Coppi Night 22/06/2014 - The Conjuring

Queto tipo di film di solito viene classificato come "horror", ma fosse per me il genere corretto sarebbe "exasperation". Sì perché la sensazione principale che mi viene stimolata è proprio questa, l'esasperazione. Film sempre uguali a se stessi, storie che puntano tutto non tanto sull'inquietudine ma sulla sorpresa, come se non cercassero di terrorizzarti ma di farti passare il singhiozzo.

In questo film abbiamo i tipici cliché della famiglia che si trasferisce nella casa nuova, i primi episodi anomali, bambini che parlano con amici invisibili, gente che passeggia incosciente nel cuore della notte, uccelli che si schiantano alle finestre (ehi, siamo sicuri che non sia un caso di abduction?) eccetera. In scena entrano due demonologi di professione (tanto autorevoli da tenere una conferenza in università, mi piacerebbe sapere quale tipo di istituto dà spazio a soggetti del genere), che però guarda caso si trovano davanti al caso di possessione più terribile mai visto. Per qualche ragione poi pur parlando di possessioni demoniache si scopre che l'origine del maleficio è una strega di quelle incenerite nel rogo di Salem, probabilmente la più stronza di tutte. E naturalmente viene fatto intendere che la strega era devota a Satana, cosa che, mi rincresce dirlo, è probabilmente l'idea che se ne erano fatti i suoi inquisitori, visto che generalmente le streghe "vere" portano avanti un culto di comunione con le forze naturali più simile a quelli druidici che al satanismo. Ma siamo in America, l'unico dio mai esistito è quello cristiano, quindi whatever.

E insomma, un sacco di episodi che non portano a nulla, una coerenza interna nulla (esempi random: all'inizio si dice che i demoni possiedono solo le persone, poi il demonologo mostra la sua collezione di oggetti posseduti di cui non può liberarsi altrimenti i demoni ne uscirebbero; conosciamo all'inizio una bambola demoniaca che non ha niente a che fare con la strega in questione, ma che si mette comunque in azione per ostacolare i demonologi; e poi si dice che l'esorcismo può essere autorizzato solo dal Vaticano e amministrato da un sacerdote, ma il coraggioso demonologo si improvvisa esorcista parlando per metà in latino e metà in inglese, wtf!?), e un finale che non vale nulla, perché se dopo 85 minuti che mi fai credere che il demone si può sconfiggere solo con procedure precise e arcaiche, poi la strega se ne va in una pozza di vomito perché la famiglia si vuole bene, allora mi hai preso per il culo. Tutto questo senza nemmeno considerare che di "evocazioni" nel film non c'è traccia.

Bustina # 25

Nell'ultimo rapporto letture ho parlato del romanzo Creature della luce e delle tenebre di Roger Zelazny,  che come ho detto mette in scena una serie di personaggi superumani, per lo più divinità egizie. Tra i pochi personagi umani ci sono un mago e un sacerdote, che fanno un po' anche da coppia comica della storia. Nel capitolo in cui viene presentato, il sacerdote si trova ad assistere a un'esecuzione, e il condannato gli richiede una benedizione prima della morte.

Queste sono le belle parole da lui spese per la vittima:

Ove mi sia possibile essere udito da qualsiasi cosa, che potrà o meno curarsi di ciò che dico, io chiedo, se importa, che tu venga perdonato dalle cose che, avendole tu fatte, o omesso di fare, richiedano il prdono. Al contrario, se non lo richiedono, ed è invece necessario qualcos'altro per assicurarti ogni possibile beneficio cui tu sia eligibile dopo la distruzione del corpo, io domando che questa cosa, qualunque essa sia, ti venga concessa o tolta, a seconda dei casi, in modo da assicurarti l'assegnazione dei benefici suddetti. Chiedo questo in qualità di intermediario eletto tra te e ciò che potrebbe non essere te stesso, ma che potrebbe avere interesse nel favorirti affinché tu riceva tutto ciò che è possibile ricevere, e che potrebbe essere, in qualche modo, influenzato da questa cerimonia. Amen.

Ho riletto questa formula diverse volte, perché all'inizio temevo di non averla ben compresa, ma poi ho realizzato che si trattava proprio di un condensato di indeterminatezza che esprime con estrema efficacia il ruolo delle credenze legate all'aldilà, superstiziose o religiose che siano (e ammettendo che ci sia differenza tra le due).

Rapporto letture - Maggio 2014

A maggio mi sono dato da fare, e ho segnato sei tacche sul muro dei libri letti. Come avrete sentito ripetere fino alla noia da queste parti, si parla principalmente di fantascienza, ma ci sono tracce anche di altri genere più o meno definiti.

Più riguardo a XeeleeSi inizia con Ring, l'ultimo pezzo che compone la serie degli Xeelee di cui ho già parlato in modo approfondito in un post precedente. In quest'ultima storia della serie, Stephen Baxter ci porta a conoscere il destino degli ultimi umani sopravvissuti a bordo di una GUTship, destinata come quella di Timelike Infinity a portarsi dietro un wormhole che permettesse di viaggiare nel tempo. Ma il Sistema Solare a cui ritornano questi viaggiatori al termine del loro viaggio è disabitato e morente, con un Sole ormai ridotto a nana rossa ad opera dei photino birds, e con l'umanità ormai scomparsa dopo la lotta con gli Xeelee stessi. All'equipaggio non rimane altro che dirigersi verso Ring, per scoprire lo scopo dell'arma finale progettata dagli Xeelee nella guerra eterna contro i photino birds. Questo romanzo chiude pressappoco il ciclo narrativo della serie, anche se chiaramente la storia è così ampia che si possono trovare nuove sottotrame in qualunque punto della cronologia. Qui tuttavia veniamo a conoscere proprio la fine degli ultimi umani, e per la prima volta otteniamo una prospettiva chiara e ravvicinata del conflitto universale che si è svolto fin dall'inzio dei tempi tra la materia barionica e quella oscura. Come sempre in tutte le storie della serie, la componente speculativa è forte e intrigante, e qui si basa su particolari teorie cosmogoniche e la natura del Grande Attrattore. Una lettura di hard sf assolutamente coinvolgente. Voto: 9/10


Più riguardo a Domani forse maiSi cambia decisamente tono con questa raccolta di racconti di Francesco Troccoli. Troccoli è noto ultimamente soprattutto per la serie di Ferro Sette, composta attualmente da due romanzi e presto di un terzo, ma la sua produzione conta numerosi racconti sparsi su numerose antologie, alcuni dei quali riuniti in questo Domani forse mai. Avevo già letto diversi dei racconti qui contenuti, come Strudel alla viennese, Tempus fugit, Il caso estremo Ana Caldera, molti dei quali usciti sui precedenti volumi editi da RiLL. Dai racconti emerge la vena che più contraddistingue l'autore, fatta di narrazioni morbide e intimiste, in cui nonostante la presenza di elementi straordinari il focus rimane sempre sui personaggi e le loro ricerche personali. Le storie pur mantenendo sempre un certo mistero non sono mai esagerate né eclatanti, ma solide e pacate. Lo stile si adatta perfettamente a questo tono sommesso, risultando in un libro breve ma ben equilibrato. Voto: 7.5/10


Più riguardo a Creature della luce e delle tenebreRecuperato quasi per caso dopo anni che lo cercavo, sono riuscito finalmente a leggere anche uno dei romanzi di Roger Zelazny che mi incuriosiva maggiormente. Creature della luce e delle tenebre compone un'ideale trilogia insieme a Signore della Luce e Io l'immortale in cui l'autore si dedica a trasporre in forma fantascientifica le mitologie religiose. Se anche l'operazione meglio riuscita è sicuramente quella che troviamo in Signore della Luce con il pantheon indù, anche questo libro, che si concentra invece sulle divinità egizie, ha sicuramente un suo fascino. Scritto in modo particolare, con una struttura e uno stile che ricorda il poema epico (un paio di capitoli sono effettivamente in versi), nel romanzo si narra la storia che segue dal momento in cui Horus e Anubi si sono spartiti il dominio dei "mondi di mezzo", ovvero tutti i pianeti che stanno stra la Vita e la Morte. I personaggi della storia sono quasi tutti dèi o semidèi, e ognuno ha una sua storia segreta o un obiettivo nascosto che emerge solo in un secondo momento. Lo scontro tra le divinità, anche se oblitera incidentalmente qualche decina di pianeti, non raggiunge mai un climax vero e proprio, e si conclude forse troppo in fretta. Il libro rimane comunque avvincente, soprattutto perché lo stile contribuisce a rendere il tutto molto più "esotico". Voto: 8/10


Ho trovato poi il tempo anche di leggere Robot 68, che avevo in casa da diverso tempo. In questo numero forse la parte più interessante sono i venti miniracconti ambientati nell'univero di Mondo9, mentre per il resto gli altri racconti non mi sono sembrati di livello elevato. Buono Schiuma rossa, sempre di Tonani, vincitore del Premio Robot 2012, ma per il resto sia gli autori italiani che quelli internazionali non hanno tirato fuori granché (il racconto della LeGuin mi è parso piuttosto insipido, ma ammetto che forse sono io a non recepire al meglio le sue opere, mentre ho trovato Tontentanz di Altieri estremamente banale: di giochi televisivi estremi ne abbiamo visti fin dai tempi di Rollerball, e non guadagni punti se li chiami reality show e ci metti un dittatore e un paio di slogan). La parte di saggistica non offre spunti di rilievo, se non qualche aneddoto curioso.


Non mi sono fatto mancare nemmeno la mia dose di selfpublisher, questo mese con Andrea Santucci, autorucolo che scrive ogni tanto su un blog che seguo. Un paio di mesi fa se n'è uscito con il racconto Correre, disponibile su Amazon al prezzo minimo sindacale. Si tratta di una storia horror/thriller, credo si possa definire così, in cui il giovane protagonista (campione di maratona) dopo un incidente stradale si trova alle prese con un energumeno che ha tutte le intenzioni di ammazzarlo, anche se non è chiaro perché. All'atleta quindi non rimane altro da fare che correre, appunto, per mettersi in salvo, e la storia procede seguendo il suo tentativo di fuga, intervallato da qualche flashback. Il racconto scorre bene, appassiona, ma forse rimaneva ancora un po' di spazio per dare maggior peso ad alcne situazioni di contorno, come il rapporto con l'ex fidanzata o le reali motivazioni dell'assassino (ammesso che esistnao). In realtà la storia non sembra incompleta, si capisce che l'autore non ha trascurato questi elementi per superficialità, ma qualche cartella di approfondimento in più non avrebbe fatto male. Voto: 7/10


Più riguardo a Terminal shockInfine concludiamo con un altro ebook italiano, anche se stavolta di un autore "affermato", seppur nel modesto ambito della sf nostrana. Giovanni De Matteo racconta in Terminal Shock una storia che parte dal tipico "messaggio alieno" da decifrare, anche se stavolta l'origine della trasmissione è ben identificata in una stazione di fabbricazione extraterrestre presente ai margini del Sistema Solare. Il team inviato per investigare sulla scomparsa della precedente squadra dovrà così cercare di risolvere il mistero di Terminus e magari riportare a casa i sopravvissuti della spedizione precedente, se ce ne sono. La storia è abbastanza interessante nella prima parte, quando appunto si pensa soprattutto a interpretare il messaggio e spiegare la funzione della stazione aliena, ma una volta raggiunta la struttura e iniziata l'esplorazione la narrazione si sposta fin troppo su un versante onirico che annacqua la componente di fantascienza hard che sorreggeva la prima parte. Le abbondanti e pressoché inconcludenti elucubrazioni dei personaggi non aggiungono nulla, e rallentano di parecchio il ritmo di una storia che avrebbe potuto dire molto di più. Voto: 7/10

Sondaggio: recensire la nuova serie di Doctor Who?

È da tempo che non propongo un sondaggio sul blog, in effetti è una cosa che faccio raramente e solo se mi sembra necessario l'intervento del pubblico per decidere su questioni "strutturali". Stavolta chiedo a chi frequenta abitualmente questo posto (ma anche chi passa per caso può farsi sentire), se ritiene possa essere interessante l'integrazione di una nuova rubrica. Un po' di storia: ad agosto (sì, ad agosto!) inizierà la nuova stagione del Doctor Who rinnovato iniziato nel 2005. Con l'ottava stagione abbiamo anche il rinnovo del quarto dottore (e mezzo) dell'era moderna, che poi sarebbe il Dodicesimo (ma anche il Tredicesimo, se si conta il War-Doctor, e il quattordicesimo se si cosnidera la seconda iterazione del Dieci...). È già stato annunciato che questa ottava stagione sarà un po' un rinnovamento della nuova serie: chiusi gli archi narrativi tenuti aperti durante tutta l'epoca di Matt Smith, come alla fine della quarta serie erano stati chiusi tutti quelli di Tennant, con l'avvento di Capaldi ci sarà qualche innovazione nella formula con cui Doctor Who si presenta al pubblico. Per questo, anche se finora non l'avevo mai fatto se non nel caso di episodi particolari (The Name of the Doctor e lo special An Adventure in Space and Time), ho pensato che questo semi-reboot fosse l'occasione buona per iniziare a parlare sistematicamente di Doctor Who sul mio blog, recensendo episodio per episodio la nuova serie.

Il problema è che di recensioni di DW se ne trovano a centinaia in rete, quindi perché dovrei farlo anch'io? Ritengo di essere in un certo senso "qualificato" per questo compito principalmente per il fatto che al contrario di buon parte del pubblico attuale della serie, ho una buona conoscenza anche del Doctor Who classico, visto che da diverso tempo ho preso a guardare in parallelo proprio gli episodi vecchi, a partire da quelli con William Hartnell del 1963. Attualmente sono circa a metà dell'era di Tom Baker (il Quarto e più "iconico" di tutti), e pur con una certa calma sto ancora avanzando. Questo mi rende quindi più documentato della media degli altri recensori (soprattutto quelli italiani), pertanto ritengo che la mia prospettiva possa essere abbastanza autorevole rispetto alle altre che girano. Il dubbio però mi rimane, per questo appunto mi rivolgo al mio pubblico e chiedo: volete che recensisca questo nuovo Doctor Who o no? Elenco qui quelli che ritento i pro e i contro di tale scelta:
  • Pro: Doctor Who è molto popolare e i post attirerebbero sicuramente un buon pubblico.
  • Pro: avendo una consocenza più approfondita della media del pubblico italiano potrei realizzare recensioni più interessanti.
  • Contro: un'ulteriore rubrica dedicata all'ambito televisivo sbilancerebbe il blog sul versante cinema/tv, mentre mi piacerebbe mantenere un certo equilbrio tra cinema, letteratura e musica.
  • Contro: le recensioni avrebbero cadenza settimanale, e dovrei essere anche abbastanza puntuale nel pubblicarle dopo l'usita dell'episodio, cosa che non sono sicuro di poter garantire.
  • Contro: in realtà non tutti gli episodi di Doctor Who sono abbastanza densi di contenuti da meritare una recensione dedicata, tant'è che finora mi ero sempre limitato ad alcuni temi particolari; alcuni post richierebbero di essere alquanto vuoti.

A questo punto vi chiedo quindi: voi che ne pensate? Avete voglia di leggere i miei commenti o non è quello che cercate su questo blog? Potete rispondere nei commenti e/o nel sondaggio, faccio comunque presente che la mia decisione sarà autonoma e non a maggioranza dei voti ricevuti. Grazie a tutti per la partecipazione!

Coppi Night 08/06/2014 - Gravity

Questo è un film che avevo intenzione di vedere più o meno dalla sua uscita, ma poi per una cosa o l'altra non ci ero mai riuscito. Col senno di poi credo che sarebbe stato meglio vederlo al cinema, perché credo che sia uno di quei pochi film in cui l'aspetto scenografico conta davvero, e sul grande schermo (magari pure in 3D, anche se non sono un amante di questa tecnica) deve avere tutta un'altra resa. Comunque, sono già soddisfatto di averlo finalmente visto, e di potermi quindi accodare alla carovana di commenti più o meno polemici che ne hanno seguito l'uscita. Finora ne ero rimasto fuori, e anzi ero talmente convinto di dovermi prima formare la mia opinione che ho evitato tutti i commenti su forum, Honest Trailer e Everything Wrong With (da poco uscito, featuring Neil deGrasse Tyson!). Segnalo che ho inserito il tag fantascienza in questo post, più per convenzione con il pensiero comune, ma penso che in questo caso credo sia quasi fuori luogo inquadrarlo in questo genere, in quanto la storia narrata è effettivamente nei parametri di quanto accade o potrebbe accadere attualmente.

Non ho vogila di googlare e non ho una memoria così affidabile in queste faccende, ma mi pare che Cuaron abbia vinto un paio di Oscar (tipo: regia e fotografia?) per questo film, e credo che se li sia meritati. Non penso si possa arrivare a definire Gravity un esercizio di stile, ma è anche vero che a livello di plot e sviluppo dei personaggi non ci sia poi molto da seguire. La storia dell'astronauta, per di più "improvvisato" (in effetti non mi è chiaro in base a quali competenze la dottoressa Stone è stata selezionata per essere inviata in orbita) che rimane isolato con la possibilità di non poter mai rientrare sulla Terra non è certo nuova, ma conserva sempre quel fascino da naufragio "estremo" da cui è impossibile salvarsi. Il punto di forza di questo film dovrebbe essere la rigorosità scientifica, e per quanto ne sappia io (non sono uno specialista, ma probabilmente ho una conoscenza in materia superiore alla media) Cuaron ci è andato abbastanza vicino. Qualche concessione se l'è presa soprattutto con la diffusione dei suoni nello spazio, pur evidenziando nei titoli di testa che appunto nel vuoto il suono non si trasmette, e qualche altro particolare su come funziona l'inerzia non mi sembra del tutto coerente. In questo senso forse nessuno è mai stato tanto rigoroso come Kubrick in 2001. Si può dire comunque che il risultato è buono, e offre una prospettiva sostanzialmente realistica di come gli astronauti (quelli veri, che sono lassù anche ora) si muovono nelle stazioni orbitali.

Quello che mi è sembrato meno appropriato in questo film è la storia della protagonista. Parlare del suo nome maschile, o della morte della sua figlia di quattro anni, non mi sembra aggiungano niente alla profondità della trama. Stone si trova già in situazioni di tensione estrema, ben evidenziati da effetti speciali efficaci (e non esagerati), e in questo senso sapere che ha avuto un terribile lutto non cambia di nulla la sua posizione, né il coinvolgimento emotivo dello spettatore che la sta vedendo adesso, come astronauta improvvisato abbandonato nello Spazio, non come madre a lutto. Mi è sembrato più convincente Clooney con i suoi aneddoti fuori luogo, e anzi se c'è una cosa per cui mi è rimasta la curiosità non è certo la scarpetta ritrovata sotto il letto, ma la fine della storia dell'uomo trovato al carnevale. Insomma, credo che se non si fosse fatto il tentativo (inutile) di aggiungere la tragedia per dare più consistenza al personaggio non si sarebbe in realtà perso niente, e si avrebbe avuto invece una focalizzazione ancora maggiore sull'obiettivo finale, visto che la dottoressa non aveva certo bisogno di motivazioni forti per voler tornare coi piedi per terra.

Quindi un film buono, e che posso dire mi sia piaciuto, ma sicuramente perfezionabile. A volte bisognerebbe avere il coraggio di non cercare la lacrimuccia facile, e concentrarsi su quello che davvero si vuole mostrare.

La dignità del racconto

L'esperienza con la diffusione e la promozione di Spore mi sta fornendo diversi spunti interessanti sulle distanze che separano autore e lettore. Ho già affrontato infatti argomento come l'ignoranza del lettore e la percezione della fantascienza da parte del pubblico generico, ma non è finita qui. Infatti, in due presentazioni su due fatte finora, mi è stata posta una domanda sul perché io scriva (e pubblichi) racconti piuttosto che romanzi. Facciamo quindi un po' di chiarezza.

È opinione diffusa, forse conseguenza del consumismo capitalista o magari anche eredità della formazione scolastica, che quantità = qualità. Tradotto in termini letterari, questo comporta che un lavoro lungo deve essere migliore di uno corto. Perché, si pensa, più parole significa più tempo, più tempo è più fatica, più fatica è più lavoro (per quanto sia già una persona illuminata chi considera la scrittura come un lavoro che implica fatica, piuttosto che solo un hobby frivolo). Per cui un romanzo può essere al limite un prodotto ragionato e completo, ma un racconto, una cosa che leggi in venti minuti, via, è una sciocchezza. E allora perché io mi presento e vi chiedo di pagare proprio per dei racconti?

Il punto è proprio che il racconto di per sé è una forma letteraria a mio avviso estremamente potente, e altrettanto sottovalutata. Scrivere un racconto infatti non è assolutamente più facile, almeno non in termini assoluti, che scrivere un romanzo (e ora che ho completato Retcon posso parlare con cognizione di causa). È chiaro che un romanzo richiede un impegno più continuativo, ma la concentrazione da dedicare a un racconto non è per nulla inferiore. Anzi, dovendo rimanere all'interno di un contesto limitato (gli stretti confini di qualche decina di migliaia di battute) bisogna avere molto più chiaro qual è l'obiettivo iniziale, che cosa si vuole dire e come, e bisogna essere abili per riuscire a rendere ambientazioni credibili e personaggi interessanti senza decine di pagine da dedicare allo sviluppo di ognuno di essi.

C'è anche un altro aspetto tutt'altro che secondario, che riguarda il genere che si scrive. Perché è innegabile che certi generi si adattano meglio alla forma breve, e la fantascienza è tra questi (così come possonoe esserlo il giallo, il weird e l'horror). Scrivere fantascienza, soprattutto quella fantascienza di derivazione hard su cui si orienta principalmente la mia produzione, significa innanzitutto prendere un'idea di partenza, svilupparla nell'ambito di una vicenda e con l'interpretazione di alcuni personaggi, ed esprimere l'idea arrivando al compimento della storia. Senza concedersi spazio per le divagazioni, ma limitandosi a dire tutto quanto è funzionale al procedere della trama o alla fornitura delle nozioni necessarie. La fantascienza, che di fatto è nata nella forma del racconto su rivista, è un genere che si esprime bene (e mi azzardo a dire, perché in questo settore esperienza di lettore ne ho a sufficienza, forse anche meglio) nell'ambito del racconto piuttosto che del romanzo. Tant'è che i premi per la letteratura fantascientifica di tutto il mondo distinguono le categorie racconto e romanzo.

Per questo, scrivere un racconto, una "storia breve" non è né più facile né più improvvisato di un romanzo, una "storia lunga". È una cosa diversa, ma che fatta bene produce risultati altrettanto validi. E se non ci credete, non vi resta che provare a leggere Spore e poi venirmi a dire che ne pensate.

Coppi Night 01/06/2014 - Batman: The Movie

Non facciamo confusione, perché qui non si parla né di Goerge Clooney, né di Uma Thurman, né di Tim Burton, né di Christopher Nolan. Questo è il film del 1966 con Adam West e Burt Ward, diretto spin-off della serie tv che andava in onda negli anni precedenti, quella che ha consacrato alla storia la colonna sonora nana nana nana nana nana nana nana nana batman!

Non avevo mai visto le puntate della vecchia serie tv, pur conoscendola di fama per i numerosi riferimenti, citazioni e parodie incontrate in tanti altri show. Ero quindi abbastanza curioso di vedere questo film, non sapendo bene cosa aspettarmi. Ebbene, devo ammettere che sono rimasto quasi scioccato: questo film mi ha completamente spiazzato, e anche, devo dire, mi ha fatto ridere come non mi capitava dalla prima volta che ho visto Una pallottola spuntata. Perché questo Batman è di una comicità teatrale disarmante, tutto concorre a creare situazioni paradossali e incredibili. La prima avvisaglia l'ho avuta quando Batman si cala dall'elicottero (bat-cottero, sorry) con una scala (bat-scala, sorry) in mare, e ne emerge con uno squalo attaccato alle gambe, squalo che sembra esattamente quello che comprai al gift shop dell'Acquario di Genova quando mi ci portarono in gita in terza elementare, il quale squalo, scacciato con un apposito spray reppellente per squali, una volta caduto in acqua esplode. Sulle prime sono rimasto confuso, chiedendomi se quella situazione dovesse sembrarmi drammatica, ma in seguito ho realizzato che il film era volontariamente pensato per creare situazioni ridicole di questo tipo. L'elenco di queste frivolezze sarebbe lungo, ma il top si raggiunge sicuramente nella scena della bomba (che è proprio una sfera nera con la miccia) di cui Batman cerca di liberarsi correndo in una direzione e nell'altra e trovando la strada sbarrata da... no dai, così ve la rovino, dovete vederla.



Ecco, il film si muove per la maggior parte del tempo su questo tono, e ogni dettaglio, dai costumi ai dialoghi, dall'improbabile plot (persone disidratate che diventano mucchi di polvere che si riformano a contatto con l'acqua!!!), dalla scenografia (etichette con l'indicazione del nome di ogni macchinario/stanza/oggetto) agli effetti speciali, per concludere con gli incomprensibili indovinelli dell'Enigmista che portano a soluzioni assurde che collegate tra loro in modi illogici rivelano i piani dei cattivi (esempio: uovo + marmellata = nazioni unite... e non credo che sia un problema di traduzione). È un Batman sicuramente edulcorato, e lo si vede in particolare nelle scene di combattimento che si svolgono principalmente a pugni e spintoni (sì, con i flash BANG! STOMP! KA-PLOOSH!), senza traccia di armi di qualunque tipo, ma questo non rende in alcun modo il film più moscio, perché non c'è davvero modo di annoiarsi seguendo la sconclusionata storia che si svolge, e che finisce con una furtiva fuga del duo dinamico (!?) che ha combinato un bel pasticcio. C'è anche della satira, nemmeno tanto velata, ma è un elemento secondario che si presenta senza troppo clamore, evitando di inquinare il tono scanzonato.

Insomma, sarà pure una cazzata, ma ce ne fossero! Il pubblico di oggi non è probabilmente quello adatto per un prodotto del genere, ma a me è quasi venuta voglia di vedere la serie originale...

Spore live @ Biblioteca Forini Lippi - Montecatini Terme, 13 giugno

Voi potete anche non crederci, ma credo sia noioso quasi più per me che per voi stare a segnalare le varie istanze dei live di Spore. E dopo Pisa e Bellaria, ecco che la mia raccolta tenta il colpaccio anche a Montecatin Terme, la mia città!

La presentazione si svolgerà venerdì 13 giugno, negli spazi esterni della Villa Forini Lippi, sul retro della biblioteca dove in estate viene fatto il cinema all'aperto. A presentarmi questa volta sarà Sergio Barni, con la collaborazione della biblioteca stessa che ci farà da supporto e contribuirà con le letture di alcuni brani. Inizieremo verso le 18 e andremo avanti fino alle 19:30 circa, orario di chiusura della biblioteca a partire dal quale dovremmo lasciare il suolo pubblico! Ecco la locandina, che potete diffondere a piacere:




E non pensiate che per il fatto di giocare in casa sia sicuro e fiducioso nel successo dell'evento. Anzi, proprio perché mi trovo nella mia città (letteralmente, a 100 metri da dove abito!) la pressione sarà invece più alta, perché un fallimento sarebbe doppiamente scoraggiante, mentre al tempo stesso dover attirare un pubblico che mi conosce per lo più come un bischero qualsiasi, piuttosto che uno scrittore, non sarà certo facile.

Montecatini, pur con la sua vocazione turistica, non è certo una città nevralgica, e la collocazione dell'evento non è la più comoda per chi deve spostarsi, per cui non mi aspetto un grande pubblico "da fuori". Tuttavia se qualcuno fosse interessato a raggiungerci, segnalo che la biblioteca si trova appena fuori dal centro ed è facilmente raggiungible, e anche se non si può parcheggiare direttamente davanti, nei pressi ci sono molte strade accessibili, nonché il parcheggio del bocciodromo che si trova a pochi passi.

Mi auguro quindi che avrete la voglia e la disponibilità di partecipare, il contesto è sicuramente meritevole, e poi a seguire credo che un aperitivo di quelli sostanziosi ce lo potremmo anche concedere. Ci vediamo lì, per chi ci sarà.