Dimenticami Trovami Sognami

Sì è vero, se ne è già parlato sul blog, e sui social tra me, la casa editrice e qualche sostenitore la notizia sta girando già da un paio di settimane, ma a essere precisi non ho ancora dedicato un post vero e proprio alla pubblicazione del mio nuovo libro. Come ho fatto a suo tempo per Spore voglio spendere qualche parola non solo per segnalare l'uscita, ma per raccontare un po' cosa c'è dietro Dimenticami Trovami Sognami. E prima di tutto facciamo parlare le immagini:


http://www.zona42.it/wordpress/libri-e-autori/dimenticami-trovami-sognami-di-andrea-viscusi/


DTS (come abbiamo lo abbiamo colloquialmente abbreviato durante la lavorazione) è il mio primo romanzo, in uscita questa settimana. Quando dico "primo romanzo" intendo chiaramente il primo pubblicato. Che sia il primo scritto non è esatto, anche se ripercorrendo la mia produzione i precedenti tentativi di storie lunghe possono classificarsi come opere giovanili e/o fix-up di racconti precedentemente scritti. Questo è quindi il primo romanzo concepito e scritto in questa forma, e accessibile al pubblico.

Qualche accenno di backstory può essere simpatico: una delle idee di base di DTS era già presente in un racconto scritto anni fa, e pure pubblicato in una raccolta che presumo sia oggi introvabile. Il titolo era Fuori dal sogno, e conteneva quella che è la situazione iniziale con cui si apre la storia: un astronauta rientrato dopo 12 anni di missione, che per lui sono stati solo pochi istanti, e torna nel mondo dopo aver perso più di un decennio, cercando di ricomporre i pezzi di quello che si è lasciato dietro, primo tra tutti il rapporto con la sua compagna. Il racconto era poco più che l'enucleazione di questa idea, ma sapevo che c'era del potenziale da sviluppare. Inoltre avevo altre idee che mi frullavano in testa da tempo, e mi sono accorto a un certo punto che avevano tutte un punto di contatto: i sogni. Ho quindi ripreso quell'astronauta, gli ho dato un nome (Dorian) e un'identità, una missione e una compagna (Simona), e poi l'ho fatto tornare, intimamente sconvolto ed esteriormente spaesato, nell'anno 2016. Raccontata la sua parte della storia, sono passato a quello che è il vero nucleo narrativo di tutta la vicenda (anzi, di tutte le vicende, perché la narrazione è di per sé il nucleo di tutto... un giorno capirete), illustrando, sempre attraverso la meccanica dei sogni, quell'assurdo bug cosmico che permette di riscrivere la realtà. E se avete seguito la storia di DTS, conoscendo il suo working title potete già iniziare a capire qualcosa. Infine ho amalgamato il tutto, facendo confluire questi concetti nella storia di Dorian, e chiudendo così il cerchio, riscrivendo tutto quanto raccontato prima.

Quanto sopra non è propriamente una sinossi, e non lo voleva essere, ma non mi va di riferire qui ulteriori dettagli della trama in sé. Sulla scheda del libro, nonché in vari altri post e segnalazioni/interviste che già stanno spuntando qua e là, potete trovari maggiori dettagli. L'intenzione di questo post è quello di spiegare meglio che cosa è Dimenticami Trovami Sognami nel suo complesso, al di là della storia che contiene.

DTS è indubbiamente un romanzo di fantascienza, non fosse altro perché il protagonista è un astronauta che partecipa a un Progetto di esplorazione spaziale differente da quelli a cui siamo abituati. Ma della fantascienza ci sono altri temi tipici e ampiamente trattati anche da autori di altissimo livello: la definizione di realtà, il potere creativo dell'intelligenza, l'origine del cosmo, la forza delle idee. È un tipo di fantascienza che non insiste tanto sulla speculazione tecnologico/scientifica, quanto su concetti di natura logica (e mi azzerderei quasi a dire filosofica, ma non voglio esagerare). È vero che ci sono alcune applicazioni tecnologiche attualmente non esistenti, ma si tratta in realtà di un livello tecnologico precedente agli anni 2000. Anche l'anno 2016 in cui ritorna il protagonsita non ha niente di futuristico, anche perché, è ovvio, ci siamo già. Attenzione però, non sto dicendo che la fantascienza che tratta direttamente la speculazione tecnologica è inferiore o più facile (anzi, di solito è proprio quella che scrivo io), ma semplicemente sto constatando che qui c'è dell'altro. Questo aspetto credo che possa in parte facilitare chi con la fantascienza non ha un rapporto così stabile, o magari non la include proprio tra le sue letture. Non c'è bisogno di particolari nozioni per seguire quanto avviente in DTS, ma certo è richiesto un certo coinvolgimento e una buona elasticità mentale. E infine, dettaglio tutt'altro che secondaio, è anche una storia d'amore. Perché sotto sotto sono un tenerone...

Il lavoro su DTS è stato abbastanza lungo, quella che andrà in stampa è in effetti la quarta versione, anche se sono soprattutto alcune parti ad aver richiesto gli interventi maggiori, mentre altre sono rimaste pressoché inalterate rispetto alla prima stesura. E qui potrei aprire un'infnita parentesi su come è stato lavorare con Zona 42, ma sarebbe noioso, quindi per il momento evito. Basti dire che sono estremamente soddisfatto del lavoro che c'è stato, dell'impegno e della collaborazione continua, letteralmente fino a poche ore prima dell'invio in stampa. Posso anche dire che se avessi potuto scegliere con quale editore far uscire il mio primo romanzo, in cima alla lista ci sarebbero stati loro. Non voglio fare il supponente, ma dopo alcuni anni di frequentazione dell'ambiente certe dinamiche mi sono chiare: per questo, mi piace pensare che in un certo senso non è solo quello che si scrive che conta, ma anche come e con chi lo si pubblica. Se un anno fa ero eccitato di inaugurare con Spore l'avventura della Factory I Sognatori (che prosegue nella sua attività, anzi, proprio in questo periodo sta cercando nuovi autori), allo stesso modo adesso sono entusiasta di poter lanciare il mio libro con Zona 42. Forse Dimenticami Trovami Sognami pubblicato da un altro editore, pur essendo lo stesso romanzo, non sarebbe stata la stessa storia.

Un discorso simile va fatto per l'introduzione al libro, scritta da Elvezio Sciallis. Il nome è piuttosto noto nella blogsfera letteraria, e tuttora potete seguirlo sul blog Malpertuis, dove scrive principalmente di cinema horror. Ma non si tratta certo di un personaggio autorevole nell'ambito della fantascienza. E allora che c'azzecca? Una seconda scelta, perché altri più importanti non hanno voluto? No, non è andata così. Anzi, queste stesse perplessità le ha avute proprio Elvezio quando ha ricevuto la proposta (come potete constatare nell'introduzione stessa), ma la scelta mia e di Giorgio di Zona 42 non è stata casuale. Volevamo che la prospettiva fosse differente, estranea all'ambiente, e che potesse a sua volta testimoniare che non ci rivolgiamo esclusivamente alla nostra minuscola nicchia. Almeno queste sono le intenzioni, se sarà davvero così potremo scoprirlo solo tra qualche mese.

E credo che questo sia pressappoco tutto quanto avevo da dire sul libro, prima che vi arrivasse tra le mani. Parole di circostanza forse, ma diamine, questa non è una circostanza che capita così spesso. Anzi, non mi stupirei se questo fosse di fatto il punto più alto della mia "carriera". Se così fosse, non vi piacerebbe poter dire "io c'ero"?


Dimenticami Trovami Sognami sarà disponibile a partire da fine mese, acquistabile direttamente sul sito dell'editore (cartaceo € 12.90 - digitale mobi/epub € 3.99), oppure potrete trovarlo presso le librerie convenzionate con Zona 42.

Rapporto letture - Dicembre 2014

Siamo all'ultimo rapporto letture dell'anno ormai passato. Sarebbe l'occasione di fare bilanci ma francamente ne ho poca voglia, e d'altra parte sulla mia pagina aNobii ci sono più o meno tutti i dati in questione. Dico "più o meno" perché in realtà lì non sono presenti alcuni degli ebook (selfpublished o no) che mi capita di leggere di tanto in tanto, quindi si tratta di una stima per difetto. Ma vediamo come ho concluso il mio anno da lettore. Non troppo bene, a dir la verità.


Cominciamo con un romanzo di Fritz Leiber, intitolato Scacco al tempo nella versione italiana, ma che sarebbe The Sinful Ones. Leiber è un autore che si mantiene sempre su ottimi livelli, e alcune delle sue storie sono degli autentici classici. Questo è in assoluto uno dei suoi primi lavori pubblicati, con una vicenda editoriale abbastanza travagliata alle spalle. La storia segue il protagonista, un qualunque impiegato di un ufficio di collocamento, che gradualmente scopre come tutte le persone siano parte di un gigantesco meccanismo a orologeria universale che le costringe ad eseguire azioni predeterminate. È solo accorgendosi di questo che scopre di poter sfuggire al ruolo che per lui è stato già scritto e individuare gli altri "consapevoli". La storia ha sicuramente dei risvolti interessanti, e un senso allegorico abbastanza forte, tuttavia nel corso del romanzo si dipana in modo fin troppo diluito. Voglio dire che mi è sembrato che, una volta rivelata questa idea alla base, rimane in realtà poco altro da portare all'attenzione del lettore, e in effetti anche la conclusione sembra abbastanza improvvisata. Insomma, una buona idea che forse avrebbe trovato una collocazione migliore in un racconto ben più condensato. Voto: 6.5/10


Penultimo libro dell'anno è un romanzo breve di J.G. Ballard, altro autore di grande rilievo. Devo purtroppo ammettere che non ho letto moltissimo, anche se ho da qualche parte un volume "tutti i racconti" che prima o poi dovrò prendere in mano. Probabilmente è un peccato, anche perché c'è chi ha osato mettere il mio nome e il suo nella stessa frase (oh, non l'ho detto io, non mi assumo nessuna responsabilità...) ma soprattutto perché Ballard è stato uno di quelli che hanno completamente rinnovato la fantascienza della sua epoca. Questo L'isola di cemento in realtà non è niente di sf, lo si potrebbe anzi definire un romanzo mainstream, se solo non fosse di Ballard... Tutto inizia con un incidente stradale, che fa finire il protagonista in un'isola spartitraffico tra le due corsie dell'autostrada, dalla quale non riesce ad uscire. Dopo i primi capitoli dedicati alla sopravvivenza e al tentativo di fuggire, il romanzo prende una piega quasi grottesca, quando conosciamo gli altri occupanti dell'isola. C'è chiaramente un senso metaforico anche in questo, e la lettura riesce a trasmettere una forte inquietudine, non sono riuscito però ad appassionarmi seriamente alle vicende narrate, ma probabilmente si tratta di un mio limite. Voto: 6.5/10

 
Infine mi sono preso la mia dose mensile di autori italiani, ripescando uno dei titoli del catalogo Mezzotints che ancora non avevo letto: Le radici del male di Alda Teodorani, autrice che ha un certo seguito. Il volume è composto di tre storie vagamente interconnesse, con alcuni personaggi condivisi, anche se sembra più che si tratti di cameo nelle storie degli altri che di veri collegamenti. In realtà non mi sembra ce si possa parlare della presenza di storie vere e proprie, perché i primi due racconti in particolare mancano quasi interamente di una vicenda da narrare, e sono invece composto di una sequenza di scene di violenza o/e sesso estremi. C'è tanto sangue, dolore, ossessione, perversione... ma c'è solo questo. Nel terzo racconto i due punti di vista alternati sembrano dare un accenno di trama, ma è davvero un elemento labile, quasi secondario, e comunque non troppo credibile. In definitiva mi è sembrata quindi una lettura piuttosto vuota, l'equivalente di un film gore/splatter che punta tutto sugli schizzi di sangue e i capezzoli (e gli schizzi di sangue sui capezzoli) e una volta mostrato questo ritiene di aver già fatto abbastanza per il suo spettatore. Non è assolutamente qualcosa che riesca a soddisfarmi, ma vabbè, nemmeno Ballard qui sopra mi è piaciuto troppo, quindi magari sono io che non capisco. Voto: 4/10

La fantascienza al tempo della fantascienza, su TuttoMondo News

Post di servizio per segnalare che sul numero di gennaio magazine TuttoMondo News (pisano per fondazione ma globale per vocazione) compare anche un mio breve articolo che cerca di determinare come e perché nel 2015, quando il mondo diventa sempre più fantascientifico, dovremmo continuare a leggere e seguire la fantascienza.

Naturalmente TuttoMondo non è una rivista di settore, ma culturale in senso più ampio quindi mi sono limitato a una prospettiva abbastanza generalista, o come direi se facessi milioni a vendere guide, for dummies. Tuttavia penso possa essere comunque un punto di vista interessante, e una discussione che, anche all'interno degli addetti ai lavori, dovrebbe essere aperta, visto che ci si lamenta tanto di quanto la sf fosse fresca e vitale 60 anni fa, cosa che oggi non si trova più.

Ma di questo parleremo in un altro post. Magari sempre su TuttoMondo, se la collaborazione (nata dal contatto con il collega di Factory Filippo Bernardeschi) dovesse continuare.

Spore live @ Cinema Il Piccolissimo - Ciampino, 29 gennaio

Ve lo dicevo che era un periodo di attività intensa! Mentre infatti da un lato si prepara la pubblicazione di Dimenticami Trovami Sognami con Zona42, non cessa il lavoro dietro a Spore, la raccolta di racconti pubblicata nel novembre 2013 con la Factory Editoriale I Sognatori. Dopo circa sei mesi di silenzio infatti torneremo a parlarne di persona, perché a fine mese si terrà una nuova presentazione del libro. E questa volta sarò in trasferta lunga, perché l'evento si svolgerà in zona romana!

La presentazione si terrà giovedì 29 gennaio, alle ore 17:00, presso il Cinema Il Piccolissimo di Ciampino. L'evento è organizzato in collaborazione con l'associazione Mondoscrittura, alla quale vanno i ringraziamenti per aver ottenuto lo spazio a disposizione. Ecco la locandina ufficiale:




Un paio di note riguardo questo evento. Innanzitutto, mi rendo conto che lo slot non è dei più favorevoli, perché le 17 di un giorno infrasettimanale sicuramente non favoriscono chi lavora con orari normali, né chi potesse pensare di affrontare un viaggetto per assistere. Inoltre stavolta gioco per la prima volta fuori casa (anche all'Italcon lo ero, ma in un contesto diverso), quindi non potrò sicuramente contare sul supporto di amici e conoscenti, pertanto sarà una bella prova. Insomma noi ci proviamo comunque, e speriamo che l'interesse sia abbastanza elevato da attirare qualcuno. Se poi potete darci una mano a diffondere il tutto, è più che gradito.

Seconda nota: approfitterò dell'occasione per una minivacanza di qualche giorno a Roma, che ho visto solo una volta da bambino. Per chi è di quelle parti questa può essere anche un'occasione per conoscerci o rivedersi, naturalmente dedicherò un po' di tempo a fare il turista ma ho tre serate intere da passare nella capitale, quindi fatevi pure avanti, possiamo concordare volentieri qualcosa, anche perché non conosco nulla e se mi portate in un posto valido per mangiare o per una bevuta sarebbe ottimo.

Potete anche partecipare all'evento facebook e seguire da qui le novità, e mi raccomando diramate la notizia!

Coppi Night 11/01/2015 - Lei

Sembra fatto apposta: giusto un paio di giorni fa parlavo della chiusura di "Il futuro è tornato" e del fatto che avrei ripreso alcuni post usciti lì, tra cui la recensione del film Her / Lei. E durante l'ultima Coppi Night è stato scelto proprio questo film, per cui l'occasione è ideale per riproporre qui (con qualche revisione) la recensione già pubblicata diversi mesi fa sulla webzine in via di chiusura. L'articolo che segue quindi non è originale, ma inedito su questo blog.


Spike Jonze ci ha abituati negli anni a film originali e innovativi, in cui storie imprevedibili vengono gestite con una regia per nulla banale e attenta a tutti i particolari (luce, suono, musica). Grazie alla collaborazione con sceneggiatori altrettanto moderni come Charlie Kaufman è riuscito a realizzare pellicole di grande qualità come Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee, Nel paese delle creature selvagge, tutti capaci a loro modo di raccontare storie intrise di sense of wonder, che si muovono non solo sul piano narrativo ma anche metatestuale. Pur essendo stato co-autore in alcuni dei suoi precedenti lavori, Lei (titolo originale Her) è il primo film interamente scritto e diretto da Jonze stesso.

La storia di Lei, apparentemente, è molto semplice. In un futuro molto prossimo, un uomo dal cuore a pezzi dopo il recente divorzio (Theodore, interpretato da Joaqin Phoenix) sviluppa una relazione profonda con il suo nuovo Sistema Operativo (OS), intelligente ed empatico. L’OS (Samantha, la cui voce nella versione originale è quella di Scarlett Johansson) a sua volta condivide i sentimenti, e tra i due si instaura una vera e propria relazione, che include uscite in coppia, sesso e litigi. Il loro rapporto è poi messo alla prova quando Samantha inizia a interagire con gli altri OS attivi nel mondo, e la distanza tra l’intelligenza umana e quella artificiale si fa sempre maggiore.

Va subito detto che non c’è nessuna nuova idea sconvolgente in questa trama. Per chi anzi ha familiarità con la fantascienza sviluppata dagli anni ’90 in poi, si può a tutti gli effetti riassumere con due sole parole: singolarità tecnologica. Il percorso dell’OS infatti è proprio quello di un’entità che acquista autocoscienza, si misura con l’uomo e ne trascende le possibilità, diventando non tanto qualcosa di superiore (un “cervellone” dalle infinite capacità di calcolo) quanto qualcosa di diverso, con cui gli umani, che pure lo hanno progettato, non sono più in grado di confrontarsi. La bravura di Jonze, in questo senso, è stata quella di raccontare questa storia non dal punto di vista tecnologico, ma da quello personale. Theodore infatti non è certo una persona con competenze tali da capire il funzionamento dell’OS, e vive la vicenda come semplice “utente finale”, abituato a una tecnologia onnipresente e leggermente invasiva. In questo contesto lo sviluppo di una nuova generazione di Sistemi Operativi, concepiti inizialmente come dei “super segretari” in grado di comprendere e intuire le esigenze dei loro padroni sembra quasi naturale. Lo stesso avanzamento tecnologico ipotizzato nel film per il futuro prossimo appare come la naturale evoluzione di quello attuale, e non ci si stupisce a vedere lo smartphone interamente touchscreen, i videogiochi 3D e le auricolari a comando vocale.

La storia dell’“uomo che si innamora di un computer” può sembrare una facile deriva dello stereotipo nerd, tuttavia Jonze ci mostra in più casi che non si tratta di questo. Theodore infatti è tutt’altro che un imbranato smanettone, anzi nel corso stesso del film ha un appuntamento anche proficuo con una ragazza (Olivia Wilde), e se durante il setup del Sistema Operativo è lui stesso a definirsi asociale, questo carattere deriva più dal recente trauma del divorzio che da una sua predisposizione naturale. La relazione sentimentale con Samantha non è quindi l’ultimo rifugio di una persona incapace di socializzare, ma un sentimento sincero maturato nei confronti di qualcuno in grado di ascoltare e capire, e che a sua volta esprime sentimenti di pari livello. Peraltro, come si scopre più avanti nella storia, Theodore non è nemmeno l’unico a intrattenere un rapporto del genere con un Sistema Operativo.

In effetti, la parte più interessante del film è proprio la crescita intellettiva di Samantha. All’inizio solo un’efficiente e simpatica assistente, col tempo l’OS sviluppa una propria personalità, matura tratti di cui essa stessa non comprende l’origine, e si scopre a pensare in modi che la sorprendono. Naturalmente la prima cosa che viene in mente è che si tratti di un software sufficientemente avanzato da imitare le emozioni umane, tuttavia gradualmente si capisce che non è solo questo. L’intelligenza artificiale degli OS cresce e si plasma grazie al contatto con gli umani, ma non come simulacro di essi. Anche il rapporto sentimentale tra Theodore e Samantha è in prospettiva funzionale alla crescita emotiva e intellettiva di quest’ultima, ed è questo dettaglio a rendere la storia davvero profonda: la constatazione di come i sentimenti non siano una componente opposta all’intelletto (come nel classico scontro “ragione e sentimento”), ma una parte integrante e determinante dell’intelligenza. Qualunque intelligenza.

Ed è con quella lettera infine scritta alla sua ex moglie che Theodore viene finalmente a capo di questa scoperta, che è sicuramente sorprendente per un OS (o chiamatelo IA, se preferite), ma spesso non è tanto chiara nemmeno per un umano (o chiamatelo IN, se preferite). Mica male, per uno che era partito facendo Jackass…

Un ultimo appunto riguarda la trasposizione italiana del film. Spiace dirlo, ma il doppiaggio di Samantha perde parecchio rispetto alla versione originale, e la differenza si avverte a maggior ragione visto che il personaggio è caratterizzato solamente attraverso la voce. Sembra che la doppiatrice stia leggendo (con grande teatralità, questo sì) il foglio che ha davanti, piuttosto che recitando. Forse non è n caso che in America esistano i voice actor, e in Italia si chiamano invece doppiatori. Se ne consiglia pertanto, se possibile, la visione in lingua originale, al più con sottotitoli.

Ultimi acquisti - Dicembre 2014 (parte due)

Dopo aver esaminato nella prima parte degli acquisti di dicembre gli album ed EP appena entrati nella mia collezione, passiamo adesso a compilation e singoli.


Cominciamo con un classico stagionale: la Cocoon Compilation, arrivata quest'anno alla lettera N, che come ogni anno raccoglie una dozzina di pezzi appositamente realizzati da nomi affermati ed emergenti della scena techno internazionale. Anche quest'anno sembra che l'attenzione sia più su autori non esattamente al centro della scena. Tra i più rilevanti troviamo Ripperton, Truncate e Aril Brikha. La qualità è sempre elevata, anche se mancano autentici capolavori. Tra i pezzi più efficaci troviamo For Fear Tonight Is All di Alan Fizpatrick e VA2 del già citato Brikha insieme a Vince Watson.


Altra compilation, stavolta mixata, è In the House of Disco, una selezione eseguita da Dimitri From Paris, veterano del panorama house mondiale. Si tratta di una raccolta interessante, perché è a metà tra una retrospettiva e un manifesto programmatico. Per quanto la musica selezionata (due cd suddivisi tra house e disco) possa apparire frivola, in realtà l'idea che sta dietro questo progetto è molto più profonda, e al tempo stesso la storia dei due generi, tra loro interdipendenti fin dalle origini, sembra affermare in modo deciso quanto lo sviluppo di questa musica sia stata l'espressione di un momento storico preciso. L'intento didattico non appesantisce però quella che è sostanzialmente musica da ballare, e per questo si può dire che l'operazione di Dimitri è stata intelligente ed efficace.


Proseguiamo quindi con i dischi singoli. Il primo che ho dovuto acquisire appena visto è stato L'Esperanza (Ame reinterpretation). Il disco contiene questo pezzo e un altro classico di Sven Vath, The Beauty and the Beast, remixato da Tuff City Kids. Certo Sven ha ormai un potere tale da poter far uscire praticamente qualunque starnuto gli venga in mente, in questo caso comunque l'apporto degli Ame (che andrebbe scritto con un'accento circonflesso sulla A) è notevole, d'altra parte i loro remix sono sempre molto interessanti. Forse non un disco che passerà alla storia, ma sicuramente un'operazione malinconia interessante.


Il secondo singolo è una produzione di Sebastian Mullaert (noto per essere una metà di Minilogue) e Patrick Siech. Genome è un pezzo di acid techno forte e incisivo, che ricorda molto certe sonorità di diversi anni fa, a metà tra Plastikman e CJ Bolland. Il lato B del disco contiene un remix dello stesso Mullaert, che insiste ancora di più sulla parte ipnotica della traccia. Il fatto che il disco si intitoli Genome I fa inoltre pensare che a breve potremmo avere una parte II.



Infine ecco il disco che più di tutti mi ha sorpreso e deliziato. Sorpreso perché non conoscevo né l'autore né l'etichetta: Alex Niggemann pubblicato da Watergate, che roba è? Ho però ascoltato il lato A di Sorrow e ne sono rimasto subito incantato. Il pezzo è una tech-house profonda, con lyrics intense che creano un'atmosfera emozionante. Una di quelle tracce "d'apertura" che introduce lentamente una grande energia coinvolgendo fin dalle prime battute. I due remix sull'altro lato (uno di Deetron) sono una valida varazione sul tema che mantiene comunque intatti i temi di fondo.

Il futuro è passato

Forse il titolo è leggermente melodrammatico ma non ho resistito al calembour, abbiate pazienza. Questo è un breve post di segnalazione che serve a far presente a chi passa di qui che con la fine del 2014 la webzine "Il futuro è tornato" ha cessato l'attività.

È una notizia triste nel già desolante panorama della fantascienza italiana, che da sempre lamenta scarsa diffusione e riconoscimento da parte del pubblico. Quello di IFET era un progetto interessante, nato un paio di anni fa grazie all'impegno di una manciata di appassionati. Le recensioni, i dossier, gli approfondimenti e i sondaggi proposti hanno sempre avuto un buon interesse, e sicuramente da premiare è stato l'approccio "aperto" del blog tanto alla fantascienza classica che a quella moderna, con un occhi per gli autori italiani, anche autopubblicati. Io stesso ho collaborato con occasionali post, alcuni ripresi da questo blog e altri specificamente scritti per essere pubblicati all'interno della programmazione settimanale. È quindi un peccato che, fatti i doverosi conti al termine di un primo ciclo nemmeno così breve, si sia ritenuto che non fosse il caso di continuare.



Dei motivi che hanno portato a questa decisione non mi sembra opportuno parlare in questa sede, anche se ho avuto un paio di scambi con alcune delle teste dietro IFET e penso che si possa ricondurre il tutto alla già lamentata chiusura e autoreferenzialità dell'ambiente della sf in Italia. Ma mi limito a questo, perché non voglio che il tutto sfoci in polemica.

Un plauso quindi a chi ha portato coraggiosamente avanti l'iniziativa nonostante le avversità, sperando che da questa esperienza possa comunque emergere qualcosa di positivo per tutti color che ne hanno preso parte.


Con l'occasione segnalo anche che considerato che a fine 2015 il sito di Il futuro è tornato andrà offline, nei prossimi mesi probabilmente riprenderò alcuni dei post originali da me scritti per IFET riproponendoli qui con l'etichetta flashback (giusto per far presente che si tratta di un post ripubblicato). Non penso che riporterò tutti i post, ma ad alcuni tengo abbastanza, come la recensione di Her o del videogioco Braid, per cui credo che questi saranno tra i primi a ricomparire qui.

Coppi Night 04/01/2015 - Ogni cosa è illuminata

Urrà per la prima Coppi Night dell'anno! Di ritorno dall'intensa sessione di editing con il mio nuovo editore per il mio nuovo libro (mi sa che ve la farò pesare ancora un po' nelle prossime settimane), mi aspettavo di poter vedere qualcosa di intrigante ma rilassante, che mi aiutasse a distendere il cervello senza necessariamente spegnerlo, e questo film si è rivelato l'esatto contrario di quello che mi aspettavo. Bam!

Ok, so che è un momento delicato per questo tipo di discorsi visti i recenti fatti di cronaca internazionale, però bisogna che io lo dica. Io di queste storie sugli ebrei e l'olocausto francamente non ne posso più. Ma non da ora, eh, non ne potevo più già quando ero in seconda ragioneria. Don't get me wrong, non sono un negazionista né neofascista né un -ista di alcun tipo, io sto parlando dal puro punto di v-ista narrativo. Il punto è questo: la mia impressione è che tanti di questi autori (dico "autori" in senso ampio, parlo sia di scrittori che sceneggiatori) ritengano che basta che nella loro storia compaia un riferimento all'olocausto perché il tutto acquisti profondità.

Prendiamo come esempio questo film. Elijah Wood è un americano figlio di emigrati ucraini ebrei che dopo la morte del nonno si reca nella sua terra di origine per ritrovare la donna che gli ha permesso di salvarsi dalla persecuzione qualche decennio prima. Fa il suo viaggio insieme a un giovane tamarro ucraino (che mi dicono essere il cantante di una band di qualche rilievo) e il suo intransigentissimo nonno. Gira e gira alla fine si scopre che pure il nonno era ebreo e faceva finta di non esserlo, e tutti sono amici e fratelli. Questa è la storia. Che cosa dovrebbe portarmi a considerare che quello che ho visto abbia un livello di interpretazione più profondo di questo? La rispota per gli autori è semplice: si parla dell'olocausto degli ebrei, quindi tutto è serio e intenso. E invece no, non è così, perché se una storia è insipida lo sarà anche se i protagonisti sono Gengis Khan e Houdini. L'olocausto è un po' il jolly che ti risolve la trama, perché se citi quello non devi dare ulteriori approfondimenti. Per gli autori italiani la stessa cosa può funzionare usando la mafia, il principio è lo stesso.

Poi mi direte "eh no guarda che il libro è diverso, è proprio bello". Ottimo. Non mi interessa, io sto vedendo un film e giudico quello. Il film non ha senso e le ultime scene in particolare lo confermano: il suicidio del nonno, che per stessa ammissione dei protagonisti avviene senza ragione? Le sequenze oniriche all'aeroporto con i personaggi già visti durante il viaggio?? Il funerale ebreo per il nonno che da sessanta-cazzo-di-anni non ha professato la sua fede e probabilmente se ne era pure dimenticato e ora state tutti lì (cane incluso) con la kippah in testa come se la cosa più importante per la vostra famiglia fosse un dettaglio di natura etnica che non ha mai avuto nessun influenza sul corso della vostra vita??? Non ci siamo. Ma in realtà avrei dovuto capirlo molto prima della fine, perché quando in un film i momenti più interessanti sono quelli in cui un cane abbaia, vuol dire che qualcosa non va.

In uscita: Dimenticami Trovami Sognami

È da un po' (più di un anno!) che ve la meno con Retcon, il mio "primo romanzo" che dopo una serie di rocambolesche avventure si è guadagnato la pubblicazione. Finora ho solo lanciato qualche aggiornamento periodico per farvi presente che c'erano dei lavori in corso, ma non ho potuto fornire maggiori dettagli perché ancora "non eravamo pronti". Oggi finalmente cala il velo di mistero e posso annunciare che a fine gennaio Dimenticami Trovami Sognami (questo è il titolo che abbiamo infine concordato) sarà pubblicato da Zona42.




Ecco qua, l'editore interessato di cui non potevo parlarvi erano proprio loro, i coraggiosi che meno di un anno fa si sono lanciati nell'impresa di rendere giustizia alla fantascienza, con pubblicazioni contenute nel numero ma eccelse nella qualità (e non lo dico io, ma i lettori, i librai, Wired...). È quindi per me una doppia soddisfazione poter annunciare che il libro uscirà, e che uscirà con loro.

Non voglio per adesso riferire del lavoro al limite del maniacale che sta dietro questo annuncio, e di quello che si sta ancora svolgendo mentre leggete queste parole e che proseguirà nei prossimi mesi (i progetti ci sono già), forse lo farò più nel dettaglio in seguito, ma posso dire di essere davvero soddisfatto per come tutto è stato portato avanti.

Ancora non abbiamo una data precisa e nemmeno la copertina è pronta (cioè, io l'ho vista, ma ancora c'è qualche dettaglio da sistemare), ma intanto lo sapete: a breve Zona42 pubblicherà il mio romanzo Dimenticami Trovami Sognami. Qualche notizia sulle ragioni che hanno portato a scegliere la mia opera le trovate nell'annuncio ufficiale dell'editore, riporto solo un paio di frasi perché... vabbè, perché ci godo abbestia, mi sarà pure consentito!?

Andrea Viscusi non ha alcun timore ad affrontare i temi fondamentali della nostra esistenza o a interrogarsi sul nostro ruolo nel mondo, ma condisce la speculazione più sfrenata con una tale attenzione ai personaggi, alle loro emozioni e alle loro relazioni, tanto da poterlo tranquillamente confrontare con i più blasonati nomi della fantascienza internazionale.

Gli sviluppi seguiranno presto, e con queste premesse mi sento di dire che saranno avvincenti.

Ultimi acquisti - Dicembre 2014 (parte 1)

Diomio, come ho fatto a resistere quasi per sei mesi? Noto solo scrivendo questo post che gli ultimi acquisti prima di questi risalivano a luglio, e sono riuscito a tirare avanti per tutto questo tempo? Forse ha contribuito il fatto di aver avuto un'agenda piuttosto fitta, ultimamente. In effetti ho trovato il tempo per il mio periodico giro a Firenze comprensivo di visita a Disco Mastelloni solo con la scusa dei regali di Natale.

Come già sapete già da un po' miei acquisti comprendono sia cd che vinili, e non faccio distinzioni di supporto (come non la faccio tra carta ed ebook nei rapporti letture). Suddivido l'elenco in due parti, parlando adesso di album ed EP, e nel prossimo di compilation e singoli.


Cominciamo con un album per cui avevo la bava fin da quando ne ho sentito parlare: EX è l'ultimo lavoro di Plastikman, una sessione live registrata e successivamente incisa. Di Plastikman, prima incarnazione di Richie Hawtin, e dell'importanza fondamentale da lui ricoperta nello sviluppo della minimal, non serve parlare (e se serve, non lo farò io). Bisogna però ammettere che negli ultimi anni lo stile di Hawtin si era arricchito dal punto di vista tecnico, ma al tempo stesso impoverito in termini di contenuto e "purezz". Con EX invece si ritorna proprio alle sonorità pulite delle origini, quelle di Musik e Recycled Plastik. Non si può quindi parlare di novità, ma di una piacevole rievocazione di un genere che oggi non ha più la presa che aveva un tempo.


 
Passiamo a Ernesto Ferreyra, uno dei produttori della squadra latina di Cadenza, etichetta techno/minimal di alto livello. Some Kind of Sign è un EP che contiene una serie di pezzi di buona minimal, anche se forse l'ispirazione non è così evidente. Non si tratta di un album, è vero, quindi il paragone con il precedente El Paraiso del las Tortugas non è del tutto corretto, tuttavia i sette pezzi non sembrano avere una loro unità, anche se il livello è comunuqe buono.



 
Rimanendo in casa Cadenza, abbiamo un altro EP, stavolta di un autore di minor diffusione riseptto a Ferreyra. Eduardo De La Calle non è un nome di spicco, ma con The Methodical Machines potrebbe attirare una certa attenzione. Siamo sempre nell'ambito della minimal, ma De La Calle riesce ad azzeccare una buona combinazione di suoni morbidi, e siamo in grado di percepire anche un filo conduttore che unisce tutti i pezzi della raccolta. Grazie a questa completezza si ha l'impressione di ascoltare un lavoro con una forte caratterizzazione, e il coinvolgimento è amplificato. Un autore da tenere d'occhio.

Kink invece lo conosco già bene, il suo nome come produttore o remixer si già fatto notare molte volte negli ultimi tempi. Under Destruction è il suo primo album, e qui conferma l'impressione di distanza dagli schemi attuali che già aveva dato in precedenza. L'album infatti contiene pezzi di una techno difficilmente classificabile, che fa ampio uso di loop e suoni elettronici, quasi affini alla VGM, e alcuni dei quali si sviluppano in direzioni imprevedibili. Anche qui si percepisce un'unità di temi che conferisce l'identità al lavoro nel suo complesso, e si può quindi promuovere a pieni voti la prima prova sulla lunga distanza di Kink.

 
Il prossimo disco è una chicca, perché si tratta di qualcosa di estremamente di nicchia: questo Wrong Steps EP, dell'eponimo Wrong Steps della cui identità non sappiamo nulla, è un disco di ottima techno prodotto dalla misconosciuta etichetta Huntley & Palmers. Purtroppo in questo caso non sono in grado di fornire nessun tipo di contesto, perché appunto non so nulla dell'etichetta né degli autori. È uno dei classici esempi di quando ascolti una cosa, ti piace, e decidi di prenderla senza necessariamente conoscerne la storia. Non posso nemmeno dirvi di provare ad ascoltarlo, perché non credo sia facile trovarlo anche da scaricare...


Anche l'ultimo pezzo di questo primo blocco è senza dubbio qualcosa di molto gustoso. Il Mawa EP di Anchorsong si presenta come un vinile da 10 pollici trasparente (il primo che mi capita). La copertina è da subito indicativa del contenuto: quattro tracce di techno tribale, con campionature, sonorità e atmosfere provenienti direttamente da qualcuna delle più remote tribù africane. Quando si parla di tribal techno è facile cadere nello stereotipo delle tracce costruite semplicemente aggiungendo il loop della canto tradizionale del popolo sconosciuto su una base, qui però il discorso è più complesso e profondo, e si percepisce una forte armonia e compenetrazione reciproca tra le parti campionate e quelle aggiunte dall'autore. Se si pensa poi che Anchorsong è in effetti un dj giapponese, fa quasi strano pensare al modo in cui culture così diverse riescano a integrarsi in questo modo, e non sto facendo un discorso da united colors of benetton, parlo proprio della constatazione che questo EP è nato grazie all'apporto di menti che distano più di mezzo pianeta in termini di spazio, e ancora di più a livello culturale. E questo sì, fa un po' impressione.

Post di inizio anno

Il 31 dicembre 2013 scrissi un post di fine anno per riepilogare le attività del blog dell'anno appena trascorso. Sarebbe forse una buona abitudine, ma siccome l'imprevedibilità è my way of life*, quest'anno sovverto tutte le regole e invece che il 31 dicembre lo pubblico il 1 gennaio, chiamandolo post di inizio anno. Isn't it clever?

Sì vabbè, poi il contenuto è sempre quello. Nel 2014 il conteggio dei post ammonta a 133, quindi siamo in calo anche rispetto al 2013. C'era da aspettarselo visto che ho avuto un drastico cambiamento della routine, e inoltre da novembre in poi sono stato parecchio, parecchio impegnato su altri fronti (vi ho già parlato di Retcon?). Quindi no regrets, anzi, credo di aver infilato una decina di post interessanti nel marasma della blogsfera, ed è tutto quanto posso pretendere con i miei limitati mezzi.

I progetti per il prossimo anno di blogging non sono ben definiti, o meglio, non ho in mente nessun particolare stravolgimento di quanto abbiamo visto ultimamente. Se possibile cercherò di dare più spazio a post più approfonditi su temi specifici (come i film che non vedrete mai), ma non posso garantirlo perché sono solitamente abbastanza impegnativi, e poi bisogna pure che li trovi, questi film. Comunque l'intenzione è sempre quella di offrire contenuti per quanto possibile originale e distanti da quello che si può trovare a valangate sul web. Mi piacerebbe anche puntare al "contenuto di qualità", ma anche questo non lo prometto, ché tanto si sa che la qualità non paga e allora why bother?

Probabilmente nei primi mesi di questo anno vi troverete una sequenza di post autopromozionali, perché tra le presentazioni di Spore in preparazione, e l'imminente uscita di Retcon (che non si chiamerà così, come già sapete, ma per ora continuo a usare il working title) mi servirà questo spazio per attirare un po' d'attenzione. Ma relax, Unknown to Millions non si trasformerà in una vetrina di spam.

Quindi grazie a tutti voi lettori e lurker per la fiducia tacitamente accordatami (presumo che se non ci fosse, questa fiducia, me lo direste), e see you on this channel.