Rapporto letture - Dicembre 2018

Eccoci all'ultimo rapporto letture relativo all'anno finito qualche settimana fa, di cui poi non farò un riassunto perché mannaggialicani, che sto a scrivere a fare i post mese per mese se poi vi dovete beccare il riepiloghino a fine anno? E fatelo sto sforzo di leggere. Dicembre dedicato ad autori non anglofoni, e in particolare a editori abbastanza particolare. Solo tre libri ma tutti belli densi.


Il primo è Eternal War - Vita Nova, romanzo di Livio Gambarini e seguito di Eternal War - Gli eserciti dei santi, che racconta le gesta dei poeti stilnovisti alternate a un piano di realtà in cui si muovono spiriti di varia natura. Gambarini è un autore con cui in un certo senso sono cresciuto insieme: all'epoca in cui eravamo entrambi vergini di pubblicazioni frequentavamo gli stessi forum di scrittura e ci leggevamo e stroncavamo a vicenda. Abbiamo avuto modo di chiacchierare durante l'ultimo Stranimondi e lui sostiene che io fossi uno dei più stronzi che girava per quei forum, ma io in quanto eroe della mia personale storia non sono d'accordo. Questo però serve a far capire che il fatto di conoscerlo da tempo non serve ad ammorbidire il mio giudizio, per cui è con tutta la stronzaggine di cui sono capace che posso dire che questo romanzo è fenomenale. Le cose stanno così: Gli eserciti dei santi si basa su un'ottima idea, costruisce un'ambientazione eccellente, sia nella sua ricostruzione storica della Firenze di fine 1200 sia nella dimensione spirituale in cui si muovono i personaggi fantastici, ha due protagonisti memorabili (Guido Cavalcanti e il suo ancestrarca Kabal) e si sviluppa in modo perfetto. Per cui, partendo da qui era davvero difficile costruire un seguito che arrivasse allo stesso livello, anche perché si sa che nelle trilogie il secondo volume è quello sempre un po' più fiacco, che fa da segmento di transizione tra l'inizio e la conclusione della saga. Invece Vita Nova non solo è allo stesso livello, ma addirittura rilancia rispetto al precedente. La cosa straordinaria è come il percorso compiuto dai protagonisti in questo secondo libro ribalta completamente quanto ottenuto nel primo: quelli che erano i loro successi diventano i fardelli di cui liberarsi, perciò il cambiamento è tanto sofferto per entrambi. Perdono quanto hanno di più caro, sapendo che quello è l'unico modo per poter proseguire. E questo non basta, perché verso la fine si susseguono due plot twist davvero ben piazzati e imprevedibili, ma non nel senso spuntati dal nulla, sono stravolgimenti perfettamente giustificati ma che semplicemente il lettore non era portato a pensare. Anche il lavoro sull'ambientazione è notevole, perché Gambarini non si limita a riproporre il suo scenario fantastico intrecciato a quello materiale, ma lo espande con nuove nozioni e nuove regole, tutte perfettamente integrate con quanto già si conosce. Come sempre poi l'intreccio tra invenzione e verità storica è profondo e sottile ed è un sollievo vedere il personaggio di Dante Alighieri assumere un ruolo di primo piano, quando nel primo libro era poco più di una comparsa. Anzi il suo rapporto con Cavalcanti e l'amore travagliato per Beatrice è una delle linee narrative meglio riuscite di tutta la vicenda. Ora, non vorrei che Livio si ringalluzzisse troppo per tutti questi apprezzamenti, per cui cerco anche i difetti: per prima cosa, ho sentito la necessità di un'appendice in cui i fatti storici presenti nella storia venissero elencati e illustrati. In effetti c'è un piccolo capitolo che spiega in linea di massima gli eventi principali (compresi quelli del primo libro), ma è troppo scarno. Sarebbe stato utile avere riferimenti più precisi anche a molti altri, ad esempio l'elezione del papa rimasta in sospeso per tre anni, le visioni dei cardinali che hanno portato all'elezione di Celestino V e così via (me le sono riguardate per capire meglio, il che è di certo un bene, ma averlo sottomano sarebbe stato più comodo). In secondo luogo, la parola "fottuto", che compare due se non tre volte in tutto il libro: a mio avviso è anacronistico, perché nemmeno oggi si usa la parola "fottuto" al di fuori dei film o di chi parla usando il lessico dei film. Si noterà che sono piuttosto deboli come punti deboli, ma meglio/peggio di così non riesco a fare. E sì che sono quello stronzo! In definitiva, Eternal War si riconferma una grande opera, che meriterebbe molto più spazio e notorietà. I libri sono pubblicati dalla Acheron, ma cazzo dovrebbero avre il loro espositore in libreria con Dante che ti punta il dito contro e ti intima l'acquisto facendoti sentire una merda come solo lui sa fare. Peraltro, a voler cercare il lato utilitaristico, funzionerebbero anche molto bene come testi didattici, per far digerire un po' meglio sia la storia che la letteratura di quel periodo, che sono parte integrante della narrazione. Livio Gambarini è un grandissimo autore e se anche uno solo dei consigli che gli ho dato in quei primi anni ha contribuito a farlo diventare così allora sono più che soddisfatto. Voto: 9/10



Dall'Italia voliamo in India con Altaf Tyrewala, autore mai sentito prima ma che ho scelto tra quelli presenti nel catalogo di Racconti Edizoni, che, indovinate un po', pubblica solo racconti. Americano ma originario di Mumbai, nelle sue storie racconta la sua terra natale, ma non con quel tono indulgente da "eh la vita  autentica della gente vera" che di solito hanno gli autori espatriati, che idealizzano la loro terra d'origine (un approccio che avevo trovato ad esempio in Nnedi Okorafor e mi aveva un po' infastidito). L'India nei racconti di Karma Clown è caotica, piena di contraddizioni, esotica quanto il calendario delle sette meraviglie del mondo appeso nell'ufficio del direttore. Certo si notano tutti quei particolari che definiscono una cultura, ma le vicende e i problemi dei protagonisti dei racconti (a volte brevissimi) sono ben riconoscibili in un mondo globalizzato fondato ovunque sugli stessi paradigmi, buoni o cattivi che siano: lavoro, famiglia, soldi, dignità. Il vantaggio e lo svantaggio di un'antologia come sempre è che qualche testo può essere più efficace di altri, e anche qui ci sono alti e bassi. Personalmente ho gradito di più i testi che hanno un tocco di surrealismo e ironia in più, e quello che dà il titolo alla raccolta si potrebbe quasi inquadrare come weird, ma in generale il livello è buono, per quanto il messaggio di fondo sia pressoché unico per tutti. Voto: 7/10

Piccola nota a margine: mi fa piacere che l'India che emerge da queste storie conferma abbastanza quella che ho cercato di rendere in Voi demoni, il racconto presente nella mia raccolta Il lettore universale.


E parlando del mio libro, arriviamo a Il lavoro dei maiali. Ho conosciuto Leo Munzlinger prima come editor, perché è stato proprio con lui che ho lavorato alla pesante revisione dei racconti pubblicati con Moscabianca in Il lettore universale. Qui invce si presenta in veste d'autore con una storia che definire weird è un eufemismo. Intanto leviamo subito di torno la prima domanda che può venire in mente: il "lavoro dei maiali" non si sa che cosa sia. E a dire la verità, un sacco di cose che succedono in questo libro non si sa che cosa siano. La storia si svolge per lo più sull'Uovo, un mondo diverso dal nostro, anche se non è chiaro se si trovi in una dimensione parallela, in un'altra regione dello spazio, in un'altra epoca o chissà cosa. Sta di fatto che sull'Uovo ci si arriva dormendo, o meglio ancora, sognando. Gli uomini (ma non solo loro, anche gli altri animali intelligenti della Terra!) si manifestano durante il sogno su questo pianeta e qui acquisiscono una forma fisica, anche se temporanea. Il loro status di visitatori gli consente alcuni poteri che però bisogna essere abili per manovrare. Il protagonista è Dimitri (sulla Terra), che si fa chiamare Kiwi (sull'Uovo) e che rimane coinvolto in... qualcosa. Incontra per caso una donna che è il bersaglio di qualcuno di potente, non si sa perché, e si trova ad attraversare l'Uovo per metterla in salvo. Ma Kiwi non è un eroe, anzi. Lui vorrebbe solo passare il suo tempo sull'Uovo, magari farsi la ragazza-ciliegia che ha appena conosciuto (da capire se conta come threesome), più che altro perché la sua vita sulla Terra fa schifo e quella sull'altro pianeta è tanto più interessante. In effetti dell'Uovo ci vengono raccontate un sacco di cose, ma non abbastanza, nel senso che ci sono una mare di particolari completemente WTF!? che così rimangono. Questo di per sé non è un problema, anzi, si capisce che per sua natura l'Uovo è incomprensibile e i suoi abitanti (che non sono solo umani, ma decine e decine di specie umanoidi e no) ancora di più. Forse anzi in un certo senso il punto debole de Il lavoro dei maiali è proprio questo, il fatto che ci sia così tanto da dire sull'Uovo che la storia diventa quasi focalizzata sul mostrare l'ambientazione piuttosto che il plot, che si chiude in modo approssimativo e un po' frettoloso. Personalmente poi, mi sarebbe piaciuto scoprire molto di più sullo stato in cui si trova la Terra, dove buona parte della popolazione non pensa ad altro che a sognare l'Uovo: mi sta bene che il pianeta misterioso sia strano, ma la Terra la conosco, voglio sapere come è cambiata dopo questa scoperta! Comunque un romanzo davvero particolare, difficile da inquadrare ma fonte di continue sorprese e di frasi che devi tornare indietro a leggere perché pensi di aver capito male ma no, è proprio così, gli fanno male le cose arancioni. Forse di questo mio commento non si è capito quasi nulla, e in tal caso allora ho reso bene l'idea di cosa si prova nelle prime fasi di questo libro. Voto: 7.5/10

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