I miei articoli per Stay Nerd: aprile-giugno 2021

Consueto recap trimestrale delle cose che ho scritto altrove dove mi pagano per farle invece che stare a perdere tempo in questo immondezzaio che chi me l'ha fatto fare (scherzo ti voglio ancora bene Blogger, anche se temo che sarai tu ad abbandonarmi).

 


 

William Gibson starter kit - Beh lo dice il titolo, una panoramica del padre del cyberpunk che però il cyberpunk se l'è anche lasciato giustamente alle spalle.

Abbiamo sempre vissuto nella nave - Libri e altre storie di astronavi generazionali - Uno di quei topoi della sf che non stancano mai, a cui si sono cimentati prima o poi tutti i Grandi Autori e che anche in tempi recenti continua a riscuotere successo.

Star Wars è fantascienza anche se non lo è - Guida definitiva a un flame che dura da quarant'anni - Prima o poi ne dovevo parlare, era già capitato anche qui sul blog ai tempi del primo film della nuova trilogia. Finalmente ho messo in ordine i pensieri e ho fornito la mia versione definitiva sull'annosa questione dell'inclusione di SW nella fantascienza o meno. E poi lo so che triggera i fan, quindi divertimento assicurato.

Lezioni di civilità - La rappresentazione culturale in Civilization VI: Mi è sembrato corretto che dopo aver speso seimila ora di gioco in Civ6 coagulassi quest'esperienza in un articolo che parli di uno degli aspetti più interessanti di questo titolo, ovvero come sono state scelte e rappresentate le civiltà e i leader storici inclusi nel gioco. Leggibile anche se non sapete nulla ci Civilization o dei giochi di strategia in generale.

Ragnarok stagione due: non basta essere un dio per salvare il mondo - Mi sono guardato in due giorni tutta la seconda stagione della serie norvegese Ragnarok (visto che mi diverto sempre con le serie non anglofone) e ne ho parlato qui. Un prodotto che conferma la sua inclinazione teen e forse incespica un po', ma comunque interessante per chi vuole trovare una prospettiva diversa sullo scontro tra divinità.

La migliore fantascienza del Ventunesimo secolo - Senza alcuna pretesa di esaustività, ma soprattutto con un occhio di riguardo alla rappresentazione di tutte le più recenti correnti e movimenti, ecco la mia umile idea di quali sono i titoli di fantascienza must read dal 2000 in poi.

I migliori racconti di fantascienza - Dopodiché mi sono permesso di elencare anche quali siano i migliori racconti ever di fantascienza. Per priimo ci ho messo Asimov così siete tutti contenti.


Vi fa fatica leggere?

Say no more! Perché da giugno insieme ad Angela Bernardoni siamo partiti anche con il podcast Reading Wildlife, sempre ospitato da Stay Nerd, in cui ovviamente parliamo (ancora) di libri. Per ora sono usciti i primi due episodi, che trovate su spreaker, youtube e spotify.

Episodio 1 - Cosa aspettano a farci un film? - Una lista di libri di fantascienza da cui sarebbe stato bello trarre un film ma che ormai forse non lo avranno mai

Episodio 2 - Mondi senza adulti - Libri che raccontano di società in cui gli adulti sono scomaprsi o hanno abdicato, tra storie di formazione e scontro generazionale


Bonus track

Se vi ricorate qualche mese fa avevo segnalto il primo di una serie di articoli pubblicati sulla rivsita Argo e scritti da me e Maico Morellini, sullo stato della fantascienza italiana dagli anni 80 in poi. Sono usciti anche i pezzi successivi che coprono gli anni 2000 e 2010

Secondo dialogo - Nuove forme di simbiosi

Terzo dialogo - Scambi evolutivi verso il futuro


Rapporto letture - Maggio/Giugno 2021

Nuovo rapporto bimestrale, e stavolta abbiamo in canna un paio di letture fuori dai canoni tipici di Unknowo to Millions. Visto che quest'anno mi sono ripromesso di dedicare spazio a libri diversi dai generi a cui mi dedico di solito, qui è dove ci ho provato e ho trovato conferma che forse non facevo mica male.

 

L'arcobaleno della gravità ce l'avevo sullo scaffale da almeno dieci anni, forse di più. Sapevo che si trattava di una lettura impegnativa e quindi non avevo disturbato Thomas Pynchon fino a che non mi sono sentito pronto. Finalmente ho deciso di provare e... non è andata bene. Ammetto di non aver finito il libro, ho provato difficoltà già nelle prime cento pagine ma mi sono imposto di andare almeno fino a metà per poter affermare con maggior criterio se era un libro per me o no. Dopo quattrocentocinquata pagine e rotte di sofferenza, posso dire che una cosa di questo tipo è totalmente estranea alla mia idea di narrativa (a meno che nelle ultime venti pagine non succeda qualcosa di così strabiliante da ribaltare tutta la concezione delle ottocentottanta pagine precedenti, ma dubito). Qui l'autore non racconta una storia, ma sbrodola pagine su pagine di wall of text (che già di per sé non facilitano la lettura, infatti l'ho usato come esempio per un video proprio su questo) con personaggi vagamente collegati tra loro, ma continuando ad aggiungerne altri, e senza una vera progressione di alcun tipo ma solo elencando situazioni, che se possono essere anche gradevoli per alcune dinamiche grottesche e paradossali, per lo più lasciano disorientati perché non si capisce cosa sta succedendo e perché. Mi rendo perfettamente conto che questa era la precisa intenzione dell'autore e sono disposto ad ammettere che sia un limite tutto mio quello di non entrare in sintoia con questo libro, ma davvero faccio fatica a parlare di narrativa in casi come questo, e se questo è il Grande Romanzo Americano allora mi sa che mi tengo i piccoli romanzi provinciali. Forse in realtà non ero ancora pronto. Ma non credo che tra altri dieci-dodici anni penserò di riprenderlo in mano. Non ho finito il libro quindi non esprimo un giudizio complessivo, ma per me a posto così, grazie.


Siccome poi avevo per casa il Premio Strega del 2018 assegnato a Helena Janeczek, ho pensato di leggere La ragazza con la Leica, anche perché in quelle settimane stavo lavorando a un romanzo con ambientazione storica simile ho pensato che potesse contenere qualche spunto interessante da cogliere. Questo libro si dichiara come biografia romanzaga di Gerda Taro, fotografa di guerra morta negli anni 30 che è stata compagna e ispiratrice di Robert Capa e altri fotografi dell'epoca. Personalmente non ho un gran rapporto con la fotografia, ma il libro non è assolutamente tecnico in questo aspetto quindi non mi sono perso nulla. Il problema semmai è che se prima di leggerlo non avevo idea di chi fosse Gerda Taro, a lettura ultimata ancora non so chi sia Gerda Taro. La storia è raccontata a posteriori da tre personaggi storici che hanno conosciuto e accompagnato Taro nel corso della sua vita, che riferiscono le loro esperienze dopo la sua morte. Ma il punto è proprio che vediamo questa gente farsi le sue passeggiate per il centro di Buffalo, NY ed elucubrare su come e quando hanno visto/parlato/bevuto con la ragazza, ma lei non la vediamo mai. Di Gerda Taro sappiamo solo che era fenomenale in tutto: bella affascinante spiritosa coraggiosa sensuale intelligente incrollabile furba tosta. Tutti la ammiravano tutti la amavano segretamente o meno. Addirittura quando è finita in carcere pure lì non ha avuto un attimo di cedimento e anche le guardie quasi quasi erano dalla sua parte. O almeno così ci viene detto. Perché di cosa ha fatto Gerda, a parte ammaliare tutti quelli che ha incontrati nella sua vita, non sappiamo davvero nulla. Anzi viene quasi il dubbio che sia esistita davvero, tanto è vaga e idealizzata la sua rappresentazione in questo libro. Se doveva essere la biografia di un'eroina, non le rende affatto giustizia. Se non altro la scrittura è abbastanza semplice, senza quei virtuosismi artificiosi che ci si aspetta dai premistrega, ma appoggiata a una narrazione che non narra nulla intorno a un personggio che non esiste, risulta tutto piatto e vuoto. Ci sono inoltre problemi con la gestione delle molteplici lingue usate dai personaggi (e anche di questo ho parlato in un video). Insomma se questo è il meglio della narrativa italiana del 2018 come vogliono farci credere, c'è davvero da stupirsi se la gente apre un libro e pensa che la lettura non faccia per loro? Voto: 4/10

Per disintossicarmi dalle pretese di artisticità mi sono orientato su un autore che, conoscendolo, ero quanto meno sicuro che mi avrebbe proposto una storia onesta. Metallo danzante è il secondo romanzo del Ciclo dell'Uovo di Leo Munzlinger, il primo letto qualche anno fa era Il lavoro dei maiali, ma la numerazione si riferisce solo all'ordine di uscita, poiché non si tratta di episodi successivi ma soltanto di storie ambientate in un'ambientazione condivisa, ovvero l'Uovo, questo pianeta di tipo terrestre in una dimensione parallela alla nostra abitato da creature di ogni sorta e su cui gli umani possono manifestarsi durante lo stato di sogno (insieme a polpi e corvi). Se il libro precedente saltava dalla Terra all'Uovo, Metallo danzante è interamente ambientato sull'Uovo e si addentra ancora di più nelle bizzarrie di questo mondo/universo. La storia è quella di Dragonetto, un uomo-rettile orfano che ha perso il suo padre adottivo e vuole vendicarsi della strega che lo ha maledetto causandone la morte. Per compiere la sua vendetta, Dragonetto vuole risvegliare il Montone, un'antica entità semidivina biomeccanica (io me lo sono immaginato un po' come il T1000 di Terminator 2) che in epoche remote ha combattuto in una guerra planetaria. Ma Dragonetto ha anche altri problemi da gestire, tra la vigna che era di suo padre da mandare avanti e il rapporto con la sua ragazza che è una sorta di entessa. Dragonetto è un giovane di buon cuore, forse un po' ingenuo, che cerca di fare il suo meglio per non scontentare gli altri e forse proprio per questo si ritrova spesso in difficoltà quando gli altri si approfittano delle sue debolezze. Lui spera che sarà il Montone a risolvere i suoi problemi, ma quando riesce finamente a risvegliarlo. Se vuole davvero portare a compimento la sua vendetta contro la strega deve mettere pelo sullo stomaco, ed è proprio di questo suo percorso di crescita (caduta?) che parla questo romanzo. La storia di per sé è piuttosto semplice (come dicevo: onesta), ma uno degli aspetti più affascinanti dell'Uovo di Munzlinger è senza dubbio la vastità e assoluta follia di questo mondo, a ogni frase si percepisce l'esistenza di un universo vivo e attivo, che non si esaurisce solo nella dimensione di questo libro ma che esiste davvero, da qualche parte. Molti aspetti secondari spesso non sono chiariti, ma non si ha mai la sensazione che manchi qualcosa, si capisce che tutto ha una sua giustificazione, siamo solo noi a non conoscerla perché ci stiamo affacciando da un treno in corsa e non abbiamo fatto in tempo a contare quanti alberi c'erano dietro la curva. Una lettura scorrevole, con un paio di twist azzeccati (e uno particolarmente terribile), e un mondo immenso in cui perdersi. Voto: 7.5/10

Visto che avevo bisogno di una lettura inframezzabile tra vari altri progetti da seguire di editing e revisione, mi sono poi pescato un altro libro che tenevo sugli scaffali da tempo, una raccolta di racconti di James G. Ballard. È stato molto confortante leggere delle buone storie di breve-media lunghezza, tutte fondate su un concept interessante sul quale veniva costruita una storia con personaggi che "fanno cose". I racconti di quest raccolta (come in generale la produzione di Ballard) oscillano tra fantascienza, horror, realismo magico e quello che oggi chiameremmo weird. È interessante che nonostate siano storie di 50-60 anni fa siano tutte ancora validissime, perché anche gli spunti scientifici inseriti non sono troppo tecnici e quindi non sono diventati obsoleti. Si nota anche una certa fascinazione di Ballard per l'acqua, molti racconti sono ambientati in prossimità di mari, laghi e fiumi, e si possono cogliere alcuni vaghi riferimenti incrociati tra alcune storie (oltre che la frequenza di donne chiamate Judith). Era da tempo che non leggevo qualcosa di suo ma devo dire che mi ha pienamente soddifatto e credo che potrei aumentare il suo rank nella mia classifica personale degli autori di riferimento. Voto: 8/10