), che importanza può avere se si è sottratta la vita a un cinghiale piuttosto che a un coniglio, a una tartaruga, uno stambecco, un colombo, un salmone, una talpa...

...o un cane? Perché di questo si tratta. Il motivo per cui viene invocato il carcere per il ragazzo colpevole di questo crimine, è che l'animale è stato mangiato. Sicuramente se la bestiola fosse stata "solo" fatta a pezzi e gettata nel canale più vicino, l'indignazione dell'opinione pubblica non sarebbe stata così forte.

Ora, ammetto che se qualcuno avesse preso il mio gatto e ci avesse fatto un insaccato (evito la battuta sul "salame felino") un po' mi sarei risentito. Non si può negare il ruolo particolare che gli animali "da affezione" ricoprono nella società umana. In questo senso l'uccisione del cane in questione è assolutamente da condannare, e non lo giustifico affatto. Ma il problema è: quale discriminante separe gli animali che è giusto uccidere per potersene cibare da quelli di cui invece si possono scaricare dal CUD le spese mediche?

Posta così per molti la domanda è semplice: cane e gatto sono come noi. Bene. Ma un indù potrebbe pensarla diversamente, quando gli spieghiamo che la bistecca che gli abbiamo preparato proviene da una vacca. La salsiccia alla brace è uno degli alimenti più conviviali che esistono, ma a un barbecue del genere non invitate George Clooney perché potrebbe prenderla male. Io stesso ho un iguana, e una delle cose che più desidero fare nella mia vita è assaggiare un bel cosciotto di iguana arrosto. Non la mia, magari, o almeno non finché è in vita. Di certo non lo ucciderò per mangiarlo, e probabilmente quando morirà non sarà più buono per essere cucinato. Ma, se tra i lettori c'è un esperto cuoco messicano, mi lasci pure il suo numero...

Quello che sto cercando di dire è che mi sembra veramente restrittivo, al limite dello specismo, creare eccezioni per uno o due animaletti che ci stanno simpatici, abbandonando al loro destino tutti gli altri. Perché, dato che è lecito macellare un cavallo, non dovrei poter (sotto le stesse condizioni igieniche) fare lo stesso con un gatto? Non molto tempo fa qualcun'altro, giudicato dal tribunale del politically correct, ha fatto le spese di questa contraddizione:




Guai a suggerire che un felino domestico possa essere cucinato! Vicenza sia fatta provincia a statuto autonomo e leviamoci il problema! E allo stesso modo, che nessuno pensi di poter scuoiare e marinare un cane: finché i cuccioli vengono affogati nell'acqua, i vecchi abbandonati per strada, e i mordaci soppressi a fucilate non si sta facendo niente di male, ma quelle carni devono marcire nella terra, non essere metabolizzate nell'intestino!

È questa ipocrisia che davvero non riesco a concepire, nonostante per la maggior parte delle persone risulti del tutto naturale. Il principio è simile a quello per cui nessuno mostra immagini di mammiferi accettati o uccellini impallinati, ma in qualsiasi trasmissione di cucina si vedono slamare trote e decapitare anguille ancora vive. Possibile che la distinzione stia tutta nel fatto che un pesce, per definizione omertoso, non è in grado di lamentarsi mentre viene soffocato dall'aria?

Beh, a questo punto, non vorrei cadere nell'apologia di reato. Ma, cito ancora: "vesti a gusto degli altri, ma mangia a gusto tuo". Se nel tuo gusto rientrano i canarini, finché chi ti impone le leggi fa merenda con pane e mortadella non potrà dirti nulla. Certo, uccidere il cane (o il gatto, o il pipistrello, o la tarantola...) del vicino è poco educato. E noi saremo anche carnivori che prosperano sulla morte di altre creature, ma siamo gente civile, no?

Futurama 6x08 - That Darn Katz! / Thuban: Operazione Gatto

Questo episodio si colloca nel filone di quelli più classici, con un'avventura in cui i personaggi svelano un paio di misteri e dopo la crisini iniziale arrivano infine a una soluzione inaspettata. Fin qui tutto regolare. A renderlo davvero insolito, è la coppia di protagonisti, che non solo è inusuale come il duo Hermes/Bender di Lethal Inspection, ma totalmente imprevedibile: Amy e Nibbler (o se siete legati alla versione italiana, Mordicchio)!

È difficile immaginare due compagni più improbabili del mostriciattolo di saggezza infinita che appartiene alla specie più antica dell'universo, e la promiscua ereditiera marziana che solo quattro puntate prima si batteva per il matrimonio robosessuale. Quest'ultima anzi, in casi davvero eccezionali  ricopre il ruolo dell'eroina, e si può in effetti dire che questa è la prima volta che il suo intervento è risolutivo a livello planetario (e non solo individuale dei personaggi coinvolti). Eppure, l'assortimento funziona: quando l'allergia ai felini di Amy combacia con i sospetti di Nibbler, i due rimangono gli unici in grado di affrontare la minaccia rappresentata dai gatti, che si rivelano essere i discendenti di un'(altra)antica razza aliena giunta sulla Terra con uno scopo preciso... che incidentalmente provocherebbe la fine della vita sul pianeta.

Per apprezzare a pieno l'umorismo felino mostrato nell'episodio, bisognerebbe avere una certa familiarità con il fenomeno dei "lolcat", a cui molte delle gag fanno esplicito riferimento. Per farvi un'adeguata cultura in merito, siete invitati a consultare questo sito. Questo legame alla pop culture non è comunque determinante come in Attack of the Killer App: si può comunque ridere di un gruppo di gatti che balla il can-can senza conoscerne il retroscena.

Oltre a presentare quindi un'inaspettata coppia di eroi, That Darn Katz! inserisce anche importanti elementi nella continuity della serie: in particolare, Nibbler (che dopo Bender's Game è riconosciuto da tutti come essere senziente) riceve lo status di effettivo membro dell'equipaggio, piuttosto che di semplice animale domestico. E anche vedere Amy laurearsi dopo solo dodici anni di dottorato è una bella soddisfazione. Voto: 7.5/10

AA. VV. - Carnevale

A me non piace il carnevale. Non so se sia perché non condivido l'entusiasmo del mascherarsi, o sia il forzato buonumore a insospettirmi, ma è una festa che non mi ha mai esaltato. Nonostante questo, proprio per stasera ho in programma di buttarmi nei rioni viareggini (per la prima volta nella mia vita), e come poco tempo fa è avvenuto coi porri, potrei anche scoprire di essermi perso qualcosa. In ogni caso, mi è sembrato che questo fosse il giorno giusto per parlare di un libro di cui ho promesso un approfondimento.

Si tratta di Carnevale, un'antologia pubblicata all'inizio di quest'anno da Edizioni XII. Ne voglio parlare perché dopo il mio sfogo di qualche mese fa sulle scelte di autori italiani pubblicati da Urania, mi sento in dovere di portare dei controesempi virtuosi di quella che ritengo sia la buona letteratura fantastica di casa nostra. Così, dopo aver dedicato uno spazio al romanzo Pinocchio.2112 di Silvio Donà, ora mi occupo di questa raccolta.

Non mi soffermo sull'ottimo catalogo delle Edizioni XII, se non per sottolineare che non ho utilizzato questo aggettivo a sproposito. Carnevale è il secondo libro della collana "Camera oscura", la sezione antologica del catalogo della casa editrice. Anche il metodo di selezione dei lavori sarebbe interessante, soprattutto per quanti conoscono le dinamiche della piccola editoria, ma non è questa la sede adatta.

Carnevale è una raccolta di 12 racconti che contengono tutti un elemento in comune: sono ambientati a Venezia, durante il giovedì grasso del carnevale 2009. In ognuno di essi la città non è solo un fondale, ma parte integrante e determinante della trama. Come ho già scritto nell'ultimo rapporto letture, Veneiza si può considerare a sua volta un personaggio della raccolta, e lo si capisce subito dall'evocativa copertina disegnata da Diramazioni. Ma i veri protagonisti di Carnevale, come in effetti avviene davvero durante i festeggiamenti, sono le maschere. Infatti, ogni racconto ruota intorno a una specifica figura tradizionale del carnevale: da Colombina ad Arlecchino, dalla bautta alla moreta, da Brighella a Pulcinella, e visto che ne ho già rivelati metà non mi sembra il caso di citare anche gli altri. Si tratta di racconti di genere fantastico, principalmente riconducibili a qualche filone horror, ma con inserti di fantascienza e weird.


Coppi Night 27/02/2011 - Giustizia privata

Per questa Coppi Night è stato selezionato un buon thriller come non ne erano stati visti dopo Das Experiment. Un film abbastanza coinvolgente, che riesce a mantenere per tutta la durata un buon livello di tensione, e parte da un'idea interessante: l'opposizione a quella che si è affermata come l'"industria" della giustizia, nella quale giudici, avvocati e investigatori sono tutti complici per far procedere le cose non secondo principi di giustizia, ma per convenzioni e comodità.

In realtà, questo punto di forza del film è anche la sua debolezza. Il grosso problema che si rileva guardandolo è che la focalizzazione è sul pubblico ministero che combatte perché il sistema rimanga così com'è, mentre l'uomo che si oppone e cerca di scardinare tutto il baraccone passa come il villain della situazione. Ma lo spettatore empatizza naturalmente con il secondo, personaggio ribelle e mosso non solo da motivi di vendetta personale, ma da un più alto spirito rivoluzioanrio (emblematica in questo senso la scena in cui applaude al giudice). L'avvocato che fa del suo meglio per mantenere lo status quo, se anche agisce secondo un suo codice morale, di fatto protegge un sistema che viene rivelato come viziato e corrotto. Il vero eroe della storia è quindi l'antagonista, e questo lascia insoddisfatti quando, inevitabilmente, egli è costretto a perdere la sua battaglia. Sarebbe stato più interessante (e coraggioso) se quello che passa come cattivo ottenesse infine la sua vittoria, come avviene ad esempio in Seven, dove un altro personaggio mosso da intenti rivoluzionari (per quanto discutibili) riesce a guadagnare almeno in parte le simpatie dello spettatore.


Un altro problema è il continuo gioco al rialzo dei trucchi e marchingegni pianificati dal villain, che se all'inizio rivelano solo un ingeno passabile, dopo metà film iniziano ad apparire poco credibili. Insomma, è piuttosto improbabile che tra tutte le persone che subiscono un'irruzione in casa e l'omicidio della famiglia venisse pescato proprio questo genio del male, un Michael Scofield che si fa volontariamente imprigionare per poter compiere il suo piano con il migliore degli alibi. Va bene che ha avuto dieci anni di tempo per organizzare la sua vendetta, ma un intero sistema di tunnel scavato personalmente da lui sembra davvero troppo.

In definitiva, un film intenso, che parte da una buona idea ma si perde per la strada approdando a un finale eccessivamente convenzionale e buonista. Oh, quanto sarebbe stato bello veder esplodere quel violoncello...

Lola

Dopo aver dedicato le prime otto storie qui pubblicate al Survival Blog, ripristino oggi una tradizione inaugurata sul vecchio blog, ovvero quella di riproporre qui i racconti scritti per "Minuti Contati", il concorso a tempo che si tiene ogni mese sul forum delle Edizioni XII.

Il racconto che segue è stato scritto per la XIII edizione della competizione, a tema "una risata vi seppellirà". In fase di votazione ha ottenuto consensi altalenanti, trovandosi a volte letteralmente in cima e in fondo alla classifica. Giudicherete voi quale delle due posizione fosse più appropriata.



Lola

Guardami, Lola.
Guardami mentre io guardo te. Guardami per l'ultima volta.
Non era questo lo sguardo che volevo da te. Non sono questi gli occhi dolci e luminosi che avevo visto, e che mi aspettavo mi avresti rivolto.
Non sei quella che credevo. Non sei la mia Lola.
Quando ti ho conosciuta ridevi sempre. Sorridevi alle mie battute, ti stupivi quando ti raccontavo di me, mi mandavi baci e cuoricini.
Punto e virgola, parentesi chiusa. Uguale, di maiuscola. Due punti, asterisco. Minore di tre.
Eri così carina, sempre lì disponibile per me, per farmi sentire importante e contagiarmi col tuo buonumore. Eri speciale. Eri la mia Lola.
Ma tu non sei più lei. Forse non sei mai stata davvero Lola.
Ero io a chiamarti così. Ricordi la prima volta che ci siamo parlati?
Ti avevo chiesto il tuo nome, e prima di rispondere alla domanda, hai scritto: lol
lola? ti ho chiesto.
Hai spiegato che non era quello il tuo nome, ma a me non interessava.
io ti chiamerò lola, ho stabilito, prima che mi rivelassi il tuo vero nome.
Ancora non lo conosco. Non ha importanza, ormai.
Ridevi sempre, quando eri Lola. Ogni tua risposta era l'avanguardia di un esercito di felici faccine gialle. Ridevi quando ci siamo scambiati gli indirizzi, per spedirci a vicenda libri che ritenevamo importanti. Ridevi quando, nello stesso momento, abbiamo aperto le reciproche foto, quando ho visto per la prima volta quegli occhi dolci e luminosi, quegli occhi che vorrei mi guardassero adesso.
Ridevi quando ti ho detto che avremmo dovuto incontrarci.
ti ho sognata stanotte, ti ho confessato. dobbiamo vederci, ho bisogno di te
lol
Hai detto solo questo.
lol
Non hai capito. Non ti sembrava possibile che fossi serio.
Non avresti dovuto ridere, Lola. Non quella volta. Non avresti dovuto ridere quando ti ho offerto il mio cuore.
Minore, slash, tre.
Adesso lo capisci, vero?
Mentre mi guardi, coi tuoi occhi che resi luminosi dalle lacrime, finalmente capisci che ti amavo, Lola.
Chissà se ti rendi anche conto che sei tu a morire, ma io a sprofondare.