Futurama 8x10 - All the Way Down / Fino in fondo

Questo non è un season finale. O almeno, non del tutto. Era già stato concepito come mid-season finale, perché si sapeva fin da subito che la stagione 8 sarebbe stata divisa in due blocchi (broadcast season 11 e 12), per cui il decimo episodio sarebbe stato l'arrivederci all'anno successivo.

E consci di questa circostanza, gli autori (in questo caso l'episodio è scritto da David X. Cohen, il principale creatore della serie [sì, più di Matt Groening]) hanno spinto al massimo sulle potenzialità di Futurama con un episodio che dimostra che quando vogliono possono creare storie con forti concept hard sci-fi bilanciata dalla componente emotiva.

 

Per la verità ero un po' scettico all'inizio quando ho appreso che All The Way Down avrebbe trattato il tema delle realtà simulate, perché è un argomento inflazionato e soprattutto ultimamente, con l'avvento delle IA generative, se ne sta parlando molto a tutti i livelli, anche nella cultura "mainstream". Uno degli esempi più recenti è l'episodio della nuova stagione di Black Mirror Joan is Awful, in cui i personaggi scoprono progressivamente di vivere in sottolivelli di realtà simulate. Il problema è che l'idea è davvero vecchia, e se al mainstream è arrivata adesso, per chi mastica la scifi se ne parla almeno da sessant'anni, basta pensare a Simulacron 3 di Daniel Galouye. Per cui avevo timore che l'episodio si basasse sul plot twist del "abbiamo sempre vissuto in una simulazione!"

Invece non è così: la simulazione viene dichiarata fin da subito perché è un device introdotto all'inizio dell'episodio dal professore, e dopo una sequenza iniziale pixelata con Fry e Leela in vacanza in Italia (Roma, costiera amalfitana, Venezia, Pisa) si viene subito introdotti all'idea che ci possano essere livelli inferiori di simulazione, e che quindi anche quello che vediamo sia esso stesso una simulazione. E quindi il proposito diventa quello di capire e dimostrare se l'unvierso sia una simulazione o meno. (Incidentalmente, l'idea di  base e le tesi proposte sono molto simili a quelle di cui parlavo nel mio racconto Pixel che si trova nell'antologia L'esatta percezione.)

E qui sta la vera forza dell'episodio. Di fatto questa è una puntata senza una missione, senza un macguffin, senza un avversario: è una fitta contrapposizione di idee e di propositi, con tutti i personaggi che si confrontano a loro modo con la possibilità di non essere "reali". Quello a soffrirne di più inizialmente è Bender, che si sente già "meno reale" degli altri in quanto artificiale, costruito, progettato. E il principio del cogito ergo sum non lo soddisfa confrontandosi con la "naturalezza" degli altri. Proprio per questo è lui a prendere maggiormente a cuore la causa dei simulati, promettendo di preteggerli sia dalla sospensione della simulazione sia dalla conoscenza della limitatezza del loro universo.

Poi però proprio quel desiderio di scoprire la verità mette in pericolo la stabilità dell'unvierso, e allora Bender stesso deve intervenire, scendendo nel livello inferiore. Ed è qui che avviene il vero twist, portato avanti da Fry, che non è certo il più sveglio di tutti ma ha cuore. Il dilemma viene risolto realizzando che non c'è soluzione, che le regole dell'universo sono comunque immutabili, e che per quanto si possa essere non "reali" se quello che sentiamo è vero per noi, allora non serve sapere altro. In Westworld esprimevano questo sottile concetto filosofico con "if you can't tell, does it matter?", qui dicono "i feel therefore i am", sentio ergo sum, ed è una soluzione bellissima a un enigma che rischia di consumare la stabilità di chiunque. La scena finale con la musica in sottofondo è uno dei tipici finali emotional di Futurama e ci ricorda di nuovo la potenza di questo show, che anche se a volte si perde un po' per la strada (e gli ultimi episodi avevano fatto temere il peggio) riesce sempre a regalare momenti indimenticabili e spunti di riflessione. 

Se finora la stagione 8 aveva avuto delle buone storie ma nessun capolavoro, All the Way Down entra di diritto tra i migliori episodi di sempre, ed è già un instant classic. Volendo si può obiettare che forse manca un po' di focalizzazione su Fry, il cui apporto finale è determinante, e che la parte iniziale ci mette un po' per arrivare al punto, ma considerando che è un episodio costituito da persone che s parlano il risultato è eccellente. Ci vediamo tra un anno circa, e intanto chiudiamo con un soddisfacente voto: 9/10


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