Coppi Night 25/09/2011 - Hostel

Lo splatter non è il mio genere. O meglio, può essere divertente, se è uno splatter volutamente grottesco e comico, oppure se è tanto ridicolo da avere questo effetto anche non voluto. Ma quando un film horror si riduce a una scusa per mostrare due-tre sequenze di corpi sbudellati, sangue che schizza e occhi che penzolano, allora per me si finisce nella noia totale. Forse perché non sono facilmente impressionabile, e anche la componente di disgusto mi tocca in minima in parte.

Per questo, non ho per nulla gradito questo filmettino di cui pure avevo sentito parlare bene. Non mi aspettavo niente di più in effetti, per cui non posso dire di essere stato deluso, ma in sostanza per me sono stati 90 minuti di sbadigli (o per essere precisi: 75 minuti di sbadigli e 15 di sonno vero e proprio). Se anche l'idea di fondo può essere intrigante, l'esecuzione è grossolana e prevedibile, e le poche carte a disposizione sono giocate nel modo più inefficace. Inoltre non capisco perché questo, come molti film simili, parte come una sorta di teen movie coi ragazzetti che pensano solo a scopare qualche maiala europea, e sono disposti anche ad attraversare migliaia di chilometri in treno per raggiungere un ostello raccomandato da un tizio sconosciuto e fumato. Ora, io so cos'è la fame di fica, ma andiamo...

Proprio perché è così banale e piatta non ho nessuna segnalazione particolare sulla trama. Cioè, ne avrei, ma si tratterebbe in pratica di riscriverlo tutto per cui non mi metto nemmeno a elencare le numerose assurdità e le enormi ingenuità. Facciamo conto che non l'abbia visto, così non devo parlarne.

In compenso, prima del film, nell'attesa di un Membro del Club che sarebbe arrivato più tardi, abbiamo seguito un interessantissimo documentario sul Mostro di Firenze, e posso dirmi soddisfatto della serata per aver ripercorso tutte le tappe di quella vicenda, che ricordavo in modo molto vago (ero piiiccolo!). E per inciso, non ho saltato la recensione del 18 settembre, ma in quella data il film è stata sostituito dalla visione di materiale alternativo, quale una venita di omini con le magliette a strisce che rincorrevano un pallone (non per mia volontà), e il collage delle foto realizzate durante le vacanze (40 minuti di immagini). La prima domenica di ottobre sarà il mio turno da Anfitrione, spero di potere in seguito riportare del materiale interessante.

Io, neutrino

La prima volta che ho sentito la parola "neutrino" ero piccolo. Molto piccolo. Ero un bambino che andava alle elementari, e la mattina prima di salire sul pulmino giallo che fermava davanti casa facevo colazione guardando le Tartarughe Ninja (e forse qualche altro cartone, ma l'evento della mattina era quello). Solo un decennio abbondante dopo avrei scoperto che Teenage Mutant Ninja Turtles, rimanendo un po' sorpreso per l'aggettivo "teenage", che non mi sembrava così rilevante. Ma questa è un'altra storia. I neutrini di cui sentii parlare in una di quelle mattine erano dei ragazzetti (piuttosto irritanti, per la verità), che in un episodio spuntavano da una dimensione parallela e diventavano amici delle tartarughe. Avevano un'auto, lo ricordo bene, che funzionava con la pizza come carburante.

All'epoca non sapevo nulla dei neutrini, e a dirla tutta ne so molto poco anche ora. Ma in effetti credo che poche persone nel mondo possano dire di conoscerli, quindi non mi sento così in torto. I neutrini sono diventati popolari in questi giorni perché, con estrema e irritante noncuranza (al pari dei loro omonimi dell'universo TMNT) hanno distrutto una delle poche certezze su cui l'umanità era sicura di poter contare. Quello che nell'era moderna della fisica era sembrato un limite invalicabile è stato superato senza troppo clamore, come un post-it giallo appiccicato sul frigo con su scritto "oh, e comunque, sono più veloce della luce".

I neutrini sono sempre state particelle misteriose, questo va riconosciuto, e anzi si stanno rivelando tra le più sorprendenti, perché dopo averci rivelato che probabilmente, proprio a causa loro, l'universo terminerà in un colossale big crunch, adesso ci fanno anche sapere che una delle costanti più sacre della fisica è una cazzata. Non mi dilungo a parlare dell'esperimento, delle conclusioni, e nemmeno aggiungo il mio contributo all'affossamento della nostra esimia ministra dell'università per il clamoroso strafalcione del tunnel sotterraneo dal Gran Sasso (laboratorio che ho avuto il piacere di visitare, anni fa) a Ginevra. Di questo altri hanno già parlato con cognizione di causa maggiore, e non penso di poter dire niente di più, le fonti sono disponibili a tutti. Quello che mi preme sottolineare è come, ancora una volta, un vero e proprio paradigma della storia è stato sconvolto. Dalla Terra piatta all'eliocentrismo, dalla teoria atomica alla quantistica, sembra che a intervalli irregolari la concezione dell'Universo che abbiamo faticosamente guadagnato debba essere demolita. Insomma, se quando mi sono messo a lavorare a Discronia avessi scelto come idea di partenza l'ipotesi che la velocità della luce fosse superabile, sarebbe stata una premessa accettabile: una divergenza a livello paradigmatico che comporta differenze epistemologiche rispetto al nostro universo. Poteva funzionare, fino a qualche giorno fa.

Ora non più.

Verrebbe quasi da pensare che il neutrino sia una particella che noi stessi abbiamo cercato, e se fossi uno che crede davvero in concetti cosmogonifilosofici come il paradigma olografico, potrei arrivare a dire che esso è la più recente risposta alle nostre illusioni collettive. Non so quanto questo sia confortante: la consapevolezza che niente di quello che sappiamo è certo, nemmeno quando siamo sicuri che lo sia. Però, in un certo senso, non mi dispiace più di tanto. Sapere che esiste sempre un limite che può essere superato, come letteralmente hanno fatto quei bimbetti con la macchina a pizza, mi fa sentire meno piccolo e stupido. O meglio, ancora più piccolo e stupido, ma in un rapporto talmente infinitesimale di fronte ai segreti dell'Universo che ormai non ha più senso preoccuparsene.

Possiamo convincerci quanto vogliamo di conoscere ciò che ci circonda, ma alla fine l'Universo, o la Natura, o metteteci pure Dio se ve la sentite, ci ricorda che non siamo altro che delle appendici incidentali e del tutto irrilevanti di quella che è l'esistenza. Qualsiasi cosa facciamo, diciamo o pensiamo, non ha alcuna importanza in confronto all'incommensurabile incomprensibilità del posto che ci troviamo ad occupare. Possiamo stare sereni, perché niente di noi avrà mai nessun peso su nulla, alla fine. Non è meraviglioso?

Non so se quello che dico ha senso. Ma un tempo, un tempo che ormai dobbiamo dimenticare, non lo avrebbe avuto nemmeno pensare a qualcosa di più veloce di un fotone. Se non avete capito, chiedete al neutrino che vi sta sorpassando proprio ora. Se riuscite a vederlo.

Adotta un film!

Segnalo al volo una delle tante iniziative sorte nella blogsfera cui ho deciso di aderire non appena letto il "bando" questa mattina. "Adotta un film" è un'idea di Gianluca Santini, collega scribacchino e appassionato blogger, che dopo aver constatato con rammarico come la produzione cinematografica odierna (in particolare per i film "di genere") si basi in maniera preponderante su sequel/prequel/remake/reboot, piuttosto che su idee e strade nuove (un fenomeno da lui definito "necrofilia cinematografica"), ha lanciato il suo appello affinché ognuno si applichi per tutelare i film che ama da questa minaccia.

Basta lasciare un commento nel suo post per diventare padrini di un film, ottenere il proprio banner personalizzato e la tutela della pellicola scelta, in modo da garantire che non venga depredata e spolpata come il corredo della vecchia zia. È talmente ovvio che si tratta di un gioco che non mi metto nemmeno a spiegare quali sono gli intenti dell'iniziativa, ma siccome oltre a quello delle traduzioni impropoonibili dei titoli è uno dei temi di ambito cinematografico che più mi sta a cuore, mi sono impegnato subito in prima persona.

E così, dopo una breve riflessione, mi sono offerto come tutore della saga di Ritorno al futuro!


Ho scelto questa saga per vari motivi. Dovevo per forza impegnarmi in favore della fantascienza, e anche se la mia prima idea era caduta su Alien, dopo aver considerato che questa stupenda creatura mortifera è già stata ampiamente defraudata (e quindi l'adozione non ha più senso), mi sono spostato su un'altra saga di grande qualità e valore storico. Non parlerò del film perché do per scontato che chiunque approdi qui lo conosca, e anche perché in passato ho già avuto modo di dire due parole in proposito*. Mi basta sottolineare che Ritorno al futuro è uno dei pochi esempi validi di fantascienza "leggera", che intrattiene in modo intelligente e senza inutili spettacolarizzazioni, e penso che più film di questo tipo potrebbero ridare respiro a un genere troppo spesso frainteso dal grande pubblico. Per questo merita di essere tutelato, e io mi impegnerò affinché a nessuno venga in mente di riesumare Marty e Doc!



*[Come dico nel post del vecchio blog linkato, l'idea di viaggio nel tempo proposta in Ritorno al futuro non mi sembra la più plausibile. Questo concetto verrà approfondito in un post imminente, che ho quindi l'occasione di anticipare. In ogni caso, questo aspetto non toglie niente alla validità della saga, che rimane comunque coerente alle sue stesse regole.]

È arrivato il censimento!

Non so quanta gente si ricordasse che nel 2011 ci sarebbe stato il censimento. Io sì. Per qualche ragione avevo impresso nella memoria che l'ultimo era stato nel 2001, nonostante allora avessi (se ricordo bene) dieci anni meno di adesso. All'epoca le mie propensioni per la statistica non si erano ancora manifestate, ma forse le stavo già covando.

In realtà, dei miei studi di statistica la parte sociale/demografica è quella che mi ha sempre attratto di meno, rispetto a quella più teorica e sperimentale, diretta derivazione della matematica. Insomma, vista una tavola di mortalità, viste tutte, no? Eppure l'idea di un ente centralizzato che diffonde a tutta la popolazione un numero di domande a cui esse sono tenute (obbligate per legge!) a rispondere, in qualche modo mi affascina. Ispira immagini steampunk di enormi mostri meccanici che fagocitano questionari e vomitano quintali di tabulati stampati in inchiostro sbavato su carta perforata. Ok, forse ho esagerato con le suggestioni, ma l'idea della colossale macchina macina-dati è un po' quella.

Che poi, a leggere le domande del questionario sono rimasto abbastanza deluso. Nel 2001, anche se ricordo il momento in cui mio padre compilava le schede, non avevo mandato a mente le domande (che suppongo non siano cambiate di molto da allora). Ma in pratica l'Istat vuole sapere poco più dei miei dati anagrafici: che lavoro faccio, quanto mi pagano, e come ci vado. Mi aspettavo più domande, e più approfondite, più intricate, e magari anche più subdole. Tuttavia l'immediatezza dei quesiti è sicuramente un requisito voluto da chi le ha elaborate, per urtare il meno possibile i risponditori, che hanno sempre, sempre, qualcosa di meglio da fare.

Certo che se alla fine si considera che tutto questo immenso lavoro per raccogliere una quantità incredibile di dati, alla fine conduce appena a una manciata di indici che sono alla fine dei conti solo dei rapporti, viene da pensare che sia solo fatica sprecata. Che diamine, lo fate una volta ogni dieci anni, potreste impegnarvi di più, no? Mi piacerebbe pensare che le centinaia di milioni di risposte che perverranno alla fine al Cervellone possano costituire la base per qualcosa di più serio, magari i primi passi verso lo sviluppo di una seria psicostoria.

Comunque, penso che mi divertirò (per quanto una cosa del genere possa essere divertente) a compilare il mio questionario. Se non altro, per empatia nei confronti dei miei semicolleghi statistici che prima o poi maneggeranno i dati. E non mi importa se a dio non piacciono i censimenti, io lo compilerò lo stesso!

Coppi Night 11/09/2011 - Zitti e mosca

Cerco di recuperare il ritardo di una settimana provocato dai problemi di connessione, e poco prima dell'inizio della Coppi Night odierna pubblico la recensione del film di domenica scorsa, che contrariamente a quanto dichiarato nell'ultimo post avevo in realtà già rivelato.
 
Io stesso ho votato per questo film, convinto soprattutto dall'ambientazione toscana, che mi è sempre gradita, e dalla presenza sia come attore (anche se in un ruolo marginale) sia come autore di Alessandro Benvenuti, personaggio per cui nutro una moderata stima professionale... o almen così era, fino all'obbrobrio finale del quarto innecessario capitolo di Amici miei, in cui è invischiato pure lui. In ogni caso, l'idea del paesino di provincia in fermento per l'imminente Festa de l'Unità mi attirava, anche se il film si è poi rivelato completamente diverso da quello che mi aspettavo.

Una serie di storie parallele (solo vagamente interconnesse) che coinvolgono personaggi di varia età, estrazione e obiettivi, dai ragazzetti bighelloni tra i quali figurano per la prima volta su schermo gente come Pieraccioni, Ceccherini e Paci, agli anziani e sfiduciati sostenitori del Partito, dai bambini curiosi alle coppie in crisi. Situazioni che hanno a volte del comico, ma più spesso del grottesco, in chiave piuttosto malinconica e in certi momenti del tutto drammatico. Per cui, anche se è presente quella vena di toscanità che in altre occasioni era la colonna portante della pellicola, e pure molti degli attori sono gli stessi, questo film viaggi su toni del tutto differenti, e lascia infine un certo senso di perdita e fallacità dell'esistnza, che si concretizza negli ideali che svaniscono, i rapporti che si incrinano, le vite che finiscono. E forse alla fine dei conti, il personaggio che più sembra a suo agio nel mondo che viene presentato è proprio il giovane ritardato interpretato da Benvenuti stesso.

Un film completamente diverso da quello che pensavo, ma, che se non mi ha divertito, nemmeno mi ha deluso. Anche se vederlo una seconda volta sarebbe probabilmente una sofferenza.

Bustina # 21

Dio ci ha fatti abbastanza intelligenti da capire che non esiste
da Nation di Terry Pratchett

Ho già parlato di questo libro al quale (primo nel 2011) ho assegnato il massimo dei voti al momento nel mio rapporto letture. Come ho già detto, Nation è un libro pieno di spunti e riflessioni interessanti. Uno dei temi più ricorrenti nel libro è quello del rapporto degli uomini con i loro dèi (sull'isola ce ne sono molti: gli antenati, gli elementi naturali, la morte, e il dio creatore del mondo chiamato Imo). Mau, il protagonista, dopo il devastante tsunami che stermina tutta la sua Nazione, perde la sua fede negli dèi, e si trova spesso a confrontarsi con un vecchio sacerdote a questo proposito. Naturalmente si percepisce che l'autore parteggia per lui, ma le opposizioni del vecchio riescono a suscitare qualche dubbio.

La frase che ho riportato (traducendola dall'inglese, e sostituendo al nome "Imo" l'appellativo più generico) arriva nelle fasi finali della storia, e riassume in modo eccellente il susseguirsi di argomenti di una parte e dell'altra. È una di quelle frasi che ti fulmina, ti rimane in testa e continui a ripetertela per un giorno intero. Almeno, a me ha fatto questo effetto. Io non commenterò oltre, ognuno si faccia la sua opinione. Dovreste essere abbastanza intelligenti per riuscirci.

Coppi Night 04/09/2011 - Kick Ass

Sì, lo so che sono in ritardo di una settimana, ma alcuni impegni di natura estranea sommati a problemi di connessione mi hanno impedito di aggiornare prima la telecronaca in differita del Coppi Club. Quindi mentre scrivo so già quale film è stato visto nella serata successiva a questa, e potrei anche darvi qualche anticipazione, ma preferisco stare zitto e mosca.

In una serata dedicata ai supereroi, a vincere le votazioni è stato un personaggio che in effetti di "super" ha ben poco. Mutanti anni '70, extraterrestri umanoidi in calzamaglia e semidivinità non hanno potuto nulla contro un ragazzino segaiolo con una tuta da sub addosso. Per la verità avevo già visto il film al cinema, ma l'ho votato con convinzione, e anche se avrei preferito X-Men First Class, me lo sono comunque rivisto volentieri. Questo perché Kick Ass mi aveva soddisfatto alla prima visione, e ha retto bene anche al secondo giro.

Non so niente della graphic novel (sì insomma, il fumetto: ora li chiamano così per farli sembrare meno roba da bimbetti) a cui il film si ispira, quindi non saprei dire se gli è fedele o è stato banalizzato nella trasposizione come di solito accade. Tuttavia il risultato non mi pare male, quindi gli eventuali fan del fumetto avranno poco da lametnarsi. Il liceale che un giorno decide di diventare un supereroe, con nessun'altra qualifica oltre a tanta buona volontà (e ingenuità), ispira subito simpatia, e per quanto venga chiaramente presentato come un sfigatello qualsiasi, si percepisce che è soprattutto una persona normale. Infatti, nel corso del film, il protagonista ne prende molte più di quante ne dà, il che è del tutto credibile viste le premesse.

Meno credibile è vedere una bambina di 8-9 anni che impala, affetta gambe e spara in testa alla gente, ma questo fa probabilmente parte dell'aspetto "fumettistico" della storia, forse un po' esagerato ma non tanto da irritare lo spettatore. E poi, siamo onesti, le scene in cui è la piccola Hit Girl a sminuzzare i cattivi sono le più esaltanti, su questo nessuno può avere da ridire (a parte forse qualche membro del moige). Del tutto incredibile invece è il fatto che Nicholas Cage in questo film risulti sopportabile, forse perché passa maggior parte del tempo con una maschera (che è praticamente quella di Batman) che nasconde la sua faccia da cane, e magari anche perché (spoiler!) a tre quarti di film muore.

Alla fine dei conti, nonostante qualche stereotipo (come l'immancabile mafia italiana) e alcune esasperazioni fuori luogo (il protagonista che si finge omosessuale per poter passare il tempo con la fighetta?), il film scorre molto bene, con una trama solida nella quale l'idealismo del giovane supereroe si intreccia con i progetti di vendetta di quello anziano, che funzionano per alzare la posta in gioco in quella che altrimenti sarebbe stata solo una commedia. Un livello gradevole di umorismo, efficace ma non invadente, e soprattutto un'ottima realizzazione delle scene di combattimento, tanto a livello visivo che di colonna sonora: a questo proposito, il salvataggio di Cage a opera della figlioletta è una sequenza davvero ben riuscita. Insomma, un calcio nel culo che mi sono preso volentieri. Due volte, addirittura.

Futurama 6x18 - The Silence of the Clamps / Il silenzio delle pinze

Bender ha già avuto a che fare un paio di volte con la robomafia, e in tutte queste occasioni le cose non sono andate a finire nel migliore dei modi. Verrebbe da pensare che questo basti a farlo stare alla larga da Donbot e i suoi uomini (beh, "uomini" in senso figurato), ma quando si presenta l'occasione di infilarsi a un esclusivissimo party di matrimonio celebrato dallo stesso Papa Spaziale, voi riuscireste a tirarvi indietro? Chiaramente no, ed è questa la premessa che conduce Bender in una situazione estremamente rischiosa, dato che diventa il testimone di un'aggressione della mafia a Calculon (ospite d'eccezione della festa), e aggrava ulteriormente la sua situazione intrallazzando con la figlia di Donbot, dopo che già in Into the Wild Green Yonder era stato l'amante di sua moglie Fanny (realizzando in questo modo il sogno perverso di buona parte degli uomini: farsi una madre e una figlia).

Bender viene quindi costretto a testimoniare in tribunale, e per proteggere la sua incolumità entra in un programma di protezione che lo allontana dai suoi amici. Donbot è però determinato a rintracciarlo ed eliminarlo, per cui ordina a Clamps (Pinza nella versione italiana) di unirsi all'equipaggio della Planet Express. Qui il mafioso in incognito cercherà di diventare amico di Fry per poter scoprire dove Bender è tenuto nascosto, e riuscirà a rendersi incredibilmente benvoluto dai colleghi, con l'eccezione di Zoidberg, preoccupato per la concorrenza che le pinze muovono alle sue chele.

Il tema della separazione di Bender dal resto del gruppo era già stato affrontato in Ghost in the Machines, anche se qui le modalità sono diverse. È naturalmente Fry a soffrire maggiormente per l'assenza dell'amico, e a preoccuparsi di ritrovarlo, anche se l'opportunistico rapporto con Clamps sembra dargli qualche soddisfazione. Come in That Darn Katz!, il ruolo di eroe in questo caso spetta a un personaggio inusuale, ovvero Zoidberg, che rimanendo diffidente nei confronti del nuovo arrivato scopre le sue vere intenzioni. Sono probabilmente le scene finali in cui lui è protagonista a costituire la parte più riuscita dell'episodio. Ma a parte questo aspetto, anche il resto scorre bene, in sequenze di ambientazione diversa che contengono tutte un buon livello di gag: dal matrimonio in cui Bender riesce a imbucarsi, al processo dove il povero Iperpollo non è in grado di competere con l'avvocato di Donbot, fino al gradito ritorno alla Luna, che era stato l'obiettivo della prima consegna dell'equipaggio formato da Fry, Leela e Bender. A quanto pare c'è di più sulla Luna oltre al Luna Park, e gli indigeni (che vivono all'interno di cupole) hanno riprodotto una società sul modello del far west.

Pur non essendo spinto da un nucleo narrativo particolarmente originale, né da idee di portata fantascientifica rilevanti, The Silence of the Clamps è una puntata equilibrata, che riesce a mantenere il tono per tutta la durata, e concede alcune scene estremamente divertenti. Voto: 8/10

Rapporto letture - Agosto 2011

Solitamente ad agosto leggo più del solito, ovvero ancora più del solito, visto che tradizionalmente cadono in questo mese le mie settimane di ferie, durante le quali ho molto tempo morto che si presta perfettamente per essere seppellito sotto badilate di pagine. Quest'anno però non ho superato di molto la mia media, forse perché durante i 10 giorni effettivi di vacanza il tempo passato puramente appallallaria non è stato poi così tanto, tra mojiti e consolati, meduse e tostapani. Ecco quindi i sei libri letti durante il mese.

More about Millemondi Autunno 2010: Pianeti dell'impossibilePianeti dell'impossibile è l'improbabile titolo con cui Urania ha portato in italia la European Hall of Fame compilata nel 2007 da James Morrow, nella quale sono raccolti i migliori racconti degli autori europei dagli anni '80 ad oggi. Nomi pressoché sconosciuti, perché si sa che la fantascienza è un genere prettamente anglofono in un mercato mondiale già di per sé anglicizzato. Tuttavia all'interno della varietà di origini e stili si trovano pezzi di grande qualità, alcuni dei quali fantascientifici in modo marginale, ma non per questo meno convincenti. Come il curatore stesso afferma nell'introduzione, non è facile dedurre se esistono differenze sostanziali tra questa fantascienza e quella anglo-americana più diffusa, ma forse in questi racconti si trovano più spesso componenti metefasifiche/oniriche che conferisono all'opera una certa difficoltà di interpretazione, pur lasciandone inalterato il fascino. Non dico se questo sia un bene o un male, ognuno valuti secondo la sua percezione. A correre per la scuderia Italia c'è (prevedibilmente) Valerio Evangelisti, con il racconto Sepultura, che (inspiegabilmente) è l'unico a non avere un'introduzione con le note biografiche sull'autore. Voto: 8/10

More about Il magazzino dei mondiRestringiamo il campo e da una raccolta di prospettiva europea ci focalizziamo a una solo italiana. Avevo già citato Il magazzino dei mondi nel relativo post di autopromo, dato che io stesso sono incluso tra i 180 racconti che lo compongono.Una collezione di racconti brevi di fantascienza, raccolti attraverso il forum di Writers Magazin Italia. Come in tutte le iniziative così "democratiche", il livello qualitativo è altalenante, passando da piccoli gioielli a incomprensibili flussi di coscienza, da idee brillanti a incredibili banalità. Nel complesso comunque il volume è sufficiente, e dato che ogni racconto si legge in un minuto o poco più scorre molto velocemente, l'ideale da tenere sol portarotoli di carta igienica per trascorrere in modo costruttivo quei momenti di initimità. Voto: 6.5/10


More about RollbackHo letto diversi romanzi di Robert J. Sawyer, e pur ritenendolo un valido autore non sono mai arrivato a considerarlo "un grande", forse perché le sue storie, per quanto solide, non hanno mai quel guizzo in più che le rendono grandiose. Comunque i suoi libri sono sempre apprezzabili, interessanti a livello di idee e speculazioni, e di solito gustosamente sconfinanti in tematiche collaterali di dimensione più umana. Anche Rollback rientra in questa definizione, e probabilmente è il miglior romanzo di Sawyer che abbia letto. Da una parte il contatto con gli alieni di Sigma Draconis, e quindi la classica e appassionante cronaca della decifrazione dei messaggi radio, dall'altra il dilemma del protagonista ringiovanito a scapito della moglie, che si trova a dover affrontare una vita completamente diversa. Toccando temi complessi e stimolanti, la storia procede al passo giusto, e raggiunge forti livelli di coinvolgimento. Voto: 8/10

More about Il signore dei sogniPoco sopra parlavo della "tendenza onirica" degli autori europei, ma anche Roger Zelazny ci mette del suo, pur dichiarandolo apertamente con il titolo Il signore dei sogni. La storia si basa su un'idea semplice ma con grandi potenzialità: un'evoluzione della psichiatria che consente agli specialisti di entrare e modellare i sogni dei loro pazienti. Il protagonista è proprio uno di questi "plasmatori", che incontra presto una ragazza cieca che vuole imparare la professione nonostate il suo handicap. E qui le cose si complicano, anche se non saprei dire in che modo, perché devo ammettere di averci capito poco. L'atmosfera onirica è efficacmente riprodotta, ma dopo metà libro la storia prende una deriva che la porta verso situazioni e descrizioni via via più incomprensibili, e se dovessi dire come la vicenda si conclude non ne sarei in grado. Non dico che sia un brutto libro, ma probabilmente ha bisogno di una particolare disposizione mentale che, complice il mare trasparente di Formentera, non avevo quando l'ho letto. Voto: 5/10

More about Caino dello spazioCaino dello spazio invece l'ho capito, forse anche perché c'è poco da capire. In questa raccolta dei lavori di Sandro Sandrelli compaiono due romanzi brevi e alcuni racconti di lunghezza variabile che coprono più o meno tutta la carriera dello scrittore italiano. Tecnicamente questa sarebbe fantascienza, ma... ecco, è quel tipo di fantascienza che non consiglierei mai, quella più banale che è solo la trasposizione nello spazio di avventure del tutto terricole. I romanzi seguono degli "and plot", in cui succede questo, e poi succede questo, e poi quest'altro, senza che si capisca se c'è un preciso obiettivo delle vicende (e arrivati alla fine, si capisce che probabilmente non c'è). Deus ex machina come se piovesse, pianeti dai nomi fantasiosi e alieni immancabilmente stronzi, combinati per dare origine a storie che lasciano molto poco. Un poco più interessanti le storie surreali al limite del grottesco, che almeno non hanno la pretesa di prendersi sul serio. È in parte confortante il fatto che nel lungo saggio di Vittorio Curtoni che chiude il libro (che non ho letto tutto, lo ammetto), si riconosca che i racconti di questo autore non sono poi dei capolavori. Voto: 4/10

More about NationFortunatamente ci si riscatta con un vero capolavoro! Terry Pratchett è noto per le sue storie fantasy, in particolare quelle della fortunata serie Mondo Disco... ma Nation non c'entra nulla con tutto questo! È una storia del tutto ordinaria, senza elementi fantastici se non qualche dio che parla nella testa dei personaggi (e per qualcuno questo non sarebbe nemmeno un elemento fantastico...), ambientata sostanzialmente nel nostro mondo anche se l'autore si premura di farci capire che non è proprio lo stesso, citando i Reunited States of America e mostrando l'Australia spaccata in due. Ma le avventure del giovane Mau, unico superstite della sua Nazione dopo lo tsunami che ha sommerso l'isolotto, sono del tutto terrene. Terrene, ma profondamente universali. Il suo percorso di formazione insieme alla principessina naufraga Daphne ha un valore che ho riscontrato raramente in altri libri, e anzi a dirla tutta in altre opere anche non solo letterarie. Cercando di ricostruire la sua Nazione insieme agli altri superstiti che man mano si aggregano all'isola, Mau e Daphne affrontano prove di coraggio e resistenza, si interrogano su temi complessi quali la religione, la morte, il dolore, il sacrificio, la storia, la fede, e ottengono risposte (non sempre) di grande impatto. A stupire sono soprattutto i personaggi, tutti tratteggiati in modo profondo e credibile, anche quelli più marginali. L'umorismo tipico di Pratchett è presente ma non dominante, e l'autore è invece bravissimo a evocare momenti di grande drammaticità. Forse questo è un romanzo "per ragazzi", ma dubito che ci siano molti adulti ad essersi posti le stesse domande dei giovani protagonisti del libro. Una grande lettura, una grande esperienza. Non ho problemi ad assegnargli un voto: 10/10

Ultimi acquisti - Agosto 2011 (parte 2)

Seconda parte del report degli acquisti musicali fatti un paio di giorni prima di partire per le ferie. A questo proposito, se per voi "vacanza" significa non sentir parlare italiano intorno a voi, non vi venga in mente di passare una settimana a Formentera. Ho divagato ma mi sembrava un avvertimento doveroso.


Cominciamo con un album uscito da poco ma che si discosta da quelli acquistati insieme a lui: Through the Green raccoglie pezzi di stile disco/funk, decisamente diversi dalla techno/house di cui ho parlato finora. Tiger & Woods (che è un tizio unico, non un gruppo come si penserebbe dal nome) utilizza strutture e suoni che non ci si meraviglierebbe se fossero suonati da Cerrone. Rimanendo fedele a questo stile confeziona una decina di buone tracce, che se non causano brividi sono comunque un ascolto piacevole.




Dopo questo album che mi ero lasciato indietro per scarsa attinenza tematica con quelli del primo post, si passa alle compilation. Per essere più precisi questo è un remix album, ovvero una raccolta di remix delle canzoni di un album. Nello specifico l'album è Dust di Ellen Allien, che avevo acquisito appena un paio di mesi fa. I Dust remixes sono una buona variazione sul tema dei già efficaci pezzi dell'album. Remixer come Adultnapper, Nicolas Jaar (di lui abbiamo parlato nella prima parte), Ripperton (che aveva prodotto il mio miglior album del 2010), confezionano delle versioni che oltre a essere buone di per sé riescono anche a rispettare lo spirito dell'album. Un buon lavoro di squadra.


È un remix album anche Reincarnations, ma in un senso diverso dal precedente. In questo caso infatti non si tratta di remix di autori vari dei pezzi di un artista, ma di remix di un artista di altri autori vari. Dj Koze (che, ci tiene a farlo sapere, dopo aver ricevuto l'illuminazione nel 2009, preferisce essere chiamato Swahimi) può vantare una carriera molto vasta, che include parecchi remix anche di generi diversi. Questa compilation racchiude il meglio delle sue "reincarnazioni", corredate nel libretto interno dalla storia di ognuna di esse. Ho scoperto questa raccolta attraverso il pezzo Mango Cookie, mix di due pezzi dell'album Mango di Sascha Funke, un pezzo straordinario che lo stesso Ko-ehm, volevo dire, Swahimi, riconosce come il migliore di tutti. Avevo espressamente ordinato questo cd, e penso di aver fatto bene, perché Reincarnations è probabilmente il migliore tra tutti gli acquisti di questa tornata.


Proseguendo con le compilation (stavolta nel vero senso della parola), devo riconoscere di aver detto una cazzata. In uno dei post degli acquisti di giugno, sostenevo che al posto dell'annuale Cocoon Compilation quest'anno era uscito il Selected Remix Works. Invece poco dopo la pubblicazione ho scoperto che la Cocoon Compilation K era effettivamente in uscita, forse leggermente in ritardo rispetto al solito, e come sempre nel massimo riserbo fino a pochi giorni dalla distribuzione nei negozi. Come sempre la Cocoon non delude, e questa compilation mi è anche piaciuta più delle ultime due. I pezzi di David August, Argy, Minilogue, sono le perle in una raccolta di pezzi di qualità già elevata. Un colpo a segno, come sempre.

Ed è sempre made in Cocoon il doppio mix Cocoon Heroes (motto della stagione 2011). Due cd mixati rispettivamente da Adam Beyer e Dorian Paic. Il primo ha preparato un set molto variegato, con numerosi pezzi alcuni dei quali molto particolari, mentre il secondo è più lineare, cotituito da un numero ridotto di tracce sostanzialmente minimal. Come tutti i mix-cd Cocoon è un buon prodotto, efficace per scoprire qualche nuovo pezzo e ideale da ascoltare in macchina. Perché sì, anche in macchina ascolto questa roba.



E per stavolta abbiamo concluso. Direi che 11 cd sono un volume (e una spesa!) sufficiente per appagare la voglia di musica per un po'.

Coppi Night 28/08/2011 - Drive Angry

I fan del Coppi Club (e se ne esistono, che si facciano riconoscere) avranno notato che non erano presenti aggiornamenti da diverse settimane. È passato quasi un mese dall'ultima pseudorecensione, ma si sa che agosto è il mese dell'indolenza, e la già citata Formentera ha richiesto la mia presenza altrove e, poi, oh, anche i pizzaioli vanno in ferie! Per cui non vi siete persi nulla, dall'ultima domenica di luglio semplicemente non ci sono state altre Coppi Night.

Il rientro è stato piuttosto soft. Una selezione di titoli variegata e mediamente interessanti, che ha condotto a un pareggio nella votazione finale, dove la monetina ha dato l'avallo all'ennessima boiata made in Nicholas Cage. Allora, io ho evidentemente un problema con questo attore. Oltre al fatto di non piacermi la sua faccia, me lo ritrovo in film di livello sempre più infimo, tanto che sto iniziando ad associare la sua presenza con la pochezza della pellicola. Quindi, in effetti, ho due problemi con Cage. Nello specifico mi risulta particolarmente insopportabile (e poco credibile) quando cerca di fare il badass. Cage ha una faccia da cane (non è un offesa, ha proprio gli occhi di un labrador) che, almeno per quanto mi riguarda, non riesce a suscitare timore. Infatti l'unico film in cui sono riuscito ad apprezzarlo è quello in cui interpreta un personaggio patetico e segaiolo.

In Drive Angry invece Nicola Gabbie si presenta come il cattivo, anche se si capisce a due minuti dall'inizio che lui è il cattivo dal cuore d'oro, perché sta cercando "la bambina". E se qui ho pensato che fossimo a una riproposizione di Commando, mi sbagliavo. Sbagliavo anche credendo (dal trailer che avevo visto al cinema) che il film fosse una specie di Fast and Furios ancora più caricato, nel tentativo di modernizzare un ridicolo "classico" come Fuori in sessanta secondi. No, niente di tutto questo. Drive Angry è uno dei più improponibili minestroni di generi dedicati al pubblico che va al cinema perché può stare seduto a mangiare popcorn caramellati.

Cosa c'è di più becero di un uomo che va in giro ad ammazzare per ritrovare la sua bambina? Un uomo che va in giro ad ammazzare per ritrovare la sua bambina sgasando con macchine dotate di fari a scomparsa! Ok, ma si può fare di più. Facciamo che la bambina è stata rapita da dei satanisti? Ovviamente devono essere satanisti nel senso più stereotipico, cioè di quelli che vanno in giro a sgozzare galline (e occasionalmente, umani), ballano nudi, sparano in aria, fanno orge e girano in camper. E a questo punto perché non inventarsi che il protagonista è un morto fuggito dall'inferno per spaccare il culo ai satanisti? E perché non mettergli alle spalle un guardiano infernale che deve riportarlo a casa (che tutto sommato è il personaggio più valido del film)? Aggiungi anche un pistolone con proiettili santificati che ti leva l'anima e siamo a posto.

Il film raggiunge abissi di bassezza in certe scene, come la sparatoria durante la scopata con la cameriera (tutte le cameriere presenti sono state assunte in base a rigorosi requisiti di ninfomania), peraltro scena già vista in altri film, e livelli di assurdità logica che concorrono con i migliori hentai della storia. Piuttosto si concentra parecchio su sangue e mutilazioni, al limite dello slasher, e alla fine dei conti la parte di "guida" suggerita anche dal titolo non è nemmeno tanto rilevante. Questo senza considerare gli improponibili effetti cgi, roba che avevo visto già nei videogiochi che giravano sul dos. L'unica idea che ho gradito è stata quella del diavolo seccato dall'insensata adorazione dei satanisti, ma si tratta appena di una battuta. Un Fast and Furios meets The Crow meets Planet Terror di pretese veramente basse, e risultati altrettanto fiacchi.