Pianeti dell'impossibile è l'improbabile titolo con cui Urania ha portato in italia la
European Hall of Fame compilata nel 2007 da James Morrow, nella quale sono raccolti i migliori racconti degli autori europei dagli anni '80 ad oggi. Nomi pressoché sconosciuti, perché si sa che la fantascienza è un genere prettamente anglofono in un mercato mondiale già di per sé anglicizzato. Tuttavia all'interno della varietà di origini e stili si trovano pezzi di grande qualità, alcuni dei quali fantascientifici in modo marginale, ma non per questo meno convincenti. Come il curatore stesso afferma nell'introduzione, non è facile dedurre se esistono differenze sostanziali tra questa fantascienza e quella anglo-americana più diffusa, ma forse in questi racconti si trovano più spesso componenti metefasifiche/oniriche che conferisono all'opera una certa difficoltà di interpretazione, pur lasciandone inalterato il fascino. Non dico se questo sia un bene o un male, ognuno valuti secondo la sua percezione. A correre per la scuderia Italia c'è (prevedibilmente) Valerio Evangelisti, con il racconto
Sepultura, che (inspiegabilmente) è l'unico a non avere un'introduzione con le note biografiche sull'autore.
Voto: 8/10
Restringiamo il campo e da una raccolta di prospettiva europea ci focalizziamo a una solo italiana. Avevo già citato
Il magazzino dei mondi nel relativo post di
autopromo, dato che io stesso sono incluso tra i 180 racconti che lo compongono.Una collezione di racconti brevi di fantascienza, raccolti attraverso il forum di
Writers Magazin Italia. Come in tutte le iniziative così "democratiche", il livello qualitativo è altalenante, passando da piccoli gioielli a incomprensibili flussi di coscienza, da idee brillanti a incredibili banalità. Nel complesso comunque il volume è sufficiente, e dato che ogni racconto si legge in un minuto o poco più scorre molto velocemente, l'ideale da tenere sol portarotoli di carta igienica per trascorrere in modo costruttivo quei momenti di initimità.
Voto: 6.5/10
Ho letto diversi romanzi di
Robert J. Sawyer, e pur ritenendolo un valido autore non sono mai arrivato a considerarlo "un grande", forse perché le sue storie, per quanto solide, non hanno mai quel guizzo in più che le rendono grandiose. Comunque i suoi libri sono sempre apprezzabili, interessanti a livello di idee e speculazioni, e di solito gustosamente sconfinanti in tematiche collaterali di dimensione più umana. Anche
Rollback rientra in questa definizione, e probabilmente è il miglior romanzo di Sawyer che abbia letto. Da una parte il contatto con gli alieni di Sigma Draconis, e quindi la classica e appassionante cronaca della decifrazione dei messaggi radio, dall'altra il dilemma del protagonista ringiovanito a scapito della moglie, che si trova a dover affrontare una vita completamente diversa. Toccando temi complessi e stimolanti, la storia procede al passo giusto, e raggiunge forti livelli di coinvolgimento.
Voto: 8/10
Poco sopra parlavo della "tendenza onirica" degli autori europei, ma anche
Roger Zelazny ci mette del suo, pur dichiarandolo apertamente con il titolo
Il signore dei sogni. La storia si basa su un'idea semplice ma con grandi potenzialità: un'evoluzione della psichiatria che consente agli specialisti di entrare e modellare i sogni dei loro pazienti. Il protagonista è proprio uno di questi "plasmatori", che incontra presto una ragazza cieca che vuole imparare la professione nonostate il suo handicap. E qui le cose si complicano, anche se non saprei dire in che modo, perché devo ammettere di averci capito poco. L'atmosfera onirica è efficacmente riprodotta, ma dopo metà libro la storia prende una deriva che la porta verso situazioni e descrizioni via via più incomprensibili, e se dovessi dire come la vicenda si conclude non ne sarei in grado. Non dico che sia un brutto libro, ma probabilmente ha bisogno di una particolare disposizione mentale che, complice il mare trasparente di Formentera, non avevo quando l'ho letto.
Voto: 5/10
Caino dello spazio invece l'ho capito, forse anche perché c'è poco da capire. In questa raccolta dei lavori di
Sandro Sandrelli compaiono due romanzi brevi e alcuni racconti di lunghezza variabile che coprono più o meno tutta la carriera dello scrittore italiano. Tecnicamente questa sarebbe fantascienza, ma... ecco, è quel tipo di fantascienza che non consiglierei mai, quella più banale che è solo la trasposizione nello spazio di avventure del tutto terricole. I romanzi seguono degli "
and plot", in cui succede questo, e poi succede questo, e poi quest'altro, senza che si capisca se c'è un preciso obiettivo delle vicende (e arrivati alla fine, si capisce che probabilmente non c'è). Deus ex machina come se piovesse, pianeti dai nomi fantasiosi e alieni immancabilmente stronzi, combinati per dare origine a storie che lasciano molto poco. Un poco più interessanti le storie surreali al limite del grottesco, che almeno non hanno la pretesa di prendersi sul serio. È in parte confortante il fatto che nel lungo saggio di Vittorio Curtoni che chiude il libro (che non ho letto tutto, lo ammetto), si riconosca che i racconti di questo autore non sono poi dei capolavori.
Voto: 4/10
Fortunatamente ci si riscatta con un vero capolavoro!
Terry Pratchett è noto per le sue storie fantasy, in particolare quelle della fortunata serie Mondo Disco... ma
Nation non c'entra nulla con tutto questo! È una storia del tutto ordinaria, senza elementi fantastici se non qualche dio che parla nella testa dei personaggi (e per qualcuno questo non sarebbe nemmeno un elemento fantastico...), ambientata sostanzialmente nel nostro mondo anche se l'autore si premura di farci capire che non è proprio lo stesso, citando i
Reunited States of America e mostrando l'Australia spaccata in due. Ma le avventure del giovane Mau, unico superstite della sua Nazione dopo lo tsunami che ha sommerso l'isolotto, sono del tutto terrene. Terrene, ma profondamente universali. Il suo percorso di formazione insieme alla principessina naufraga Daphne ha un valore che ho riscontrato raramente in altri libri, e anzi a dirla tutta in altre opere anche non solo letterarie. Cercando di ricostruire la sua Nazione insieme agli altri superstiti che man mano si aggregano all'isola, Mau e Daphne affrontano prove di coraggio e resistenza, si interrogano su temi complessi quali la religione, la morte, il dolore, il sacrificio, la storia, la fede, e ottengono risposte (non sempre) di grande impatto. A stupire sono soprattutto i personaggi, tutti tratteggiati in modo profondo e credibile, anche quelli più marginali. L'umorismo tipico di Pratchett è presente ma non dominante, e l'autore è invece bravissimo a evocare momenti di grande drammaticità. Forse questo è un romanzo "per ragazzi", ma dubito che ci siano molti adulti ad essersi posti le stesse domande dei giovani protagonisti del libro. Una grande lettura, una grande esperienza. Non ho problemi ad assegnargli un
voto: 10/10