Ultima Coppi Night dell'anno, anche se come si può notare ho notevolmente ridotto la mia partecipazione agli eventi domenicali del Coppi Club per ragioni logistiche familiari. Cercherò per quanto possibile di essere presente ma per i prossimi mesi non posso garantire la costanza degli ultimi... beh, dieci-undici anni.
Nessun tema natalizio o festivo per questa ricorrenza in punto di morte del 2018, ma una votazione con i soliti criteri che ha portato alla visione di quello che ho scoperto essere considerato un classico del cinema horror. Tre episodi, adattati da racconti di Tolstoj, Maupassant e Checkov. Qui "horror" va inteso in un senso molto ampio, al di fuori dei parametri che definiscono oggi cosa è il cinema di genere. Siamo forse nei pressi di film "thriller" o "del mistero", ma comunque sempre intendendo questi termini con l'accezione che avevano all'epoca, in cui forse non si preoccupavano nemmeno tanto di mescolare tipi di storie diversi.
C'è da dire che, da spettatore smaliziato del 2019, tutti gli episodi risultano piuttosto prevedibili. Si capisce abbastanza presto dove andranno a finire, anche nei casi in cui è previsto che il finale sia una specie di sorpresa (non credo si dicesse "plot twist" nel 1963). Ma forse è anche vero che la sorpresa non era tanto l'obiettivo principale, quanto piuttosto una certa "atmosfera" di tensione e inquietudine, che ammetto di aver percepito in certi momenti. Anche se nella maggior parte dei casi la percezione era un "ma perché sei così idiota?" rivolto ai protagonisti, e forse è proprio in questo che il film è diventato un classico del genere horror, visto che è da decenni che i film di questo genere si basano sull'inettitudine dei loro personaggi.
Ma ammetto di essere stato genuinamente in dubbio se l'anziano capofamiglia fosse diventato un vampiro o fosse semplicemente un vecchio burbero un po' stronzo. E non mi sarei aspettato in un film di quegli anni un'allusione così esplicita a una relazione lebsica (che infatti in alcune versioni internazionali del film è stata in parte censurata).
Riconosco e rispetto quindi il valore storico di quest'opera ma mentirei se dicessi che ne ho tratto piacere durante la visione. Ma si sa che noi millennials abbiamo perso qualunque gusto e riferimento culturale, per cui non prendetemi come esempio e dite pure in giro che vi è piaciuto tanto tanto.
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