Lost in Lost #9 - Ep. 2x18-2x22

Ci siamo, ci stiamo avviando alla conclusione e infatti in questo blocco di cinque episodi succedono parecchie cose interessanti. Riassumento al massimo: dopo aver scoperto che "Henry Gale" è in effetti uno degli Altri, Jack decide di tornare nel punto in cui si sono confrontati alcuni giorni prima per offrirlo in cambio di Michael e Walt. Qui nessuno gli risponde ma è proprio Michael a rifarsi vivo con informzioni sul gruppo che ha scovato. Poco dopo si scopre però che Michael è in effetti d'accordo col nemico, infatti in Two for the Road uccide Ana Lucia e Libby per consentire a "Henry" (ma cominciamo pure a chiamrlo Ben, a questo punto) di scappare. Nel frattempo Locke ha perso ogni fiducia nella sua "missione", e viene così avvicinato da Eko: insieme scoprono un'altra stazione Dharma, la Perla, nella quale si trovano decine di monitor che sorvegliano le altre stazioni. Il video di orientamento rivela inoltre che dai monitor stanno osservando un test psicologico di cui devono trascrivere ogni sviluppo. Fingendosi a sua volta vittima di Ben, Michael riesce a convincere Jack, Kate, Sawyer e Hurley a guidare una missione verso l'accampamento degli Altri, ma in Three Minutes si scopre che questi quattro sono proprio quelli che loro gli hanno chiesto di portare, in cambio dei quali lui e suo figlio saranno liberati.

La tensione quindi è salita parecchio, perché abbiamo da una parte un Michael compromesso che sta conducendo i suoi compagni in una trappola, dall'altra un Locke che ha totalmente perso la fede nell'isola che lo ha sempre sostenuto, sostituito da Eko nel premere il pulsante. Queste due situazioni promettono di evolversi un climax decisivo, al quale si aggiungono anche nuovi elementi: la barca che compare durante il funerale di Libby e Ana Lucia, i sospetti di Sayid nei confronti di Michael. Come già in alcuni episodi precedenti, c'è una certa sproporzione tra le vicende sull'isola e quelle nei flashback: Hugo nella clinica psichiatrica con l'amico immaginario (e un cameo di Libby che purtroppo so che non verrà mai spiegato...), l'incontro e la collaborazione tra il padre di Jack e Ana Lucia, l'investigazione di Eko su un presunto miracolo: in effetti questi eventi si collegano poco con quanto accade sull'isola, che rimane il filone principale delle puntate. Forse in questo senso ha più forza S.O.S., l'unico episodio incentrato su Rose e Bernard, che racconta una buona storia romantica di due personaggi tutto sommato marginali. Personalmente mi sono sempre chiesto perché in Two for the Road venisse mostrato subito che a uccidere le due donne nel bunker fosse stato proprio Michael, invece di farlo vedere ferito e mantenere il mistero per un paio di puntate: sarebbe stato nello stile di Lost, suppongo, rendere evidente il tradimento solo alla fine della puntata in cui viene mostrato cosa ha fatto Michael durante la sua assenza dal campo.

Possibli interpretazioni delle novità secondo la mia cavia: la Perla sembra in effetti screditare del tutto il valore del pulsante all'interno del Cigno, e la frustrazione di Locke è comprensibile. Tuttavia i tizi della Dharma hanno già mostrato di saper essere subdoli, per cui non c'è da fidarsi di quanto dicono. Il tradimento di Michael era prevedibile, visto che in ballo c'è suo figlio, e tutto sommato non si riesce a condannarlo per aver accettato di aiutare gli Altri, anche se poteva evitare di uccidere le due compagne. Il "conflitto di fede" tra Eko e Locke è uno sviluppo abbastanza drammatico, e vedere Locke così sperduto è straziante, se si considera quello che ha passato e la facilità con cui è stato sempre preso in giro.

Ora manca solo l'episodio finale, in cui tutti i temi lasciati aperti dovrebbero convergere. Le previsioni della cavia sono che il tradimento di Michael verrà smascherato, e il gruppetto non riuscirà davvero a raggiungere gli Altri, ma verrà in qualche modo ostacolato prima. Henry/Ben, per cui gl Altri si sono dati tanta pena, forse si farà rivedere, facendo in qualche modo esplodere il conflitto, e probabilmente giocherà un ruolo decisivo la barca appena comparsa, che naturalmente non aiuterà nessuno a fuggire dall'isola ma potrebbe essere sfruttata in altro modo. Chi la pilota non è dato saperlo, ma ci sono alcuni candidati plausibili: qualcuno degli Altri, Desmond, Walt... o un personaggio del tutto nuovo, magari un membro della Dharma tornato sull'isola che spiegherà ai naufraghi tutto quanto c'è da sapere sul pulsante, la Perla e le altre stazioni. Oh, sì, certo, tutto quanto c'è da sapere...

Consigli di lettura per addetti ai lavori

Qualche mese fa mi permettevo di consigliare ai lettori del mio blog una serie di libri di genere (fantascienza in particolare) che potevano stuzzicare la curiosità e l'interesse di chi solitamente non si dedica a questi generi specifici. L'operazione ha susciato un moderato interesse, anche se in seguito a portato a chiedermi: ok, questi sono i libri per chi la sf non la conosce, ma Unknown to Millions è un blog che si rivolge principalmente a chi fantascienza (e affini) la mastica quotidianamente. Non è forse il caso di dare anche qualche consiglio a loro?

Ecco allora che qui di seguito elenco dieci libri più specificamente indirizzati a quanti leggono fantascienza, letture che potrebbero risultare ostiche a chi si affaccia al genere ma richiedono un minimo di dimestichezza con le sue strutture e i temi tipici. Si tratta ovviamente non di titoli "must" che tutti conoscono, perché consigliarvi la Fondazione di Asimov o Dune di Herbert non servirebbe a nulla: piuttosto, opere non così diffuse, di autori anche famosi ma non scontati, libri che in prima battuta non si sarebbe spinti ad acquistare ma che meritano sicuramente. Come nel precedente post di consigli, cito solo libri disponibili in italiano, e di agevole reperibilità, senza un ordine particolare.


Più riguardo a AnathemIl primo che devo consigliare è sicuramente Anathem di Neal Stephenson. Insomma, non è mica un caso se l'ho messo al primo posto nel sondaggio Locus per i migliori romanzi sf del decennio! Stephenson è certamente un autore di spicco, ma a qualcuno potrebbe essere sfuggito questo libro che raggiunge veramente apici di disquisizione scientifica, descrivendo un mondo parallelo e il suo sistema monastico di fare scienza, con tutto un contorno di implicazioni etico/filosofiche mica da ridere. Nonostante un inizio un po' a balzoni, soprattutto per la difficoltà di entrare all'interno dell'universo narrativo, gli eventi e le idee poi si succedono in una serie di esplosioni abbaglianti. In Italia purtroppo il corposo romanzo è stato diviso in due volumi e richiede quindi una spesa considerevole... ma mi sento di dire che ne vale comunque la pena.


Più riguardo a La tigre della notteAlfred Bester è un autore in verità poco prolifico, ma il poco che ha scritto ha centrato nel segno. Le sue opere maggiori sono L'uomo disintegrato e questo La tigre della notte (o anche Destinazione stelle). Nonostante sia un libro scritto negli anni 60, presenta una modernità di concetti e struttura che lo rende del tutto attuale. È essenzialmente una storia di vendetta, tanto che alcuni lo definiscono un "Conte di Montecristo fantascientifico": il protagonista vuole vendicarsi di chi lo ha lasciato naufrago nello spazio aperto, e per farlo non esiterà a sfruttare e ingannare, evadere e uccidere. Ma c'è anche dell'altro, perché in ultima analisi è una storia che si fonda sul controllo, sulla capacità umana di esercitare potere su quanto ci circonda, e soprattutto noi stessi.


Altro autore non troppo prolifico, ma contemporaneo, è Ted Chiang, che scriverà anche poco ma come si muove vince un premio. E se vi interessa scoprire perché, vi basta leggere Storie della tua vita, una raccolta di racconti che offre una prospettiva completa della sua produzione. E che assorbirà completamente le vostre risorse mentali, perché ogni racconto ha una densità di concetti spaventosa, sufficiente a destabilizzare alcune basi fondamentali della vostra esistenza (come le conseguenze implicite del Principio di Fermat). Non entro nel dettaglio perché ho dedicato un intero post a questo libro, quindi per chi vuole saperne di più rimando a questo.


Più riguardo a Tutti a ZanzibarJohn Brunner è invece un autore che ha scritto parecchio, ma non è molto conosciuto, in particolare qui in Italia. Eppure alcune sue storie contengono idee davvero originali (come Codice 4GH, in cui viene anticipato una sorta di Internet) e strutture interessanti (in La scacchiera la storia segue le mosse di una famosa partita di scacchi!). Tutti a Zanzibar è la somma perfetta di queste due tendenze: romanzo "corale", che delinea un contesto futuribile completo, fornendo da una parte nozioni generali sull'epoca a venire, dall'altra seguendo le vicende di alcuni personaggi principali che si muovo in un mondo al collasso. La quantità di idee è così elevata che risulta quasi impossibile riassumerne la trama e i punti essenziali, ma come l'autore stesso afferma nell'introduzione, una volta fatto lo sforzo di immergersi nella narrazione si viene ampiamente ripagati.


Più riguardo a La voce del padroneSe dico Solaris dovreste capire al volo chi è Stanislaw Lem: probabilmente uno degli autori di fantascienza più profondi e immaginativi di sempre. Ma non è l'opera più famosa che voglio consigliare, bensì La voce del padrone. Questo romanzo, che consiste in una lunga narrazione quasi priva di dialoghi o azione, racconta di un possibile "contatto" con intelligenze aliene, avvenuto tramite una trasmissione radio captata nello spazio. Un team internazionale di scienziati viene messo a studiare il messaggio da tutti i punti di vista (matematico, fisico, chimico, biologico) e da esso vengono ricavate strabilianti invenzioni quanto clamorosi buchi nell'acqua. E alla fine dei conti, viene anche il dubbio se si tratti davvero di una trasmissione extraterrestre o se stiano studiando solo un rumore di fondo. Questo è un libro sulla scienza e i suoi metodi, sulla forza della ricerca e sulle sue ambiguità. Può sembrare noioso, descritto così, ma ha il potere di coinvolgere in maniera incredibile.


Più riguardo a Futuro in tranceAnche Walter S. Tevis è famoso soprattutto per un altro libro rispetto a quello che presento: è infatti l'autore di L'uomo che cadde sulla Terra, romanzo da cui è anche stato tratto un film interpretato da David Bowie. In Futuro in trance (ma mi piace di più il titolo originale Mockingbird) Tevis espone una distopia che mostra l'uomo ormai svuotato di ogni forza e interesse, in un mondo quasi interamente automatizzato. I protagonisti sono pochi disadattati che cercano una scappatoia, ma il loro viaggio non è un semplice atto di ribellione, quanto una ricerca interiore di un significato più profondo. Basterebbe la sequenza iniziale, con l'androide incapace di suicidarsi, a stabilire i parametri di profondità di quest'opera.


Più riguardo a Signore della luceAndando a pescare invece tra i classici forse un po' dimenticati, devo citare Signore della Luce, di Roger Zelazny. Ecco, questa è una di quelle storie che non risulta subito facile da comprendere, ma che ripaga alla grande. Pescando nella mitologia induista, l'autore racconta di un pianeta colonizzato dall'uomo in cui una casta di eletti detiene il potere, impersonando di fatto le divinità del pantheon indù, ognuno con il suo specifico potere. Il protagonsita faceva parte di questa casta, ma si è ribellato per un senso di giustizia e uguaglianza, e dopo essere stato cacciato (e definitivamente eliminato) torna per continuare la sua missione. Il fascino del romanzo sta proprio nella connessione tra la mitologia e la tecnologia, la filosofia e la scienza, e come queste due componenti apparentemente opposte si mostrano come due interpretazioni delle stesse verità.


Più riguardo a PalinsestoE dopo una serie di romanzi "umanisti" passiamo a qualcosa di decisamente hard. E Charles Stross è sicuramente uno degli autori contemporanei di riferimento per questo sottogenere. Stross ha scritto molti romanzi e racconti, ma io personalmente ho adorato questo romanzo breve Palinsesto, che a volerla farla breve è una storia sul viaggio nel tempo, mostrato nella declinazione dell'èlite che gestisce il viaggio nel tempo per pilotare l'umanità (come ne La fine dell'Eternità di Asimov). Qui invece abbiamo "La Stasi", che già dal nom dovrebbe far intuire i suoi obiettivi: tuttavia l'orizzonte dei piani della Stasi si estende per decine di milioni di anni, e comprende piani per l'estinzione e rinascita dell'umanità in un Sistema Solare riposizionato e reingegnerizzato. Su questo sfondo si muovono gli Agenti della Stasi, tra prove e paradossi, fino alla scoperta di quanto all'interno dell'organizzazione viene tenuto nascosto. Una storia breve, ma che richiede un'applicazione davvero intensa.


Rimanendo nell'hard sf devo consigliare anche quest'opera di John Charles Wright, che consiste però non in un unico libro ma in una trilogia. La serie dell'Età dell'Oro mostra un futuro in cui una società ormai transumanizzata vive interagendo a livelli avanzati con Intelligenze Artificali e soggetti di ogni tipo e "forma mentale". All'interno di questo Ecumene Dorato il protagonista Phaeton nota però alcune dissonanze, e dovrà dapprima combattere per riacquisire i suoi stessi ricordi, osteggiate ed esiliato dai suoi pari ma aiutato da inaspettati alleati contro lo sconosciuto nemico che minaccia tutti. Anche in questo caso non mi dilungo perché ho dedicato un post specifico alla saga, quindi vi rimando a quello.


Più riguardo a Rabbia"Oh ma Palahniuk mica scrive fantascienza!" sarà la vostra prima obiezione a leggere che il mio ultimo consiglio è un libro di Chuck Palahniuk, appunto. Ed è proprio per questo che lo cito, perché magari molti appassionati di sf non penserbbero di avvicinarsi a questo autore (che merita al di là dei generi): eppure Rabbia è una storia totalmente sf! Purtroppo non posso rivelarne i temi perché sarebbe uno spoiler consistente, ma già dall'inizio si può iniziare a intuire dove il libro andrà a parare. Per la verità Palahniuk inserisce in quasi tutti i suoi libri elementi fantastici, ma questo in particolare insiste su concetti prettamente sf, e anzi li sfrutta in termini piuttosto originali. Il tutto con il solito stile unico dell'autore, e una struttura di "biografia orale", ovvero una serie di interviste ai personaggi che hanno ruotato intorno al protagonista della vicenda, che non viene mai mostrato direttamente. Da questo libro si vociferava che l'auotre avrebbe tratto una trilogia, ma sono passati parecchi anni e pare ormai che il progetto si sia arenato. Peccato, perché sarebbe stato molto interessante approfondire le idee che contiene.

Futurama stagione 7a su Italia 1

Con colpevole ritardo segnalo che su Italia 1 stanno passando gli episodi della prima parte dell'ultima stagione di Futurama, trasmessi in USA a partire dal giugno 2012. Quindi siamo tutto sommato di un solo anno in ritardo, il che non è così male, considerando i tempi solitamente pachidermici per ottenere il doppiaggio.

Mi sono accorto della nuova programmazione quando era già iniziata quindi non ho potuto segnalarla per tempo, ma mi pare che la rete non abbia per niente sponsorizzato la cosa. Futurama era rientrato nel palinsesto dall'estate, ma di certo non si erano ancora esauriti gli oltre 100 episodi delle prime sei stagioni, che sono quindi stati interrotti dalla messa in onda delle nuove puntate. Che peraltro è iniziata a metà settimana, con la consueta approssimazione nella gestione degli show a cui la rete ci ha abituati.


Comunque, le nuove puntate vengono passate tutti i giorni feriali alle 13:40 (orario accessibile ai più), dopo Sport Mediaset e prima de I Simpson. La programmazione degli episodi è la seguente (aggiornerò via via che verrà resa nota):


Non è un errore che manchi il giorno 31 ottobre: per questa data è previsto l'episodio della stagione 3 The Honking / La macchina satanica, forse ritenuto in tema con la giornata di Haloween (!?). Ha un po' meno senso che salti anche quello che sarebbe il settimo episodio, The Six Million Dollar Mon, e si passi dal sesto all'ottavo, ma valli a capire...

Gli episodi della stagione 7a sono stati a suo tempo recensiti su questo blog, e potete trovarli elencati in basso nella pagina delle recensioni. Riproporrò giornalmente i miei post in corrispondenza della messa in onda, aggiungendo volta per volta i titoli in italiano. Quindi tornate sempre su Unknown to Millions per leggere oggi le recensioni delle puntate di domani!

Coppi Night 20/10/2013 - Killing Them Softly

Cosa ci si aspetta da un gangster movie? Boh, facendo un elenco così di getto: azione, cinismo, spacconerie, spari, cazzotti, mutilazioni, personaggi italoamericani. Cosa non ci si aspetta da un gangster movie? Lunghi, estenuanti dialoghi. Noia. Anche di un film che non mi era piaciuto come Gangster Squad  non posso dire che mi ha annoiato. Questo Killing Them Softly (aka Cogan) invece, ossignoregesù...

La trama si esaurisce in poche battute: due bulletti squattrinati che hanno bisogno di fondi per droga e puttane organizzano una rapina a una partita clandestina di poker. Questo fa incazzare la malavita locale, e così i capoclan assoldano un investigatore/killer (Brad Pitt) per scovare ed eliminare i responsabili. Giusto per mettere le cose in chiaro, come solo loro sanno fare. Va bene, a partire da qui possono succedere cose interessanti, e la prima parte in effetti stuzzica, con le battute scazzone della coppia di squattrinati e le prime drammatiche e realistiche della rapina. Dopo quest'iperbole d'azione però il film precipita, in pratica proprio con l'arrivo di Pitt, in un vortice di discorsi su discorsi su discorsi, che se da una parte sono utili a far capire qualcosa sul funzionamento del sistema di fiducia/credibilità della mafia, dall'altro annacquano terribilmente la storia. Anche perché da argomenti inerenti la malavita si passa poi a divagazioni completamente fuori luogo, in particolare quando a parlare è il personaggio interpretato da Gandolfini, che pur bravo non fa che sbrodolare della sua ex moglie e di una prostituta di cui si è innamorato. Alla fine è Brady a sistemare le cose, non dopo un'interminabile sequela di blateramenti da parte di tutti coloro che appaiono sullo schermo.

Insomma, non so quale dovesse essere il messaggio del film. Ma il regista sembra così impegnato a farci capire che esiste un messaggio che si perde di vista tutto il resto. Certo ci saranno sicuramente da considerare delle precise scelte di regia e virtuosismi fotografici, ma lo spettatore medio (tra cui io stesso) ci si gratta. Perché un conto è girare qualcosa come Cosmopolis, che è sì dialogato e claustrofobico, ma ha anche un che di metafisico e surreale. Lo stesso modello non si può applicare a un film sulla mafia, perché... allora non stai facendo un film sulla mafia. È un po' come se fare un programma di cucina, ma inquadrando solo il volto dello chef, non so se mi spiego: certo, lo puoi fare, e te che lo stai girando sai cosa succede, ma cosa vuoi che ne capisca il pubblico?

Questo non toglie le buone interpretazioni di quasi tutti gli attori, dallo stesso Pitt al già citato Gandolfini, da Ray Liotta ai due ragazzotti che non so chi siano. Purtroppo però questo non basta a dare consistenza a un film che sembra girare su se stesso, pur muovendosi in un ambiente che offrirebbe centinaia di spunti validi per qualcosa di corposo e originale.

Perché nulla vada perduto e altri racconti

Come avevo annunciato qualche settimana fa, un mio racconto è stato selezionato nel concorso parallelo al Trofeo RiLL (in cui già altre volte sono rientrato in un modo e nell'altro), e verrà quindi pubblicato nel libro che raccoglie le migliori opere dell'edizione 2013.

Ora, dopo la rivelazione dei risultati del premio, il nuovo libro della serie "Mondi Incantati" è finalmente pronto per essere lanciato, con un titolo e una copertina:


Perché nulla vada perduto, che porta il titolo del racconto vincitore di Davide Camparsi, verrà presentato durante la premiazione del concorso, il 1 novembre all'interno del Lucca Comics & Games. Il libro contiene i primi quattro classificati della XIX edizione del Trofeo, i cinque vincitori del concorso parallelo SFIDA (tra i quali rientro io) e, novità che inizia da quest'anno, una selezione dei racconti vincitori di alcuni concorsi letterari in ambito fantastico da tutta Europa (Finlandia, Francia, Irlanda...). Quest'ultima sezione arricchisce quindi notevolmente il valore del volume, che offre così non solo una serie di racconti di buoni autori italiani, ma anche una prospettiva dei loro equivalenti esteri. Il libro può essere acquistato durante la fiera, allo stand RiLL, oppure ordinato direttamente all'associazione. Oppure, se il prossimo anno partecipate al concorso, ve lo spediscono loro!

Piccola nota sul mio racconto: il titolo che troverete è La conquista, perché la "sfida" di quest'anno richiedeva agli autori di usare appunto questo titolo. Ma il mio "working title" era un altro, e siccome su nomi e titoli sono piuttosto fissato, mi piace riferirmi a questo testo con il nome/titolo Pace e morte. Il perché potrete capirlo leggendolo, ma posso darvi qualche indizio anticipandovi che ci trovate Marconi, Majorana e... Tesla!

Visto che rientro tra i finalisti sarò presente alla cerimonia di premiazione, venerdì prossimo a Lucca, per cui se passate può anche farmi piacere. Non so se verrò chiamato sul palco perché solo il vincitore assoluto della sezione SFIDA viene "convocato", e questi viene stabilito dalla stessa direzione del Lucca C&G, quindi non si può sapere in anticipo. Ma insomma, anche se non mi faranno chiacchierare ci sarò. Ci vediamo lì!

Peraltro, se sarete a Lucca in quei giorni, vi ricordo che è in svolgimento anche il mio contest fotografico Naked LuCG, che vi invito a scoprire e seguire.

Due parole sul self publishing

È un po' il tema del momento, e trovandosi nei pressi di un mondo nel quale bene o male mi muovo io stesso, mi sento di dover dire brevemente la mia. Scrivo sul mio blog, piuttosto che rispondere ad altri post simili ospitati altrove, perché non mi piace alimentare polemiche e flame, e non vorrei che un mio intervento fosse visto appunto come un tentativo di aizzare la tensione tra le parti.

Come sempre in questi casi, faccio una premessa per chiarire la mia posizione rispetto all'argomento, e dimostrare che non ho nessun interesse personale che una tesi prevalga sull'altra (se non quello di far apprezzare il mio punto di vista, ovviamente). Per self publishing si intende quel procedimento per cui un autore non si limita a scrivere un'opera (romanzo, racconto, silloge e così via), ma si occupa anche della sua impaginazione, distribuzione e vendita. Il fenomeno bene o male è sempre esistito, ma se nei decenni aveva soprattutto la caratteristicha di fanzine e simili, in questi ultimi anni il tiro si è spostato dapprima sul print-on-demand, e attualmente (in maniera esplosiva) sull'editoria digitale. Uploadare un ebook sul kindle store è un'operazione abbastanza banale, per cui chiunque abbia qualche ora libera ogni giorno può autopubblicarsi in digitale e mettersi sul mercato, tra decine di migliaia di altri titoli. Ciò detto, io non credo di essere un self-publisher. O meglio: è vero che ho autoprodotto due raccolte di racconti (finora, ma ho intenzione in futuro di produrne altre... e non le linko per non far passare questo post come pubblicità mascherata!), ma se si considera il totale delle mie pubblicazioni, che tutto sommato inizia a essere ragguardevole, si può notare che la proporzione di self  publishing è irrisoria. Per cui, anche se in molti casi le mie opere sono state valutate da editori "non professionisti", è comunque un dato di fatto che buona parte della mia produzione è passata da altre mani prima di andare in stampa.

Con questo dovrei aver chiarito che non mi sento direttamente tirato in causa da chi, negli ultimi tempi, ha accusato gli autopubblicati di essere i reietti dell'editoria, una masnada di vanitosi che si danno alla masturbazione (non sto esagerando, sono stati usati questi termini). Tuttavia, per mia esperienza, mi sento di dover difendere il self publishing come forma di difussione della letteratura (e se vogliamo, della "cultura").

L'argomento che più spesso gli oppositori del self publishing è che, lasciando tutto nelle mani dell'autore, non esiste nessun filtro tra quello che viene scritto e quello che viene pubblicato. Tradotto in termini spicci, qualunque imbecille può mettere a disposizione qualunque sua cazzata scritta senza criterio e priva di ogni requisito di base, e farla circolare accanto ai lavori degli scrittori e degli editori "veri", minando così il lavoro di questi professionisti. A farne le spese maggiori sono quindi da una parte gli editori, dall'altra i lettori, che si trovano spaesati di fronte a un triglialio di libri (ebook soprattutto) tra cui sono incapaci di scegliere, e che contengono perlopiù merda.

Questa linea di pensiero a mio avviso è sia distorta che ottusa: distorta perché dipinge il lettore come un soggetto completamente acritico, incapace di compiere decisioni, che fagocita tutto quanto si trova di fronte senza porsi domande; ottusa perché si riferisce a un mercato (e più in generale a un mondo) che ormai è superato: quello dei libroni stampati dai grandi editori, recensiti sui giornali da competenti opinionisti e disquisiti nei salotti televisivi. Provo a spiegarmi meglio.

Tradizionalmente, il ruolo dell'editore è quello di scovare le opere meritevoli di pubblicazione, migliorarle, darle alle stampe e distribuirle. Per fare questo, l'editore si prende buona parte degli introiti (generalmente all'autore rimane un 8%, un'altra grossa fetta va ai distributori e una più misera ai librai). L'editore ha quindi un compito importante, perché non solo produce i libri, ma li sceglie, facendo da "filtro" tra cosa deve finire sul mercato e cosa no. Tuttavia questo compito che ha una sua nobiltà è oggi drammaticamente messo in dubbio dai famosi editori a pagamento, da editori che pubblicano libri senza nemmeno un editing di base, e altri che non pubblicizzano o non distribuiscono le opere, lasciando queste incombenze all'autore. Attenzione: non sto demonizzando l'editore, ma sto cercando di far notare che il suo obiettivo primario in genere è fare soldi, non cultura. Perché anche i grandi editori che si comportano rettamente finiscono poi per riempire le librerie dei libri scritti da calciatori e personaggi dello spettacolo, oppure fanfiction e scopiazzature dei generi in voga (vampiri/angeli/erotico sono gli ultimi fenomeni), o fogli di appunti di uomini politici o religiosi (la cosa più spassosa è quando si trovano le combinazioni, come personaggi dello spettacolo che si scoprono religiosi... devo fargli degli esempi?). Pertanto, non si può più affermare che la funzione-filtro dell'editore sia integra come lo è nella sua concezione idale. Di conseguenza, un editore che si sente minacciato dal self publishing è necessariamente cosciente di essere lui per primo a pubblicare spazzatura e dirigere il mercato.

Per quanto riguarda i lettori, il discorso è ancora più assurdo. È paradossale pensare che una maggiore varietà di scelta possa arrecare dei danni nel lungo termine. La capacità di discernere e scegliere è insita in ogni lettore, altrimenti ogni volta che entra in libreria acquisterebbe tutto quello che trova davanti. Ma mi pare che, anche nel settore dei "libri veri", ogni persona si indirizzi su quello che più gli piace o lo incuriosisce. Perché una trasposizione in ambito digitale di questo stesso processo dovrebbe essere impossibile? Quando entra nel kindle store, il lettore intenzionato ad acquistare qualcosa filtrerà dapprima (per esempio) secondo i generi, poi per voto medio, poi leggerà un paio di recensioni altrui e si farà un'idea. I più smaliziati magari seguono due o tre blog/portali letterari che periodicamente segnalano produzioni interessanti. Che differenza c'è tra questo e leggere la rubrica letteraria nelle pagine di cultura del Corriere? Il processo decisionale che porta un lettore ad acquistare un libro cambia canali, ma non subisce variazioni. È pur vero che col selfpublishing qualunque boiata può finire in vendita (ma abbiamo già detto che questo non è molto diverso nell'editoria tradizionale), ma un lettore avveduto è in grado di indirizzarsi su quello che ritiene valido. Ogni tanto rimarrà fregato... ma di solito no (a me, finora, non è mai successo).

Certo, bisogna forse distinguere tra due tipi di lettore: il lettore forte e quello occasionale. Il lettore forte è definito di solito come chi legge almeno un libro al mese (in Italia è quasi impensabile superare questa cifra...), mentre il secondo si aggira su uno-due libri l'anno. C'è chi sostiene che questa facoltà di discernimento sia un superpotere acquisito solo dai lettori forti, e sicuramente è vero. Il lettore occasionale invece soffre dell'immensa offerta derivante dal selfpublishing e ne è quindi la vittima. Ma, di nuovo: siamo sicuri che questa tipologia di utente si comporti diversamente nel mercato digitale rispetto a quello cartaceo? Intanto, c'è da considerare che un lettore occasionale molto difficilmente ha bisogno di un e-reader; e se proprio glielo regalano, lo userà al minimo delle sue potenzialità. In secondo luogo, questo soggetto con ogni probabilità non sa nemmeno cosa sia il self publishing, e quando si muove alla ricerca di nuovi titoli si orienterà probabilmente sui nomi già noti, sui fenomeni del momento e sui consigli degli amici, saltando a piè pari tutto il processo decisionale che invece il lettore forte applica.

Da tutto questo, deriva che la "piaga del self publishing" è un falso problema. Anzi, si può arrivare a ipotizzare che chi ne prospetta i pericoli sia nel migliore dei casi sprovveduto, nel peggiore in mala fede. Ovviamente il dibattito è aperto, se ritenete che mi sia sfuggito qualcosa.

Coppi Nigth 20/10/2013 - True Love

Questa Coppi Night si presenta più interessante della media, perché a passare la fase di voto è stato un film piuttosto sconosciuto, una produzione italo-americana recente ma non distribuita dalle nostri parti (e ti pareva...). True Love può apparire, a partire dal titolo, un film banale, ma a pochi minuti dall'inizio si rivela subito per qualcosa di interessante.

Il film segue una giovane coppia di sposini, innamorati ed entusiasti della vita insieme. O così sembra. Perché i due, poco dopo le nozze, si svegliano imprigionati in una stanza cubica, con uno schermo che pone loro delle domande sul loro rapporto a cui rispondere solo sì/no e un proiettore che mostra stralci della loro vita. Dopo lo smarrimento iniziale, le domande iniziano sul tono di "Tuo marito ti ama?", ma poi si fanno più pesanti, sul tono di "Tuo marito fa tutto quello che può per renderti felice?", e ai due viene chiesto di scommettere sulle loro risposte, mettendo alla prova la reciproca fiducia. In seguito viene spiegato a entrambi che stanno svolgendo un test che serve appunto a stabilire la forza e la reciprocità del loro amore, e che sono fortemente incoraggiati a rispondere sinceramente e collaborare, al ripetersi del motto "L'amore è verità". Quello che all'inizio sembrava un sentimento solido inizia ad appannarsi, e le basi del loro apparentemente idilliaco rapporto si sgretolano, via via che i rispettivi segreti vengono rivelati all'altro. Dall'amore si passa al sospetto, al risentimento... all'odio. Come "il procedimento" si conclude non è il caso di rivelarlo, ma vale sicuramente la pena seguirne lo svolgimento.

Con questo non dico che True Love sia un film perfetto. Rimangono alcuni dubbi, intanto sulle modalità con cui i soggetti siano rapiti e su come sia possibile che praticamente ogni istante della loro vita (fino anche agli albori del loro rapporto) sia stato ripreso. Inoltre le sequenze finali lasciano leggermente perplessi, perché nel climax della conclusione si ha una deriva metafisico/onirica non facile da inquadrare, che ricorda un po' alcune scene di Cube (strana coincidenza visto che tra i candidati della serata c'era anche Splice, film dello stesso regista Vincenzo Natali). Tuttavia anche stornando questa parte si rimane con un bilancio del tutto positivo. Il pregio di questo film è quello di mettere in evidenza le contraddizioni e i lati oscuri di una relazione, e rendere più realistico un sentimento che siamo fin troppo abituati a idealizzare (un tema che avevo già affrontato citando Osho). Si tratta quindi di una visione consigliatissima, perché riesce a collegare elementi romantici, thriller, horror e forse anche una punta di fantascienza. E anche l'ennesima dimostrazione che per fare un film originale e coinvolgente non servono i budget zilionari e i volti stranoti, ma basta avere una buona idea e portarla avanti con professionalità.

Contest fotografico: Naked LuCG - Fotografa il cosplayer più nudo!

Io la butto lì, ché è da qualche giorno che ci rimugino e sia mai che la cosa prende piede. Male che vada ho sprecato un post, ma se l'ida passa potrebbe venire fuori una cosa carina. Generalmente non mi interesso di "fotografia", non sono uno di quelli con la reflex sempre pronta e il blackberry che tengo in tasca non fa grandi foto. Qualche volta però mi piace sfruttare lo strumento della fotografia, soprattutto per catturare piccole assurdità o progetti fondamentalmente idioti, come era "One fridge picture a day".

Ma basta con l'introduzione perché so che avete letto la parola "nudo" nel titolo e vi siete allettati. Di cosa sto parlando? Allora, se non lo sapete, tra due settimane, precisamente dal 31 ottobre al 3 novembre, si terrà il Lucca Comics & Games, la rassegna/fiera/mostra annuale dedicata al mondo dei fumetti, libri, giochi, e tutto quanto gli gravita intorno. Non sto a spiegarvi in cosa consiste, anche perché conto che ne abbiate sentito parlare. Quello che ci interessa in questa sede è che, oltre agli "addetti ai lavori", la manifestazione attira un pubblico nerd di prima qualità, e in particolare una fraccata di cosplayer. È uno spettacolo girare per i vicoli di Lucca e vedersi sciamare intorno personaggi di cartoni, film, libri, fumetti, videogiochi eccetera, alcuni riprodotti con un'abilità strabiliante.

Ora, i cosplayer spesso interpretano personaggi vestiti in maniera insolita. E per "insolita" quasi sempre si intende "nuda". Perché per dire, già se interpretate Bart Simpson dovete mettervi solo pantaloncini blu e maglietta arancione. Ma i cosplayer seri vanno ben oltre, e arrivano a denudarsi quasi completamente, il che è da apprezzare considerando che la fiera si svolge tra il 31 ottobre e il 3 di novembre! Da cui ecco la mia proposta: se siete al Lucca C&G uno di questi tre giorni, tenete gli occhi aperti e cercate di fotografare il cosplayer più nudo.


Perché una cosa del genere? Beh, innanzitutto perché il nudo in pubblico è divertente, ammettiamolo. Come la cacca e le pernacchie, fa sempre ridere. E anche perché come ho già detto ci vuole un bel coraggio per abbigliarsi solo di un foglio di carta la mattina del 2 novembre. Ed è anche un indiretto omaggio a chi ha investito tanto del suo tempo per procurarsi (o meglio ancora prepararsi) un costume elaborato, e alla dedizione di indossarlo per uno o più giorni. Non c'è niente di morboso in questa "ricerca del nudo": è una cosa goliardica, ci facciamo due risate, e tutti sono felici. Se poi, incidentalmente, capita di vedere anche qualche bel pezzo di carne scoperta, tanto meglio, no?

Qui di seguito elenco le semplici regole. Non credo ci sia bisogno di disclaimer riguardo alla privacy o all'età, poiché: 1- un cosplayer ha l'obiettivo dichiarato di farsi notare, quindi non credo che possa aversene a male se qualcuno lo ritraie; 2- per quanto striminziti i costumi non superano mai i limiti della decenza, e non credo che vedremo organi sessuali in evidenza. Vediamo allora come l'ho pensata.


Regolamento Naked LuCG
(che per chi non l'avsse capito sta per Naked Lucca Comics and Games)

  • Possono partecipare tutti coloro che nei giorni dal 31 ottobre al 3 novembre 2013 si troveranno al Lucca Comics and Games. Le foto dovranno essere scattate nell'ambito di questa manifestazione.
  • Per partecipare bisogna scattare una foto a un cosplayer e inviarla al contest (con le modalità spiegate in seguito). Ogni partecipante può scattare quante foto vuole a quanti soggetti vuole. Per la valutazione del livello di nudità sarebbe idale poter avere più lati del soggetto (davanti/dietro), ma anche con uno solo si dovrebbe riuscire a dedurre.
  • Il soggetto della foto deve essere solo ed esclusivamente un cosplayer. Se il signor Franco Palladino va in giro nudo per fatti suoi a Lucca non può essere ritratto. A tal fine sarebbe preferibile che il personaggio interpretato sia identificabile, ma anche in questo caso si presume che il costume rappresenti qualcuno/qualcosa di noto.
  • Non si possono inviare autoscatti: insomma, se siete voi il cosplayer, non potete mandare direttamente la vostra foto. Ma ciò non toglie che possiate farvi fotografare da altri!
  • Le foto devono essere inviate secondo una di queste modalità:
- inserite in una risposta a questo post
- inserite in un twit diretto al mio profilo con l'hashtag #NakedLuCG
- caricate sulla pagina facebook del blog Unknown to Millions
- caricate sulla pagina facebook dell'evento "Naked LuCG"
  • Le foto devono essere inviate entro le ore 22 di lunedì 4 novembre, in modo da dare tempo a chi si trova in trasferta di rientrare e caricarle.
  • Superata questa scadenza, le foto saranno raccolte in un unico album e messe in visione del pubblico sulla pagina facebook e su questo blog. Seguirà una fase di valutazione (di durata variabile a seconda della quantità di immagini ricevute) durante la quale esaminerò (eventualmente con l'ausilio di esperti del settore) le foto e proclamerò la foto vincitrice. Non è prevista una classifica, ma solo un primo posto.
  • L'autore della foto sarà proclamato vincitore del contest. Anche il cosplayer ritratto, qualora sia identificato, verrà a sua volta dichiarato vincitore. Per i vincitori non è previsto al momento nessun premio.
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Mi sembra di aver coperto tutti i punti chiave, ma è la prima volta che organizzo una cosa del genere, quindi potrebbe essermi sfuggito qualcosa. Se notate delle lacune segnalatemele, e cercherò di ripianarle il più presto possibile. Come ho spiegato all'inizio, è una cosa puramente simpatica, un pretesto per raccogliere qualche immagine divertente e farsi due risate, quindi non c'è niente in palio, per ora... ma a seconda del successo dell'iniziativa, si potrebbe anche pensare di assegnare qualcosa al/i vincitore/i. Lassù ho preparato anche un logo messo insieme con un sapiente utilizzo di paint, e credo che basti questo a rendere il tutto ufficiale.

Io purtroppo sarò a Lucca solo il primo novembre, in occasione della premiazione del Trofeo RiLL, quindi non potrò promuovere direttamente "sul campo" il contest, ma conto anche su di voi. Cercherò di diffondere il più possibile questo post e il relativo evento su facebook, e se l'idea vi piace siete pregati di fare altrettanto. Il nostro testimonial Mugwump, qui sopra, vi augura buona fortuna e spera che parteciperete numerosi!

Futurama 7x18 - The Inhuman Torch / La torcia inumana

Ogni tanto la crew Planet Express decide più o meno volontariamente di cambiare area di attività, e per un po' si dedicano quindi a qualcosa che non siano le spedizioni. Anche ignorando le singole carriere dei protagonisti (Fry, Leela e Bender hanno cambiato mestiere parecchie volte), il gruppo ha lavorato come ambientalisti, compagnia di volo, supereroi, babbi natale, eccetera. In questo episodio, la storia si ripete, e dopo il successo di una missione di salvataggio dalle miniere di elio sul Sole, la Planet Express diventa la pattuglia antincendio di New New York.

Ma in effetti, nonostante l'intero equipaggio si adoperi come pompiere, a prendersi tutti gli onori è Bender. Si sa, il robot è vanaglorioso e venale, per cui da lui ci si poteva aspettare un atteggiamento simile, autocelebrativo e in continua cerca di attenzione. Ma la cosa si fa sospetta quando i già insolitamente frequenti incendi sembrano scoppiare proprio sulla scia degli spostamenti di Bender. Una volta constatato questo, i suoi stessi compagni iniziano a credere che sia lui stesso ad appiccare il fuoco, in modo da poter poi godere della gloria successiva. Ma davvero, per quanto spregevole, Bender arriverebbe a tanto pur di sentirsi chiamare "eroe"?

In The Inhuman Torch si assite quindi a una delle solite sparate del Bender-protagonista, come era successo appena nell'episodio precedente, ma qui i dubbi di Fry sulle intenzioni dell'amico riescono a riscattare in parte la sua solita spocchia. Il robot arriva infatti vicino a compiere in qualche modo un "sacrificio", e mettere da parte il suo desiderio insaziabile di fama, il che lo fa apparire, una volta ogni tanto, come un personaggio non completamente negativo.

L'episodio si concentra quasi esclusivamente su Bender e Fry, e anzi gli altri personaggi rimarranno del tutto all'oscuro di quanto realmente successo, ma finalmente dopo diverse puntate abbiamo di nuovo una comparsata di Zapp. Il tutto risulta alla fine abbastanza omogeneo, anche se le parti più interessanti sono quella iniziale, con il salvataggio nella miniera di elio e quella conclusiva, nonostante il pur giustificato deus ex machina. Voto: 6.5/10

Lost in Lost #8 - Ep. 2x12-2x17

Si comincia a preparare il terreno per il finale, e gli eventi prendono a farsi più corposi. In questa tranche di puntate abbiamo infatti, dopo la partenza di Michael e l'incontro di Eko con il Mostro, l'incontro e la cattura di "Henry Gale", che viene interrogato (cioè, menato) da Sayid e in seguito si confronta con Jack, Locke e Ana Lucia; Claire riesce a recuperare i ricodi del periodo in cui era stata rapita, e la vediamo semidrogata e coccolata da un sorprendentemente premuroso Ethan; più avanti viene mostrata anche la strabiliante mappa invisibile sulla porta blindata del bunker, quando la procedura di chiusura imprigiona Locke; e poco dopo si scopre appunto che "Henry Gale" non è chi dice di essere (anche se ancora siamo lontani dal sapere quanto sia importante questo personaggio).

Come ha interpretato la mia cavia queste novità? All'inizio "Henry Gale" sembrava avere una storia credibile, ma quando ha cominciato a seminare zizzania tra i due supposti leader Jack/Locke si capisce che ha un obiettivo preciso, e che quindi nasconde qualcosa. Il flashback di Claire (credo il primo flashback che si svolge sull'isola invece che fuori) chiarisce alcuni punti, e serve soprattutto (insieme al ritrovamento dei trucchi e delle barbe finte) a fornire qualche indizio sul fatto che gli Altri non siano così "primitivi". Ci sono degli accenni alla malattia che infetterebbe gli occupanti dell'isola, ma il bambino sembra essere sano (così come tutti gli altri), per cui questa può essere una delle tante frottole diffuse ogni tanto. La mappa invece è una bella sfida: non ho fermato sul fotogramma in cui la si vede per intero, ma la mia cavia ha comunque dato una buona occhiata, e ha notato i sei cerchi alle estremità, attribuendogli subito il significato di sei stazioni Dharma (anche perché il disegno è inscritto in un ottagono, che ricorda il logo. Le scritte non sono identificabili, ma l'impressione è che la mappa sia stata disegnata da qualcuno (forse Desmond) che si è trovato per molto tempo rinchiuso all'interno del bunke, nel tentativo di avere un'idea chiara della sua posizione sull'isola. Certo è che il disegno dimostra una buona conoscenza dell'ambiente, quindi sarebbe utile da inerpretare... anche per scoprire il "mistero" del punto interrogativo.

E passiamo alle previsioni. Ignorando questioni minori come la triste storia romantica di Locke, il battesimo di Aaron e la gravidanza di Sun (anche se qui c'è il sospetto che il figlio possa non essere del marito), la questione centrale è la sorte di "Henry": è probabile che, ora che è stato scoperto, verrà interrogato/torturato ancora, al fine di scoprire innanzitutto dove si trova Walt, e salvare così in un colpo solo padre e figlio. Un ulteriore studio della mappa sarebbe anche auspicabile, ma non è chiaro per quale ragione le porte blindate sono scese, quindi forse non sarà facile rivederla. Il finale di stagione procederà forse verso quel punto interrogativo al centro, potenzialmente un luogo che contiene qualche artefatto interessante e dai "poteri" notevoli.

Skan Magazine n. 14

Siamo a metà ottobre, è quindi tempo per un nuovo numero di Skan Magazine! La rivista elettronica di narrativa fantastica (arricchita da critica, interviste, presentazioni e illustrazioni) sulla quale sono presenza semifissa da diverso tempo esce col numero 14, e all'interno della rubrica "Being Piscu" si trova un mio nuovo racconto.
 
 
 
Nuovo ma non inedito, perché La diplomazia dell'arte era già stato pubblicato nell'ebook curato da Edizioni Scudo Il senso della vita. Per chi se lo è perso all'epoca eccolo qui riproposto, insieme a tanti altri lavori di autori italiani.

Come sempre Skan Magazine si può scaricare gratuitamente dal sito o leggere direttamente online. E magari non fa male anche se mettete un like sulla pagina facebook!

Rapporto letture - Settembre 2013

Settembre è tipicamente il mese che, in tempi diversi (migiori o peggiori non ha senso stabilirlo) avrebbe significato la ripresa della routine, il ritorno a un regime stabile per tre mesi buoni, con breve interruzione intorno alla fine dell'anno e poi via tutta una tirata fino a fine luglio. Quest'anno invece non è così, si procede senza un'agenda prefissata e ogni settimana il programma cambia. Wooo, l'Inaspettato che ti assale!

Ma tutto questo non ha niente a che fare con i libri che ho letto, che sono quattro, e per 3/4 di autori italiani e per 1/2 dello stesso autore. Quindi basta col caro diario e passiamo alla ciccia:


Più riguardo a FameIl primo dei due libri dello stesso autore, che è Sergio Oricci, è Fame. E per prima cosa devo ammettere di aver sbagliato ad aprire questo libro. Nel senso che Fame è il prequel di un altro libro che ho letto in seguito, e che io li ho quindi letti in ordine inverso. Per questo, penso di non essere riuscito a godere questo breve romanzo come avrei dovuto, con le nozioni derivanti dal suo precedente-successore. In ogni caso, Fame narra di un bambino cresciuto in un paese di collina, ambiente semplice e povero, snobbato dai ricchi cittadini della valle. Il piccolo, che ha una fame inesauribile, è in qualche modo la mascotte del paese, e quando il conflitto esplode ne prenderà in spalla tutta la storia e l'identità. Fame è un "horror soft", con il che intendo una storia horror per tematiche e struttura, ma senza violenza esplicita e galoppante, ma appena suggerita. C'è del soprannaturale, anche qui non proprio accertato ma implicito, e tutti questi elementi confluiscono nel creare un racconto affascinante e non banale. Voto: 7/10


Più riguardo a Gioie e saporiAccortomi dell'errore, ho rimediato subito dopo: dopo Fame ho letto Gioie e sapori, primo romanzo di Sergio Oricci (autore presente accanto a me anche nei Corti 3) pubblicato da I Sognatori (la casa editrice ora tramutatasi in factory editoriale di cui faccio parte). L'ambientazione è la stessa: una cittadina della provincia italiana, dove un giorno apre una nuova pasticceria. Il pasticcere è un tipo particolare, e presto tutti gli abitanti sono praticamente assuefatti ai suoi dolci. La storia ricorda in un certo senso Cose preziose di Stephen King, che ricordo dai tempi in cui rubavo i libri dallo scaffale di mia sorella, con il negoziante che produce oggetti eccezionali a cui i clienti non possono resistere. E come in quel caso, anche qui il negoziante ha un obiettivo nascosto, che coinvolge proprio le persone del paese. A posteriori, Fame si rivela quindi essere "la genesi" del proprietario della pasticceria, e i due romanzi presi insieme (magari nel giusto ordine) si completano creando una storia horror/weird di buon livello. Voto: 7/10


Più riguardo a Un milione di porteUn milione di porte è un libro che ho acquistato senza volerlo. Credo di averlo trovato su qualche bancarella dell'usato, accoppiato a un altro Urania che mi interessava, e li ho presi insieme, pur non avendo interesse in questo libro di John Barnes, autore che mi risulta sconosciuto. La storia segue le gesta di una specie di cavalier cortese, cresciuto su un pianeta su cui appunto è diffusa questa cultura, in uno scenario galattico di pianeti occupati ciascuno con una propria diversa società. Il protagonista si reca su un pianeta praticamente opposto al suo, repressivo, conservatore e bigotto, e prende parte alla rivoluzione in corso, scoprendo che tutto sommato non si trova male in quel nuovo mondo. La storia non è male, ma il libro è decisamente troppo lungo per quello che ha da dire, con interi capitoli in cui sostanzialmente si portano avanti gli stessi temi e concetti, per cui alla lunga risulta noioso. Metà della lunghezza probabilmente sarebbe bastato. Voto: 5/10


Più riguardo a Io sono il BrujoUltimo libro del mese è in effetti un ebook pubblicato da Mezzotints: Io sono il Brujo, raccolta di tre racconti di Stefano Fantelli. I tre racconti hanno per protagonista questo Brujo, un qualunque fancazzista che ha però acquisito strani poteri e conoscenze di materie occulte. Ha quindi a che fare con angeli, divinità e mostri di varia natura, tutto però in toni piuttosto pulp. I racconti sono piacevoli da leggere, ma quello che manca a questa raccolta è una qualche organicità, un anche esile filo conduttore che colleghi le storie e fornisca qualche elemento di contesto in più (ad esempio sull'origine stessa delle capacità e conoscenze del Brujo). Si legge quindi volentieri ma si rimane con la brama di qualcosa di più, come ad andare al ristorante e mangiare solo antipasti. Voto: 6.5/10

Dj set: Holachica

Sono stato un intero weekend senza internet, che tragedia! In realtà senza la "distrazione" ho avuto modo di svolgere alcune mansioni offline, come progredire con alcuni progetti e registrare un nuovo dj set. Così, per farmi perdonare l'assenza degli ultimi giorni, ho deciso di proporvi proprio un nuovo mix realizzato da me. Che poi non è quello che ho fatto nei giorni scorsi, ma l'ho comunque caricato da poco.

Commissionatomi da un individuo di cui non è opportuno parlare su questo blog, del quale porta il nome, questo set è composto interamente da pezzi classificabili come latin o tribal techno. Esiste in fatti tutto un sottogenere che si occupa di mescolare le melodie tipiche della musica latina (o "tribale" in genere) con gli schemi dell'elettronica. Alcuni artisti anzi ne hanno fatto proprio una loro caratteristica, come Luciano, Basti Grub, Monika Kruse e parecchi altri. In questo mix ho incluso tanto dei classici del genere, come Manipulated di Ben Sims e Jaguar di Aztec Mystic, quanto pezzi contemporanei (La Mezcla di Michel Cleis, Pravim Haos di Umek) o remix d'eccezione (Ciao Bella di Eric Sneo).

Accomodatevi quindi e fatevi trascinare dai travolgenti ritmi latini per continuare a respirare el verano loco!




XIX Trofeo RiLL: SFIDA 2013

È dal 2008, che, mediamente ogni due anni, piazzo qualcosa dalle parti del Trofeo RiLL. Nel 2008 sono arrivato in finale con Il raccolto, nel 2010 mi sono classificato terzo con Il lettore universale e selezionato anche con Pr-Medjed (racconto che ora potete leggere anche in Mytholofiction!), nel 2011 sono arrivato di nuovo in finale con La legge dei padri (disponibile nell'ebook Aspettando Mondi Incantati 2011), e quest'anno, in occasione della XIX edizione del concorso, sono stato di nuovo incluso tra i vincitori di SFIDA, il concorso parallelo riservato ai finalisti del Trofeo "principale".

Quest'anno la sfida proposta agli autori era quella di un racconto a tema "La conquista", che fosse intitolato proprio così. Devo ammettere che ho avuto qualche difficoltà a piegare il titolo a quello richiesto (i titoli e i nomi devo sceglierli io!), infatti il mio racconto porta ufficiosamente il working title Pace e morte. Si tratta di un racconto storico, ambientato tra il 1936 e il 1937, che contiene sì una certa parte da me inventata, ma si basa su fatti reali ed eventi documentati, che mi sono solo permesso di incastrare come ritenevo opportuno per creare un inaspettato collegamento tra personaggi quali Giuglielmo Marconi, Rachele Mussolini, Ettore Majorana e... Nikola Tesla!*

Potrete quindi leggere il mio racconto nella prossima antologia della serie Mondi Incantati, che conterrà i racconti finalisti del Trofeo e, come novità di quest'anno, una serie di racconti piazzati in concorsi fantastici di tutta Europa. Questo implica trallaltro che sarò presente anche alla premiazione, che si terrà il 1 novembre all'interno del Lucca Comics & Games, quindi per chi ci sarà ci vediamo lì!



*Qui metto il punto esclamativo perché era da anni che volevo includerlo in un racconto!

Coppi Night 29/09/2013 - Pain and Gain

Quando da bambino non volevo fare la doccia mia mamma mi spronava con un ragionamento incrollabile: "per belli apparire bisogna soffrire". Non so se sia un proverbio diffuso, e non ho mai capito perché mia madre ritenesse che era mia intenzione apparire bello, ma l'equivalente inglese dello stesso principio fa "No gain no pain": da ciò deriva quindi il titolo di questo film. Il Coppi Club torna dopo diversi mesi a una valida tamarrata: d'altra parte cosa ci si può aspettare da un film con Mark Whalberg e The Rock (non so il suo nome vero, ma tanto lo conoscono tutti con quello da wrestler) che sono patiti di fitness e palestra (non uso la parola "culturismo" perché francamente non mi è mai piaciuta)? Aggiungete che il regista è Michael Bay, e la soluzione dell'equazione è banale.

Eppure, devo riconoscerlo, questo film ha comunque qualche guizzo in più rispetto all'action-tamarr movie medio. Intanto, viene detto che è "basato su una storia vera", e la cosa sempre trovare conferma quando nei titoli di coda vengono mostrati i volti dei veri protagonisti. Ora, non che l'amo della "storia vera" mi faccia abboccare, perché una storia, che sia vera o falsa, può essere comunque buona o una ciofeca; tuttavia vedere messa in scena una serie di eventi realmente avvenuta fa pensare che non stiamo seguendo la fantasia degli autori o del regista, il che quando si parla di Bay è confortante.

La presunta "storia vera" si riassume così: Whalberg è un palestromane infarcito del mito del sogno americano, ma è anche un pezzente, e decide che per avere la sua possibilità deve guadagnarsela, possibilmente agendo fouri della legge. Recluta quindi due soci (tre se si considera la ballerina, ma lei serve a poco) e rapisce un multimilionario cliente della sua palestra. Il tizio (Tony Shalhoub, l'attore che interpretava Monk nell'omonimo telefilm [che io adoro]) fa il duro e deve essere sottoposto a pesante sevizie prima di firmare la cessione di tutte le sue proprietà. Dopodiché i tre, che sono stati riconosciuti, decidono di falro fuori, ma evidentemente non basta avere i muscoli per essere degli assassini, infatti qui commettono qualche imprudenza che gli costerà cara. Poi, come qualunque scappato di casa che si trova con un patrimonio (seguendo il modello Rocky Balboa, che è infatti tra i miti del protagonita), tutti sperperano i loro soldi e quindi si ritrovano a dover ripetere il colpo, ma stavolta si incasinano alla grande e finisce male.

Non discuto la credibilità della storia, che a quanto pare è avvenuta proprio così. Immagino possa essere stata romanzata e ravvivata, ma dovrebbe rappresentare la realtà dei fatti. A me risulta strano che il sopravvissuto che denuncia un'estorsione evidente, con tanto di documenti firmati e nomi degli intestatari, non sia stato ascoltato dalle autorità... ma evidentemente lo stereotipo del poliziotto ciccione mangiaciambelle ha un fondo di verità. Al di là di questo, devo ammettere che verso metà film, quando entra nel vivo il piano dei tre disperati, le cose si fanno interessanti. Il tono non è quello del thriller, ma piuttosto di un pulp, trabordante di humor nero, anche se a volte l'intenzione di far ridere passa il limite e finisce nel volgare o nell'esagerato. Allo stesso modo, nella prima parte del film si fa irritante quando, ogni volta che viene introdotto un nuovo personaggio, ne sentiamo la storia narrata fuori campo in prima persona, fenomeno che si ripete non solo per i tre protagonisti principali, ma anche per altri decisamente secondari.

In fin dei conti, considerando il tipo di film, gli attori se la cavano. Forse sorprende in particolare The Rock, che è ottimo a interpetare il "gigante buono" convertito al cristianesimo (non che questo gli impedisca poi di darsi alla cocaina), anche se in effetti bisognerebbe aspettarsi buone capacità recitative da un wrestler. Mi ha fatto invece un effetto strano vedere Shalhoub, che appunto ricordo in Monk (nonostante compaia anche in molti film come Gattaca, Galaxy Quest, Men in Black) come paranoico, insicuro, spaurito, comportarsi qui da perfetto stronzo prepotente, ma la sua interpretazione è più che valida. Nonostante qualche perplessità iniziale, quindi, posso dire che alla fine ritengo Pain and Gain un film all'altezza delle sue aspettative, buono da vedersi in casa con una pizza e qualche amico... che poi è la definizione del Coppi Club.

Bustina # 24

If sex is an urge to procreate, then hunger is an urge to defecate.
 Tratto dal manifesto del VHEMT (Voluntary Human Extinction Movement)


Del Movimento per l'Estinzione Umana Volontaria in verità ho già parlato in un post dedicato, poiché le idee e i metodi da esso promossi risultano estremamente interessanti sotto diversi punti di vista: biologico, sociale, economico, politico, ecologico, filosofico, e così via. Questa citazione però, estratta tra le molte altre frasi illuminanti contenute nel manifesto, ha una valenza multipla.

Il paragone è semplice: quando si parla dell'"istinto a riprodursi" si intende, in realtà, l'istinto che porta al sesso. E tra le due cose c'è una bella differenza: quando un/a ragazzino/a si avvicina al sesso, non lo fa mai con l'intenzione di riprodursi, ma solo per semplice curiosità (impulso? istinto?) verso il sesso in sé. Affermare quindi che quello di riprodursi sia un istinto incontrollabile è errato e fuorviante, come appunto affermare che la fame è l'istinto di cacare.

È piuttosto chiaro che l'interesse per il sesso deriva appunto dalla "spinta a riprodursi" programmata nei nostri geni, ma questo istinto, se così lo si vuole chiamare, è stato plasmato da milioni di anni di evoluzione comportamentale, culturale e sociale, tanto che può considerarsi quasi un organo vestigiale. La nostra voglia di riprodurci, in realtà, non è superiore alla voglia che ha una gallina di deporre uova. E lo stesso discorso, in realtà, potrebbe essere fatto per molti degli "istinti" che sembrano regolare la nostra vita, e che sono nella maggior parte dei casi meccanismi che Madre Natura (uso questo termine solo come antropomorfizzazione dei normali meccanismi biologici ed evolutivi, ma senza intendere che esista una qualunque entità dietro a essi) ha implementato affinché ci comportiamo come ci conviene.

Per questo, riuscire a riconoscere che non esiste nessun istinto alla riproduzione, bensì solo una spinta verso il sesso, sarebbe un importante balzo di autoconsapevolezza che chiunque dovrebbe compiere.