Projects update: sinfonie, dottori e specchi

Come da consolidata tradizione, dedico almeno un post all'anno per parlare delle cose su cui sto lavorando, invece di quelle che sono già compiute. L'ultima volta parlavo di Scrabble, il mio young adult che pur essendo completato e affidato a mani competenti è rimasto ancora nel limbo in quanto presenta alcune caratteristiche che lo rendono poco markettabile. Non è detto che non uscirà mai, ma per il momento non ci sono novità in tal senso.

Nel frattempo però non me ne sono stato ad aspettare che i cadaveri scorressero sul fiume e anzi, grazie anche al netto cambio di routine che ho messo in atto a partire da febbraio, mi sono imbarcato in una serie di progetti anche piuttosto rilevanti, che da qui a fine anno vedranno la luce, salvo intoppi più che plausibili.

Innanzitutto, ho completato un altro romanzo, l'espansione del racconto Sinfonia per theremin e merli scritto anni e anni fa e ormai introvabile. Il nucleo della vicenda è sempre la stessa ma la vicenda si è arricchita oltre ogni aspettativa e dopo una prima versione light ci ho rimesso le mani aggiungendo tutta una nuova sezione che ha portato a raddoppiare le dimensioni. Questo qui sotto è lo schema dei capitoli nella prima stesura, implementazione e revisione. Se dovessi scrivere io la fascetta per questo romanzo sarebbe "Bertolt Brecht incontra Douglas Hofstadter e insieme conoscono Vincenzo Vasi". È in buona sostanza un'ucronia, ma anche un romanzo storico per come è diventato, e soprattutto una storia di formazione, perché tutte le storie più belle sono storie di formazione. Non ci sono date per l'eventuale uscita di questo libro e comunque vada non se ne parla sicuramente fino a metà 2021, ma da qui ai prossimi mesi dovrei sapere se almeno una pubblicazione sarà prevista. Nel caso, vi avverto.


Ma questo forse è il meno sconvolgente degli aggiornamenti. Come forse saprete a febbraio ho inaugurato il mio primo corso di scrittura, e da questa esperienza (purtroppo interrotta dal lockdown) mi è sorto lo spunto per altri progetti collegati. Non entro nello specifico perché annuncerò con precisione le cose quando saranno pronte, ma anticipo che lancerò una serie di cose che cambieranno anche in modo sostanziale la mia presenza online. Questo comporta anche che Unknown to Millions subirà quanto meno un restyling, se non un cambio di piattaforma. Anche perché Blogger a giugno fa un aggiornamento del sistema ma la nuova versione non mi sembra così funzionale.

Inoltre ho anche avuto l'idea di coinvolgere un ristretto gruppo di fidatissimi per un altro progetto ancora, di cui nemmeno in questo caso mi sento ancora libero di parlare ma che, se le cose vanno come previsto, riceverete notizie a breve.

Sì lo so, alla fine non ho detto niente di sostanziale, in pratica ho fatto solo un teaser. Ma rimanete nei paraggi, ne varrà la pena. E se volete essere sicuri di non perdervi le novità iscrivetevi alla newsletter, nella casellina là in alto a destra.

Rapporto letture - Maggio 2020

Eccoci ai libri della fase 2. Letture che involontariamente hanno a che fare con la pandemia, declinata in modi diversi. Come ricordo da un po' di tempo a questa parte, le mie letture sono abbondanti della norma per via di vari manuali su cui sto studiando in preparazione di una serie di progetti di cui parlerò a breve anche qui sul blog.


Per il primo libro della lista, in realtà mi rimane poco da dire visto che gli ho già dedicato un post intero. Lasciami andare è stato un romanzo sorprendente e l'autrice Katie M. Flynn ha tirato fuori una storia incredibilmente al passo coi tempi. Pur partendo da un argomento ampiamente utilizato nella fantascienza, quello del mind upload in corpi robotici, il suo approccio corale e il contesto in cui la storia si sviluppa hanno portato a un romanzo davvero intenso e carico di significato per l'epoca attuale. Rimando al post precedente per l'approfondimento, ma sul momento gli assegno un bel voto 8.5/10





Parallelamente a questo ho letto anche due saggi dello stesso autore Davide Sisto, dedicati ad argomenti tra loro strettamente collegati: La morte si fa social e Ricordati di me, di cui ho scritto insieme al romanzo qui sopra in un articolo su Stay Nerd. Nel primo Sisto parla di come la percezione della morte stia cambiando a causa dell'impatto dei social network sulle nostre vite, soprattutto per la traccia che lasciamo delle nostre esperienze quotidiane e quindi della nostra persona, e di che trattamento subirà la nostra "figura pubblica" dopo la morte. Il testo dopo aver mostrato le prime istanze di come la morte si presenta sui social invita a riflettere sulla propria eredità digitale e a prendere opportuni provvedimenti in materia di trattamento dei propri dati (email, cloud, profili social) finché ne abbiamo facoltà, aggiungendo alla prassi del testamento biologico anche una sorta di testamento digitale. Ricordati di me si focalizza invece sull'alterazione della memoria, propria e degli altri, sempre dovuta alla continua interazione e condivisione sui social. Dalla funzione "accadde oggi" di Facebook alla costruzione di identità dissociate rispetto a quella "reale", il tema si sovrappone a quello della morte in quanto finisce inevitabilmente nella percezione che abbiamo delle persone che non ci sono più o di noi stessi per quando non ci saremo. Due testi interessanti, che in certi casi forse sottolineano aspetti che diamo quasi per scontati, ma che nel momento in cui ci poniamo sopra l'attenzione danno una prospettiva molto chiara di un problema complesso che tutti stiamo affrontando, aumentando l'idea che stiamo già vivendo in un futuro "alla Black Mirror". Forse qualche riferimento in meno alla cultura e musica metal li avrebbe resi più scorrevoli, ma i concetti sono senza dubbio interessanti.

Infine una sana raccolta di racconti sfornata dal collettivo Ignoranza Eroica, stavolta affidata alla cura di Cristiano Saccoccia. In Pandemonium si prende lo spunto offerto dalla pandemia diventata di stretta attualità, e lo si sfrutta per offrire una sorta di "decameron moderno" (come suggerisce il sottotitolo), in cui dieci autori dedicano una storia a ognuno dei dieci comandamenti biblici, declinati in un contesto di "epidemia" in senso lato. Il genere varia dall'horror al fantasy, dal weird al postapocalittico, con qualche incursione nel boccaccesco vero e proprio. Per fare un lavoro completo perché sennò poi quelli di IE menano, dedico due frasi di commento a ogni singolo racconto. De civitate Dei di Francesco Corigliano sfodera al primo colpo forse l'interpretazione più originale di "morbo", che in questo caso non corrompe le carni ma gli edifici, che diventano a loro modo strutture viventi e senzienti. L'idea è forte e alcune immagini efficaci, la risoluzione della storia però forse frettolosa e il testo presenta qualche anacronismo. Riccardo Mardegan cambia subito tono con De vulgari eloquentia, in cui l'epidemia è l'impossibilità di un paese nel padovano in cui una maledizione impedisce la bestemmia: lo spunto è divertente anche se procede su un percorso un po' scontato, ma non è un grosso problema vista la leggerezza della storia. Fino all'ultimo cristo appeso è uno dei racconti più forti della raccolta, in cui Maurizio Ferrero immagina una crocifissione/esorcismo che è in realtà l'antefatto di una pandemia che non vediamo, ma di cui possiamo immaginare le conseguenze devastanti per l'intera civiltà. Quasi cavaliere di Mala Spina è forse il più divertente e scanzonato, con un giovanotto tormentato dagli spiriti dei genitori morti di peste che cerca di redimersi accompagnando in salvo un gruppo di prostitute. Antonio Lanzetta scrive l'unico racconto ambientato nel futuro, in questo caso una Salerno postapocalittica infestata da mostri/zombie di qualche genere. C'è però della confusione, perché si capisce che la diffusione del morbo deriva in qualche modo dalla lettura dei libri ma non viene specificato mai come e perché questo succede, e nel finale la questione rimane del tutto irrisolta, con un epilogo che passa piuttosto a mostrare il "mondo di dopo" dominato dai mostri/zombie. Caleb Battiago (aka Alessandro Manzetti) fa praticamente un cameo con un brevissimo testo ambientato nell'Antinferno, come da titolo. Poco più di una sequenza di immagini scritte nel suo stile spietato che riesce sempre a colpire. F.T. Hoffmann è anche lui sul podio con il suo Non andiamo a far altro se non a combatter, racconto stracarico di citazioni letterarie e cinematografiche, e una storia che in poco spazio riesce a presentare una serie di personaggi credibili e una trama di conflitti e complotti sovrapposti tra forze secolari e spirituali. I miracoli hanno strade curiose per pigliarti alle spalle (evidentemente gli ignoranti eroici hanno esteso la loro ossessione per la lunghezza delle parti anatoiche anche ai titoli) è un'altra storia ben confezioanta da Domenico Mortellaro, che parte dall'accidentale non-morte di un disgraziato che viene strumentalizzata da signorotti locali per condurre le loro battaglie di potere, al rischio di scatenare una vera e propria epidemia. Scrittura asciutta ma evocativa, che cala alla perfezione nel contesto storico e sociale. Laura Silvestri parla Di corna e altre cause perse, con un'altra storia leggera di non-morti e stregoneria, con un processo nei confronti di una vedova fedifraga richiesto dal marito appunto deceduto e riportato in quasi-vita da una fattucchiera. Anche qui il tono è leggero e la conclusione in perfetto stile boccaccesco. Infine Paolo di Orazio, con Non desiderare le robbe della napoletana, sì, proprio lei, quella là (lo dicevo, dei titoli) che chiude la raccolta con una storia di squallore, ossessione e incesto nel suo stile tipico che ti porta sempre a farti salire un rigurgito da quanto è disturbante (c'è poco da fare, è l'unico autore che riesce davvero a suscitarmi questa reazione). In coda c'è anche una sorta di postfazione dei patroni di Ignoranza Eorica, Mazza&Sensolini, che però evidentemente non avevano letto le storie e hanno messo insieme una roba da cazzoni tanto che gliene sbatte a questo punto, il libro l'avete già letto. Il giudizio complessivo è sicuramente positivo, con due-tre racconti di altissimo livello bilanciati da alcuni testi più leggerini, un paio meno che buoni ma niente di scadente. Non fosse uscito a ridosso del lockdown, quando tutti eravamo a mangiare pane e pandemia, forse non avrebbe sofferto del rigetto verso questo tipo di tematica di fondo. Voto: 7.5/10

Urania Millemondi 87 - Distòpia

Più o meno per gli ultimi sessant'anni per il lettore italiano di fantascienza medio, fantascienza è sinonimo di Urania. La cosa si è presto traslata dal lato degli autori, per cui vale il principio che per uno scrittore di fantascienza essere pubblicato su Urania sia il maggior riconoscimento ottenibile. Per quanto io non mi conformi del tutto a questa idea (e in passato ho parlato su questo blog del come e perché, cercate pure), quando il coach ti convoca in nazionale, tu anche se giocavi all'estero comunque rispondi alla chiamata. E si può essere schizzinosi ma è pur sempre Mondadori, fa curriculum.

Ed ecco quindi che sullo speciale Millemondi n. 87 di Urania in uscita a luglio nelle edicole, ci sarà un volumi intitolato Distòpia, che raccoglie i racconti di tredici autori italiani tra i quali figuro anch'io.



Distòpia ripete l'esperimento dell'anno scorso, quel Millemondi intitolato Strani Mondi che per la prima volta dopo decenni proponeva appunto un'antologia di racconto di autori italiani. Le mie impression su quel volume le potete rileggere qui, ma al di là delle opinioni sulla qualità, quel libro ha segnato senza dubbio un momento importante, perché testimonia l'interesse anche da parte dei "big" (come lo è in Italia la collana da edicola di Mondadori) verso gli autori contemporanei di fantascienza.

L'antologia del'anno scorso scorso non aveva un tema, mentre invece a questo giro è stato richiesto di scrivere racconti a tema "distopia", che a sua volta ha avuto un discreto sdoganamento negli ultimi anni presso il pubblico generalista, anche se spesso il termine viene usato a sproposito. Inoltre distopia e postapocalissi si sono fatti esasperantemente attuali con la pandemia in corso, per cui il tema potrebbe risultare perfino troppo mainstream ora come ora, ma il lavoro era già avviato mesi prima quindi non si poteva tornare indietro.

Così dopo Fanta-scienza mi trovo di nuovo in una raccolta dal titolo estremamente generico. Non mi sorprenderei se entro il prossimo anno pubblicassi qualcosa in una raccolta intitolata Narrativa e poi magari una che si chiami Scrittura. Comunque sono in buona compagnia, perché se pure siamo le riserve della sf italiana ci sono panchinari d'eccellenza come Valerio Evangelisti e Nicoletta Vallorani. Oltre ad autori di comprovata esperienza e qualità, come Giovanni De Matteo e Giampietro Stocco, e qualcuno della nuova generazione che ho già apprezzato altre volte come Linda De Santi. Su di me però ricade la grossa responsabilità di formare il ricordo finale nella mente del lettore, visto che il mio è l'ultimo racconto del libro. Quindi l'impressione complessiva alla fine della lettura sarà in buona parte influenzata dal valore della mia storia. No pressure.

Quanto al mio racconto Seocrazia, è una storia particolare non soltanto per la trama in sé, ma perché fa da cardine per una sorta di universo narrativo condiviso, che mi pregio di definire il MEMEVERSE, nel quale si collocano anche altri racconti già pubblicati in giro. Attenzione, il racconto è assolutamente autonomo ed è scritto per essere letto da solo, ma alcuni elementi di contorno e riferimenti incrociati portano a collocarlo all'interno di un contesto più ampio che già si affacciava in altri miei lavori. Non sto ad approfondire adesso, ne parlerò più nel dettaglio in un post successivo e soprattutto nella newsletter, quindi se volete sapere tutto sul Memeverse, fate preso a iscrivervi.

Essendo collana da edicola, sarà difficile recuperare Distòpia dopo alcune settimane dall'uscita, quindi se siete interessati è il caso di piantonare le edicole di zona o addirittura richiederlo/prenotarlo dal vostro giornalaio di fiducia.

Beforeigners

Nella mia curiosità di scoprire serie tv poco mainstream e soprattutto poco anglofone (tra le quali ho visto per esempio Leila, Si no t'hagues conegut, Ragnarok, 3%), mi sono imbattutto in questo prodotto norvegese andato in onda l'estate scorsa su HBO. Beforeigners è una serie crime/fantascienza/storica che parte dalla premessa di persone di epoche passate che compaiono improvvisamente nel presente.

La storia si svolge ai giorni nostri a Oslo. Uno dei protagonisti è Lars, un ufficiale di polizia che una sera vede degli strani flash in mare. Poco dopo si accorge che c'è qualcuno in acqua che sta rischiando di affogare. Le persone in pericolo vengono tratte in salvo, ma non si riesce a identificarle e si scopre che parlano una lingua antica ormai in disuso. Successive analisi dimostrano che provengono dal passato.

Sono loro i beforeigners: parola formata come crasi tra l'inglese "before" e "foreigners" (non ho capito come è il termine norvegese), che se fossi io a tradurre in italiano trasformerei in "stranidieri". I beforeigners continuano ad arrivare nei mesi successivi, sempre preceduti da un flash nell'acqua, ma senza un apparente pattern nella loro comparsa. Provengono tutti da tre epoche distinte: il neolitico, l'epoca norrena e il Diciannovesimo secolo. Senza alcuna possibilità di tornare al loro periodo, si cerca di integrarli nella società contemporanea, anche se naturalmente non è affatto facile. Gli uomini dell'età della pietra vengono impiegati principalmente come security o per la manvalanza, i vichinghi formano una sottocultura di club e riti sciamanici, i gentleman del 1800 si dedicano a bordelli e circoli culturali. I cittadini della norvegia moderna non vedono di buon occhio i beforeigners, che sono pur sempre invasori e stanno destabilizzando la società con il loro arrivo. Gli stranieri-del-passato (diciamo stranidieri, dai che è più comodo) sono discriminati e molto spesso si trovano coinvolti in attività illegali.

Alfildhr è la seconda protagonista della serie. Anche lei è un'agente di polizia, ma è anche una beforeigner. Per la precisione, è la prima poliziotta "transtemporale" a entrare nel dipartimento di Oslo, a seguito di un programma di integrazione degli stranidieri voluto dal governo. I colleghi non la considerano capace, anche perché provenendo dall'epoca vichinga non ha una conoscenza adeguata della società e tecnologia presente. Il suo ruolo è principalmente quello di mascotte, per dimostrare che l'amministrazione ci tiene a dare agli stranidieri ruoli importanti nella società, che nel tempo ha sviluppato anche un linguaggio e un atteggiamento politically correct intorno ai beforeigners: per esempio non si può usare la parola "vichingo" che è ritenuta offensiva, e o stesso termine "beforeigner" è considerato dispregiativo, al suo posto si dice "migranti temporali".

Lars e Alfildhr verranno messi a lavorare su un caso apparentemente banale: una beforeigner è stata uccisa poco dopo il suo arrivo nel presente. Dagli esami svolti su di lei si scopre però che non proviene davvero dal passato, ma è una donna del presente che fingeva di essere una migrante temporale. Lars ha già i suoi problemi con la figlia adolescente, il divorzio dalla moglie che si è messa insieme a un dandy dell'Ottocento, e una sospensione temporanea dall'ufficio che è appena terminata, per cui non ha molta voglia di fare da balia alla mascotte vichinga della polizia. Da parte sua Alfildhr è impulsiva, genuinamente ignorante del mondo attuale e coinvolta in amicizie poco edificanti. All'inizio i due hanno difficoltà a collaborare, ma ovviamente dovranno trovare il modo di fidarsi dell'altro per poter fare progressi nella loro indagine, nella classica dinamica da buddy movie poliziesco. No, non scopano, anche se qualche momento di tensione erotica ogni tanto si percepisce.

Come ci si può aspettare, il caso della donna uccisa è il punto di ingresso per un'indagine molto più profonda, che coinvolge soggetti pericolosi e porta ad avvicinarsi a verità nascoste che sembrano indicare l'esistenza di un complotto intorno alla gestione degli stranidieri. A complicare il tutto ci si mettono anche la comparsa di Olaf II di Norvegia, il re guerriero che Alfildhr aveva servito e che viene preso come eroe e liberatore dei beforeigners vichinghi ma che non ricorda il suo passato. Nel frattempo un'amica della figlia di Lars scompare durante un flash e viene ripescata in acqua con la mente "azzerata", come se fosse anche lei una migrante temporale. E lo stesso Lars continua ad avere problemi di dipendenza da una droga usata per alleviare lo sfasamento temporale degli stranidieri al loro arrivo.

Tutte queste trame confluiscono nel finale, che se da una parte risolve il mistero centrale della donna assassinata e svela le connessioni tra alcune lobby che sfruttano i beforeigner e altre che promuovno il ritorno ai costumi passati degli uomini del presente, dall'altra apre la porta a ulteriori misteri e pone le basi per una seconda stagione (non ancora confermata). In effetti negli ultimi minuti dell'ultima puntata si assiste a un plot twist davvero efficace, che ribalta completamente la premessa della serie mantenuta fino a quel momento. L'epilogo poi suggerisce che anche Olaf, dopo aver riguadagnato la sua identità di conquistatore, potrà portare ulteriori problemi.

Beforeigners è una serie davvero ben congegnata, che parte da un'idea forte e riesce a svilupparla in modo coerente. La trama investigativa e la collaborazione forzata tra i due protagonisti, per quanto possa sembrare un po' cliché, in realtà funziona bene nel condurre a scoprire tutti gli aspetti di questa società multitemporale. Le dinamiche tra i personaggi, anche quelli secondari, sono sempre ben bilanciate e gli archi narrativi dei protagonisti si sviluppano nel modo migliore grazie proprio alla loro connessione. È palese che la tematica dei "migranti temporali" sia anche un'allegoria dell'attuale crisi migratoria, ma con lo stratagemma degli stranidieri si riesce a parlare di integrazione evitando paternalismo o pietismo. Anzi le ragioni per cui molti beforeigners si danno ad attività criminali sono rese evidenti per la loro incapacità di adattarsi a una società che li ammette solo a livello superficiale, preoccupandosi di non usare termini offensivi ma senza concedergli davvero lo spazio per esprimere le loro esigenze. I "cattivi" della storia sono equamente ripartiti tra nativi di ogni epoca, dalla preistoria ai giorni nostri, per cui non ci si trova a dover sopportare l'idea manichea che i veri valori stanno nella semplicità delle società del passato o scemenze da Rai Fiction di questo tenore.

Non ci sono ancora notizie sulla seconda stagione, ma il riscontro è stato molto buono a livello internazionale, per cui ci si aspetta che il rinnovo arrivi in tempi relativamente brevi, e che la vincenda di Lars e Alfildhr possa proseguire. Non credo che esista il doppiaggio italiano, ma in lingua originale con i sottotitoli è più che godibile.