STORY DOCTOR: il mio canale youtube!

Ci avreste mai scommesso? E invece è proprio così: ho aperto un canale Youtube.
Ecco a voi:
https://www.youtube.com/channel/UCWG7HhSO8KN391-61
 Era un progetto che avevo in gestazione già verso l’inizio dell’anno, quando ho fatto quel grosso passo a livello professionale che mi ha permesso di tirare il fiato e decidere su cosa investire la maggior parte del mio tempo. Poi di mezzo c’è stato anche il covid, e così di tempo per studiare, progettare, e imparare a parlare in modo quanto meno accettabile davanti alla videocamera ne ho avuto in quantità…

Quello che vedete adesso sul canale è quindi ciò che affiora da oltre sei mesi di lavoro. E a dirla tutta non è nemmeno la vetta dei progetti che sto curando, ma solo una tappa intermedia.

Che cos’è STORY DOCTOR?

Si tratta di un canale dedicato alle storie, che sono la cosa più importante che abbiamo. Probabilmente la capacità di narrare è la cosa che ci ha permesso di diventare ciò che siamo, oltre alla capacità di sudare. Più mi addentravo nello studio della narratologia e più mi sono convinto di questo, e allora, mi sono detto, dovevo fare qualcosa. Grazie all’esperienza del mio primo corso di scrittura ho sperimentato il modello di analisi che andrò poi a usare sul canale, e quindi ho convogliato tutto questo all’interno del canale.

Su STORY DOCTOR troverete principalmente analisi della struttura di film. Ci tengo a sottolinearlo, non farò commenti o recensioni: parlerò di come si sviluppa la storia, con particolare attenzione ai temi veicolati e alle dinamiche dei personaggi. Ogni tanto magari parlerò anche di libri o serie tv, ma i film sono il mezzo più adatto a questo tipo di analisi, per le ragioni che spiego sul canale stesso.

Certo che spreco tutto questo tempo a scrivere quando ho registrato un video in qui spiego esattamente le stesse cose, quindi perché non guardate quello?
 

Il film con cui inauguro il mio canale è Il Re leone. Ho scelto volutamente un titolo accessibile, conosciuto da tutti, ma ricco di spunti di discussione. Nelle prossime settimane poi si aggiungeranno gli altri, con una certa regolarità. Non vi prometto un vide a settimana, ma uno ogni due dovrei farcela. Il lavoro dietro la realizzazione di ogni singolo video non è banale, e preferisco prendermi qualche giorno in più per ottenere contenuti validi piuttosto che inondare la Rete di fuffa, di cui onestamente se ne trova già in abbondanza.

Ciò che invece non si trova, è un canale dedicato all’analisi della struttura delle storie, perché io ero partito proprio cercando quello e non sono riuscito a trovarlo. E quando hai bisogno di una cosa e non la trovi, la cosa migliore da fare è inventarla.

STORY DOCTOR ha già una sua pagina Facebook, e forse in seguito attiverò anche altri social. C’è già un sito, ancora in costruzione, che diventerà poi la base operativa di tutte le mie attività legate alla scrittura: servizi di consulenza, coaching, videocorsi e così via. È su questo che lavorerò da qui a fine anno, e di nuovo, preferisco fare le cose con calma ma farle bene, piuttosto che arrivare per primo con la macchina scassata.

Sicuramente c’è molto da migliorare e tante cose possono essere affinate, soprattutto dal punto di vista tecnico (lo so, mi serve un microfono migliore), ma mi ero ripromesso di partire entro l’estate e ho fatto in modo di rientrarci.

Quindi, ecco svelato cosa ho fatto in tutti questi mesi. Spero che dopo la sorpresa iniziale il mio progetto riesca anche a convincervi, e che vorrete seguirmi. E non lo intendo solo in senso metaforico eh, seguitemi proprio: iscrivetevi al canale, likate la pagina, commentate, condividete, fate tutte quelle cosa che rendono felice la dea SEO. Questa potrebbe anche essere l’occasione per iscrivervi alla mia newsletter se ancora non l’avete fatto, perché ogni tanto gli iscritti avranno anche qualche contenuto bonus sul canale.

Ci vediamo presto (o almeno, voi vedete me), qui su STORY DOCTOR!

Rapporto letture - Giugno 2020

Giugno è il mese in cui ci siamo dovuti convincere che tutto fosse tornato alla "normalità", e anche i miei ritmi di lettura si sono riassestati, anche se ormai la mia normalità è piuttosto diversa da quella di una stagione fa. Alla narrativa continuo ad affiancare testi di formazione su cui sto investendo parecchio e i cui sbocchi verranno fuori nel giro di poche settimane. Ma in questo post parliamo solo dei libri cho letto durante il mese, quindi non perdiamoci in motivational.


Iniziamo con Solarpunk - come ho imparato ad amare il futuro, una delle periodiche antologie di Future Fiction, stavolta dedicata (indovinate un po') al solarpunk, genere che sta prendendo piede negli ultimi anni e che sembra perfetto per affrontare questi ultimi mesi di pessimismo cosmico. Il volume parte con due interessanti introduzioni, una delle quali afferma un punto a mio avviso molto importante: se è vero che il solarpunk è in un certo senso un genere "ottimista", contrapposto allo strapotere della distopia (coff coff), non bisogna fare l'errore che si tratti di un genere positivista e ingenuo, cioè che proponga l'idea da balcone arcobalenoso "andrà tutto bene". Se anche le soluzioni all'imminente collasso ambientale e sociale ci sono, non arriveranno da sole e dovremo faticare per guadagnarcele. Questa idea è espressa bene in diversi racconti che compaiono nella raccolta, che in molti casi mostrano appunto un mondo che ha superato un periodo di crisi con enormi perdite, e solo grazie a queste si sta ora riaffacciando a un'epoca di potenziale equilibrio. Non mi metto a commentare tutti i racconti, anche perché l'ho già fatto durante la lettura condivisa eseguita sul gruppo Fantascienza Oggi quindi vi rimando lì se volete qualche riga sulle singole storie. Mi limito a dire che per quanto emerge da questa raccolta sembra che il solrapunk sia ancora un movimento immaturo, che si crogiola forse un po' troppo nella portata delle sue idee a scapito dell'equilibrio della storia, finendo a volte per apparire didascalico. Questo non vuol dire che siano brutti racconti, ma che in alcuni casi la loro potenza è diminuita dall'intento educativo troppo evidente. Rimane in ogni caso una corrente importante per questo momento storico, e che lo diventerà sempre di più man mano che il mondo dovrà prendere coscienza che c'è bisogno dell'immaginazione di gente capace di proiettare avanti di qualche decennio le storture del presente. Voto: 7/10


Stacciamoci per un attimo dalla futurologia applicata e immergiamoci in una dimensione più quotidiana, quella del romanzo di Gianni Leoni, autore conosciuto ai tempi della Factory I Sognatori (do you remember Spore?) con cui ho mantenuto i rapporti nel corso degli anni, soprattutto perché vive in un gran bel posto e una volta all'anno circa faccio in modo di scroccargli una cena. Leoni è un tipo da thriller, ma con La farfalla nel bicchiere ha scritto qualcosa di più leggero, una classica storia di provincia con un protagonista in crisi di mezza età che sta cercando di ritrovare le coordinate via via che la sua prospettiva sulla vita cambia. L'incidente scatenante è un episodio di allergia che gli fa temere la morte, e dal quale inizia insieme agli amici una ricerca spasmodica per capire cosa sia che rischia di ucciderlo. La storia si muove per lo più su toni di ironia drammatica, con il protagonista (piuttosto riconoscibile come un alter ego dell'autore) che si lascia prendere dall'ipocondria e rischia a causa di questo di rovinare tutto ciò di buono che ha nella sua vita, incapace com'è di riconoscerlo. Il problema che ho rilevato semmai è che la storia è un po' squilibrata, perché più di metà libro si sofferma su queste sue paranoie esagerate, quasi caricaturali, e quando finalmente parte per il suo viaggio materiale e interiore di autoconsapevolezza, che è la parte più interessante della storia, rimane troppo poco spazio per svilupparlo a dovere. Alla fine poi, pur riconoscendo quale sia il suo problema di fondo, non dà una vera dimostrazione di averlo superato o di aver capito come superarlo, ma nonostante questo riottiene la fiducia dei suoi amici che pure lo avevano forzato a intraprendere questo percorso. Insomma il nucleo di una storia di crescita c'è, ma non è sviluppato nel migliore dei modi e avrebbe potuto essere molto più significativo. Comunque, dato che la storia non si prende troppo sul serio, quantomeno non si ha quell'impressione irritante da mappazzone che attira le attenzioni del premio strega, quindi si legge comunque con piacere. Voto: 6/10


E parlando di storie di formazione arriviamo a Catena alimentare, ultimo romanzo di Stefano Tevini, autore di cui ho già letto un paio di cose e di cui apprezzo lo stile e le tematiche sociali e politiche che è capace di affrontare nelle sue storie. Tevini ci porta in un mondo che potremo superficialmente etichettare come distopia ma che tutto sommato ha ben poco di diverso da quello in cui viviamo, perché si tratta solo di un'estremizzazione di certe tendenze a cui siamo ben abituati: la continua competizione sociale e professionale, la sovraesposizione mediatica, la perdita di empatia nei confronti degli altri, la mercificazione delle relazioni. La storia segue Gootchi, un "fallito" che potrebbe essere la trasposizione moderna di quello che era Fantozzi ai suoi tempi, con la differenze che in questa storia quando la gente prende una gomitata nei denti sputa sangue e schegge di smalto. Il senso di scollamento dalla realtà è aumentato dai nomi grotteschi (Gootchi, Renò, Gooroo) che richiamano brand ben conosciuti (cosa che ha un'evidente affinità con quello che ho fatto io in Seocrazia), per cui siamo di fronte a una versione del nostro mondo riconoscibile ma distorta. Gootchi compie un vero e proprio arco di trasformazione con tutte le sue tappe, ma il suo è un percorso che lo porta a un'affermazione retta dalla sopraffazione degli altri. Da vittima si trasforma in carnefice e scopre il piacere di questa nuova posizione di potere, si rende conto come mangia o vieni mangiato sia il paradigma su cui ha costruito tutta la sua esistenza (e su cui si basa l'intera società), anche quando lui è partito proprio dal gradino più basso della piramide sociale (o alimentare?). La sua progressione è disturbante, fatta di un'escalatione di violenza fisica e psicologica ai danni di tutti coloro che lo circondano. In un certo senso, Gootchi esce vittorioso dal suo percorso di crescita, ma la sua vittoria comporta l'acquisizione di valori riprovevoli per chi legge la sua storia. Eppure, da un altro lato, siamo portati a empatizzare con lui, perché capiamo che quella era la sua unica via di uscita da un'esistenza di miseria. Ovvero, quando hai toccato il fondo, l'unica cosa che ti resta da fare è scavare il terreno sotto i piedi dei tuoi nemici e farli sprofondare più in basso di te. Tevini sa scrivere in modo molto evocativo e si avvale anche della sua esperienza di wrestler professionista nella descrizione efficace delle sequenze di combattimento, estremamente vivide, e ottien così un romanzo forte, capace di mettere a disagio il lettore ma lasciandogli addosso una traccia tangibile. Voto: 7.5/10

Seocrazia e il Memeverse

Ne avevo accennato parlando dell'uscita di Distòpia, lo speciale Urania Millemondi attualmente in edicola (ma ancora per poco) che contiene il mio racconto Seocrazia: questa storia è il perno di un universo narrativo condiviso che è già emerso in altri racconti pubblicati negli anni scorsi.

Introducing: the MEMEVERSE.

Il Memeverse è un'evoluzione più che plausibile della società odierna, con una sempre maggiore sproporzione tra "realtà virtuale" e "vita reale", per dirlo coi termini che potrebbe capire anche un boomer qualsiasi. Questa tendenza già ben riconoscibile è estremizzata fino al paradosso, eppure in un certo senso sembra quasi troppo blanda se confrontata a come la realtà si sta davvero muovendo. Qui, ora, mentre leggete queste righe.


Seocrazia per il momento è il racconto che attinge in maniera più diretta a questo tema di fondo, spingendo anche sull'utililizzo di un linguaggio che per quanto possa sembrare esagerato, in effetti è piuttosto annacquato rispetto al comune slang che dalla Rete si sta diffonendo anche IRL. Questa stessa dissociazione tra la lingua che parliamo e quella che percepiamo come "normale" dovrebbe già darci un'idea della dissonanza cognitiva di cui siamo vittime inconsapevoli.

Qual è quindi il cuore del Memeverse?

Il meme, ovviamente. In quanto unità d'informazione capace di autoreplicarsi all'interno dei dispositivi di memoria biologici o digitali, il meme è l'elemento fondante di tutto l'universo. No, non l'universo narrativo, proprio l'universo in cui vi trovate ora. Quando lo spazio d'immagazzinamento delle informazioni è aumentato in progressione più che esponenziale, la potenza dei memi è cresciuta in modo spropositato, e ci ha sopraffatto. Parlo al passato, volutamente. È già successo.
Le storie del Memeverse raccontano i nostri sforzi di continuare a esistere in una realtà che si sta già muovendo a un livello superiore, come se fossimo formiche in una teca che provano a interpretare le intenzioni di un uomo che fa karaoke al di là della parete di vetro. È il mondo che domanda la nostra attenzione (perché di quello si nutrono i memi), è l'intrattenimento come colonna portante della civiltà, è la riduzione del pensiero su una scala da a una a cinque stelline, è la liquefazione di ogni istituzione tradizionale la cui autorità percolante viene assorbita da chi sa gestire (o crede di) l'informazione.

A mio avviso, chiunque cerchi di proiettare le tendenze presenti sul futuro non può fare a meno di considerare questo aspetto della società. Il cambio di paradigma è stato così tremendo che è impossibile ambientare una storia tra venti-trent'anni e fingere che internet non esista e che i social non siano il principale mezzo di comunicazione e diffusione delle informazioni. Sarebbe anacronistico come ambientare una storia negli anni 90 e mostrare la gente che va in giro in calesse.

In questo post non intendo fare spoiler né su Seocrazia né sugli altri racconti del Memeverse, mi limito a dare la lista delle storie finora pubblicate e un vago accenno di come si collegano tra loro. Se avete già letto Seocrazia potrete già cogliere alcuni riferimenti.

Memehunter (Future Fiction, 2017) - In pratica è la origin story di tutto il Memeverse. L'anno zero in cui i memi hanno dimostrato di avere una loro agenda.

Hype (contenuto in L'esatta percezione, RiLL via Quality Games, 2019) - Mostra un primo gradino dell'evoluzione dell'era dell'intrattenimento.

Live (dal contest Minuti Contati, 2019) - Un rapido flash dell'esposizione continua e totale della vita di chiunque.

Bootstrap (contenuto in Robot n. 89, Delos, 2020) - Collegato in maniera marginale, quasi come easter egg, ma presente anche la trivializzazione in una società memetica di un'invenzione incredibile come il viaggio nel tempo.

Seocrazia (contenuto in Distòpia, Urania Mondandori, 2020) - Qui arriviamo al superamento del livello critico di comprensione dei meccanismi che muovono il mondo, con le leggi della SEO che regolano la vita delle persone.

In lavorazione (tempi e modalità di pubblicazione da determinare, ma sicuramente si arriverà all'anno prossimo) ci sono anche Accadde oggi che tratterà della gestione dei ricordi attraverso i social, e un'altra storia ancora senza titolo a tema direct marketing.

Una menzione d'onore si potrebbe concedere anche a Infodump (contenuto in Propulsioni d'improbabilità, Zona 42, 2017) che anche se non fa parte del Memeverse porta la stessa premessa dell'ubiquità dell'informazione in una direzione diversa e ancora più mindfucking.

Come dicevo, non fornisco qui ulteriori approfondimenti, anche per dare la possibiltà a chi è incuriosito di scoprire in autonomia le storie e i nessi tra di loro, a volte anche molto espliciti con brand e personaggi ricorrenti. Ma alla fine del mese, quando posso supporre che chi era interessato abbia già letto Seocrazia, invierò sulla mia newsletter un resconto più preciso dei riferimenti incrociati e anche una sorta di timeline del Memeverse.

Se non volete perdervi questo inside look all'universo dei memi, questo è il momento di segnarvi sulla newslettere con il form qui sotto.



I miei articoli per Stay Nerd: aprile - giugno 2020

Eccoci al riepiloghetto delle cose interessanti che ho pubblicato fuori da Unknown to Millions perché qui mi pagano solo in soddisfazione di aver scritto qualcosa mentre di là in valuta corrente. Molta fantascienza (ma va?) ma anche qualche pratica guida sempre valida.




Un milione di mondi (virtuali) possibili: la realtà simulata nei libri - Una carrellata di romanzi e racconti che parlano di mondi simulati, da Daniel F. Galouye a Philip K. Dick. Alcuni molto basic, ma anche qualche chicca.

Ed egli disse "io non sono di questo mondo": la figura di Gesù nella fantascienza - Un compendio delle storie che offrono una prospettiva diversa su Gesù, dai viaggi nel tempo alle sostituzioni, fino agli alieni. Si cerca di non scivolare nel complottismo, anche se il confine è molto labile. In ogni caso, senza dubbio l'immagine di copertina migliore che abbia mai usato.

Benvenuti nel Novacene, l'era delle macchine che non possiamo più evitare - Articolo basato sul saggio di James Lovelock intitolato appunto Novacene, di cui ho accennato anche qui in un rapporto letture.

Lasciami andare ma ricordati di me: il futuro della morte nell'era dell'informazione - Combo dei saggi di Davide Sisto (di cui ho parlato anche qui) e di Lasciami andare, romanzo a cui ho dedicato un intero articolo nelle settimane scorse.

Esplora, cresci, sfrutta, distruggi: i migliori videogiochi 4X in circolazione - Non sono un grandissimo videogiocatore, come si capisce dalla scarsità della rubrica videogiochi del blog. Ma un genere di giochi a cui dedico più tempo (anche perché le partite durano svariate ore) è il 4X, ovvero gli strategici (di solito a turni) in cui si deve costruire e ampliare la propria base/civiltà, accumulando risorse e combattendo gli altri (ma non per forza). Qui una lista di alcuni dei giochi più interessanti di questo filone.

Non dovete avere paura: guida completa alla lettura del ciclo di Dune - Facciamo chiarezza una volta per tutte sugli oltre venti libri a oggi esistenti all'interno del ciclo di Dune, di cui ho malauguratamente letto la maggior parte. Contiene anche accenni alla questione dei sequel/prequel di cho parlato a suo tempo in modo molto più approfondito qui sul blog in tre post diversi.

Da Dune a A Song for a New Day, i migliori romanzi vincitori del Premio Nebula - Una lista suddivisa per decenni in cui segnalo i romanzo più importanti tra quelli che hanno vinto il Nebula, evitando sovrapposizioni degli stessi autori.

Il giro di Trantor in ottant'anni: le copertine della Fondazione di Asimv dal 1940 a oggi - Di Asimov e del ciclo della Fondazione si è detto e ridetto di tutto, no? Allora se proprio bisogna parlarne perché esce l'ennesima edizione, prendiamo un taglio diverso e parliamo solo delle copertine che gli illustraori si sono dovuti inventare, in Italia, in USA e nel resto del mondo, in ottant'anni di ristampe.