Questo è un film che avevo intenzione di vedere più o meno dalla sua uscita, ma poi per una cosa o l'altra non ci ero mai riuscito. Col senno di poi credo che sarebbe stato meglio vederlo al cinema, perché credo che sia uno di quei pochi film in cui l'aspetto scenografico conta davvero, e sul grande schermo (magari pure in 3D, anche se non sono un amante di questa tecnica) deve avere tutta un'altra resa. Comunque, sono già soddisfatto di averlo finalmente visto, e di potermi quindi accodare alla carovana di commenti più o meno polemici che ne hanno seguito l'uscita. Finora ne ero rimasto fuori, e anzi ero talmente convinto di dovermi prima formare la mia opinione che ho evitato tutti i commenti su forum, Honest Trailer e Everything Wrong With (da poco uscito, featuring Neil deGrasse Tyson!). Segnalo che ho inserito il tag fantascienza in questo post, più per convenzione con il pensiero comune, ma penso che in questo caso credo sia quasi fuori luogo inquadrarlo in questo genere, in quanto la storia narrata è effettivamente nei parametri di quanto accade o potrebbe accadere attualmente.
Non ho vogila di googlare e non ho una memoria così affidabile in queste faccende, ma mi pare che Cuaron abbia vinto un paio di Oscar (tipo: regia e fotografia?) per questo film, e credo che se li sia meritati. Non penso si possa arrivare a definire Gravity un esercizio di stile, ma è anche vero che a livello di plot e sviluppo dei personaggi non ci sia poi molto da seguire. La storia dell'astronauta, per di più "improvvisato" (in effetti non mi è chiaro in base a quali competenze la dottoressa Stone è stata selezionata per essere inviata in orbita) che rimane isolato con la possibilità di non poter mai rientrare sulla Terra non è certo nuova, ma conserva sempre quel fascino da naufragio "estremo" da cui è impossibile salvarsi. Il punto di forza di questo film dovrebbe essere la rigorosità scientifica, e per quanto ne sappia io (non sono uno specialista, ma probabilmente ho una conoscenza in materia superiore alla media) Cuaron ci è andato abbastanza vicino. Qualche concessione se l'è presa soprattutto con la diffusione dei suoni nello spazio, pur evidenziando nei titoli di testa che appunto nel vuoto il suono non si trasmette, e qualche altro particolare su come funziona l'inerzia non mi sembra del tutto coerente. In questo senso forse nessuno è mai stato tanto rigoroso come Kubrick in 2001. Si può dire comunque che il risultato è buono, e offre una prospettiva sostanzialmente realistica di come gli astronauti (quelli veri, che sono lassù anche ora) si muovono nelle stazioni orbitali.
Quello che mi è sembrato meno appropriato in questo film è la storia della protagonista. Parlare del suo nome maschile, o della morte della sua figlia di quattro anni, non mi sembra aggiungano niente alla profondità della trama. Stone si trova già in situazioni di tensione estrema, ben evidenziati da effetti speciali efficaci (e non esagerati), e in questo senso sapere che ha avuto un terribile lutto non cambia di nulla la sua posizione, né il coinvolgimento emotivo dello spettatore che la sta vedendo adesso, come astronauta improvvisato abbandonato nello Spazio, non come madre a lutto. Mi è sembrato più convincente Clooney con i suoi aneddoti fuori luogo, e anzi se c'è una cosa per cui mi è rimasta la curiosità non è certo la scarpetta ritrovata sotto il letto, ma la fine della storia dell'uomo trovato al carnevale. Insomma, credo che se non si fosse fatto il tentativo (inutile) di aggiungere la tragedia per dare più consistenza al personaggio non si sarebbe in realtà perso niente, e si avrebbe avuto invece una focalizzazione ancora maggiore sull'obiettivo finale, visto che la dottoressa non aveva certo bisogno di motivazioni forti per voler tornare coi piedi per terra.
Quindi un film buono, e che posso dire mi sia piaciuto, ma sicuramente perfezionabile. A volte bisognerebbe avere il coraggio di non cercare la lacrimuccia facile, e concentrarsi su quello che davvero si vuole mostrare.
Non ho vogila di googlare e non ho una memoria così affidabile in queste faccende, ma mi pare che Cuaron abbia vinto un paio di Oscar (tipo: regia e fotografia?) per questo film, e credo che se li sia meritati. Non penso si possa arrivare a definire Gravity un esercizio di stile, ma è anche vero che a livello di plot e sviluppo dei personaggi non ci sia poi molto da seguire. La storia dell'astronauta, per di più "improvvisato" (in effetti non mi è chiaro in base a quali competenze la dottoressa Stone è stata selezionata per essere inviata in orbita) che rimane isolato con la possibilità di non poter mai rientrare sulla Terra non è certo nuova, ma conserva sempre quel fascino da naufragio "estremo" da cui è impossibile salvarsi. Il punto di forza di questo film dovrebbe essere la rigorosità scientifica, e per quanto ne sappia io (non sono uno specialista, ma probabilmente ho una conoscenza in materia superiore alla media) Cuaron ci è andato abbastanza vicino. Qualche concessione se l'è presa soprattutto con la diffusione dei suoni nello spazio, pur evidenziando nei titoli di testa che appunto nel vuoto il suono non si trasmette, e qualche altro particolare su come funziona l'inerzia non mi sembra del tutto coerente. In questo senso forse nessuno è mai stato tanto rigoroso come Kubrick in 2001. Si può dire comunque che il risultato è buono, e offre una prospettiva sostanzialmente realistica di come gli astronauti (quelli veri, che sono lassù anche ora) si muovono nelle stazioni orbitali.
Quello che mi è sembrato meno appropriato in questo film è la storia della protagonista. Parlare del suo nome maschile, o della morte della sua figlia di quattro anni, non mi sembra aggiungano niente alla profondità della trama. Stone si trova già in situazioni di tensione estrema, ben evidenziati da effetti speciali efficaci (e non esagerati), e in questo senso sapere che ha avuto un terribile lutto non cambia di nulla la sua posizione, né il coinvolgimento emotivo dello spettatore che la sta vedendo adesso, come astronauta improvvisato abbandonato nello Spazio, non come madre a lutto. Mi è sembrato più convincente Clooney con i suoi aneddoti fuori luogo, e anzi se c'è una cosa per cui mi è rimasta la curiosità non è certo la scarpetta ritrovata sotto il letto, ma la fine della storia dell'uomo trovato al carnevale. Insomma, credo che se non si fosse fatto il tentativo (inutile) di aggiungere la tragedia per dare più consistenza al personaggio non si sarebbe in realtà perso niente, e si avrebbe avuto invece una focalizzazione ancora maggiore sull'obiettivo finale, visto che la dottoressa non aveva certo bisogno di motivazioni forti per voler tornare coi piedi per terra.
Quindi un film buono, e che posso dire mi sia piaciuto, ma sicuramente perfezionabile. A volte bisognerebbe avere il coraggio di non cercare la lacrimuccia facile, e concentrarsi su quello che davvero si vuole mostrare.
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