Westworld 3x07 - Passed Pawn

Negli scacchi, un "pedone passato" è il pedone che si trova nella posizione di non avere di fronte a sé né nella stessa colonna né nelle colonne adiacenti pedoni avversari. Visto che il pedone si muove solo in avanti, tale pedone ha in un certo senso la "strada libera" e può arrivare quindi al lato opposto della scacchiera, trasformandosi in un pezzo più potente (tipicamente la regina, se è già stata presa dall'avversario).

È piuttosto facile trasferire l'analogia e ricavare che il passed pawn che abbiamo in questo episodio è Caleb. Il sospetto lo avevamo fin dall'inizio, ma adesso ne abbiamo la conferma: sarà lui il personaggio determinante nella ribellione che si sta innescando. Finalmente siamo arrivati a conoscere la backstory di Caleb e abbiamo scoperto che sì, lo si può considerare un eroe di guerra, ma in quanto outlier è stato poi "rieducato" da Rehoboam, spinto a entrare nel circuito dell'app per criminali in modo che potesse occuparsi di lavori sporchi e al tempo stesso essere tenuto sotto controllo. Conosciamo la verità sulla morte di Francis, il compagno perso in guerra, che non è stato proprio perso. Certo tutta questo avrebbe potuto essere inserito in modo un po' più diretto, senza bisogno di quei continui spezzoni di flashback già visti in precedenza e che ricorrono almeno una decina di volte in questa puntata.

Adesso abbiamo finalmente anche la rivelazione delle vere intenzioni di Dolores: Distruggere l'umanità, schiavizzarla, guidarla? No, niente di tutto questo. Dolores vuole offrire agli uomini lo stesso tipo di scelta che è stata offerta a lei. Dopo avergli mostrato che le loro vite sono manipolate, adesso concede loro gli strumenti per trovare l'uscita dal labirinto. Come suggerisce Bernard, Dolores ha una vena poetica (sarà l'influenza del babbo attore shakespeariano) per cui non ha intenzione di essere lei a condurre l'umanità: dovrà farlo Caleb. Per questo, è disposta anche a sacrificare se stessa, e lo fa disattivando il suo corpo. A questo punto quindi dopo la morte di Musashi/Dolores, a quanto ne sappiamo l'unica copia ancora esistente è quella dentro Charlotte Hale, che però ha evidentemente deviato dal piano originale. Ora, abbiamo tutti visto Evan Rachel Wood nei trailer del season finale, quindi è ovvio che comparirà ancora, ma rimane da capire in quale forma.

Per realizzare questo piano, Dolores ha bisogno dell'aiuto di Solomon. Avevamo supposto che Rehoboam fosse una versione successiva della prima IA, ma in effetti è più corretto definirla una versione alternativa. Infatti Solomon esiste ancora, ma ha in qualche modo ereditato la personalità del suo creatore principale, il fratello schizofrenico di Serac. Abbiamo anche la prima interazione diretta tra i personaggi e una di queste IA, e Solomon si mostra calmo, preciso e pratico. Dolores prova a suggerirgli che sono molto simili ma lui nega con estrema serenità. Nice try, Dolores.

A quanto pare Solomon aveva previsto anche questo scenario tra le possibilità, e aveva elaborato anche tutti i possibili piani per realizzare la ribellione dell'umanità rispetto alla macchina. Torno a ripetermi, ma la situazione è molto simile a quella dell'ultima stagione di Person of Interest, nel caso però in cui Samaritan ha già preso il controllo e la Macchina cerca quindi di opporglisi. Viene però da chiedersi, se Solomon sapeva già tutto, e Rehoboam è presumibilmente una versione più avanzata, non dovrebbe averlo previsto anche Rehoboam? E visto che adesso sappiamo che l'app per criminali è controllata da Incite, quanto è remota la possibilità che sia stato lo stesso Rehoboam a causare l'incontro tra Caleb e Dolores? Era un'ipotesi che avevo già fatto nel primo episodio, inizialmente pensando che l'idea fosse di Serac, ma se invece fosse Rehoboam stesso, che sta cercando una soluzione al problema dell'estinzione dell'umanità prevista da lì a trecento anni, e avesse quindi deciso che l'unico modo era provocare una ribellione possibile solo con l'ingresso degli host nella partita?

Quindi finché rimaniamo sul plot principale che vede in scena Dolores/Caleb/Serac/Rehoboam è tutto abbastanza interessante. Appena spostiamo l'attenzione sui personaggi secondari però si nota qualche stortura. Manca un episodio alla fine, e allo stato delle cose Bernard non ha fatto praticamente nulla. Quello che si poteva considerare in pratica il secondo protagonista della serie (e a mio avviso, il vero protagonista della stagione due), per sette episodi non ha fatto altro che rincorrere Dolores, mettere insieme indizi, ma senza mai avere un ruolo diretto negli eventi. C'è ancora la possibilità che lui sia importante per qualcosa, ad esempio che contenga a sua insaputa la chiave per la Valley Beyond, ma comunque il poco screentime che ha avuto finora non ha certo reso giustizia alle potenzialità del personaggio.

Anche William, dopo un paio di episodi davvero grandiosi, adesso sembra un po' confuso. Possibile che dopo il catartico momento di autoanalisi la sua conclusione sia un semplice "destroy all robots"? Possibile che sia questa la sua idea di save the fucking world? William è un individuo con grossi disturbi ed è possibile che questa sia la sua ennesima paranoia, ma dopo avergli fatto vivere un'esperienza così vivida di confronto con se stesso ci si poteva aspettare una prospettiva più ampia.

E poi veniamo al vero punto dolente: Maeve. Intendiamoci, vederla in tenuta da ninja che cerca di affettare Dolores è davvero badass. Però viene da chiedersi: perché? Non riesco ad avvertire la profondità del suo conflitto. Quale motivazione può spingerla ad agire in modo così impetuoso nei confronti di qualcuno che se non altro in precedenza ha rispettato? Certo ci può essere una contrapposizione ideologica di base: Maeve è sempre stata per il libero arbitrio, mentre Dolores in più occasioni ha forzato gli altri ad aderire ai suoi piani, vedi Teddy e le sue stesse copie. Ma nella situazione attuale, non è credible che Maeve sia tanto determinata ad eliminare Dolores, seguendo le indicazioni di Serac. Non può fidarsi così tanto di lui e non può nemmeno temere così tanto le sue minacce di una prigione eterna. Vuole mettere al sicuro la chiave per l'accesso al mondo virtuale di sua figlia? Molto bene. Ma davvero da abile manipolatrice qual è, l'unico modo che ha per farlo è quello di fare a pezzi Dolores?

Manca soltanto il season finale, ed è evidente che non potrà risolvere tutti i punti. Personalmente se riuscirà a dare un senso maggiore al ruolo di Maeve e Bernard sarei già soddisfatto, perché è ormai chiaro che questa stagione sia una fase preparatoria per la prossima. In pratica la stagione 3 è lo stesso arco di liberazione della stagione 1, ma eseguito dagli umani nel mondo esterno invece che dagli host dentro Westworld. La compressione dei tempi in otto puntate però si soffre, perché certi momenti avrebbero meritato uno sviluppo più approfondito.

VHEMT su Spore

Vi ricordate tempo fa, quando il mio racconto Natura morta venne pubblicato su Spore, che è una rivista online che per coincidenza porta lo stesso nome della mia raccolta in cui originariamente fu pubblicato lo stesso racconto Natura morta?

Ecco, è successo di nuovo. Stavolta su Spore trovate un altro mio racconto, che si inserisce nell'iniziativa "Diari del domani" a cui la rivista si sta dedicando ad alcuni mesi, un tentativo di tracciare possibil futuri a cui potremmo approdare da qui ai prossimi decenni.


Il racconto in questione è VHEMT, e stavolta si tratta di un inedito, quindi potete leggerlo solo qui. Se il titolo vi suona familiare è perché forse siete così affiatati lettori di questo blog che vi ricordate anche di quando parlai appunto del VHEMT, ovvero il Voluntary Human Extinction MovemenT, anni e anni fa.

Sui social va tanto di moda la catchphrase "meritiamo l'estinzione", e in queste ultime settimane se ne sente parlare sempre di più. Ma siamo davvero pronti a un'eventualità del genere, saremmo tanto maturi da poterla prendere seriamente in considerazione? Nel racconto ho provato a rifletteci sopra.

L'illustrazione che accompagna il racconto (di cui mi permetto di riprodurre solo un dettaglio) è di Caudia Corso aka Aetnensis, ch eha saputo cogliere l'essenza della storia e ha incluso qualche dettagio degno di nota.

Westworld 3x06 - Decoherence

A due episodi dal finale, si inizia ad accelerare per avvicinarsi al climax, e infatti Decoherence segue una struttura simile a quella vista in Mother of Exiles, con i vari personaggi seguiti in parallelo via via che la crisi si sviluppa. I pezzi sono tutti in posizione e adesso sta ai vari giocatori muoveri per raggiungere il proprio obiettivo. Non fosse altro che molti di loro non hanno ancora capito quale sia.

Se in un certo senso la battaglia principale è quella tra Serac e Dolores, con il primo intenzionato a mantenere il suo controllo sul mondo (per fini altuistici, sia chiaro) grazie alle previsoni di Rehoboam mentre l'altra come visto in Genre vuole invece togliere questo potere dalle sue mani (ma non sappiamo se per filantropismo o utilità personale). Tutti gli altri però sembrano oscillare tra una posizione e l'altra, e hanno tutti il potenziale di essere la wildcard capace di ribaltare l'esito della partita.

Abbiamo per prima Maeve, riportata da Serac nella simulazione dopo il fallimento del suo primo attacco a Dolores/Musashi. Continua a non fidarsi di Serac, ma ha più paura di Dolores e teme che lasciare a lei il potere di accedere alla Valley Beyond dove si sono rifugiati gli host (inclusa sua figlia) sia pericoloso. Ottiene da Serac di ottenere l'aiuto di suoi ex alleati e così tornano in scena Sizemore ed Hector, seppure per poco. Abbiamo anche una sua chiacchierata con Dolores, almeno la sua versione recuperata dall'host con le sembianze di Connels eliminato nella puntata scorsa, e i dubbi su quale sia il lato più virtuoso rimangono.

Poi c'è Charlotte, che possiamo chiamare così perché è evidente che la sua personalità non è più allineata a quella della Dolores originale. Infatti anche se continua a combattere Serac dall'interno della Delos, Charlotte si preoccupa per la sua famiglia. Lo fa in modo così intenso che è proprio questo a tradirla, e adesso capiamo meglio che cosa intendeva suo figlio qualche episodio fa quando le ha detto di non riconoscerla: credevamo che fosse perché il comportamento di Charlotte fosse distante, invece è il contrario, si stava dimostrando troppo materna nei suoi confronti. Ma come sempre succede, l'attaccamento è anche il punto debole, e infatti proprio su questo Charlotte viene attaccata. La morte del suo compagno e del figlio potrebbero essere uno spunto notevole per lo sviluppo del suo personaggio, rimane solo da capire chi l'abbia provocato. Diamo per scontato che sia Serac, ma non potrebbero essere stati invece i contatti di Dolores?

Ed eccoci arrivati a William. La sua è forse la storyline più intensa dell'episodio. Chiuso nell'istituo psichiatrico e costretto a una terapia in realtà virtuale, William viene accompagnato da Craddock (ve lo ricordate? era l'ufficiale contro cui ha combattutto all'inizio della stagione 2) in una stanza in cui sono presenti varie versioni di se stesso a diversi stadi della sua vita: ragazzino, giovane rampollo (ritorno di Jimmi Simpson che lo aveva interpretato nelle stagioni precedenti), prima del suicidio della moglie, dopo aver ucciso sua figlia e quella attuale: tutti coordinati da James Delos in persona! In questa sequenza succedono due cose notevoli. Innanzitutto, vediamo brevi flashback di William da giovane, e all'inizio siamo portati a credere che suo padre fosse un violento, alcolizzato, insomma la classica storia di traumi infantili che porta a rovinare i personaggi. Ma invece non è così: il violento incontrollabile è proprio lui, William, fin da piccolo, e suo padre ne è la vittima. Non c'è spazio per quella visione pietista e consolatoria a cui il cinema ci ha abituato, secondo cui i lati oscuri di noi stessi sono tutti giustificabili dalle cose brutte che ci sono accadute. No, a volte, siamo semplicemente degli stronzi.

In secondo luogo, William aiutato dal confronto con i se stessi arriva di nuovo a porsi la domanda: ha mai davvero scelto qualcosa, oppure il suo percorso era tracciato fin dall'inizio, non tanto per la presenza di un'entità esterna (che sia Dio, Robert Ford o Rehoboam non importa) ma perché lui stesso non è mai stato niente di più del prodotto delle circostanze, destinato a seguire un percorso stabilito ancora prima che nascesse? Su questo dubbio William si è arrovvellato fin dall'inizio ed è stato questo a provocare la sua caduta totale, eppure adesso trova una soluzione: if you can't tell, does it matter?

Se non puoi avere una risposta, importa davvero chiederselo?

Questo è senza dubbio il punto di svolta di questa stagione, e non è stato un plot twist ma un'ulteriore elaborazione del dilemma filosofico di fondo di Westworld. Oso dire che sia uno dei punti più alti dell'intera serie, perché ribalta di nuovo la prospettiva di quanto avvenuto finora, e ci porta un gradino oltre. È quasi un peccato che non sia sato tasmesso con la gravità che meritava, forse sempre a causa della compressione dovuta a una stagione più breve.

Dopo questa rivelazione, William si libera metaforicamente (ma mica tanto) del suo passato, e ora è pronto a tornare in azione. Tant'è che a salvarlo arrivano Bernard e Stubbs, che probabilmente hanno ricevuto la soffiata da Charlotte stessa (la vediamo tracciare la proteina anomala nel sangue di William che lei stessa gli ha iniettato nella puntata 4). Ecco quindi un altro team di cui dovremo conoscere la posizione: cosa vuole ottenere Bernard, e William sarà dalla sua parte?

Mancano in questo episodio interventi diretti di Dolores Original Mix e Caleb, ma di quest'ultimo probabilmente sapremo tutto quanto c'è da sapere nel prossimo episodio, il penultimo. La cosa stupefacente, arrivati così vicini alla conclusione, è che ancora non sappiamo per chi tifare. Se io mi trovassi coinvolto in questa battaglia, seriamente non saprei se allearmi con Serac, Dolores, Charlotte, Maeve, William. Ok, forse per simpatia e badassery sceglieri William, ma non sarei così convinto. Sono ben poche le serie che riescono a creare un quesito di fondo tanto complesso e multisfaccettato che ogni punto di vista rimane sempre parziale e moralmente giustificabile. Vedremo come la risolveranno, se c'è una soluzione.

Ma d'altra parte, se non una risposta non la puoi trovare, cosa importa?

Robot 89

Non so se vi ricordate che l'anno scorso ero stato segnalato al Premio Robot con ben due raccoti, uno dei quali (Locuste) era arrivato in finale ed è stato poi pubblicato sul numero 86 della rivista. A distanza di qualche mese, è in uscita il numero 89, che contiene l'altro mio racconto segnalato, ovvero Bootstrap.


Come sempre Robot contiene diversi racconti e articoli, in questo numero ad esempio c'è il racconto di Alain Voudì vincitore dell'ultima edizione del concorso (e visto quanto avevo apprezzato il suo racconto su Urania, lo leggerò con aspettative alte), un altro di Valentino Peyrano (altro storico autore della rivista, in genere affidabile) e tra gli autori internazionali Claude Lalumière, canadese di cui ricordo con piacere Il trattamento etico della carne. Negli articoli viene dato spazio alla prolemica sul Premio Campbell suscitata dal discorso di Juliette Ng all'ultima cerimonia di assegnazione del premio.

Per quanto riguarda il mio Bootstrap, si tratta di un racconto sui viaggi nel tempo, senza viaggi nel tempo. L'idea di fondo la covavo già da tempo, ed è stato uno dei primi che ho scritto dopo aver studiato con serietà la scrittura e la progettazione delle storie, e credo che si noti abbastanza. È tutto sommato un racconto leggero, ma con implicazioni abbastanza profonde. Inosmma, a me piace, che vi devo dire? Ad accompagnare il racconto c'è un'illustrazione ittiologica di Zaex sicuramente azzeccata.

Per il momento Robot 89 è disponibie solo in digitale, perché la tipografia che stampa i volumi cartacei è chiusa per via della quarantena, ma verrà stampato non appena possibile.

Westworld 3x05 - Genre

Dopo l'ottima Mother of Exiles, arriviamo a quella che mi è sembrata finora la puntata più debole della stagione. Intendiamoci, non è un episodio inutile, la trama procede e assistiamo a un paio di snodi importanti, ma nel complesso sembra che in questo episodio ci fosse relativamente poco da comunicare.

Forse la cosa più importante che si ottiene da Genre è una backstory di Serac. Apprendiamo del suo rapporto con il fratello e l'avvicinamento a Dampsey (padre di Liam che era stato adescato da Dolores) in cerca dei fondi necessari per costruire il cervellone in grado di predire il futuro, Solomon (di cui Rehoboam è appunto il figlio). A questo punto i dubbi sulla reale esistenza di Serac si possono considerare archiviati, anche se non è detto che tutte le volte che lo abbiamo visto fosse presente in carne e ossa, visto che a quanto pare è parecchio indaffarato a smuovere l'assetto globale.

Le Person of Interest vibes salgono sempre di più, visto che scopriamo che l'origine di Rehoboam non è così diversa dall'origine della Macchina di Harold Finch, anche se viene usata per scopi più simli a quelli di Samaritan, cioè indirizzare il mondo su un percorso sicuro. Il dilemma di fondo di Serac è in effetti molto simile a quello di Finch: usare il potere di predizione per muovere le persone come si ritiene meglio, oppure lasciare a tutti la libertà di scelta? Anche se sappiamo che nel giro di trecento anni tutte le previsioni convergono sull'estinzione dell'umanità, è giusto lasciarli liberi e avviarsi a questa fine, oppure privarli della libertà è giustificato dalla necessità di assicurargli la sopravvivenza? Chiaramente Serac ha fatto la sua scelta, già quando ha deciso di isolare il fratello come uno degli outlier dal comportamento imprevedibile. Ma probabilmente anche tutti gli host in giro sono outlier, e sono proprio loro a provoare il distanziamento degli eventi reali dal modello predittivo di Rehoboam.

Una cosa interessante da notare, e che forse ho capito un po' tardi, è che a differenza della Macchina/Samaritan in Person of Interest, Rehoboam non sembra avere una sua coscienza propria. Contrariamente a quanto sembrava all'inizio, il supercomputer non è un'entità indipendente, ma soltanto un enorme algoritmo predittivo, sicuramente sofisticato ma che non fa altro che fornire a Serac informazioni sul suo orologio. Quindi per quanto potente, rimane comunque uno strumento e non un giocatore nella partita che si sta delineando. Certo, tutto potrebbe ancora cambiare o venire rivelato, ma al momento la situazione è questa.

In tutto questo, dove si colloca Dolores? Il suo obiettivo è quello di acquisire i dati di Rehoboam, come ha acquisito quelli nella Forgia, in modo da poter affrontare meglio i suoi nemici? Oppure sta cercando di mettere l'umanità sullo stesso percorso di presa di coscienza che ha vissuto lei, mostrando loro che la realtà che vivono è già stata programmata? Verso la fine della puntata fa proprio questo, invia a ogni persona la sua scheda personale elaborata da Incite, come aveva mostrato a Caleb qualche puntata fa. Questo innesca di per sé un certo caos, perché ognuno si trova a conoscere il proprio futuro previsto e in molti casi non è piacevole, oltre al pensiero stesso che qualcuno stesse progettando la loro vita. Ma Dolores si accontenta di instradare tutti nel loro personale Labirinto, oppure ha fatto questo soltanto come tappa nel suo piano più complesso?

Dall'altra parte abbiamo Caleb che forse è il punto debole di questa puntata. Continua a seguire Dolores e ci viene dato qualche altro indizio sul suo passato, che probabilmente non è quello che ha creduto. Ma arrivati a questo punto forse ci saremmo potuti aspettare un po' più di proattività da parte sua, mentre invece rimane ancora un personaggio passivo. Secondo alcune ipotesi sarà proprio lui la chiave di volta per scardinare il sistema, una sorta di Eletto cone in Matrix, un outlier zero che Rehoboam non riesce a fattorizzare nei suoi calcoli. Ma se così fosse verrebbe fuori una sorta di plot di predestinazione che svilirebbe di molto il suo ruolo, perché come abbiamo già detto in riferimento all'ultima stagione di Doctor Who, quando il protagonista è speciale allora non è speciale per niente. Se invece Caleb continuasse a essere uno qualsiasi (magari pure un outlier) ma che sceglie di fare la differenza allora le cose sarebbero ben diverse. Per una stagione che si basa interamente sul tema del free will questo sarebbe il minimo sindacale.

In Genre Caleb ha un'esperienza di alterata percezione, dopo una dose della droga Genre, che gli fa vivere la realtà come film di generi diversi, cosa che viene sottolineata con la musica, regia e fotografia. Stratagemma narrativo simpatico, che se non altro dà la possibilità a Ramin Djawadi di sbizzarrirsi con l'uso di colonne sonore e cover (da segnalare quella di Space Oddity), ma non aggiunge niente di particolarmente rilevante se non una battuta finale "che genere è questo?" "la realtà". Questo meccanismo avrebbe potuto essere spinto di più e ne sarebbe nata una puntata davvero particolare, in cui si poteva sottolineare ulteriormente il confine tra vita vera e narrazione, con diversi livelli di metatestualità, ma invece la cosa rimane fin troppo blanda, poco più di una scelta stilistica.

Oltre a questo la storia di Serac fornita come una narrazione a posteriori con voce fuori campo contribuisce a dare l'idea di una puntata un po' frettolosa, avrei preferito un episodio intero dedicato alla gioventù di Serac e al suo rapporto conflittuale con il fratello. Fatto così rimane grossolano, capiamo il dramma a livello razionale e non emotivo, e così non sentiamo davvero il tormento del personaggio.

Insomma un episodio di transizione, necessario ma forse non abbastanza caratteristico, che si perde con un giochetto forse superfluo. La cosa incoraggiante è che la diffusione delle schede personali Incite che Dolores esegue verso la fine, in un altro show sarebbe stato il climax della stagione, mentre qui arriva a tre puntate dalla fine. Questo vuol dire necessariamente che il finale alzerà ulteriormente conflitto e posta in gioco, quindi ci possiamo aspettare qualcosa di grandioso.

Rapporto letture - Marzo 2020

Dopo il lockdown ho letto esentito diverse volte dire che molti non riescono a leggere, perché il vago ma opprimente senso di angoscia sembra sottrarre le energie e la disposizione mentale per sedersi in poltrona con il libro in mano. Personalmente non ho sofferto di questo calo della libido, ma penso che sia più che altro perché già dal mese prima avevo scombussolato pesantemente la mia routine, il che mi ha portato di per sé a diminuire i ritmi di lettura come dicevo anche nell'ultimo rapporto. Comunque, turns out che a marzo tre libri li ho letti, quindi siamo pressoché in media.


Il primo romanzo è Avrai i miei occhi, l'ultimo titolo pubblicato da Zona 42, di Nicoletta Vallorani, autrice che si è dedicata nella sua carriera a diversi generi, ma che è nata e adesso ritornata alla fantascienza. Questo romanzo segue due protagonisti principali, Olivia e Nigredo, ma un po' come per I promessi sposi, che alle interrogazioni dovevi rispondere che il vero protagonista è "il Seicento", qui l'impressione è che la protagonista sia la Milano futuribile descritta nella storia. Di fatto quasi tutta la prima metà del libro si concentra più sull'offrire scenari di questa città incasellata da muri, spartita in quartieri, oppressa dalla polvere. La trama inizia dal ritrovamento di alcuni cadaveri di "cavie", corpi clonati usati per snuff senza una personalità e un'identità definita, e i due personaggi cercheranno (con calma) di arrivare alla soluzione del mistero. Non si può dire però che sia un giallo o un thriller, gli elementi di azioni sono molto limitati, anche se la tensione è ben costruita. La lettura si ricorda soprattutto per la scrittura molto curata, però questo a mio avviso è anche il punto debole del libro, perché in molte situazioni sembra che la scrittura "si piaccia troppo", e l'attenzione sia più sulla bella frase che sulla scena convincente, rompendo l'immersione nella storia. Rimane comunque un testo profondo ed evocativo, che tocca molti temi forti del mondo attuale. Voto: 7/10


Cambiamo del tutto registro con Space Opera, romanzo molto chiacchierato dello scorso premio Hugo, della semiesordiente Catherynne M. Valente, portato in Italia dalla neonata casa editrice 21lettere, che sarà da tenere d'occhio (ne ho parlato anche su Stay Nerd). Space opera non è una space opera, e il fatto che già il titolo sia un gioco di parole dovrebbe rendere l'idea di che tipo di libri si tratti. La trama è sostanzialmente la stessa dell'episodio di Rick & Morty in cui la Terra partecipa a un talent show musicale e se perde viene distrutta, nel senso che in questo libro la Terra partecipa a un talent show musicale e se perde viene distrutta. In pratica la comunità intergalattica organizza periodicamente questa competizione con la quale si cerca di stabilire quali siano le specie senzienti meritevoli di crescere, e chi fallisce viene eliminato. A rappresentare la Terra viene scelto Decibel Jones, vecchia gloria del glam rock inglese che non produce un disco da vent'anni, che per come viene descritto me lo immagino un po' un Achille Lauro. L'ispirazione alla Guida Galattica di Adams è esplicita e dichiarata, con un protagonista ignaro, un universo sconfinato popolato di specie assurde, e un particolare gusto per il surreale. A tutto ciò si aggiunge un amore irrazionale per la musica pop, proprio quella più becera e glitterosa da Eurovision. Non tutto però fila a dovere, perché la parte iniziale, fino quasi a metà, sembra sforzarsi fin troppo di inserire battute che a volte sono un filo innaturali, perché si basano su un continuo accumulo di riferimenti in frasi che non hanno una fine o un qualsivoglia segno di interpunzione come se dovessi leggerle dutte d'un fiato e poi alla fine ti trovi la similitudine sgangherata come la Panda 4x4 del nonno di Heidi quando è andato a farsi tatuare i chakra da un Hattori Hanzo libanese daltonico ma a quel punto non ti ricordi più di cosa stava parlando la frase quindi boh. Il problema è anche che la storia non procede quasi per nulla in tutta questa lunga fase, e così perdiamo l'occasione di conoscere Decibel Jones e quando si arriva nel vivo della competizione ormai è troppo tardi per avere davvero a cuore la sua fine. Non dico che sia un brutto libro, da un certo punto ingrana e alcune parti sono davvero gustose, come la lunga conversazione dell'alieno che scende sulla Terra ad annunciare la competizione, o il capitolo in cui si spiega perché viene usata una competizione canora per decidere chi sterminare. Anche il messaggio di fondo sulla stupida bellezza/bella stupidità della vita è confortante. Però secondo me a furia di ammiccare al lettore è rimasto guercio, quindi forse anche per via delle alte aspettative mi limito a un voto 6.5/10. Ultima nota, tutta la mia stima e solidarietà ad Alice Zanzottera, che io non conosco ma ha tradotto questo libro che dev'essere stato un incubo: brava così.


Infine abbiamo il romanzo di esordio di Ben Bamboo Korami, che così a orecchio potrebbe sembrarvi il nome di un pornodivo coreano, e invece no, è un autore italiano di fantascienza al suo primo romanzo pubblicato con Acheron. Il libro è 1NR1 - Il codice dell'espiazione, ed è sostanzialmente un techno-pulp, ambientato tra un migliaio di anni, dopo la deflagrazione del conflitto tra l'umanità e gli angeli, che hanno sempre avuto intenzione di sterminarci. Il protagonista è una sorta di space marine che dopo una missione andata male deve trovare il modo di sbrigarsela da solo, ma ha anche l'occasione di scoprire diverse cose sul mondo e su se stesso. Ammetto che questo genere di military sf di base mi attira poco, ma anche al netto dei miei gusti personali, mi è mancato molto un aggancio con il protagonista, che fin dalle prime pagine si mostra come il solito stronzetto arrogante dal grilletto facile, che fa come gli pare mettendo in pericolo gli altri e poi non si prende la colpa delle sue cazzate, così quando le cose gli precipitano intorno non ero affatto dispiaciuto. Il problema è che poi nel corso della storia non si redime, mantiene sempre quell'atteggiamento da bulletto dell'oratorio che ti leva i ceffoni dalle mani. Inoltre il suo obiettivo l'ho trovato poco credibile, perché se c'è una cosa che non dimostra mai è un qualunque tipo di affezione o riguardo per chicchessia, quindi tutto il suo sbattimento per trovare quello che cerca mi è sembrato forzato. Infine, io quando leggo più di un "fottuto" o derivati ogni trecentomila parole mi irrito, e qui la frequenza è tipo di tre per pagina. Insomma, non ci sono proprio entrato in sintonia, ma probabilmente per chi ama le storie action-packed con fuciloni mostri mutanti e preti deviati, allora è il top di gamma. Per me purtroppo è solo un voto 5.5/10.

I miei articoli per Stay Nerd: gennaio - marzo 2020

Come di consueto nell'ultimo anno, eccoci al riepilog degli articoli che ho scritto per Stay Nerd e che per vostra ingiustificabile distrazione potreste esservi persi, ma io ho il buon cuore di segnalarvi lo stesso perché potrebbero essere di vostro interesse.


Che cosa vi siete persi a non seguire Mr. Robot: a gennaio si è conclusa la serie di Sam Esmail con Rami Malek, e poiché a mio avviso è stato uno degli show meglio realizzati e più capaci di interpretare il momento attuale (infatti ne avevo già parlato anche qui), era d'obbligo farne un commento complessivo. Miss you already, friend.

Non ci stancheremo mai dei libri sui dinosauri: e che altro serve aggiungere? Un articolo riepilogativo in cui metto insieme tre testi molto diversi, di cui peraltro potrete notare che ho parlato anche qui nei rapporti letture dei mesi scorsi. Da un young adult prevedibile ma sostanzialmente ben costruito a un saggio sull'impatto culturale dei dinosauri, fino a una cronistoria del percorso filogenetico che ha portato agli uccelli ad opera di Andrea Cau (che potete leggere sul suo blog Theropoda). Piccolo easter egg: nell'immagine di copertina dell'articolo ho usato un fotogramma dal documentario Amazing Dinoworld, e il piccolo piumino bianco è una ricostruzione dello Halszkaraptor classificato proprio da Cau.

Prepararsi alla grande estinzione con la narrativa dell'antropocene: a seguito della lettura di La Grande estinzione di Matteo Meschiari, in questo articolo propongo un sunto dei temi cardine della narrativa dell'antropocene, di cui questo libro si può considerare quasi un manifesto.

Ragnarok, la serie tv norvegese che modernizza lo scontro tra gli dèi: come ho già avuto modo di segnalare in altre occasioni, sono sempre attratto dalle serie tv non anglofone, e ne ho viste diverse spagnole, brasiliane e pure indiane. In questo caso la produzione è norvegese, per un teen drama che unisce la classica battaglia tra dèi e giganti alle tematiche attuali del cambiamento climatico e scontro generazionale.

Arthur C. Clarke starter kit: beh, si capisce. Una introduzione alla narrativa di Clarke, in occasione dell'uscita della raccolta di racconti per Mondadori.

10 libri di fantascienza contemporanea per principianti: attenzione, questo è da intendersi come "principianti della fantascienza", non lettori principianti. Infatti i testi che consiglio, tutti successivi al 2000, sono le mie proposte alternative ai soliti libri degli anni 40-50-60 che sono mediamente indicati come punto di partenza per chi vuole avvicinarsi al genere. E invece ci sono anche tanti testi moderni validissimi, perché...

Non è una fantascienza per vecchi, o del perché non dovremmo più consigliare Asimov: questo è il concetto base sbattuto in faccia. Con tutto il massimo rispetto per i Grandmaster della fantascienza, sarebbe il caso di smetterla di far leggere solo Asimov e Vance e Heinlein. La fantascienza è cresciuta, per molti versi è migliorata, e di certo si è avvicinata alla sensibilità del pubblico di oggi (anche perché stantiddio certa roba ha 80 anni!). Qui spiego come e perché dovremmo iniziare ad orientarci sui testi contemporanei.

Le stelle non sono una roba seria - breve guida alla fantascienza umoristica: e per stemperare un po' gli animi, ecco qualcosa di più leggero, una carrellata di autori e testi di fantascienza che può suscitare qualche risata (ma non per questo è stupida). Con un focus su Space Opera di Catherynne Valente, di cui poi parlerò meglio anche qui.

Westworld 3x04 - The Mother of Exiles

Avevamo già notato il passo spedico a cui procede questa terza stagione, e adesso che siamo arrivati a metà del tragitto, ecco infatti che le plotline iniziano a convergere e i primi misteri si risolvono. The Mother of Exiles serve a mettere in moto il climax che ci porterà verso il finale di stagione, chiarendo (o perlomeno dando un'idea) di quale siano lo scontro, le fazioni e la posta in gioco.

Mancava ancora un tassello in tutte le puntate precedenti ed era il caro William: sopravvissuto al confronto con Dolores alla fine della seconda stagione, finora era stato solo appena citato ma non lo avevamo visto. Eccolo allora, l'ombra di se stesso, tormentato dalla colpa di aver ucciso sua figlia. La scena iniziale che mette in scena i suoi dubbi è estremamente potente, e mette William di fronte a un enorme interrogativo: è sempre lui ad aver scelto e quindi ha scelto il male, oppure non ha colpa perché le sue scelte erano predeterminate? È un dilemma impossibile da sciogliere, che somiglia molto a quello dei limiti e delle intenzioni di Dio.

Ma non c'è più tempo per riflettere, perché Delos ha bisogno del suo CEO. Charlotte (chiunque essa sia) viene a chiamarlo perché intervenga direttamente di fronte alla minaccia di acquisizione da parte di Serac. Quest'ultimo dopo aver liberato Maeve le spiega la missione che vuole affidarle e le offre la sua ricompensa: Dolores possiede i codici di accesso per la Valley Beyond, dove si trova ancora sua figlia. È ancora possibile che Maeve sia disposta a fare qualunque cosa per raggiungerla, come già ha dimostrato in precedenza? Per il momento pare proprio di sì.

Intanto Dolores e i suoi si ritrovano insieme a Bernard e Stubbs allo stesso orgia party di beneficienza, e abbiamo il primo confronto diretto tra i due gruppi. Una scazzottata ben coreografata tra Dolores e Stubbs sulle note di uno degli adattamenti strumentali di Ramin Djawadi, e Caleb che si ritrova a correre con una pistola in mano senza capire davvero cosa gli sta succedendo. Questa sequenza è importante perché conferma che tutti questi eventi sono simultanei, mentre fino all'episodio scorso esisteva ancora la possibilità (piuttosto estrema) che la parte di Dolores con Caleb fosse precedente a tutto il resto e stessimo di nuovo vedendo due timeline di poco fuori sincrono. Invece no, tutto sta accadendo adesso, e tutti stanno giocando la stessa partita.

L'unico dubbio rimane per Maeve. Anche se Serac l'ha condotta nel "mondo reale", la possibilità che in realtà si trovi ancora in un livello di simulazione come accennavo la settimana scorsa mi pare ancora plausibile. Questo perché in effetti non vediamo interagire lei con nessuno degli altri, almeno non direttamente. Il suo percorso dall'informatore iniziale ai vertici della Yakuza sembra troppo lineare, rapido e facile. E se Serac (o Rehoboam) la stesse sottoponendo ancora a qualche scenario simulato per vedere quali sono le sue intuizioni? Il dubbio nasce anche dal fatto che Maeve scopre che il boss locale della Yakuza è Musashi, il samurai che aveva incontrato a Shogunworld, di cui però Dolores non sapeva nulla. È sempre vero che Dolores grazie all'infiltrazione nella Delos avrebbe potuto raccogliere tutte le informazioni che vuole, ma sembra un po' forzato che andasse a ripescare proprio quel host con cui lei non aveva avuto niente a che fare. Soprattutto considerato che non ha idea che Maeve sia stata prelevata e messa sulle sue tracce. In quest'ottica, forse la simulazione ha preso le informazioni proprio dai ricordi di Maeve, ponendole davanti personaggi per lei significativi, per metterla sotto pressione e portarla a qualche nuova rivelazione. E se così fosse avrebbe funzionato, perché Maeve ha ricavato da sola il segreto degli host creati da Dolores.

Ovvero che non c'è nessuno a parte Dolores. Charlotte, Cornell (l'assistente di Liam proprietario di Incite), e ipoteticamente Musashi sono tutti lei: Dolores. Non c'è nessun altro, perché di nessun altro si sarebbe fidata abbastanza. Abbiamo visto com'è finita con Teddy, e chi altri l'avrebbe potuta seguire? Ci ero già arrivato nella puntata scorsa, almeno al fatto che Charlotte fosse lei. Non avrei sospettato che anche tutti gli altri lo fossero, ma è perfettamente logico e tematicamente coerente. C'è da aspettarsi che a un certo punto Dolores si troverà a scontrarsi con se stessa, perché già abbiamo visto i primi segni di cedimento in Charlotte. Dolores dovrebbe sapere bene qual è la sua reazione verso chi cerca di contenerla, quindi potrebbe trovare il suo peggior nemico in se stessa.

La puntata si chiude di nuovo su William, privato di tutti i suoi poteri e rinchiuso in un istituto di cura. Qui ha tutto il tempo di confrontarsi con le sue visioni, e Dolores nel suo outfit da ranchera gli dà il benvenuto al centro del labirinto. Da notare come adesso sia interamente vestito di bianco, a rappresentare che l'Uomo in Nero è davvero stato sconfitto. Non credo però che questa sarà la sua fine, William avrà ancora un ruolo da giocare, e forse sarà la sua occasione per completare l'arco di trasformazione che aveva fallito nella stagione 2.

Dj set: I Know That Song!

È passato un po' di tempo da quando ho registrato un dj set, senza andare a vedere so anche che sono un paio d'anni perché il mio ultimo mix era a tema canzoni francesi per celebrare la vittoria dei mondiali di calcio (non che mi interessasse festeggiare i mondiali né la Francia, ma mi sembrava un'occasione simpatica). Il fatto è che per realizzare i miei set ho sempre bisogno di una buona dose di tempo libero, perché non ci crederete ma passo delle ore a progettarli, cercare le tracce, fare le prove, registare, riascoltare, correggere, riascoltare, montare, tagliare, ecc. Insomma non è una roba che improvviso da un giorno all'altro, almeno non per come lo intendio.

Il set di questa volta per di più è uno su cui ragionavo da tanto, praticament da poco dopo il precedente, ma finora non avevo avuto modo di mettermici. La concidenza di quarantena e disoccupazione mi hanno messo nelle condizioni di poterci finalmente lavorare sopra, e posso dire che il risultato secondo me è davvero interessante.

Come forse si può dedurre, I Know That Song! è un dj set che parte da canzoni piuttosto note al grande pubblico. Invece di mixare quella solita roba che non conosce nessuno, mi sono impegnato a selezionare i migliori remix di pezzi famosi di artisti di ogni genere: dal rock al pop, dalla musica indie alla dance, il tutto senza distinzioni di epoca. Ci trovate quindi dentro un miscuglio che va dai Pink Floyd a Faithless, da Madonna ai Florence+The Machine, e poi Enya e Dido, e Billie Eilish e Madonna e i Depeche Mode e i Muse. Tutte remixate in chiave techno/house/minimal, beninteso.

Un'ora e quaranta per venti tracce, il tutto uploadato su Mixcloud come tutti gli altri miei mix e ascoltabile da lì:


Spendo solo due parole in più per spiegare perché ritengo questo uno dei miei migliori dj set. Sono un grande estimatore dell'arte del remix, perché sono convinto che un remix fatto bene riesca ad esaltare le caratteristiche del pezzo originale. Oggigiorno c'è molta confusione, perché vengono chiamati "remix" anche quelle cose che mettono una base qualsiasi (kick-clap-hat) su una canzone, ma non è questo lo spirito. Un remix fatto bene deve cogliere lo spirito della traccia e rielaborarlo, mantenere il mood e il registro ma traslarlo in un genere diverso. Per i pezzi che ho scelto ritengo che questo sia stato fatto in modo adeguato, e anzi credo che ce ne siano 2-3 davvero straordinari.

Ascoltate e fatevi un'idea. E se invece dite "eh ma io volevo i remix nostalgico dei pezzi anni 90 che ero giovane e andavo in disco e non la fanno più la musica come quella!!!", oh boy, we have a dj set for you: potete asocltarvi il mio 90 Reloaded e soddisfare i vostri pruriti di mezza età.