Rapporto letture - Luglio/Agosto 2022

Bisogna mi muova sennò qui passa un altro mese e non faccio in tempo nemmeno a parlare di questi. Ecco i libri letti "in estate" il che no vuol dire "in vacanza" perché in realtà luglio-agosto è stato un periodo di lavoro abbastanza intenso, ma chettodicaffà. Tra le letture di questo periodo un buon assortimento di racconti italiani e autoroni internazionali. Devo ammettere che però essendo già passato un po' di tempi in alcuni casi non ho ricordi ben definiti ma solo un'impressione generale. Statece.


Ho iniziato l'estate recuperando un'antologia del marchio Ignoranza Eroica che avevo da tempo ma dovevo ancora prendere in mano. L'amore ai tempi del menare è una raccolta di racconti di generi vari, dal fantasy alla fantascienza all'horror, tutti a loro modo "ignoranti" ovvero tendendi alle tinte pulp, ma non per questo beceri o sciatti. La raccolta è ben bilanciata e le declinazioni del "romance" sono abbastanza variegate, dall'amor cortese a quello ben più carnale. Tra i racconti che ho gradito di più spiccano Federico Guerri (per la sua solita gradevole assurdità), Alessandro Forlani (reinterpretazione dell'episodio di Paolo e Francesca narrato da Dante), Michele Gonnella (che interpreta sempre al meglio la goliardia toscana), Livio Gambarini (un postapocalittico agrodolce) e dei patroni Mazza-Sensolini (amore androide con tante citazioni ambientato nell'universo di Riviera Napalm). Nel complesso comunque qualità più che discreta, voto 7/10

 

Seconda antologia italiana di questa tornata è Oltre la soglia, una raccolta di racconti fantascientifici curata da Giulia Abbate sul tema del "buon vicinato", tema curioso dal quale ho tratto spunto anche per un articolo su Stay Nerd. L'idea di fonto come spiegato nell'introduzione era quella di riportare i rapporti di "vicinanza" al centro del concetto di comunità, in un'epoca in cui sembra invece che le persone con cui ci troviamo a condividere gli spazi siano entità ostili di cui diffidare. All'atto pratico devo dire però che non molti dei testi mi hanno convinto, perché alcuni mi sono sembrati "racconti a tesi" più che storie vere e proprie, con un'impalcatura deboluccia costruita intorno a un messaggio anche un filo consolatorio. Mi rendo conto che l'intenzione fosse proprio quella di proporre una visione positiva e programmatica, quasi utopistica, ma in alcuni casi mi è sembrato eccessivo lo sfrozo di far capire che siamo tutti fratelli. Ci sono comunque buone storie, in particolare ho trovato davvero folgorante la reinterpretazione fantasy della storia di Raperonzolo di Gloria Bernareggi/Sephira Riva, e affascinente Due Lune di Silvia Treves. Negli altri casi invece mi è sempre mancato qualcosa, al punto che a posteriori fatico a ricordare con precisione di cosa parlasse la storia. Voto: 5/10

 

Sono tornato poi a Jeff Vandermeer, con l'ultimo suo romanzo da poco uscito Colibrì Salamandra. Questo libro, se siete lettori di Vandermeer, potrebbe in effetti non piacervi molto, perché è una storia sorprendentemente normale. Infatti la struttura è quella di uno spy thriller in cui la protagonista è l'impiegata di una società di cyersecurity che si trova coinvolta in un traffico internazionale di animali in via d'estinzione, che a sua volta però nasconde complotti e interessi ben più profondi. Il tutto si svolge in maniera meticolosa e credibile, in un mondo sull'orlo del disfacimento che rimane sullo sfondo per la maggior parte della storia, e si rivela solo nella parte finale. Nonostante sia diverso dal weird spinto che ci si può aspettare da Vandermeer, si percepisce comunque un senso di straniamento e anche sottili collegamenti ad altre opere, come una possibile origin story della Compagnia che appariva anche in Dead Astronauts. Anche di questo ho parlato più nel dettaglio su Stay Nerd. Voto: 7.5/10

 

Arriviamo poi alla lista dei libri che avevo dichiarato per la mia "TBR dell'estate" (era quasi un inside joke nel podcast, ma alla fine mi ci sono attenuto): Piranesi. Di questo libro avevo sentito molto parlare in termini entusiastici, e come sempre quando vedo che tutti adorano qualcosa parto con sospetto. Ma questo romanzo di Susanna Clarke mi ha completamente rapito. La storia dell'uomo perduto all'interno della Casa, questo mondo-architettura che origina dai miti e dalle fantasie dell'umanità, il rapporto di amore e dedizione e la ricerca di verità sempre più profonde, mi ha portato nel finale a momenti di commozione che non provavo da tempo. È difficile da spiegare, e so che molti non hanno avuto lo stesso tipo di reazione. Ci ho trovato Borges, ci ho trovato Ende, e ci ho trovato anche The Witness. Non è un romanzo perfetto, perché mi sarebbe piaciuto qualche approfondimento in più sulla natura della Casa e il modo in cui fosse stata scoperta e resa accessibile, ma forse alla fine non era davvero quello il punto della storia. So solo che nella mia mente ci sono tutte le maree mi si è impresso dentro e me lo porterò con me per sempre. Voto: 9/10

 

Ed eccoci alla ragione per cui probabilmente hai aperto questo post (wink wink). I primi di agosto ho iniziato a leggere Primo contatto, la quarta antologia estiva di racconti italiani pubblicata su Urania Millemondi. Dopo la delusione dell'anno scorso partivo con aspettative abbastanza basse, anche se ero fiducioso che il tema si prestasse a qualche interpretazione più fantasiosa dei nazisti cattivi. In effetti devo dire che nel complesso questa raccolta è migliore di quella dedicata ai viaggi nel tempo, anche se non al livello delle prime due della serie. Per coerenza dedico anche qui un paio di frasi di commento a ogni racconto. L'aliena dalla pelle di luna di Romina Braggion porta un'interpretazione abbastanza classica del tema e un punto di vista interessante, con una protagonista diversa dall'eroina che ci si può aspettare, l'ho trovato però un po' farraginoso nella narrazione non proprio focalizzato e con un finale non del tutto in linea con il messaggio di fondo. Il racconto di Mariangela Cerrino è uno di quelli che mi sono piaciuti di più, sia per la scrittura ben calibrata che per un'interpretazione tra le meno scontate che mette in scena un'intelligenza per niente antropomorfa. Il Bloop di Claudio Chillemi è un racconto di science fiction avventurosa standard, con la minaccia che incombe sul mondo e si rivela essere esattamente quello che ci si poteva aspettare, per finire poi con complottisti criptoscientifici alla Adam Kadmon di cui nel 2022 potremmo anche fare a meno. Il racconto di Elena Di Fazio funziona abbastana nel creare mistero nella parte iniziale, ma poi lo risolve in maniera non del tutto onesta cambiando le carte in tavola rispetto agli indizi forniti al lettore. Capisco che si giochi volutamente con il narratore inaffidabile ma usare questo meccanismo per dare elementi errati, che vengono poi riscritti coi flashback, non è il modo ideale per costruire un plot twist. Nicola Fantini ha scritto un racconto con un'ambientazione interessante, ma pare che non si arrivato a risolvere la storia, sembra quasi di leggere il prologo di una storia più ampia, che sarei anche curioso di scoprire ma per quanto ho letto qui mi ha lasciato insoddisfatto. Travelers in Pink di Elisa Franco è un racconto sconclusionato e senza obiettivo, sembra un divertissement scritto a braccia, mi ha davvero irritato per l'ingenuità che traspare dal testo. Pianeta Viola di Nino Martino invece è un buon esempio di come si può scrivere oggi un buon racconto di hard sci-fi di esplorazione rendendolo interessante. Mi è piaciuto davvero come ha conciliato il sense of wonder della fantascienza classica con un livello di complessità del protagonista. Anche quello di Luca Masali mi ha dato un'impressione simile, una buona avventura/spy story con un protagonista moralmente ambiguo, anche se forse il racconto è sbilanciato sulla parte iniziale, si prende fin troppo tempo per arrivare al cuore della vicenda e una volta lì è costretto a chiudere in fretta. Oltre l'event horizon di Furio LC Rex invece mi è parso un racconto scritto sessant'anni fa, che non racconta niente di nuovo e deve attingere a technobabble come quello della "polarità inversa" che era un meme già ai tempi in cui Sean Pertwee era Doctor Who. E poi qualcuno mi dovrà spiegare la necessità del titolo in inglese quando "orizzonte degli eventi" è un'espressione correntemente utilizzata. Il racconto di Monica Serra forse non l'ho capito del tutto, mi è sembrato un po' confuso, forse nel tentativo di voler inserire troppi riferimenti nella storia. Inoltre fa sempre sorridere quando entità cosmiche onnipotenti sono così tanto concentrate sulla storia terrestre (vedi appunto Doctor Who). Nicoletta Vallorani, manco a dirlo, ha scritto uno dei racconti migliori della raccolta, ma doveva per forza inserirci ebrei e nazisti, mannaggia a lei? Per carità, il racconto è bello e scritto con maestria, l'interpretazione se pur non originale è trattata con grande intensità, ma purtroppo io sono arrivato al limite di saturazione con la reductio ad hitlerum (sopratutto a causa dell'antologia precedente). Il racconto di Axa Lydia Vallotto invece è almeno nelle premesse quello che avrei scritto io se mi avessero chiesto di scrivere su questo tema, perché ribalta proprio il topos del "primo contatto"; a mio avviso però il finale non conferma del tutto la tesi iniziale, io l'avrei portato in una direzione diversa. Sole? di Enrica Zunic' chiude degnamente la raccolta, con una storia che contiene un piccolo mistero resa con una scrittura evocativa. In definitiva, mi ritengo soddisfatto e il livello qualitativo è più che sufficiente, nonostante un paio di scivoloni, ma mi rendo anche conto che alcuni tipi di storie e stili di scrittura che io gradisco poco potrebbero essere più in linea rispetti ai gusti del pubblico medio di Urania.

 

Concludiamo l'estate con un bel saggio che rimandavo da tempo, perché di Homo Deus avevo sentito parlare in diverse occasioni. Questo trattato storico-antropologico di Yuval Noah Harari è già invecchiato maluccio rispetto a sei anni fa, perché inizia dicendo che l'umanità ha sconfitto epidemie e guerre e poi arriva il biennio 2020-2022 e oooops! Tuttavia i concetti che sviluppa sono molto affascinanti e rendono un'idea un po' più complessa della storia di quella a cui siamo abituati dalla scuola, soprattutto per il modo in cui equipara le società "antiche" a quella contemporanea, e per le differenze di fondo che scova che non risiedono tanto nella tecnologia quanto nel modo in cui l'umanità oggi può comunicare e diffondere le storie. Alla base di tutto c'è la teoria dell'Homo fictus che anche se non viene nominato mi sembra quasi l'assioma implicito di tutta l'elaborazione di Harari, e anche il punto da cui sviluppa le sue proiezioni per il futuro che hanno a che fare con l'ingegneria genetica e l'intelligenza artificiale. Vedremo se tra altri dieci anni anche le altre previsioni saranno invecchiate male.