Gli spoiler sono una
delle più fastidiose piaghe dell’era di Internet. Oggigiorno è
difficile aggirarsi per la Rete in cerca di informazioni in merito a
una qualunque opera di narrativa (libro, film, fumetto, videogioco)
senza imbattersi inavvertitamente in post, commenti e recensioni che
contengono dettagli rilevanti della trama, in grado di rovinare
(spoil) la lettura/visione/gioco, togliendo il piacere della
scoperta all’ignaro lettore/spettatore/giocatore.
I più coscienziosi si
premurano di piazzare degli SPOILER ALERT ben evidenti, in modo che
chi vuole evitare le anticipazioni possa accuratamente passare oltre.
Ma per ognuno di questi utenti educati del web ci sono decine di
troll che si divertono espressamente a spoilerare le trame, in
particolare per le serie tv più in voga del momento.
Uno dei peggiori spoiler
che ho subito in vita mia è stato quello della scena finale della
terza stagione di Lost. Non sto a descrivere la cosa (anche
per evitare spoiler, beninteso), ma quella breve sequenza è un punto
di svolta fondamentale in una serie che per giudizio unanime ha segnato
la storia della televisione. E io, leggendo qua e là commenti e impressioni prima
della visione dell’episodio, mi sono trovato sotto gli occhi una
singola frase che rivelava come in quella puntata Jack in realtà…
Si potrebbe pensare che a
quel punto avrei dovuto smettere di guardare Lost. Senza poter
godere del ribaltamento epocale in una serie che pure dei misteri e
colpi di scena ha fatto il suo ingrediente principale, che ci stavo a
fare davanti alla tv, a guardare un episodio che sapevo già come
sarebbe finito? Invece ho continuato a guardarlo e, giudizi sulla
serie (e in particolare sulla sesta stagione) a parte, posso
ritenermi comunque soddisfatto.
Allora forse non lo avevo
ancora capito, ma col tempo mi sono accorto di una cosa. Quello che
ho scritto all’inizio, che gli spoiler rovinano la fruizione di
un’opera (per usare un termine generico che comprende tutti i tipi
di narrazione possibili), non è vero. Dirò qualcosa di sconvolgente
per i più, ma la realtà è questa: gli spoiler non esistono.
Ok, ho esagerato. Gli
spoiler per come sono definiti esistono, e sono antipatici,
questo non si può negare. Ma la pericolosità dello spoiler è
largamente sopravvalutata. Dire che uno spoiler rende inutile la
fruizione, e che una volta subìto si può tranquillamente abbandonare
l’opera, equivale ad affermare che non c’è niente, al di là
della mera sequenza di eventi della storia, che valga la pena di
essere seguito. Che quindi una semplice cronistoria di ciò che
accade può bastare a riassumere il tutto.
In realtà, quando si
legge/guarda/gioca, la trama che seguiamo è certamente importante,
ma non è l’unico elemento che interessa, e spesso non è nemmeno
quello centrale. Ci sono un’infinità di altre sfaccettature che
arricchiscono l’opera, e rendono la sua fruizione un’esperienza
memorabile: mescolando tutto in unico calderone, possiamo ricercare e
amare nell’opera un particolare stile, musica, atmosfera, regia,
immersività, empatia, interpretazione… la lista è davvero
infinita. Tutti questi elementi concorrono a suscitare un certo tipo
di emozioni, che il semplice snodarsi della storia, di per sé, non
possiede.
È per questo che
rileggiamo i libri. È per questo che riguardiamo i film, anzi a
volte singole scene, ancora e ancora. È per questo che pur sapendo
già che sarebbe successo, ho avuto i brividi quando ho sentito Jack
Shepard gridare “We have to go back!”.
Certo ci sono delle opere
in cui la storia in sé è fondamentale, e io stesso mi oriento quasi
sempre su libri e film estremamente plot-driven, ma ci
sono poi altri elementi che intervengono nel formare il mio rapporto
con l’opera, al punto che la storia passa quasi in secondo
piano. Si potrebbe obiettare che ci sono dei generi particolari in
cui lo spoiler è particolarmente devastante: un giallo o un
thriller, dove si insegue il classico “chi è l’assassino”,
vengono letteralmente svuotati del loro significati se sappiamo in
anticipo la risposta, no?
No. Ed ecco un ottimo
controesempio: conoscete Colombo, la celebre serie poliziesca
interpretata da Peter Falk? In ogni puntata di Colombo, la
prima sequenza consiste nell’esecuzione dell’omicidio da parte di
un personaggio che quasi sempre si vede chiaramente in volto. Per
tutto il resto dell’episodio, lo spettatore sa bene chi e come ha
commesso l’omicidio, ma il divertimento sta nel capire come Colombo
arriverà a scoprirlo e smascherarlo. Questo meccanismo, con le
dovute proporzioni, si può applicare a tutte le storie del genere.
Per quanto l’identità dell’assassino (o comunque, l’entità del
mistero) possa essere importante, non sarà mai determinante nel
definire il valore complessivo dell’opera.
Che poi è un lungo giro
di parole per dire che non conta la meta, ma il viaggio. Oppure, in
alcuni casi, non contano le risposte, ma le domande.
Ecco cosa intendevo
quando ho detto che gli spoiler non esistono. Dirò di più: un’opera
che può essere seriamente spoilerata, ovvero che perde il suo
significato se la trama è nota in anticipo, è un’opera senza
valore. Perché vuol dire che non ha niente da dire, se non riportare
una successione di eventi. E chi mai si è appassionato alla
tabellina con il riepilogo delle date salienti che si trovava
all’inizio di ogni capitolo del libro di storia?
Non abbiate paura degli
spoiler. Non sono vostri nemici, anzi, vi aiuteranno a distinguere
ciò che davvero merita di essere letto/visto/giocato/fruito. Seguite
il corso degli spoiler, e troverete delle grandi sorprese.
Ma forse, questa cosa
avreste voluto scoprirla da soli. Forse avrei dovuto mettere uno
SPOILER ALERT in cima al post…