Perché la seconda stagione di Westworld è migliore della prima

Il titolo del post è volutamente provocatorio, e so che farà drizzare le antenne a molti. La seconda stagione di Westworld, conclusa un paio di settimane fa, non è stata accolta con lo stesso entusiasmo della prima, uscita nel 2016. Quella che si era rivelata come la serie più ambiziosa degli ultimi anni (a turno era il nuovo Game of Thrones e il nuovo Lost), a detta di buona parte del pubblico ha inciampato su se stesse e ha perso parecchio del suo valore. Io credo invece il contrario, e ritengo che la seconda stagione sia stata non solo una conferma, ma anche un passo avanti rispetto alla prima. In questo post proverò a spiegare perché, certamente non prima di aver piazzato un vistosissimo SPOILER ALERT, perché dovrò necessariamente riferire alcuni punti della trama vista finora. Se non siete in pari con la scena post-credit dell'episodio 10 della stagione 2, andatevene di qui.

È noto che la seconda opera di un artista è sempre la più difficile. Quando con il tuo primo lavoro hai conquistato il pubblico, ottenuto una reputazione e create delle aspettative, rimanere all'altezza di tutto questo è impresa tutt'altro che facile. La prima stagione di Westworld è stata unanimante riconosciuta come uno show di estrema qualità: ben fatto, ben costruito, dalle idee forti e storia coinvolgente. Due anni dopo, le aspettative erano al massimo e non tutti sono rimasti soddisfatti. Ma in realtà la seconda stagione è stata più che all'altezza, se considerata in prospettiva.

Partiamo dall'aspetto più semplice: per quanto riguarda il comparto "tecnico", da regia a recitazione, da costumi a soundtrack, il livello è rimasto lo stesso, molto alto. Qua e là ho notato qualche sprazzo di fotografia davvero ispirata, ma ammetto di non ricordare frame by frame la prima stagione quindi consideriamo un pareggio su questo fronte. Una cosa che non si potrà mai dire di Westworld  è che sia un prodotto raffazzonato.

Ora veniamo a uno degli aspetti centrali. L'arco narrativo complessivo della stagione. Per stessa ammissione dei due sceneggiatori, Johnatan Nolan e Lisa Joy, l'idea di Westworld è quella di stagioni sostanzialmente autoconcludenti, con trame che si accavallano ma senza misteri inspiegabili fino all'ultimo episodio. In questo prendono le distanze da Lost, che invece sul continuo gioco al rialzo di misteri ha fatto la sua fortuna e trovato la sua rovina. Se ogni stagione è autoconclusiva, allora la prima stagione era molto semplice: fin dall'inizio disquisiao di intelligenza e coscienza, e sappiamo che il punto di arrivo sarà quello del risveglio degli host. Le modalità possono essere le più varie, e come sempre in una buona storia conta più il come che il cosa, ma il percorso è semplice: da robot schiavi a entità coscienti che si ribellano. Quel colpo di pistola alla testa di Robert Ford era una conclusione quasi naturale. Molto bene, e ora che la rivolta è iniziata, che facciamo? Davvero vogliamo fare un'intera stagione di robot uprising, esseri artificiali contro umani? Come se non si fosse visto in decine di film anche di infima categoria... no, il percorso stavolta doveva essere diverso, doveva portare necessariamente a un nuovo cambio di prospettiva. Stavolta non si è chiesto a pubblico di interrogarsi su quando un robot diventa un uomo, ma il contrario: quando un uomo è davvero un uomo. Ed era un punto tutt'altro che facile da rendere e far passare come messaggio.

C'è anche da considerare che la trama di questa stagione non si fondava su plot twist devastanti e WTF moment come quelli della stagione precedente. Che Bernard fosse un host, e che William e il pistolero in nero fossero la stessa persona in due momenti diversi, sono state rivelazioni forti. La seconda stagione, pur concedendo un twist nell'ultima puntata, non ne ha fatto il cardine della sua storia. Ed è molto facile basare un'intera narrazione su un rivolgimento finale che rimarrà stapato nella mente dello spettatore; più difficile convincerlo senza l'ausilio di espedienti narrativi.

I personaggi principali di questa seconda stagione (ma non solo loro) hanno avuto un percorso di trasformazione molto più marcato rispetto a quelli della prima. Se prendiamo come protagonisti principali della prima stagione Ford, Bernard e Dolores, ci accorgiamo che solo quest'ultima raggiunge un reale cambiamento. Tra i secondari, sicuramente c'è da considerare Maeve, mentre anche il cambiamento di William è meno deciso, visto che conosciamo già la sua evoluzione futura. Ma in questa seconda stagione, quasi tutti hanno compiuto un vero e proprio arco, che può averli portati anche al fallimento: Dolores, Teddy, Maeve, Bernard, Akecheta, William, e il mai compianto abbastanza Lee Sizemore. Tutti loro nel corso della stagione sono cambiati profondamente e lo stesso si può intuire di personaggi di contorno di cui abbiamo visto appena poche scene, come Logan e James Delos. Questo ha dato alla stagione un senso di compimento ben più ampio della prima, che a posteriori può sembrare quasi un antefatto di quanto invece accade qui.

Questa seconda stagione ha anche dedicato ancora più spazio al worldbuilding. Se in precedenza abbiamo visto principalmente il parco e gli ambienti interni dello stabilimento, con la seconda stagione abbiamo conosciuto anche il mondo esterno... e quanto meno sappiamo che un mondo esterno di fatto esiste. Conosciamo il modo in cui la Delos ha acquisito il parco, gli obiettivi di William, l'uso degli host all'esterno di Westworld, i progetti collaterali, l'evoluzione del parco e dei primi host che lo abitavano, e così via. Inquadriamo il tutto all'interno di un contesto più ampio, che servirà quando, com'è probabile, nella terza stagione buona parte dell'azione si svolgerà fuori da Westworld. E non dimentichiamo le incursioni nei parchi vicini!

Infine, c'è un ultimo dettaglio tutt'altro che secondario: Anthony Hopkins. La prima stagione ha potuto contare sulla presenza costante di un attore straordianrio in un ruolo perfettamente adatto alla sua espressività, e ne ha guadagnato in termini non misurabili. Dopo la sua morte alla fine della prima stagione, non era dato di sapere se lo avremmo rivisto. Io diffidavo di chi diceva che a essere stata uccisa fosse una sua copia, e che sarebbe ricomparso, e avevo ragione. La sua presenza nella seconda stagione è stata notevolmente limitata, quindi il suo apporto alla serie nel complesso è stato minore, e ha permesso ad altri attori di far valere le proprie capacità. Penso soprattutto a Jeffrey Wright (Bernard) e Ed Harris (Uomo in nero), ma anche Zahn McClarnon (Akecheta) e le brevi scene di Peter Mullan (James Delos) e Luis Herthum (Peter Abernathy).

Con tutto questo non voglio dire che sia stata una stagione perfetta. Ci sono sicuramente aspetti non del tutto chiari e soprattutto alcune incongruenze con quanto si sapeva dalla prima stagione. La necessità di operare la retcon per poter portare avanti la storia ha creato qualche problema di coerenza interna, di cui uno degli esempi più chiari è la presenza delle "unità di controllo" degli host, di cui non esisteva menzione in precedenza (tant'è che gli host difettosi come Abernathy e Clementine venivano lobotoizzati). Tuttavia il tentativo di far incastrare le nuove nozioni con quelle precedenti è stato per lo più efficace, come dimostra al contrario il lungo excursus storico di Akecheta, che riesce a ricontestualizzare la mitologia del labirinto, che già nella prima stagione era stata riscritta per problemi di produzione (l'attore da cui partiva la storia è morto dopo aver girato il primo episodio, per cui la storia è stata riadattata in seguito per escluderlo).

In definitiva, Westworld si conferma come uno dei progetti televisivi più ambiziosi. Forse è vero che a volte si compiace troppo della sua stessa qualità e intelligenza, e arriva quasi a strafare. Ma stiamo parlando di un prodotto di un livello decisamente più alto della media dei suoi concorrenti, e sarebbe sciocco squalificare una stagione che ha avuto il coraggio di muovere avanti una storia che a questo punto può portare ovunque. Come Person of Interest (anch'esso concepito da Johnatan Nolan), Westworld ha la potenzialità di condurre gli spettatori su territori completamente diversi da quelli in cui è nato, e questo dovrebe bastare a mantenere alta l'attezione su questa storia... ma potremo saperlo solo nel 2020.

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