Dai, sono passati due anni dall'ultimo post in cui facevo una panoramica sui progetti di scrittura in corso, penso di potermene permettere uno adesso. Cosa che faccio sempre malvolentieri, perché come dicevo già all'epoca mi pare più utile parlare delle cose compiute piuttosto che di quelle che "pensavo di fare questo" ma poi chissà che fine fanno.
Ed è infatti curioso notare come sostanzialmente i punti fondamentali della mia strategia siano gli stessi di allora. Nel post di allora parlavo infatti dell'idea di scrivere il Secondo Romanzo, e di iniziare a lavorare su traduzioni dei miei racconti da mandare in giro. Due danni dopo posso dire di non aver concluso nulla in tal senso.
O meglio. Scrabble di fatto esiste, come dimostra l'istogramma della lungehzza capitoli che vedete qui accanto. Dopo una gestazione durata circa tre mesi, il 20 gennaio ha visto la luce, e giusto un paio di giorni fa è uscito dall'incubatrice perché era nato un po' prematuro, ed è pronto per vedere il mondo. Un romanzo di trecento e rotte cartelle, uno young adult con protagonista un sedicenne sfigatello innamorato di una compagna di classe irraggiungibile. Posso dire che la storia mi è venuta fuori in buona parte come me l'ero immaginata già prima di questi due anni, e che è stato un piacere come tutte le volte vedere come certe cose vanno ad incastrarsi da sole come se le avessi progettate dall'inizio del mondo e invece no, ti escono quasi per caso, o forse per istinto, ma sono proprio giuste così. Cosa ne sarà ora di Scrabble?
La prima prova che subirà sarà un'impossibile competizione al Premio DeA Planeta. Sarò venale, ma l'idea di un anticipo di 150.000 € è sufficiente a motivarmi. Se non altro i tempi di valutazione sono molto rapidi, per cui già ad aprile saprò se il mio lavoro è di nuovo libero per essere proposto ad altri. So già che non posso vincere, se non altro per una ragione molto pratica: il Premio in questione cerca opere da tradurre per il mercato spagnofono, e Scrabble è di fatto intraducibile. Troppo complicato spiegare ora perché, ma a meno di non perdere o svuotare di significato una parte fondamentale di tutta la storia, è impossibile riportarlo in un'altra lingua. O quanto meno estremamente difficile, al punto di non rendere la traduzione una strada economicamente vantaggiosa.
E di questa via parliamo delle traduzioni. Che ho ottenuto in questi due anni? Beh, per il momento ho quattro racconti che hanno rimbalzato tra una rivista e l'altra producendo come reazioni una serie di "thank you for the opportunity of reading your story but i shall pass for this time." Ma questo non ci fermerà, quindi continuerò ad aggiornare la mia tabellina con i rifiuti ricevuti fino a che qualcuno per disperazione non scegliera di prendere il mio racconto in versione inglese. Per il momento non credo che ne farò tradurre altri, mi piaceva segnare almeno un punto prima di aumentare l'investimento, ma vedremo come va.
Comunque non è che nei due anni da quel famoso post non ho fatto niente. A parte racconti sparsi qua e là e la pubblicazione de Il lettore universale, mi sono anche dedicato un po' di sana formazione con editor, corsi e manuali, e devo ammettere che rispetto solo all'anno scorso sento di aver acquisito una consapevolezza ben maggiore delle mie capacità. Questo chiaramente non mi garantisce di poter sfornare un best seller dopo l'altro, ma quanto meno credo di poter lavorare con un'efficienza che non ho mai avuto prima.
E non vorrei sopravvaltuare una semplice coincidenza, ma di fatto i primi due lavori che ho portato a termine dopo questa fase di formazione sono i racconti lunghi Bootstrap e Locuste, che ho inviato all'ultima edizione del Premio Robot e che sono finiti uno tra i finalisti e uno tra i segnalati. In genere tutti i finalisti sono pubblicati sulla rivista nel corso dell'anno per cui è probabile che tra qualche mese potrete leggere almeno Locuste, e potrò finalmente avere la soddisfazione di comparire sulla più importante rivista di fantascienza italiana, risultato che inseguivo da un po' di tempo.
Dopodiché... ecco, le cose si fanno un più confuse. Non so bene quali saranno i miei prossimi obiettivi. Cioè. So quali altre cose ho intenzione di scrivere (ho anche avuto uno sprazzo per un sequel-non-proprio-sequel di DTS, ma ne so ancora troppo poco per poterne parlare io stesso), semmai non so bene dove farle arrivare. La strada che ho intenzione di intraprendere è quella che porta fuori: fuori dal genere, fuori dall'ambiente, fuori dall'etichetta della fantascienza in cui mi sono mosso praticamente da quando ho inziato a scrivere, più di dieci anni fa. Non per rinnegare la sf che è e rimane la mia passione principale e soprattutto il linguaggio più efficace per raccontare il mondo impossibile in cui viviamo o vivremmo, ma perché i confini e i paradigmi autoimposti di questo mondo cominciano a starmi stretti. E se c'è una cosa che ogni appassionato di fantascienza dovrebbe avere imparato è che i confinti vanno superati e i paradigmi abbattuti. Io voglio fare lo stesso, o almeno provarci. Probabilmente è un percorso destianto al fallimento ma preferisco alzare il tiro e fare cilecca, piuttosto che continuare a segnare coi tiri liberi.
Quindi, rinnovo l'appuntamento tra due anni qui si Unknown to Millions per scoprire com'è andata.
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