Doctor Who 60 Special 3 - The Giggle

Arrivati alla parte conclusiva degli special del sessantesino di DW, sapevamo già tutti chi sarebbe stato l'avversario terribile e misterioso: il Toymaker. In una delle operazioni periodiche di ripescaggio di vechi nemici, il Toymaker arriva addirittura dall'epoca del Primo Dottore, un'entità sovradimensionale il cui unico scopo è quello di giocare e sfidare nuovi avversari. È questo che fece secoli fa, nel suo incontro con il Dottore in cui venne battuto. A distanza di tanto tempo, il Toymaker ritorna e vuole il rematch.

 

Le premesse per una storia epica ci sono tutte, e il casting di Neil Patrick Harris per interpretare un ruolo del genere promettevano bene, oltre al fatto che sapevamo che sarebbe comparso anche il nuovo Dottore di Ncuti Gatwa. Purtroppo però questa puntata non funziona del tutto, soprattutto nella gestione della minaccia posta dal villain.

L'episodio inizia con un cold open in cui vediamo un antefatto negli anni 20, in cui il Toymaker si invischia nell'invenzione della televisione in modo da impiantare un suo messaggio subliminale in tutte le trasmissioni video (come questo sia tecnicamente possibile non è chiaro, ma crediamoci pure). Questa cosa una volta attivata nel 2023 porta tutta la popolazione mondiale a ritenere di avere ragione (quindi di "aver vinto") e causa quindi il collasso delle istituzioni. Forte come idea, perché rappresenta in modo macchiettistico la malattia dell'epoca dei social, in cui tutti urlano per far sentire più forte le proprie cazzate, e da qui si sarebbe potuta costruire una puntata di forte critica sociale. Peccato che invece questa cosa si vede solo nei tre minuti prima dei titoli, e il resto dell'episodio si svolge tutto nella sede UNIT, senza nessun contatto col mondo esterno.

Lo stesso Toymaker è piuttosto inutilizzato. Da una parte il personaggio è stato rappresentato fin troppo folle, e per quanto l'intrpretazione di Harris sia eccellente e il balletto sulle Spice Girls già un cult, questa resa del personaggio lo fa assomigliare più al Master psicopatico di John Simm che alla creatura serafica ed eterna che dovrebbe essere (e che era) il Toymaker. Inoltre, per essere un'entità cosmica appassionata di sfide, si accontenta davvero di poco: gli unici giochi che propne al Dottore sono un'estrazione di carte e il lancio della palla. Manca proprio la sfida vera e propira, il confronto tra intelligenze mostuorese, la battle of wits che ci si aspetterebbe come degna conclusione dello scontro tra questi antichi nemici. Invece niente di tutto questo, il Toymaker si limita a minacciare e provocare (e sparare un laser). Curioso che il senso di sfida si sia percepito di più nell'episodio precedente in cui il Dottore e Donna avevano come nemici dei semplici "mostri". Inoltre anche il modo in cui il Toymaker alla fine viene sconfitto non è costruito sulla presena di due Dottori, non è una consegenza del trucco di avere una sfida estesa a due avversarsi che non è in grado di gestire. Perde perché... gli scappa una palla di mano. Tutto qui. So epic.

Dobbiamo poi parlare ovviamente della bi-generation, la soluzione pensata da RT Davies per tenersi David Tennant sempre in riserva. Il lato positivo di questa nuova modalità di rigenerazione è stato vedere i due Dottori incontrarsi e parlarsi, e la chimica tra Tennat e Gatwa è stata subito esplosiva, così come i momenti più seri in cui il Quindicesimo dice al Quattordicesimo che è il momento di prendersi una pausa. E se è confortante vedere il nostro amato Ten/Fourteen starsene in pensione con la famiglia Noble, il fatto che anche lui abbia un Tardis funzionante nel giardino di casa invalida un po' l'ide che debba fermarsi e riprendersi da millenni di battaglie e tragedie. Mi sa un po' di soluzione paracula, con cui Davies si è assicurato di poter portare (un altro) David Tennant nella serie all'occorrenza.

Il cameo di Melanie non mi ha suscitato nessuna emozione se non una punta di timore, perché Mel è stata la peggior companion ever. Da notare il setting per qualche altro nemico da arco narrativo ("the one who waits") e il ritorno di (un altro) Master. C'è stato anche un breve accenno alla possibilità di retconizzare il timeless child, con il Toymaker che afferma di aver giocato con le origini del Dottore, ma non è niente di confermato, probabilmente solo un modo per confondere le acque e poter in futuro dire "ecco, vedete, l'avevamo detto".

Insomma, alla fine è comunque un episodio gradevole, ma in sostanza solo grazie alle interpretazioni convincenti dei protagonisti Tennant, Harris e Gatwa. Spogliato di questo, la storia avrebbe mostrato tutta la sua inconsistenza, e il finale si dimostra piuttosto anticlimatico per una serie di speciali celebrativi. Forse il Toymaker avrebbe meritato un doppio episodio, uno per affrontare la minaccia sul pianeta e una per battere la sua sfida, invece di un raffazzonamento così rapido. Comunque la premessa e la promessa per il Quindicesimo Dottore, che "sta bene" grazie alla riabilitazione del Quattordici (che presumibilmente al momento della rigeneraizone "confluirà" in Quindici) è intrigante. Forse la stagione 14 sarà davvero un reboot che partirà con un Dottore non più appesantito dai fardelli del passato... ma mi chiedo quanto possa durare, anche Chibnall ci aveva provato all'inizio della stagione 11 e non ha funzionato (ma era pur sempre Chibnall). Voto: 6.5/10


Doctor Who 60 Special 2 - Wild Blue Yonder

Dopo un primo episodio del 3-part-special che serviva soprattutto a riprendere il ritmo e familiarizzare con il ritorno della serie (nel senso, il ritorno della serie come dovrebbe essere), e che aveva per lo più un tono leggero e avventuroso, questo nuovo episodio cambia drasticamente di tono e punta su una storia carica di tensione, mistero e rischio. Se siamo abituati a considerare Dotcor/Donna come la coppia più "frivola" della serie, bisogna ricordare che nelle occasioni in cui c'è stato da mostrare situazioni drammatiche il loro legame si è rivelato ancora più forte (come The Fires of Pompei o Silence in the library), e questo episodio ce lo dimostra di nuovo.

Wild Blue Yonder è una di quelle storie claustrofobiche, con un nemico subdolo e sfuggente, che fa percepire davvero il pericolo in cui può incorrere il Dottore (e relativi companion) nelle sue avventure, soprattutto quando si confronta con avversari di cui non conosce niente. È facile tracciare un parallelismo tra quetso episodio e Midnight, proprio della stagione quattro, in cui il Dottore si trovava confinato in uno spazio ristretto, e subiva l'attacco di una creatura misteriosa capace di imitare gli altri. Stavolta succede qualcosa di simile, anche se più esplicito, ma la variabile in più è la presenza di Donna, che in Midnight se ne stava alla spa.

L'astronave al confine dell'universo è uno scenario già impressionante, e per chiarire da subito la mavità della situazione (wink wink), il Tardis sparisce portandosi via anche il sonic, lasciando così Dottore e Donna a trovare una soluzione senza particolari gadget (anche se poi il Tardis fa comunque la sua parte di deus ex machina). Per cui quando iniziano a mostrarsi i misteri e abbiamo l'apparizione dei due mostri mutaforma, è ancora più importante sforzarsi per trovare una soluzione che proviene solo dalla velocità di ragionamento e reazione... e qui sta il vero twist dell'episodio (forse un po' sottoutilizzato), il fatto che proprio la ricerca della soluzione sia una sconfitta in sé, perché favorisce anche il nemico. Mi sarebbe piaciuto che si facesse un passo in più in questa direzione, e che la battaglia finale fosse una battle of wits a parti invertite (con le copie che ragionavano meglio degli originali, e magari sceglievano autonomamente di annientarsi), piuttosto che concludersi con una corsa e un'esplosione. Comunque vedere i successivi confronti e le classiche situazioni di sospetto in stile La Cosa (o anche Murder on the Planet Express) è stato davvero appagante.

È stato bello vedere i personaggi in crisi, doversela cavare separatamente e puntare tutto sulla loro capascità di conoscersi e riconoscersi. In questo senso mi è sembrato un po' fuori fuoco il fatto che alla fine il Dottore scegliesse la Donna sbagliata (a meno che non mi sia sfuggito che l'abbia fatto apposta), ma presumo che fosse solo per far sembrare imminente la fine di Donna (non ci ha creduto nessuno, sorry). I momenti di cristi di Fourteen si sono rivelati intensi, e in un certo senso hanno mostrato che questo Dottore ha comunque una personalità diversa da Ten, non è soltanto una sua riproposizione ma una versione più matura, un po' come la faccia che porta.

Notevole anche la distruzione dell'universo operata in Flux e i riferimenti velati al Timeless Child (il fatto che il Dottore non sia originario di Gallifrey), a significare che Davies non è intenzionato a retconizzare tutto quanto messo in opera da Chibnall. È una decisione controversa, molti si sarebbero aspettati che tutte le modifiche al canon sarebbero state ignorate, ma così lui ne riconosce l'esistenza, il che potrebbe anche portare a scelte interessanti. Vuoi vedere che alla fine Davies ci risovle anche le porcate delle tre stagioni precedenti con due o tre battute di dialogo buttate lì.

Ora non resta che aspettare il ritorno del Toymaker e l'arrivo del nuovo nuovo Dottore, con tutte le altre eventuali sorprese che forse la BBC è riuscita a non far leaker. Voto: 8/10


Doctor Who 60 Special 1 - The Star Beast

E così un anno dopo siamo di nuovo qui a parlare di Doctor Who, e per la prima volta dopo molti anni, ne parliamo con un minimo di entusiasmo e speranza. Non sto a fare tutto il riassunto delle puntate precedenti, è sufficiente ricordare che per me la conduzione di Chris Chibnall e le tre-ish stagioni del Tredicesimo Dottore di Jodie Whitaker sono state disastrose. E non devo essere stato l'unico a pensarlo visto che qualcuno ai piani alti ha pensato di fare un bel resettone, rimettendo al comando Russel T Davies e riportando David Tennant e Catherin Tate per riacchiappare i fan persi lungo la strada. E non solo loro, in realtà, perché questa nuova stagione è intesa come un soft reboot della serie, anche grazie al passaggio su Disney+, tanto che stanno proponendo contenuti dedicati a chi non ha mai seguito DW e la numerazione delle stagioni riparte da 1. Non sarà così per me, passati gli special, io continuerò a contare dalla stagione 14.

Questo quello che è successo nell'universo produttivo di DW. Nell'universo narrativo invece, abbiamo Tennant, che non è più Ten-nant ma ora Fourteen-nant, che ricompare a Londra proprio davanti a Donna, che aveva abbandonato quindici anni fa dopo averle cancellato la memoria con la promessa che non l'avrebbe mai più rivista, pena la friggitura del suo cervello umano troppo limitato per contenere il potere di un timelord. Questo dà l'avvio a qualche buona gag nel momento in cui il Dottore vuole starsene lontano da Donna ma è costretto dagli eventi ad avere a che fare con lei.

La trama non è poi così complessa, si tratta di un classico monster of the week che si gioca la carta della cuteness, e in cui anche il "twist" è abbastanza deducibile. Ho avuto piacere però di vedere come quei particolari che normalmente in una storia sono considerati come secondari (il fatto che i colpi delle armi non danneggiassero l'auto) sono diventati invece una parte importante della narrazione, è qualcosa di estremamente rinfrescante dopo anni di pistole di Checov a salve a cui ci aveva abituato Chibnall.

Naturalmente il momento che tutti stavamo aspettando nella puntata era il risveglio di Donna, che sapevamo essere inevitabile, e per quanto la sequenza sia ben gestita, con la coppia Doctor/Donna che spara technobabble a raffica come solo loro due insieme sanno fare, forse proprio questo aspetto è quello più deludente dell'episodio, ovvero la soluzione al problema della prevista friggitura del cervello. Il problema è che da una parte viene offerta una soluzione semplice ma credibile (avendo una figlia, ha trasferito a lei parte della sua natura Timelord, e quindi può sopportare la parte che resta), dall'altro su questa si rilancia dicendo che lei in quanto donna ha il potere di "lasciare andare", e quindi puff!, tutto passato. Che stupido il Dottore, con la sua identità maschile, a non capire.

A parte la non necessità di questa ulteriore spiegazione favolistica, mi è sembrato sminuente nei confronti del Dottore, che fino a poche ore prima era una Donna, e che di certo non ha un'identità di genere incasellata nel binarismo come lo intendiamo noi (e questo è stato suggerito già da tempo nella serie moderna), affermare che lui non possa capire in quanto uomo. Alcuni dei fan più tradizionalisti si sono indignati anche da altre parti dell'episodio, il dialogo sui pronomi, e l'insistenza sul non-binarismo, ma quelli a mio avviso per quanto un filo didascalici sono comunque tematizzati bene nella storia. Questo appunto finale invece l'ho trovato pedante e un po' incoerente rispetto anche al messaggio che si voleva lanciare.

Comunque, si tratta davvero di una pecca di pochi secondi in un episodio che per tutto il tempo funziona. Anche se certamente non è niente di complesso e profondo, The Star Beast ha tutte le caratteristiche tipiche di DW, e riaccende l'amore che si era assopito nelle stagioni precedenti. La chimica tra i due protagonisti è eccezionale (ma Ten/Donna sono sempre stati la migliore coppia), la musica è tornata presente, le gag funzionano (finalmente si torna a sghignazzare in DW!), c'è il giusto livello di grottesco e campiness... insomma, è tutto quello che era mancato questi anni. E potrebbe essere anche quello che può portare altro pubblico a scoprire e innamorarsi della serie. Voto: 7/10


Rapporto letture - Settembre/Ottobre 2023

Rapporto letture di mezza stagione, con prevalenza di autori italiani e occasionali testi non di narrativa. Dopo l'estate ero partito un po' a rilento anche per gli altri impegni (lo sapete che è uSciT0 iL mIo nVovO L1brO, vEro?) ma poi su ottobre ho recuperato, per cui la media di almeno due-libri-due al mese l'ho mantenuta. Non so più er jaguaro de 'na vorta.


Primo libro consumato è settembre, emerso da un sondaggio su instagram, è Buio padre, il nuovo romanzo di Michele Vaccari uscito qualche mese fa per Marsilio. Di Vaccari avevo abbastanza apprezzato il romanzo precedente Urla sempre primavera, che conciliava elementi di distopia e ucronia in una storia che copre un secolo e più generazioni di una famiglia. Questo nuovo libro ha un tono diverso, anche se si percepiscono alla base temi simili. La storia è quella di quattro adolesenti, poco più che maggiorenni, che dopo un nubifragio che colpisce il loro paesino di provincia si trovano a notare le anomalie lasciate dal disastro, che hanno a che fare soprattutto con i loro genitori che iniziano a comportarsi in modo strano. È a suo modo una storia di formazione, anche se più che concentrarsi sulla crescita si occupa del distacco, quel momento in cui ci si allontana dalla vita di ragazzi e si inizia a prendere la responsabilità di quello che avviene nel mondo. Il rapporto coi genitori e in particolare coi padri è quello più determinante nella storia, che ha anche elementi fantastici che spaziano dalle possessioni demoniache alla rete neurale dei funghi parassiti. La storia è buona, in alcuni tratti però ho percepito che ristagnasse un po' e forse avrebbe potuto essere un po' più corta senza perdere niente. Inoltre rispetto al romanzo precedente di Vaccari mi è parso più "docile", USP era arrabbiato, passionale, a volte forse anche troppo, ma si sentiva che veniva dal cuore, mentre qui forse c'è stato più controllo, che però ha smussato alcuni degli angoli più pungenti. In qualche caso mi è sembrato che si tentasse un po' troppo di intercettare lo slang e la cultura GenZ, per esempio coi diversi riferimenti alle canzoni di trapper. Voto: 7/10

 

In parallelo alle altre letture, mi portavo dietro da qualche mese anche Cecità, proprio quello, di quell'autore che tutti conoscono. Ricordavo vagamente di aver visto, in un'altra era un altro mondo, il misconosciuto film (nonostante cast di spessore) tratto dal romanzo di José Saramago, che avevo apprezzato abbastanza. Dopo aver letto il libro non ne sono più molto sicuro, anche se comunque il libro di per sé mi ha comunque presentato qualche difficoltà. Ora, per quanto possiate venirmi a dire che Saramago sia un ottimo scrittore, che ha fatto la storia della letteratura eccecc, io comunque pagine intere di walloftext e dialoghi sparsi nel testo senza nessun segno comunque li soffro. Nonostante questo, la storia mi ha coinvolto abbastanza, soprattutto per la coralità ben eseguita, e questo è certamente merito dell'autore, che in quei rari momenti in cui vuole aumentare la tensione è capacissimo di farlo. Ho avuto però l'impressione che dopo la sequenza della prigione l'autore non sapesse bene come portare avanti la storia, e la parte finale mi è sembrata troppo corta da un lato (nel senso che non presenta sviluppi rilevanti) e troppo lenta dall'altro (nel senso che non presenta sviluppi rilevanti). Per cui nell'ultima parte ho abbastanza arrancato e il ricordo che mi è rimasto del libro è agrodolce. Voto: 6.5/10

 

E vendiamo a quello che tutti i frequentatori storici del blog stanno aspettando, ovvero l'unica recensione onesta repereibile del Millemondi estivo con i racconti di autori italiani. Stavolta il volume Coloni dell'universo aveva come tema la colonizzazione di altri mondi, quindi le storie sono più o meno tutte inquadrate in questo topos. Come d'abitudine, cerco di dare un commento di almeno una riga per ogni racconto. Paolo Aresi propone una storia abbastanza classica, di colonie extramondo che sembrano l'eden ma nascondono un segreto; niente di sorprendente ma efficace; Il racconto di Davide Camparsi invece mi ha conquistato, ma d'altra parte lui è un autore che con me ha sempre funzionato (infatti lo avevo convocato per il primo numero di Specularia): scenari contrapposti di colonizzazione che corrispondono a diversi "mondi ideali" che sono proiezione dei bisogni dei diversi giovani protagonisti, cresciuti appositamente per esplorare in remoto nuovi pianeti; Chora di Francesca Cavallero è ambientato sempre nella stessa ambientazione di Morjegrad in cui si trovano i suoi precedenti romanzi e racconti, una storia sostanzialmente action, con personaggi che sono sempre i duri dei film e un certo gusto per il gore: non direi che sia brutto, ma non è il tipo di cose che non mi interesano e alla fine mi lasciano poco. Il racconto di Franci Conforti invece mi ha stupito, l'ho trovato abbastanza diverso da quello che ho letto di suo finora, e all'inizio mi stava divertendo questa sorta di dramma da osteria in una locanda spaziale. Anche il modo in cui è stata interpretata la colonizzazione mi è sembrato abbastanza originale, ma ho sofferto un po' per la passività del protagonista e il finale non del tutto allineato all'impianto della storia; Di Lorenzo Iacobellis non credo di aver mai letto niente prima, e devo dire che questo racconto mi ha impressonato... inizialmente: una nave colonizzatrice naufragata che forza gli umani superstiti a vivere sul corpo di un gigantesco alieno, costruendo su questo le proprie comnità. Sicuramente il racconto più carico di sense of wonder, che però inizia a sfaldarsi quando dopo quaranta pagine la storia inizia a fare salti di anni e decenni per arrivare a un finale che sembra contraddire quanto promesso (dopo tutti gli sforzi fatti per ottenere il controllo delle bestie e far progredire la società, perché tornare sulle astronavi?); La musa inquietante di Alessandro Montoro è un monster of the week, in cui il monster peraltro sono pari pari gli angeli piangenti di Doctor Who, assortimento di personaggi macchiettistici capitanati da un eroe tormentato, e riferimenti letterari/artistici/musicali a pioggia ma fuori contesto; Il racconto di Maico Morellini è un tipico raconto di Maico Morellini: diretto, lineare, effiace. Non rimarrà nella storia ma fa quello che dovrebbe fare un buon racconto di fantascienza. Peccato che il twist finale sia in pratica lo stesso del racconto precedente di Montoro: chiaramente non è colpa di nessuno degli autori, ma mettere di seguito due racconti che hanno al nucleo la stessa rivelazione fa perdere valore a entrambi; Daniela Piegai scrive un racconto che avrebbe anche degli elementi interessati, con queste vite artificiali costruite appositamente per coltivare talenti (una cosa simile a quella che avevo fatto io in Cattivi genitori), mi permetto però di suggerire che non sia in nessun modo attinente al tema della colonizzazione; L'altro confine della notte di Franco Ricciardiello parte da un'idea che mi è sempre piaciuta, ovvero della nave generazionale che arriva alla sua destinazione e scopre di essere stata preceduta da altri coloni che hanno sviluppato tecnologie di viaggio più avanzate; da qui nasce la contrapposizione tra i due gruppi: i nuovi coloni, aggressivi carnivori capitalisti contro i coloni già stabiliti, amorosi vegani socialisti. Purtroppo questa contrapposizione mi è sembrata fin troppo manichea e la colonia solarpunk così virtuosa da essere detestabile. Inoltre alla fine il conflitto si risolve per cause esterne quindi non c'è nessun ravvedimento o compromesso, soltanto la necessità di piegarsi alle condizioni ambientali; Il racconto di Laura Silvestri mi è sembrato uno dei più equilibrati, che riesce a costruire un ambientazione stratificata e personaggi credibili con motivazioni relatable, e che infine si conclude nel modo giusto; Quello di Giampietro Stocco invece mi è sembrato sovradimensionato, una lunga epopea di coloni su un mondo ostile, battaglie avventure e un nemico sconosciuto che si rivela essere un'intelligenza immateriale. Niente che non si sia visto già centinaia di volte; Il racconto di Silvia Treves mi ha un po' confuso, all'inizio ho faticato a orientarmi, ma la prima parte con il viaggio della protagonista mi ha incuriosito. La seconda parte però rallenta anche troppo e porta a un epilogo un po' sottotono rispetto alle aspettative iniziali; Discorso simile per Il silenzio del cielo di Alessandro Vietti, che per tutto il racconto riesce a costruire un'ottima tensione, anche grazie alla voce narrante che si rivolge al lettore (e a un ignoto personaggio all'interno della storia). Peraltro alcuni dettagli fanno supporre che la storia sia ambientata nello stesso universo di Essere ovale che era nel primo Millemondi italiano, ma la storia è comunque autonoma e funziona bene nel descrivere questa colonizzazione gestita dalle altissime e benevole IA terrestri... peccato che poi proprio le ultime righe non sembrano chiudere la vicenda, tanto che ho avuto il dubbio che mancasse una pagina nella mia copia. Peraltro anche qui, a poca distanza due racconti in cui il pianeta alieno è abitato da nuvole senzienti sarebbe stato evitabile in fase di selezione. Nel complesso devo dire comunque che questo volume mi è sembrato migliore rispetto ai due precedenti, che invece avevo trovato piuttosto mediocri. Qui la maggior parte dei racconti sono comunque sufficienti e parte forse un paio di casi non mi sembra che ci siano abissi incolmabili.

 

Continuo con autori di casa, stavolta però con qualcuno che non ha niente a che fare con la narrativa di genere. Ho letto in anteprima Le madri della sapienza, romanzo appenapubblicato da Wojtek, perché avrei dovuto fare da relatore a Eduardo Savarese alla sua presentazione alla libreria Il Giardino delle Parole di Pistoia. Si tratta di un romanzo fantapolitico (ho sentito usare in giro l'aggettivo "distopico" ma no, non lo è) in cui il neo eletto presidente del consiglio, conservatore e tradizionalista nonostante sia nato da genitori omosessuali tramite gestazione per altri, si scontra con l'ordine monastico non riconosciuto delle Madri della Sapienza, fondato da tre amici gay che si sono isolati in un convento su un'isola e da qui professano amore, tolleranza e libertà di scelta. Il plot per la verità non è così denso, e molta della narrazione si rivolge a rievocare il passato dei personaggi, le loro relazioni passate e i collegamenti che esistono tra di loro, a volte all'insaputa degli altri. È una storia in cui è difficile trovare assoluti, ogni personaggio si colloca su uno spettro di diverse scale di valori, quindi anche i conflitti in corso non sono di facile soluzione. Ci sono anche elementi soprannaturali, da creature fantastiche a magia nera a, forse, una presenza divina molto reale. Sentendone parlare l'autore ho potuto trovare diverse chiavi di interpretazioni che solamente dalla lettura non avevo individuato, il che mi ha portato a capire meglio il messaggio di fondo, ma rimane il fatto che in alcuni casi ho trovato l'esperienza dei protagonisti (tutti benestanti e ben posizionati) difficile da empatizzare, con i loro drammi inquadrabili nell'alveo dei first world problems. Poiché questo vuole essere un "libro sapienziale", forse valutarlo con i parametri della narrativa non è del tutto appropriato, tuttavia visto che qui parlo della mia esperienza di lettura gli assegno un voto 6/10

 

Passiamo al reparto non-narrativo del bimestre, e penserete che si tratti di non-fiction, e invece no! Perché After Man è speculative evolution, quindi a suo modo una forma di fiction scientifica... sì insomma, l'avete capito, sempre di fantascienza si tratta, anche se proposta in altra forma. Il volume illustrado di Dougal Dixon è un classico assoluto, che gira dagli anni 80 e che io conoscevo già da tempo, perché il mio interesse per le questioni evolutive mi aveva portato a "recuperarlo" e leggerlo. Vederlo finalmente portato anche in italiano da Moscabianca è una grande soddisfazione. Si tratta di un atlante degli animali di 50.000.000 di anni nel futuro, in un mondo in cui l'uomo si è estinto e le specie animali supestiti hanno continuato a popolare il pianeta, cambiando forme e occupando ambienti. Il libro è suddiviso per habitat, e mostra la fauna delle varie zone del pianeta in quest'epoca futura. Il lavoro di Dixon è davvero immaginifico e stimolante e a mio avviso è uno dei migliori esempi di come si possono applicare i principi della scienza conosciuta per arrivare a risultati assurdi ma credibili. Un cult assoluto per tutti gli appassionati di animali, biologia, evoluzione, paleontologia, geologia, ecologia. Insomma se state su questo blog vi piace per forza.

 

Infine, arrivo alla rivelazione dell'anno. L'archivio dei finali alternativi balza di diritto tra i migliori libri letti dell'anno. Questo romanzo (per la verità piuttosto breve) di Lindsey Drager pubblicato pochi mesi fa da Zona 42 mi aveva incuriosito con la sua premessa di narrazioni successive della fiaba di Hansel e Gretel sincronizzate al passaggio della cometa di Halley. Mi attirava la parte metanarrativa che si intravedeva nell'idea di fondo, ma non mi aspettavo che mi avrebbe devastato come ha fatto. In effetti la narrazione alterna diverse epoche che coincidono tutte col passagigo della cometa, e in ognuna di queste abbiamo personaggi che hanno un legame stretto (di solito fratelli, a volte anche gemelli) che affrontano insieme qualcosa, e da qui si ottengono le diverse riletture di Hansel e Gretel. Ma non pensate che sia un semplice retelling di quelli che vanno ora, questo libro è davvero metanarrativo perché mette in scena archetipi e li fa diventare personaggi reali, ma anche viceversa. Sfiora così tanti argomenti forti (il rapporto genitori-figli, il legame tra fratelli, il cambiamento climatico, la discriminazione, la paura della morte, la speranza, il potere delle storie, la ciclicità) senza sprecare parole, evocandoli appena con poche frasi che però rimangono incise nella mente del lettore. Erano anni che un libro non mi colpiva così. Penso addirittura che potrei rileggerlo a breve. Poiché la narrazione è tutt'altro che canonica e in molti casi le frasi sono quasi esortazioni rivolte a chi legge, forse anche questo a suo modo è un libro sapienziale, ma stavolta sincronizzato sulla mia sensibilità. Voto: 10/10


Futurama 8x10 - All the Way Down / Fino in fondo

Questo non è un season finale. O almeno, non del tutto. Era già stato concepito come mid-season finale, perché si sapeva fin da subito che la stagione 8 sarebbe stata divisa in due blocchi (broadcast season 11 e 12), per cui il decimo episodio sarebbe stato l'arrivederci all'anno successivo.

E consci di questa circostanza, gli autori (in questo caso l'episodio è scritto da David X. Cohen, il principale creatore della serie [sì, più di Matt Groening]) hanno spinto al massimo sulle potenzialità di Futurama con un episodio che dimostra che quando vogliono possono creare storie con forti concept hard sci-fi bilanciata dalla componente emotiva.

 

Per la verità ero un po' scettico all'inizio quando ho appreso che All The Way Down avrebbe trattato il tema delle realtà simulate, perché è un argomento inflazionato e soprattutto ultimamente, con l'avvento delle IA generative, se ne sta parlando molto a tutti i livelli, anche nella cultura "mainstream". Uno degli esempi più recenti è l'episodio della nuova stagione di Black Mirror Joan is Awful, in cui i personaggi scoprono progressivamente di vivere in sottolivelli di realtà simulate. Il problema è che l'idea è davvero vecchia, e se al mainstream è arrivata adesso, per chi mastica la scifi se ne parla almeno da sessant'anni, basta pensare a Simulacron 3 di Daniel Galouye. Per cui avevo timore che l'episodio si basasse sul plot twist del "abbiamo sempre vissuto in una simulazione!"

Invece non è così: la simulazione viene dichiarata fin da subito perché è un device introdotto all'inizio dell'episodio dal professore, e dopo una sequenza iniziale pixelata con Fry e Leela in vacanza in Italia (Roma, costiera amalfitana, Venezia, Pisa) si viene subito introdotti all'idea che ci possano essere livelli inferiori di simulazione, e che quindi anche quello che vediamo sia esso stesso una simulazione. E quindi il proposito diventa quello di capire e dimostrare se l'unvierso sia una simulazione o meno. (Incidentalmente, l'idea di  base e le tesi proposte sono molto simili a quelle di cui parlavo nel mio racconto Pixel che si trova nell'antologia L'esatta percezione.)

E qui sta la vera forza dell'episodio. Di fatto questa è una puntata senza una missione, senza un macguffin, senza un avversario: è una fitta contrapposizione di idee e di propositi, con tutti i personaggi che si confrontano a loro modo con la possibilità di non essere "reali". Quello a soffrirne di più inizialmente è Bender, che si sente già "meno reale" degli altri in quanto artificiale, costruito, progettato. E il principio del cogito ergo sum non lo soddisfa confrontandosi con la "naturalezza" degli altri. Proprio per questo è lui a prendere maggiormente a cuore la causa dei simulati, promettendo di preteggerli sia dalla sospensione della simulazione sia dalla conoscenza della limitatezza del loro universo.

Poi però proprio quel desiderio di scoprire la verità mette in pericolo la stabilità dell'unvierso, e allora Bender stesso deve intervenire, scendendo nel livello inferiore. Ed è qui che avviene il vero twist, portato avanti da Fry, che non è certo il più sveglio di tutti ma ha cuore. Il dilemma viene risolto realizzando che non c'è soluzione, che le regole dell'universo sono comunque immutabili, e che per quanto si possa essere non "reali" se quello che sentiamo è vero per noi, allora non serve sapere altro. In Westworld esprimevano questo sottile concetto filosofico con "if you can't tell, does it matter?", qui dicono "i feel therefore i am", sentio ergo sum, ed è una soluzione bellissima a un enigma che rischia di consumare la stabilità di chiunque. La scena finale con la musica in sottofondo è uno dei tipici finali emotional di Futurama e ci ricorda di nuovo la potenza di questo show, che anche se a volte si perde un po' per la strada (e gli ultimi episodi avevano fatto temere il peggio) riesce sempre a regalare momenti indimenticabili e spunti di riflessione. 

Se finora la stagione 8 aveva avuto delle buone storie ma nessun capolavoro, All the Way Down entra di diritto tra i migliori episodi di sempre, ed è già un instant classic. Volendo si può obiettare che forse manca un po' di focalizzazione su Fry, il cui apporto finale è determinante, e che la parte iniziale ci mette un po' per arrivare al punto, ma considerando che è un episodio costituito da persone che s parlano il risultato è eccellente. Ci vediamo tra un anno circa, e intanto chiudiamo con un soddisfacente voto: 9/10


Futurama 8x09 - The Prince and the Product / Il principe e il prodotto

È abitudine piuttosto consolidata che ogni stagione di Futurama abbia un episodio "antologico" suddiviso in tre miniepisodi non-canon, nella tradizione degli special di Halloween dei Simpson. Questi miniepisodi sono spesso degli hit-or-miss, perché se da una parte danno l'occasione di fare qualcosa di più creativo, dall'altra questa libertà assoluta rischia di deragliare completamente. Se nelle prime occasioni le Anthology of Interest hanno dato buoni frutti come Bender umano o l'invasione dei videogiochi (concept ripreso poi dall'orribile film Pixels), in seguito gli altri special sono stati più deludenti, con alcuni minimi assoluti come The Futurama Holiday Spectacular.


Ma anche queste defaillance possono essere rivalutate al confronto di The Prince and the Product. Questo episodio soffre sotto tutti i punti di vista. Abbiamo una cornice narrativa molto scarna, in cui Fry e Leela fanno consegnano un pacco a un King of Space, il cui principe fa innamorare Leela tanto da portarla a lasciare Fry e decidere di sposarsi con lui. Da qui ci si potrebbe aspettare che Fry si opponga, ma in realtà è deciso a combattere per la libertà di Leela di sposare che vuole, e infatti sfida il re a duello per affermare questo suo privilegio. Dopo il duello con twist piuttosto insulso, si scopre che Leela era sotto un incanteismo ma non è certo magia, come rivela il Professore, era un "incantesimo scientifico". Fine puntata.

All'interno di questa abbiamo dei break pubblicitari che reclamizzano giocattoli tradizionali: pupazzetti a carica, macchinine e paperelle di gomma. Agli spot segue un miniepisodio in cui i personaggi hanno la forma e la natura di quegli stessi giocattoli, per cui abbiamo i personaggi trasormati in pupazzetti a carica, macchinine e paperelle di gomma. Già lo spunto di per sé è davvero stiracchiato, ma volendo fare qualcosa di inedito e fuori dal canone, si potrebbe anche accettare. Il problema è che le storie stesse sono piuttosto casuali e poco sensate, e non sfruttano il fatto di avere i personaggi trasformati in quegli oggetti specifici. Per capirsi, nel caso di Reincarnation, ognuno dei tre miniepisodi si sviluppava sulle caratteristiche specifiche di quello stile di animazione particolare. Qui invece non è così, per cui la storia non solo sembra inutile ma non è nemmeno costurita sulla premessa della "trasformazione" dei personaggi. Nemmeno le dinamiche tra i personagi e le gag, a parte forse un paio di casi isolati, hanno a che fare con la natura dei giocattoli. Quindi alla fine della microstoria si ha la sensazione di aver soltanto visto qualcosa privo di logica e struttura, una digressione fantasiosa ma non molto divero dalla storiella che un bambino di sei anni potrebbe inventarsi per i suoi giocattoli.

E chiusa questa confusa parentesi si torna alla cornice di Fry becco e bastonato. Altra sofferenza.

Mi dispiace ma questo si candida come uno dei peggiori episodi ever della serie. Voto: 2/10


Futurama 8x08 - Zapp Gets Cancelled / Zapp viene cancellato

Zapp Brannigan non è un personaggio per il 2023. Misogino, molestatore, machista, xenofobo... Zapp è precisamente quel tipo di personaggio che oggi sarebbe oggetto di cancel culture (non mi addentro nella discussione su questo fenomeno e la sua legittimità, prendo solo atto dell'esistenza di questa definizione). Quindi era prevedibile che prima o poi avrebbe subito una contestazione di questo tipo, anche per far notare che gli autori sono perfettamente consapevoli che si tratti di un personaggio "scomodo".


Ora, chiariamo subito una cosa: a differenza di molti altri show simili (dai Griffin a Rick & Morty), Zapp non fa ridere perché è politicamente scorretto, quindi non è un modello per il pubblico che pensa che "non si può più dire niente": Zapp è stato ridicolizzato e smascherato nella sua ipocrisia, codardia, buffoneria fin dal primo episodio in cui è comparso. Quindi è semmai la parodia di un personaggio che all'apparenza è "scomodo" ma di fatto è solo un coglione e in questo senso, corrisponde proprio a quel tipo di persona che pensa che nonsipuòpiùdireniente. Chiunque abbia visto più di due episodi di Futurama e abbia la capacità di capire un livello di sottotesto appena superiore alle barzellette di pierino, lo dovrebbe capire. Ma siccome c'è gente particolarmente sensibile su questo punto, è bene chiarirlo, ed è bene anche che gli autori lampshadino Zapp in un episodio come questo.

Zapp infatti viene destituito del suo ruolo dopo la denuncia dell'ennesimo sopruso da parte di Kif. Questa stessa cosa era già successa nella seconda stagione, in Brannigan Begin Again, ma in quel caso era a causa di negligenza piuttosto che di comportamento inopportuno, e le conseguenze sono opposto: se all'epoca Zapp finiva a lavorare per la Planet Express, stavolta è Leela che finisce a lavorare per il DOOP e prendere il comando della Nimbus.

L'episodio segue quindi le due plotline: da una parte Leela che diventa una capitana di tutto rispetto e deve compiere la sua prima missione di pace; dall'altra Zapp che deve seguire il suo sensitivity training per essere riabilitato al suo ruolo. Entrambe le storyline subiscono poi un sovvertimento, perché Leela si rende conto che la "missione di pace" è più che altro una missione di sfruttamento di un pianeta sottosviluppato, mentre l'addestramento di Zapp ha finalità ben diverse.

La missione di pace dà inoltre l'occasione per mostrare un nuovo pianeta con le sue creature (palloncini gonfi d'aria) e la sua peculiare tecnologia basata sull'aria pressurizzata, quindi per la prima volta questa stagione si ottiene anche una buona dose di sense of wonder (c'era stata la lettiera infestata di Nibbler, ma tecnicamente non era un altro pianeta).

Infine, nonostante i temi sensibili su cui si basa la storia, a differenza di altri episodi (ce l'ho con te, puntata sul covid) questi non rimangono al centro della storia per venire continuamente stuzzicati con battute e gag, ma fanno da premessa per condurre poi il plot in modo organico, e mostrare anche le diverse sfaccettature della questione, con l'ipocrisia che lo stesso DOOP richiede ai suoi capitani, il che fa pensare che Brannigan sia in effetti il tipo perfetto di persona per far parte di questa organizzazione.

Forse l'unica cosa che ho trovato un po' fuori luogo sono le continue battute sulla puzza del durian (quel frutto con la buccia spinosa del sudest asiatico che effettivamente sa di fogna ma è considerato una prelibatezza), che anche se ha un suo ruolo nella risoluzione del plot, comunque risulta un po' stucchevole ripetuta così tanto a breve distana. Si tratta comunque di un aspetto marginale, e se si considerano tema, plot, sense of wonder, gag e personaggi secondari, questo è un episodio di primo livello. Voto: 8/10


Futurama 8x07 - Rage Against the Vaccine / Rabbia contro il vaccino

Vabbè, doveva capitare. Doveva uscire un episodio che toppasse in pieno. Già il precedente non mi aveva convinto, ma ne avevo apprezzato comunque alcuen trovate originali, almeno all'interno dello show. Ma in Rage Against the Vaccine manca davvero qualunqe spunto, e si ha l'impressione di vedere uno stand up comedy scadente di fine 2021, con tutte le battute più trite e fiacche sulla pandemia, il lockdown, zoom, le varianti, il green pass, i novax e così via. Il rischio di fare una puntata "a tema covid" c'era e... niente, è andata male.

E dire che di spunti per prendere questo tema di attualità e tasporlo in qualcosa di più originale ce n'erano: si parla del virus che induce le persone alla violenza, si ipotizza che sia in realtà una forma di zombieficazione, ci sono gli omicroniani che diffondono fake news sulla pandemia per dividere la popolazione e attaccare la terra... ma nessuno di questi viene sfruttato in modo adeguato e nemmeno converge nel finale, come invece siamo abituati a vedere quando vengono portate all'attenzione idee di questo tipo. Siamo tornati alle pistole di Checov a salve dei tempi di Chibnall in Doctor Who.

In tutto questo abbiamo la storyline principale che vede Hermes come protagonita, cosa che mi aveva inzialmente incuriosito perché lo considero uno dei personaggi più interessanti e autenticamente bizzarri, e di solito gli episodi in cui è protagonsita sono genuinamente sorprendenti. Stavolta Hermes è convinto che il virus si possa sconfiggere con il voodoo e quindi raggiunge New New Orleans per incontrare i maestri del culto a cui chiedere consulto. La cosa potrebbe essere interessante (anche se mi sono perso molte gag su New Orleans, non essendomi familiare) se non fosse che da una parte non si capisce in che modo il voodoo aiuti a sconfiggere il virus e cosa c'entri la zombieficazione (che di fatto non viene affrontata), dall'altro porta alla solita situazione della moglie di Hermes che lo tradisce con Barbados Slim alla luce del sole, gag ricorrente che alla lunga stanca, anche perché in molte occasioni Hermes ha dimostrato di meritare l'amore della moglie e quindi vederlo continuamente calpestato in questo modo non è più divertente da parecchio. Futurama può fare meglio di così, anche quando parla di tradimenti e relazioni complicate, vedi A Beast with a Billion Backs.

Insomma un episodio sbilanciato, senza nessun elemento di originalità e per molti versi fastidioso. C'era un po' da aspettarselo per "l'episodio sul covid" ma non pensavo che sarebbe stato così terribile. Uno dei peggiori episodi di tutta la serie ever. Voto: 3/10


Rapporto letture - Luglio/Agosto 2023

Eccoci alle letture "dell'estate" che come al solito per me non significano letture alternative o maggiori insomma ve l'ho spiegato tante volte. Peraltro questo periodo è stato piuttosto intasato dal lavoro sull'imminente uscita di Missing Words quindi tanto tempo di lettura l'ho dedicato a quello. Stacce.

 

La prima lettura conclusa in questo periodo è stata Engaged 1 - Il libro di Renzo, il retelling fantasy dei Promessi Sposi scritto da Beppe Roncari. Ora, se mi seguite anche altrove tipo sul canale youtube o sul podcast, sapete che giusto l'anno scorso mi sono riletto questo classicodellaletteraturaitaliana e l'ho apprezzato molto (trovate un paio di video dedicati sul canale). Per cui quando ho saputo che Roncari stava per pubblicare una rivistazione fantasy di questa storia ero molto incuriosito. Il libro presenta la vicenda di Renzo e Lucia come una manifestazione "mondanda" di macchinazioni ben più elevate, che coinvolgono le forze del bene e del male, una vera e propria partita a scacchi tra angeli e demoni in cui le pedine sono le persone e la posta in gioco il destino dell'umanità. Anche gli stessi personaggi vengono reintepretati in questa chiave, con Renzo che è un ingegnere meccanico, figlio di un seguace di Giordano Bruno, Lucia è una strega che maschera con la pia modestia i suoi poteri, e anche personaggi secondari come padre Cristoforo, il conte Attilio e fra Galdino nascondono qualcosa. La storia la prende molto larga e inizia quando i protagonisti sono dei ragazzini, presentano una sorta di Young Promessi Sposi in cui Renzo e Lucia bisticciano tra loro e Rodrigo è uno dei loro migliori amici. Inoltre in tutta la vicenda è presente anche la faida familiare tra i Manzoni e gli Arrigoni, che a quanto pare (l'ho scoperto leggendo questo libro) è stato uno degli elementi principali su cui Manzoni ha costruito la storia. Il gioco dell'autore è molto ambizioso, perché mescola tre piani: quello dei fatti storici documentati (alcuni anche antecedenti agli eventi del romanzo, ma collegati in maniera esplicita), quello dell'invenzione romanzesca di Manzoni, e quello del risvolto fantastico. È molto curioso vedere come alcuni episodi che nel libro originale sono presentati in un certo modo (a volte sembra quasi glissati) qui vengono invece mostrati nella prospettiva di forze occulte in azione. Forse ci vuole un po' troppo per arrivare all'inizio della vicenda che aspettiamo (Don Abbondio fermato dai bravi), e in certi casi la scrittura può sembrare un filo didascalica soprattutto nel modo in cui i personaggi riflettono sugli eventi, ma tutto sommato l'equilibrio regge e il risultato è positivo, con un'opera che potrebbe aiutare anche il pubblico più giovane a interessarsi e appassionarsi al classicodelalletteraturaitaliana. Il secondo volume dovrebbe essere molto più intenso e drammatico, vedremo se il tono della narrazione seguirà questa svolta. Voto: 7.5/10

 

Balzato di diritto tra le letture migliori di quest'anno, Lingua nativa è uno di quei libri che mi dico avrei dovuto leggere molto tempo fa. Un perfetto esempio di come usare la speculative fiction per affrontare temi attuali proiettati in un contesto atipico che proprio per questo ci aiuta a focalizzare meglio il problema astratto invece della sua fattispecie contemporanea. Il libro è costruito su due cardini: il potere della lingua e la discriminazione misogina. Ora, ultimamente c'è un'attenzione elevata ai temi del femminismo e della lotta al patriarcato, e in molte opere si ha l'impressione che la questione sia affrontata con l'approccio tokenista, per poter dire che il libro "parla di cose serie". Questo però spesso avviene con una rappresentazione semplificata e manichea della realtà, in cui le donne sono tutte vittime e gli uomin sono tutti stronzi e/o inetti (cfr: Vox). Suzette Haden Elgin invece non indulge in queste banalizzazioni, ma presenta un mondo credibile e coerente, in cui il patriarcato è così paradigmizzato nella società che i perosnaggi non si sentono nemmeno cattivi nel tenere le donne come generatrici di figli e chiuderle in un ricovero isolato quando perdono la capacità di riprodursi. Le stesse donne non sono tutte mariegoretti ma hanno scopi e bisogni a volte anche abietti, quindi fondamentalmente umani. Il tutto in un contesto in cui il potere più grande deriva dalla capacità di parlare con gli alieni, ai quali i neonati di alcune privilegiate famiglie sono indirizzati fin dalla nascita. Una lettura davvero illuminante e sorprendentemente rinfrescante. Peccato che non siano ancora stati pubblicati i seguiti. Voto: 9/10

 

Breve interludio con una novella di Diletta Crudeli pubblicata nella collana Tardigardi di Eris. Lady Lava è un racconto che si sviluppa su due piani temporali, da una parte un futuro prossimo in cui il sole batte tanto forte che bisogna vivere al riparo di scudi di calore, dall'altra un passato remoto in cui entità semidivine vivono in mezzo agli uomini ma devono imparare a difendersi da loro. Le due narrazioni convergono quando la protagonista inizia a sospettare che dietro alcuni strani omicidi ci sia l'intervento di Lady Lava, una leggenda metropolitana che forse ha radici più profonde. Una storia breve ma ben concepita sull'autodeterminazione, perfetta da leggere con 44° di temperatura e 88% di umidità. Voto: 7/10

 

Ho voluto poi fare un esperimento: siccome all'inizo di quest'anno ho giocato a Disco Elysium e ne sono rimasto impressionato, ho voluto cercare il romanzo da cui questo universo narrativo ha preso origine: Sacred and Terrible Air, dell'autore croato Robert Kurvitz. In realtà questo libro non è mai stato tradotto nemmeno in inglese, e se ne trovano solo due versioni tradotte dai fan del gioco, che ci hanno lavorato sopra e lo hanno messo a disposizione gratuitamente (basta cercare su reddit). Francamente in questo caso non mi sento di aver "piratato" perché si tratta di un prodotto che non era per me disponibile, e che avrei acquistato se fosse stato possibile (il che rende assurdo il fatto che non lo abbiano tradotto, ma credo che ci siano di mezzo problemi di diritti). Comunque, Robert Kurvitz è un folle totale, e questo lo si poteva dedurre da Disco Elysium ma qui è anche peggio. Per la verità SaTA non c'entra niente con DE a livello di plot, ma il mondo in cui si svolge è lo stesso e molte delle forze in gioco (dalle istituzioni ai fenomeni fisici) sono le stesse. La storia segue principalmente tre amici che si conoscono dai tempi della scuola e si ritrovano vent'anni dopo per continuare le ricerche di tre ex compagne scomparse. Dire però che si tratti di un thriller investigativo è limitante, non perché il genere in sé sia un limite, ma perché la storia non ha davvero interesse a sviluppare l'indagine, quanto a prenderla come pretesto per esplorare il mondo, concedendo tanto spazio anche a personaggi collaterali, come del resto accade anche in Disco Elysium. Il finale sembra non finire e il percorso compiuto dai protagonisti forse è inutile, ma questa incompatibilità è tematicamente coerente come lo era appunto nel gioco (e lo rilevavo infatti nel video in cui ne parlavo). La lettura di Sacred and Terrible Air è spiazzante, straniante a volte sfiacance, ma in qualche modo soddisfacente. Riempie dei vuoti e ne lascia altri, e alla fine non sai se ci hai guadagnato o perso. Era da tempo che non leggevo una cosa che mi ha lasciato così confuso ma così appagato. Voto: 8/10

 

E insomma pare che quest'estate tutto andasse bene con le letture ma poi è arrivata Giulia Silvestri con il suo Neràdium, che non so bene se vada scritto con l'accento o no perché nel testo appare in un modo, sulla copertina in un altro, sulal prima pagina del libro cambia di nuovo, quindi boh. Dovrei essere molto cauto a parlare di questo libro perché è già stato origine di ampie polemiche e campagne di screditamento altrove, basti sapere che per l'autrice il suo circolino io sono diventato "l'autore famoso [sic] che pubblica per le sue conoscenze" con l'aggiunta di accuse di misoginia bullismo elitarismo (ok questa ci sta ma non è reato) e minacce varie di denunce querele sputtanamenti. All fun and games, ma resta il fatto che Neradium è l'esempio del più becero selfpublishing fatto senza criterio, con una sotria sconclusionata e derivativa, senza progressione e caratterizzazione, con errori di coerenza e continuity e scritta in modo non solo sciatto ma anche al limite della comprensibilità della lingua. Quindi, io mi meriterò pure tutti gli appellativi che volete, ma resta il fatto inconfutabile che questo libro è una disgrazia per tutti quelli che fanno self e non riconoscerlo e fare capannello intorno all'autrice (come ho visto fare anche d alcuni autori self che conosco e di cui riconosco la capacità e la buona fede) solo perché è self porta soltanto a quel circuito di autoreferenzialità per cui chi pubblica in self finisce di essere letto solo da chi pubblica in self. E io so bene come funzionano queste cose, perché sono cresciuto scrittoriamente nel settore della fantascienza italiana, baby. Ma non dovrei commentare il libro in sé invece dei retroscena? Boh sì, se volete, ma non sarà altrettanto divertente: il concept (che potenzialmente avrebbe anche del valore!) è che esiste questo mondo parallelo al nostro che è in sostanza il mondo della fiabe, dove tutti i personaggi e i regni delle storie che conosciamo esistono davvero, un po' tipo il mondo di Shrek intersecato con Kingdom Hearts. La protagonista dopo che sono scomparsi i suoi genitori viene adottata da uno zio che vive in un castello con altri quattro ragazzi (sus) e ben presto si scopre che loro possono entrare in quest'altro mondo (Neràdium, appunto) e ne sono i custodi (in che senso non è chiaro, perché sembra che non siano bene accetti e non si capisce chi deve proteggere chi da cosa). La narrazione però è un susseguirsi di colazioni e spallucce, addestramenti e bickering con il bad boy stronzetto, ci sono forse giusto tre capitoli in cui succede qualcosa. La scrittura, come ho detto, è di livello prescolastico ed è impossibile credere che chiunque (dall'autrice a eventuali editor o betalettori) lo abbia riletto e non abbia notato gli errori di sintassi, grammaticali, di ortografia, le locuzioni inesatte, le ripetizioni, il registro incostante, i cliché lessicali. A qualcuno potrà anche piacere leggere di come la tipa si sveglia e mangia le briochine col latte, ma quano leggi proposizioni che non concordano e congiuntivi fuori posto e cacofonie e dialoghi alla Cannarsi, il problema è oggettivo e grave. Attenti a chi eleggete come condottieri delle vostre battaglie. Voto: 2/10


Futurama 8x06 - I Know What You Did Next Xmas / So cos'hai fatto il prossimo natale

Episodio di natale a fine agosto! Didn't see it coming... vabbè, può darsi che in fase di produzione non sapessero bene in che periodo dell'anno sarebbe andata in onda, e abbiano pensato comunque a fare una puntata "festiva" in modo che non mancasse nella stagione.

Sugli episodi di natale sono sempre un po' scettico, perché visto che sono in qualche modo forzati a includere certi elementi, a volte finiscono per diventare un po' ripetitivi. Nel caso di Futurama, natale significa Robot Santa che minaccia di sterminare la popolazione e in particolare i protagonisti della serie. Ora, avere un villain che è un pericolo serio e materiale è una buona cosa, ma trovarsi ogni volta a cercare un modo per "sconfiggere" Santa forse porta inevitabilmente a storie forzate.

Stavolta gli elementi di base della storia sono due, un ottimo e uno pessimo. Quello ottimo è la coppia Zoidberg/Bender, che non si era mai vista prima in tutta la serie. Nelle ultime stagioni c'erano state delle coppie anomale, come Bender/Hermes o Amy/Nibbler, ma questa combinazione ancora non si era vista. I due si trovano gli unici da soli durante le feste, visto che non hanno una famiglia con cui passare il natale, e quindi dopo aver bevuto un po' decidono di "rovinare il natale" agli altri in modo che siano costretti a tornare con loro. Un po' infantile, ma credibile per un drama queen come Bender e un disperato come Zoidberg che si sostengono a vicenda (evidentemente la ragazza di Stench and Stenchibility l'ha mollato offscreen, avrebbe fatto piacere un riferimento a Marianne). Il fatto che poi i due arrivino a "uccidere" Santa e cercare di occultarne il corpo dà spazio ad alcune gag efficaci.

Dall'altra parte però abbiamo il problema, che è il viaggio nel tempo, eseguito con la macchina del professore che in precedenza andava solo in avanti ma adesso invece ha anche la retromarcia. Sarà che The Late Philip J. Fry è uno degli episodi migliori di tutta la serie e quindi vederlo "sminuito" riportando la macchina in queste circostanze mi ha dato fastidio, o anche che l'uso del viaggio nel tempo in modo così casual banalizza uno strumento molto potente, ma davvero mi è sembrato sprecato e scontato il modo in cui è stato usato in questa puntata (peggio addirittura di All the Presidents' Heads). Il fatto che poi la soluzione sia un paradosso di predestinazione ("non ho cambiato la storia, sono stato io a innescarla") mi è parso davvero molto basso per il livello di Futurama.

Il plot B con le varie famiglie che preparano ognuna la sua versione del turducken (un piatto estremamente rappresentativo degli USA: tacchino ripieno di anatra ripiena di pollo) è un modo simpatico per mostrare le diverse "tradizioni del natale" ma non si sviluppa al di là delle gag visive.

Da apprezzare infine la dedica a Coolio, il rapper che è stato il doppiatore di Kwanzabot in tutte le suse apparizioni nello show, morto nel corso del 2002, probabilmente poco dopo aver registrato il suo contributo per questo episodio.

Nel complesso devo dire che questa è la prima puntata della nuova stagione che mi ha lasciato insoddisfatto, e anche a una seconda visione mi è sembrata fiacca e poco degna di nota, al di là di qualche singola battuta. Voto: 5/10


Futurama 8x05 - Related to the Items You've Viewed / Correlato agli articoli che hai visualizzato

Bender finora non aveva benderato molto. Anchce se è stato presente in tutti gli episodi, il suo rolo è stato quello di one-line-delivery oppure di comprimario in storie corali. Finalmente qui invece lo vediamo come protagonista, e soprattutto ritroviamo il Bender geloso, teatrale, vendicativo e impulsivo che conosciamo e amiamo.+


La puntata segue i classici due plot, quello principale in cui Momazon (il servizio di shopping e delivery di Mom) monopolizza il settore delle vendite, a discapito anche dei piccoli corrieri come Planet Express, e quello secondario in cui Leela va a vivere insieme a Fry (cioè insieme a Bender) e questo rompe l'equilibrio della vita di casa Fry-Bender, al punto che quest'ultimo decide di andare a lavorare nel centro smistamento di Momazon sulla Luna.

Ci si potrebbe aspettare che Mom sia il villain dell'episodio e che abbia in mente un piano diabolico per il controllo della galassia, soprattutto in una storia che sembra in qualche modo fare da sequel di Attack of the killer app. E certo, Mom il piano diabolico ce l'ha, ma le sue stesse creazioni sono più ambiziose di lei, e così è costretta lei stessa ad allearsi con la crew Planet Express per fermare l'espansione di Invasa, l'assistente vocale/IA che inizia a espandersi senza controllo.

Come in tutti gli episodi satirici, il rischio di battute stantie è elevato, e in questo caso in effetti qualche gag un po' prevedibile sullo strapotere di Amazon la troviamo. Tuttavia questa parte del tema rimane comunque marginale ai plot principali, che vedono i personaggi muoversi per fermare la minaccia e liberare Bender dalla fabbrica-prigione mentre in parallelo c'è bisgono anche di trovare l'equilibrio in casa Fry/Leela, dato che la convivenza a colpi di riallestimento delle stanze sembra mettere alla prova la loro pazienza.

Un episodio che non brilla particolarmente per originalità ma che ha delle trovate interessante, soprattutto per il ribaltamento del villain che porta Mom ad allearsi con i protagonisti (cosa mai successa prima, almeno in termini così espliciti) e la soluzione finale che sovverte le aspettative per una storia del genere. Sicuramente meglio riuscito di altri tentativi precedenti di commentare l'attualità tecnologica, come appunto AotKA. Voto: 7/10


Missing Words

Questo post aspettavo di scriverlo almeno dal 2017, cioè quando ho formulato il proposito preciso di scrivere la storia che ho concepito con il titolo di Scrabble di cui trovate traccia nei meandri di questo stesso blog. In realtà l'idea di base per questa storia era ancora più vecchia, e ne ho iniziato a parlare già poco dopo la pubblicazione di DTS, ci sono post su facebook risalenti al 2015 in cui nomino l'ideale trilogia Scrabble - Taboo - Monopoly. Poi gli anni sono passati, nel frattempo ho fatto altro e i primi tentativi con Scrabble non hanno avuto successo, fino a quando poco prima della pandemia ho ricevuto l'interesse di un "grosso editore". Quello che era un progetto per me pressoché abbandonato è tornato al centro della mia attenzione, se pure a fasi alterne, e ciò che era nato come Scrabble adesso esiste davvero con il nome di Missing Words - Se solo avessi le parole.

Missing Words (da ora in poi: MW) è un romanzo young adult distopico, ambientato in un mondo in cui l'uso delle parole non è libero ma filtrato dal dizionario personale di ognuno. Le parole non aquisite non possono essere lette o udite, e quindi è impossibile conoscerle e usarle. L'unico modo per acquisire nuove parole è comprarle... o vincere giocando a Scribolo, lo sport nazonale che è sostanzialmente una versione simile al nostro Scarabeo o Scrabble (da cui il working title del romanzo).

Il protagonista Zaf è un ragazzo di sedici anni innamorato della sua compagna di classe Tiara, ma poiché lei è di una fascia di parole molto più elevata della sua, non si sente in grado di descriverle i suoi sentimenti. E Tiara lascerà la scuola alla fine dell'anno, per cui l'unico modo che Zaf ha di spiegarle cosa prova per lei è partecipare ai campionati di Scribolo e sperare di vincere quanto più partite possibile, in modo da ottenere le parole di cui ha bisogno. Ma come può sperare di competere contro avversari che hanno un dizionario più ampio del suo e partono già avvantaggiati? E se davvero risucirà ad avere altre parole, basteranno a descrivere a Tiara il suo amore, o lo porteranno a scoprire nuovi sentimenti?

MW è una storia di formazione e un racconto di amore adolescenziale, ma anche un libro-gioco, perché le partite di Scribolo giocate nel corso della storia sono autentiche e descritte con cura, con le rispettive tattiche e strategie. Inoltre, il libro stesso contiene una vera e propria caccia al tesoro che verrà rivelata più avanti. Sono già pronti anche dei contenuti extra, nello specifico gli schemi completi delle partite giocate, che nel libro stampato compaiono solo con il tabellone di fine partita, mentre dalla pagina dedicata sul mio sito potrete seguire mossa dopo mossa.

Il libro uscirà il 29 agosto per Sperling&Kupfer ma è già disponibile per il preorder (eseguibile sia su store che nelle librerie!). Per chi vorrà acquistarlo prima dell'uscita ufficiale, ho pensato anche a un freebie: il regolamento completo di Scribolo! Per ottenerlo, potete inviarmi (via mail o dm) lo screenshot del preorder eseguito e un vostro indizzo email al quale invierò direttamente il pdf. Oppure, potete iscrivervi alla mia newsletter e lo riceverete direttamente il giorno dell'uscita.

Nei prossimi giorni, settimane e mesi avrò modo di parlare diffusamente di MW quindi non mi dilungo ulteriormente qui. Mi limito a rilevare come sia stato un percorso lungo e tortuoso, dall'entusiasmo iniziale per questa storia allo scoramento per non averle trovato una destinazione (nemmeno tramite agenzia), per poi trovare qualcuno che ha creduto in questo libro forse più di me, grazie soprattutto all'intercessione del collega e amico Livio Gambarini, il tutto a cavallo dello stallo indotto dalla pandemia che ha dilungato ulteriormente i tempi. L'esperienza di lavoro con una grande casa editrice è stata a sua volta edificante, a volte stressante ma comunque utile per capire come si muovono e ragionano i colossi dell'editoria. E mi ha anche lasciato in bilico per molto tempo, poiché i tempi incerti non mi permettevano di dedicarmi ad altri progetti consistenti, ragione per cui ho scritto molto poco i questo ultimo anno e mezzo.

Ma ora se le cose vanno come devono andare, tra un po' di tempo potrei iniziare a scrivere MW2. Perché sì, forse non ve l'ho detto, ma per quanto il primo arco narrativo si concluda, c'è ancora molto altro da raccontare di questa storia. Scrabble - Taboo - Monopoly era il progetto iniziale, ricordate? Ecco, se potrete mai leggere quello che ho pensato come Taboo dipende solo da voi.

A pxextx e  buona lxtxuxa!


Futurama 8x04 - Parasites Regained / Parassiti riconquistati

Quano nella lista degli episodi della nuova stagione ho visto Parasites Regained mi sono esaltato all'idea di rivedere i vermi che avevano infestato Fry nella terza stagione rendendolo più forte e intelligente, che è uno dei miei episodi preferiti in assoluto. Quello che non mi aspettavo era che non solo che avrei avuto i vermi, ma un episodio a tema Dune.


In questa puntata infatti i vermi non hanno infestato Fry, ma la lettiera di Nibbler, e stanno mangiando lentamente il suo cervello (rendendolo stupido invece di intelligente), per questo c'è bisogno di debellarli prima che lui perda tutte le sue facoltà mentali e diventi un semplice animale domestico senza intelligenza. L'equipaggio (+ Zoidberg, per qualche ragione) quindi si miniaturizza e si avventura nella lettiera. E che cos'è una lettiera di sabbia per una creatura microscopica? Un pianeta... e nello specifico un pianeta deserto.

Dal loro arrivo nella lettiera iniziano tutti i riferimenti a Dune, a partire dall'incontro con gli scarabei stercorari (sotanzialmente i fremen) che in inglese si chiamano "dung beetle" e quindi chiamano il loro mondo Dung. La loro cultura si basa sulla condivisione dell'acqua, attendono l'arrivo di un messia da un altro mondo, e fuggono dai vermi della sabbia: ricorda qualcosa? Inoltre, usano anche una vasca infusa di un particolare minerale presente nella lettiera che altera la percezione e conferisce doti di prescienza.

Ma al di là delle reference dirette, la storia non è soltanto un riadattamento/parodia di Dune: la missione da compiere ha una sua autonomia, e la posta in gioco è alta, capace di evocare un nucleo emotivo notevole, soprattutto quando Nibbler sembra ormai rassegnato a regredire a una creatura senza intelligenza e Leela si strugge per la perdita del suo fedele amico. Ed è proprio grazie all'uso della "spezia" che Nibbler prima e Leela poi riescono ad accedere a un livello di coscienza superiore che gli permette di scorgere il complesso e delicato ecosistema della lettiera (anche questo uno dei temi portanti di Dune) e decidere che merita di essere preservato.

A mio avviso questo è Futurama al suo meglio: avventura, storie centrate sue personaggi, un buon equilibrio tra gag sottili e quelle usa e getta, citazioni che rimangono comunque funzionali alla trama invece di sfociare nell'effetto parodia. Forse gli appunti che si possono fare all'episodio è che il finale è un po' affrettato nell'ultimo minuto, e che Leela in un paio di occasioni sembra un po' troppo superficiale (cosa che si è vista già negli episodi precedenti, e inizia a farsi un pattern ricorrente). Ma tutto sommato queste cose non si discostano troppo dalla media di ogni altra stagione, quindi direi che non c'è da gridare al sacrilegio.

Mi rendo conto che in questo caso sono molto di parte, perché un crossover Futurama-Dune è qualcosa che non osavo nemmeno sognare. Ma per quanto mi riguarda questo è sicuramente il miglior episodio di questa stagione. Finora. Voto: 8.5/10


Futurama 8x03 - How the West Was 1010001 / Come l'ovest era 1010001

Siamo già stati nell'old west in Futurama. La Luna e Marte hanno dei tratti del western, e in particolare in The Silence of the Clamps con Bender in protezinoe testimoni abbiamo avuto anche un vero e proprio duello. Si potrebbe quindi pensare che l'ambientazione western abbia già dato tutto il possibile... se non fosse che personalmente adoro il western e ogni scusa per riproporlo è buona. Inoltre, il prestesto per toranre nel far west stavolta è la corsa all'oro, o meglio la corsa ai bitcoin: la premessa dell'episodio infatti è una sorta di "tallium rush" con cui i minatori (veri) di tallio si arricchiscono vendendo il metallo ai produttori di server per i minatori (virtuali) di bitcoin. Questo giustifica anche il fatto che il west sia tecnolgicamente arretrato, poiché tutta l'energia è utilizzata per i server, per cui tutto il resto della città è regredita a uno stato preindustriale.

 

Quando ci si avventura nella satira su argomenti contemporanei c'è sempre il rischio che le gag diventino osbolete velocmente, infatti già oggi i bitcoi non hanno più la rilevanza di un paio di anni fa (quando probabilmente la puntata è stata scritta), tuttavia il fatto che questi siano solo la scusa per portare il gruppo nel west fa sì che non ci sia troppa attenzione su questo aspetto. Da lì in poi la storia è una delle classiche avventure con l'equipaggio al completo che si impegna in varie sottotrame che si ricongiungono poi nel finale.

Sorprendentemente uno dei subplot principali vede Hermes e il figlio Dwight (ancora adolescente? vabbè il salto di dieci anni evidentemente non lo ha fatto crescere) che cercano di "connettersi" nonostante il comprensibile angst del ragazzino che non vuole passare tempo col padre. Degli altri subplot, quello di Fry è probabilmente il più rilevante, e infatti finalmente in questa stagione lo vediamo più cenrale nella trama, anche se non si può certo parlare di una storia Fry-centrica, ma piuttosto corale.

Nel complesso le gag funzionano (alcune meno di altre, ma ci sta), alcuni personaggi secondari sono memorabili (come la proprietaria del saloon con i suoi sbalzi di umore) e il plot twist verso la fine anche se non sconvolgente ha il suo peso. Simpatici anche gli omaggi, tra cui il robot pianista che non può non ricordarmi la sigla di Westworld. Il climax finale con il triello 3D aggiunge qualche minuto di divertimento, per arrivare poi a una conclusion un po' affrettata ma efficace.

Una puntata "avventurosa" che non pretende molto a livello di invenzione ma punta soprattutto su situazioni paradossali e gag che coinvolgono un po' tutti i personaggi. Anche questo rientra nello spirito classico di Futurama, per cui stiamo continuando a guardare sempre quello show, e questo è un bene. Voto: 7/10


Futurama 8x02 - Children of a Lesser Bog / Figli di una palude minore

Era il 2003 quando nell'episodio della quarta stagione Kif Gets Knocked Up a Notch, apprendevamo del sistema riproduttivo della specie di Kif che gli consentiva di dare alla luce una cucciolata di girini combinando il materiale genetico di Leela grazie allo stato ricettivo indotto dall'amore per Amy. Dopo il parto, i girini si allontanano nella palude e Kif spiega commosso: "tra venti anni svilupperanno le gambe e usciranno dall'acqua".

Ora è il 2023 e vent'anni sono passati, sia nel mondo reale che nella continuity della serie. E per questo è giutno il momento di far riemergere questi girini ormai cresciuti.

 

Children of a Lesser Bog è una di quelle puntate che si basano interamente sulle dinamiche relazionali tra i personaggi, e in questo caso su uno dei rapporti più longevi della serie, quello tra Kif ed Amy, che anche se non sempre in primo piano è comunque una costante da molte stagioni. Il tema principale della storia è la genitorialità e i problemi che comporta, che in parte era stato esplorato anche in The Bots and the Bees quando è Bender a diventare padre, ma con una prospettiva diversa: mentre lì Bender si trovava da solo a crescere un figlio, qui Amy e Kif cercando di dividere un compito troppo gravoso, con i classici problemi di compatibilità tra la vita "ordinaria" e quella di genitori.

C'è però una variabile aggiuntiva, ovvero il fatto che Amy non è la madre biologica dei bambini, che hano invece il DNA di Leela (e infatti il girino ciclope che si vedeva alla fine dell'episodio del 2003 è tra i sopravvissuti). Per lei quindi è ancora più difficile accettare il carico della sua responsabilità, soprattutto quando nota che sembra esserci davvero una certa affinità tra Leela e i piccoli. Per cui, quando si trova da sola (con Kif in missione) e la sua maternità viene sfidata in base alle tradizioni del popolo anfibiano, ha davvero motivo di credere di non essere una madre degna.

L'episodio si concentra su queste dinamiche e lascia in secondo piano la satira e le gag che invece abbondavano nel season premiere, dà ampio spazio ai  personaggi secondari del cast (Kif ed Amy appunto) ma molto meno ai principali (solo Leela ha un ruolo più consistente), e in questo senso è una scelta abbastanza rischiosa portare come seconda puntata del revival una storia così poco accattivante per il pubblico generico e radicata nella lore della serie. Ci sono anche dei momenti divertenti, grazie soprattutto all'avventura all'allevamento di tardigradi (con il ritorno del biologo che odiava le balene, e a quanto pare non ama nemmeno tanto gli orsetti d'acqua) con Zapp, che offre l'occasione di vedere per la prima volta un Kif badass, ma in generale l'aspetto che risalta di più è quello wholesome.

Anche in questo caso, un episodio che non spicca per brillantezza e potrà non essere apprezzato molto da chi cerca soprattutto le gag memabili (che comunque non mancano), ma un tassello che si incastra perfettamente nell'identità della serie, e quindi conferma che questa nuova stagione rimane in linea con lo spirito di Futurama. Voto: 6.5/10


Futurama 8x01 - The Impossible Stream / Il flusso impossibile

Non l'avrei mai detto, l'ultima volta che ho fatto un post su Futurama (che era solo una celebrazioni dei fasti passati), che un giorno sarei tornato a scriverne perché ci sono nuovi episodi di cui parlare. Eppure eccoci qui, Futurama è stata vendicata e dopo dieci anni dall'ultima cancellazione è tornata su Hulu (da noi su Dinsey+). Per ora abbiamo venti episodi, dieci andranno in onda adesso e gli altri dieci, presumibilmente, il prossimo anno. E poi chissà.


 

Un chiarimento sulle convenzioni numeriche prima di iniziare: come vedete io parlo di stagione 8, perché faccio riferimento alla "produciton series" cioè l'ordine di produzioe delle stagioni: 4 stagioni su Fox + 4 film (contano come stagione) + 2 stagioni su Comedy Central. Con la messa in onda la numerazione viene frammentata nelle "broadcast series" e quindi alcuni episodi vengon rimescolati o le stagioni spezzate a metà, per cui sui canali streaming si parla di stagione 11: 5 stagioni su Fox + 4 film (contano come stagione) + 4 stagioni su Comedy Central. Chiamatele come volete, basta intendersi.

The Impossible Stream parte proprio dove la serie si era chiusa con Meanwhile, ma chiude rapidamente il cerchio facendo semplicemente resettare la situazione a prima della pressione del pulsante che ha congelato l'unvierso. C'era stata tanta speculazione sul fatto che il finale intendesse che premendo il pulsante l'universo sarebbe tornato all'inizio della serie, ma la verità è che la formulazione del Professore era abbastanza ambigua perché potesse essere interpretata in entrambi i modi. La cosa importante è che tutto quello che è successo fino a Meanwhile non è stato alterato, è successo davvero e da lì si va avanti.

In realtà qualche conseguenza c'è stata, e i personaggi si ritrovano slittati in avanti di 10 anni: è il 3023 e non più il 3013, rispettando la convenzione secondo cui le storie sono sempre ambientante 1000 anni nel futuro rispetto a quando le vediamo. Non che questo abbia importanti ripercussioni sulla lore, serve solo a mantenere la serie al passo coi tempi, permettendo di recuperare anche i dieci anni di pausa e tutti i cambiamenti che ci sono stati da allora a oggi.

L'episodio entra nel vivo molto presto quanto Fry si pone l'obiettivo di vita di guardare tutte le serie tv mai prodotte ever, e per riuscirci si infila in una stillsuit (riferimento a Dune ovviamente ma qui con "still" inteso come "immobile") per proiettarsi All My Circuits direttamente nel cervello. Si immerge così tanto che la disconnessione potrebbe portarlo alla morte, e questo diventa un problema con l'approssimarsi della fine della serie. Per questo c'è bisogno di produrre nuovi episodi velocemente, e qeusto dà l'occasione alla puntata di lanciarsi nel discorso metanarrativo sulla cancellazione/resurrezione degli show, sulla rapidità della produzione a discapito della qualità, sul binging ecc. Da apprezzare la continuity per cui è necessario riportare in vita Calculon, precedentemente morto in Calculon 2.0 affinché possa recitare nei nuovi episodi. Ci sono anche altri callback (come la prima comparsa di Slurm MacKenzie dai tempi della prima stagione, ammesso che fosse proprio lui) ma non troppo invasivi da snaturare la storia verso il fan service.

Qualche ppunto si può fare: forse ci sono un paio di battute di troppo sulla questione della serie cancellata e ripristinata dopo dieci anni, e il fatto che Fry sia assente per più di metà del tempo priva l'episodio del suo personaggio principale e fonte principale di intrattenimento. Dall'altra parte, i punti azzeccati sono molti: le battute e le gag visive (tutti i nomi degli show), l'attualità del tema che prevede anche eventi attualissimi come la sostituzione degli sceneggiatori con i robot, e lo spazio dato quasi a ogni membro del cast principale (Scruffy compreso) che dà l'idea di una vera e propria reunion.

La cosa più importante, perché risponde al timore che tutti avevano all'annuncio della nuova stagione è che questo quarto pilot della serie sa ancora di Futurama. Forse The Impossible Stream non diventerà un instant classic, ma è comunque una puntata che funziona e che è al pari del livello medio di quanto visto finora. Se si fosse trovato in mezzo a una qualunque delle stagioni precedenti non si sarebbe colta la differenza. Voto: 7/10