Post di fine anno

Ero qui che pensavo di scrivere un post di fine anno, e mi chiedevo che titolo dargli, quando mi è venuta un'idea eccezionale. Ed è così che vi presento il "Post di fine anno"! Vorrei dire che è una tradizione fare il bilancio del blog e ogni anno tiro le somme e così via, ma non ne sono sicuro. Cioè, forse l'ho fatto altre volte, ma davvero non mi ricordo e non ho voglia di controllare. Quest post di fine anno deve essere una sorta di recap delle attività blogistiche degli ultimi dodici mesi e dare qualche anticipazione sulle possibili direzioni per l'anno in arrivo.

Potete benissimo saltare questo post, che come tutti quelli della rubrica "info" è una specie di "post di servizio", ma se seguite Unknown to Millions può essere un utile guida orientativa.




Nel 2013 ho pubblicato 157 post, quindi quasi uno ogni due giorni. Senza entrare troppo nello specifico con dati e numeri, posso dire che sono mediamente soddisfatto dell'andamento del blog. Negli ultimi due-tre mesi in particolare ho avuto un discreto aumento delle visite, e alcuni fattori ad aver contribuito notevolmente alla "popolarità" (molto relativa) del blog sono stati la trasmissione dei nuovi episodi di Futurama su Italia1, che io avevo già recensito mesi prima, e probabilmente anche la pubblicazione di Spore a metà novembre, che sembra aver attirato una certa curiosità da queste parti. Tra i post più popolari del 2013, troviamo i commenti agli episodi di Doctor Who (The Name of the Doctor e An Adventure in Space and Time), la mia "giustificazione" per essermi iscritto a Masterpiece (col senno di poi, considerato come si è rivelato, non l'avrei fatto, ma questo non cambia il senso delle mie considerazioni dell'epoca), e l'invito a non regalare libri, che in effetti per il momento non ha molte visite in termini assoluti essendo molto recente, ma sta facendo buoni numeri.

Nel corso dell'anno ho inaugurato alcune nuove rubriche, in particolare "dimenticatoio" e "Lost in Lost". Per la prima sono riuscito a scrivere solo un post, la seconda ne conta più di una decina ma non ha avuto un grande riscontro. Nonostante questi segnali "negativi" credo comunque che interromperò i miei resoconti della serie, perché è una cosa che innanzitutto mi diverte, e ho sempre pensato che fosse più importante differenziare i contenuti del blog rispetto all'offerta media, piuttosto che assecondare le richieste (anche implicite) del pubblico. Oltre alle rubriche ho inserito anche una nuova sezione dedicata ai miei dj set, in modo che il mio occasionale lavoro alla console vada meno perso nel nulla, e ho riorganizzato la pagina delle pubblicazioni in modo da renderla più user friendly.


In effetti in alcuni casi non sono riuscito a dare lo spazio che volevo a certe rubriche, e a risentirne sono soprattutto quelle più "impegnative", come il dimenticatoio di cui parlavo prima, o i "film che non vedrete mai", "dal libro al film", "idee". Questa mancanza è dovuta soprattutto al fatto che da metà anno in poi ho avuto alcune difficoltà logistiche nella gestione dei tempi, e non mi è stato facile trovare la situazione adatta per scrivere lunghi post articolati. Per quanto tenti di mantenere la mia vita personale fuori da queste pagine, è inevitabile che essa si rifletta indirettamente, e questo è stato il risultato, che spero non sia pesato troppo al pubblico. Nel 2014, considerate le prospettive in avvicinamento, conto di riuscire a riprendere un calendario più regolare e avere modo di dedicarmi anche alle rubriche più difficili da trattare.

Sempre parlando di prospettive per l'anno nuovo, sto valutando se iniziare ad aggiungere, quando sarà il momento, le recensioni della prossima stagione di Doctor Who, di cui credo di essere più competente di molti altri che ne scrivono, essendo arrivato più o meno a metà della serie classica, ignota alla maggior parte del pubblico attuale. Ma non so se sia il caso, proprio perché già altri lo fanno, e non sono sicuro che il mio contributo avrebbe un valore (fatemi sapere cosa ne pensate!). Per il resto credo che manterrò sostanzialmente la condotta attuale, continuando con il Coppi Club, con Futurama (anche quando terminerò le recensioni in corso, troverò modo di scriverne ancora), e con le varie recensioni di ambito letterario e musicale (mi piacerebbe incrementare queste ultime, ma non so se ci riuscirò). Le rubriche di citazioni (bustine di zucchero, immagini, [quote]) da sempre non hanno un grande successo, ma onestamente non credo che buttare tre righe di testo sfizioso ogni tanto possa fare male a nessuno, quindi rimarranno.


E ho già scritto troppo, per essere un semplice recap. Ma questo dovrebbe darvi un'idea che il blog, per me, non è affatto un'attività collaterale, e anche se cerco di mantenere un tono essenzialmente leggero non significa che non riversi molte delle mie energie qui dentro. Quindi mi auguro che vogliate approfittare di queste energie e assorbirne una porzione, che può farvi anche bene. E se non ci risentiamo prima, buon anno a tutti!

Lost in Lost #13 - Ep. 3x11-3x15

Siamo a metà stagione, e il percorso dovrebbe farsi chiaro. Lo è davvero? Intanto ci si libera di qualche fronzolo, togliendo di mezzo gli inutili Niki e Paulo che si stavano facendo notare dall'inizio della stagione, durante l'episodio Exposé che nonostante tutto risulta piacevole, e risulta comodo come recap di quanto successo fin dai primi giorni dopo lo schianto del volo 815. In Par Avion Claire ha la tanto brillante quanto assurda idea di catturare uccelli migratori per mandare un messaggio all'esterno, e si scopre che è figlia di Christian Shepard, ovvero sorellastra di Jack. L'episodio è piuttosto inutile, ma serve a portare avanti il tema della morte annunciata di Charlie. Delle new entry, la più interessante è sicuramente Mikahil, il soldato russo che si spaccia prima come l'ultimo uomo della Dharma e poi è rivelato come uno degli Altri, ma che in ogni caso rivela qualche utile informazione sulla storia dell'isola e lo scontro tra le due fazioni. Scopriamo anche che Jack se la spassa nel villaggio idilliaco tra le montagne, e non gli passa manco per la testa di "essere salvato" dai suoi compagni. Fortunatamente ci pensa Locke a mandare tutto all'aria, in senso letterale, facendo esplodere il sottomarino (l'unico mezzo da e per l'isola) in The Man from Tallahasse, dove vediamo anche il suo malvagio padre tenuto in ostaggio dagli Altri. Tuttavia sentendosi compromessi, gli indigeni dell'isola se ne vanno, portandosi Locke con loro, e lasciano il gruppetto di stranieri (Juliet inclusa) lì dove si trovano, pertanto non gli rimane altro che tornare indietro alla spiaggia.

In effetti in questi episodi di novità ne abbiamo diverse. Conosciamo Mikahil nella sua stazione di comunicazione (la Fiamma) e veniamo a sapere dello scontro tra Altri e Dharma, vediamo dall'interno la deliziosa Otherville protetta dai piloni anti-Mostro (che scatta qualche incantevole foto a Juliet e Kate durante l'inseguimento), scopriamo il sottomarino e la facoltà per alcuni degli Altri di andare e venire a piacimento dall'isola (era già stato accennato quando Michael alla fine della seconda stagione viene fatto partire, ma finora non sembrava davvero possibile). Ci sono anche alcuni interessanti ritorni: il padre di Locke, Richard Alpert (finora visto di sfuggita un paio di volte nei primi episodi), e appunto il Mostro, che non vedevamo da parecchio. Insomma, di materiale ce ne sarebbe, il problema è che la sproporzione tra quello che accade sull'isola e nei flashback inizia ad essere irritante. Vedere Sayid confrontarsi con una sua vecchia vittima di tortura, scoprire che Jack e Claire sono fratellastri, assistere all'incontro tra Kate e la vecchia fiamma di Sawyer... sinceramente, a chi interessa davvero? L'unico flashback interessante è quello in cui scopriamo come Locke ha perso l'uso delle gambe, ma ce l'hanno fatto sudare per ben due stagioni e mezzo, quindi più che una scoperta è una liberazione. Paradossalmente infatti, il flashback di Exposé è quasi più interessante degli altri, anche perché contiene gustosi cameo di vecchie conoscenze come, Boone/Shannon, Ethan Rom e il dottor Arzt. Il mio spettatore sta iniziando ad apparire insofferente a questa tendenza, e questo deve rispecchiare pressappoco l'opinione generale del pubblico dell'epoca, che chiedeva una svolta decisiva nelle storyline dei personaggi, che è arrivata con il finale di stagione... ma non affrettiamo troppo le cose.

Passiamo alle previsioni della mia cavia sui prossimi eventi. Dovrà esserci un qualche confronto diretto tra Locke e suo padre, perché altrimenti non avrebbe avuto senso portarlo sull'isola. Non sembra probabile che Anthony Cooper (o qualunque sia il suo vero nome) possa essere uno degli Altri, ma la sua influenza sul figlio potrebbe di nuovo manifestarsi in qualche modo, convincendo John a fare qualcosa di tremendamente stupido (come far esplodere un sottomarino). Alla spiaggia i naufraghi dovranno conoscere Juliet, e probabilmente non saranno così entusiasti di averla con loro. In qualche modo Jack verrà a sapere che Clair è sua sorellastra, come era avvenuto nella prima stagione quando Sawyer gli racconta del suo incontro a Sydney con Christian Shepard. Che cosa deriverebbe da questo però non è chiaro, e forse nemmeno così interessante. E poi dobbiamo ancora scoprire dove ci porta il plot di Charlie: morirà davvero, o Desmond può continuare a salvarlo a tempo indeterminato?

Dj set: Miiks Snow

Poi non dite che non vi penso. Siccome tra oggi e dopodomani si passa in quell'interludio festivo di fine anno in cui c'è spazio solo per mangiare e scambiarsi i regali, ho pensato che non fosse il caso di proporre in questi giorni post "di contenuto". Anzi, dopo avervi consigliato cosa non regalare, vi faccio io un omaggio poco impegnativo, offrendovi la tracklist delle vacanze!

Il dj set che segue è composto interamente di tracce del gruppo Miike Snow, trio synth-pop di cui vi ho parlato ai tempi della recensione del secondo album Happy to You. Il mix conta 19 tracce, tra originali e remix di vari autori e vari generi. Tra i remixer si trovano Alex Metric, Dirty South, NDKj, Jacques Lu Cont, per un ventaglio di generi che spazia tra house, electro e techno.


Buon ascolto, e ci risentiamo dopo le feste!
 


A Natale non regalare un libro

Questo è l'ultimo weekend utile prima di Natale, e immagino che molti di voi siano alla frenetica ricerca di un regalo da assegnare a qualche amico o parente, senza la vaga idea di cosa puntare. Molti potrebbero arrivare a pensare che regalare un libro possa essere un'ottima idea: un regalo classico, sempre apprezzato, di valore culturale. Molti potrebbero pensare che si tratti pertanto del regalo perfetto.

Sbagliano.

Fidatevi di uno che coi libri ci fa colazione (seriamente, a colazione di solito leggo mentre mangio). Come si può arguire dai miei rapporti letture, salvo rare eccezioni, leggo diversi libri ogni mese, quindi so di cosa sto parlando. Un libro non è quasi mai il regalo giusto.

Cerco di spiegarvi perché. Un regalo, per essere "azzeccato", deve rispondere a tre caratteristiche essenziali: deve essere sorprendente, ovvero stupire almeno in parte chi lo riceve; deve essere apprezzato dal ricevente, cioè rientrare nel campo delle cose di suo interesse; deve essere utile, poter servire uno scopo oltre la mera presenza materiale. Un libro di solito non è nessuna di queste tre cose.

Se non ci credete, proverò ad elencarvi una serie di cose che un libro non è o non fa, per dimostrarvi come nessuna delle tre caratteristiche del "regalo perfetto" sia soddisfatta. Alla fine sarete costretti a darmi ragione.

  • Un libro è un regalo scontato. Dovrebbe essere evidente dalle torri delle novità che si ergono in questo periodo nelle librerie, e dal fatto che personaggi del calibro di Bruno Vespa e Forattini di solito lanciano il loro prodotto annuale in questo momento. Inoltre la sagoma di un libro impacchettato è facilmente riconoscibile, quindi addio sorpresa.
  • Un libro richiede tempo. A differenza di altri prodotti "artistici" come film, canzoni, dipinti, fotografie, che possono essere fruiti nello spazio di secondi, minuti, o al massimo un paio d'ore, un libro necessita al minimo di qualche giorno per essere letto. E il tempo che richiede potrebbe essere sfruttato per attività ben più produttive, come stare in fila alla cassa al supermercato, guidare, mangiare, leggere i giornali che perlomeno informano sui fatti del mondo.
  • Un libro ha un solo utilizzo. A differenza di altri prodotti più utili, un libro può solo essere letto. Una volta fatto questo, perde la sua utilità. Al contrario di quanto si dice, poi, non è nemmeno vero che un libro si può usare per fare da zeppa sotto un tavolo traballante (forma e consistenza non sono adatte) e brucia in modo troppo rapido e irregolare per essere impiegato nel camino.
  • Collegato al punto precedente, un libro non è usa e getta. Ci sono molti oggetti infatti che, svolta la loro funzione, si possono buttare via. Un libro non rientra tra questi, quindi continua ad ingombrare anche quando ha smesso di essere utile.
  • Un libro non può essere sfoggiato. Trova il suo posto su uno scaffale, in casa, e lì rimane. Non si indossa, non si porta in giro. Avete mai visto qualcuno andare per strada con un libro al collo o in testa? Anzi, di solito quelli che si fanno vedere in pubblico con un libro vengono osservati con diffidenza, non vorrete mica sembrare come loro?
  • Un libro non è argomento di conversazione. Quante volte negli ultimi anni vi è capitato di parlare di libri coi vostri parenti, colleghi, amici, conoscenti? Quante volte il vostro interlocutore aveva letto il vostro stesso libro? Provato a buttare il titolo di un libro in mezzo a una tavolata e cronometrate quanto tempo ci vuole prima che venga fuori un altro tema.
  • Un libro non è social. Non potete condividerlo su facebook, ritrarlo su instagram, o twittarlo. Sì, è vero, esistono social network dedicati proprio ai libri, ma su questi non guadagnerete nessun like o retweet. E nessuno vi taggherà mai perché avete letto un libro.

E prima che arrivino i soliti furbetti a farmi notare che qui sto parlando dei libri di carta, ma gli ebook invece sono un'altra cosa, vi chiedo: come pensate di incartarlo quell'ebook che volete regalare? Siamo seri. Non si può regalare qualcosa che non esiste fisicamente.

Alla luce di tutto questo (ma l'elenco avrebbe potuto continuare), ditemi: perché dovreste regalare un libro? Indirizzatevi su qualcos'altro, su oggetti che hanno un onesto utilizzo e un maggior valore sociale. Perché se iniziate a regalare libri, nessuno vorrà più i vostri regali. Credetemi, io ho passato anni a regalare libri a ogni occasione, e guardate dove sono finito...


Se poi, nonostante tutto questo, siete ancora convinti che un libro sia il regalo ideale, potreste indirizzarvi sui consigli di lettura che ho elargito qualche tempo fa, o addirittura puntare a una delle mie pubblicazioni. Ma non sarebbe la mossa giusta, io vi ho avvertiti.

Coppi Night 15/12/2013 - Dark Skies

Vi racconto cosa succede in questo film. Una famiglia (mamma, papa, figlio adolescente, figlio piccolo) vive la sua vita quotidiana con qualche difficoltà (problemi di lavoro, la crisi, i soldi non bastano, un figlio adolscente!), e siccome piove sempre sul bagnato, iniziano a subire una serie di invasioni notturno, con stanze messe a soqquadro, gente che si sveglia e sonnambula in giro. Qualcuno si fa anche male, si trovano lividi e segni sul corpo, stormi di uccelli si schiantano su casa loro, hanno dei vuoti di memoria, il babbo perde la pazienza e picchia un vicino, la gente lo considera matto, si sparge la voce che picchia i suoi figli, la mamma perde il lavoro, installano telecamere di sorveglianza che però sfarfallano nei momenti cruciali, anche se riescono a inquadrare per un istante delle sagome nere, il figlio più piccolo parla di qualcuno che lo visita durante il sonno e gli rivela dei segreti spaventosi, alla fine si barricano in casa per affrontare il nemico armati di cane e fucile.

Sapendo che questo è quello che succede, cosa direste che stanno fronteggiando? Un poltergeist? Un demone? Uno stregone? Un cimitero indiano sotto le fondamenta? No, niente di tutto questo. Si tratta di alieni. Sì, i soliti Grigi, smilzi e testona (anche se vengono rappresentati con proporzioni leggermente anomale rispetto allo standard). Dark Skies, trasposto in italiano come Oscure presenze, è sostanzialmente un film sulle abduction, ma viene portato avanti con uno schema piuttosto differente, quello della ghost story o della casa infestata. E questo mi ha abbastanza infastidito.

Il film si apre con una citazione di Arthur C. Clarke: "Ci sono due possibilità: o siamo soli nell'universo, o non lo siamo. Entrambe sono ugualmente terrificanti". Ma credo che la citazione più adatta in apertura sarebbe stata un'altra dello stesso autore, ovvero "Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia". Questo perché i fenomeni messi in atto dagli alieni per "studiare" i loro soggetti trascendono ampiamente i limiti della fisica a cui anche le creature di un altro mondo dovrebbero essere legate. Per dire, riescono a entrare e uscire da una stanza chiusa senza far scattare gli allarmi (oppure facendoli scattare tutti), riescono ad apparire e scomparire in un istante, riescono a disturbare la registrazione delle videocamere con la loro presenza, riescono a imprimere marchiature sugli umani senza che loro se ne accorgano. Certo, si può spiegare tutto questo con tecnologie sufficientemente avanzate: teletrasporto, proiezioni olografiche, campi di distorsione... inventatevene quanti ne volete. Ma questo non spiega nulla in realtà, perché riporta la storia al punto di partenza, cioè a uno scontro di uomini contro entità di cui non si conoscono le capacità.

Ci sono riferimenti ad alcuni degli elementi classici della fenomenologia abduction: gli impianti sottocutanei, le perdite di memoria, e vengono anche citate altre specie extraterrestri "tipiche" diverse dai Grigi, come i Rettiliani (la storia del rapporto tra gatti e Grigi io la sapevo diversa, ma non ricordo la fonte quindi fore mi sbaglio io). Tuttavia questo non basta a inquadare il film come una buona storia sull'abuction, anche quando conosciamo "l'esperto" che spiega tutto quanto c'è da sapere. Non è nemmeno un problema di commistione di generi, perché di horror fantascientifici ne esistono molti che funzionano: è che un topos della fantascienza viene trattato con strumenti del tutto estranei alla sua natura, e questo lo svuota del suo significato originario.

Inoltre, anche fingendo che si tratti di un semplice horror (sostituendo gli alieni coi fantasmi, per dire), la storia presenta comunque lacune narrative notevoli. A parte il fatto che ci sono intere sottotrame che non hanno alcun risvolto, come le turbe adoloscenziali del giovanotto, dall'amico cattivo al primo bacio, ma l'unico twist della storia viene rivelato a posteriori, quando non ha più alcuna utilità nello svolgersi della vicenda. Quando poi l'esperto abductionologo spiega alla famiglia che l'unico modo per allontanare i Grigi è "rimanere uniti" (perché me li immagino, gli alieni che arrivano per rapirti, ma vedono che stai tenendo per mano il tuo fratellino, e allora pensano "Beh, no, quand'è così ce ne andiamo noi..."), allora ci si rende conto di stare davvero guardando una puntata di Otto sotto un tetto, piuttosto che un film sci-fi-horror.

Futurama 7x20 - Calculon 2.0

Continuity! Continuity! Qualunque fan di Futarama (tipo io) può dirvi che una delle ragioni per cui questa serie è superiore alle altre del suo livello è che c'è una cronologia di fatti, eventi e nozioni che viene generalmente rispettata. In Futurama il tempo scorre di pari passo con quello dei suoi spettatori, infatti siamo arrivati nel 3013 (ed eravamo nel 3012 nel passato segmento di stagione), e ciò che accade negli episodi precedenti diventa parte della "storia", e in seguito può essere  richiamato, e solo in rari casi contraddetto. Riassumendo, Futurama ha una continuity!

Essa è sempre presente sul fondo delle storie, ma è tanto più evidente quando un episodio precedente viene richiamato. Calculon 2.0 in particolare si ricollega direttamente a The Thief of Baghead: alla fine di questo infatti (spoiler? No dai, li hanno già trasmessi...) Calculon moriva in una sua ultima performance sul palco, ed è da questo punto che inizia l'episodio, con l'idea di riportare in vita il più grande attore robot di tutti i tempi. Certo, "riporta in vita" non è la terminologia adeguata, così come non è esatto dire che Fry e Bender si recano dal Robodiavolo per riprendere l'"anima" di Calculon: si tratta in realtà del suo software che continua a girare nella rete wireless senza un hardware di appoggio, come era successo anche a Bender in Ghost in the Machines. Insomma, la resurrezione è un processo del tutto scientifico, nonostante preveda pentacoli, robocapre sacrificali, cd di installazione riprodotti al contrario e così via.

Naturalmente, una volta tornato in vi... ehm, in funzione, Calculon vuole riprendere il suo ruolo di protagonista in Tutti i miei circuiti, dove è stato sostituito da un nuovo attore, ma la produzione non è d'accordo con lui, per cui dovrà riuscire a farsi notare per riacquisire il suo ruolo. Sembra però che la tv stia cambiando, e che il suo stile di recitazione sia ormai obsoleto: per riottenere la parte, Calculon deve riuscire a rinnovarsi, e diventare un attore più moderno ed empatico (e magari smettere di puntare tutto sulle pause drammatiche).

La puntata può sembrare raffazzonata, un po' sullo schema di quelle frequenti ne I Simpson in cui un personaggio secondario caduto in disgrazia si trova a vivere in casa con la famiglia che lo aiuterà a ritrovare il suo posto. E per la verità questo stesso modello è già stato usato con Lrrr nella passata stagione. Al contrario di queste però, la storia si rivela a suo modo sorprendente perché comprende una vera "crescita" dell'ospite. Il Calculon 2.0 a fine puntata è davvero diverso dal Calculon 1.0 che abbiamo sempre conosciuto. Assistiamo quindi a un evolversi del personaggio, e a un finale che conferma come le cose siano effettivamente cambiate.

Sommando questo sviluppo inatteso con il buon livello di battute e situazioni divertenti, oltre che con le scene più "drammatiche" (perché Calculon riesce a essere davvero un bravo attore se vuole, come aveva fatto proprio in The Thief of Baghead), si ottiene una puntata con delle punte davvero notevoli, e complessivamente più che buona. Voto: 8/10

Galaxies 26

Quella di oggi è una segnalazione che probabilmente ha poco senso presso il mio pubblico nazionale, ma sono comunque tenuto a darne comunicazione, e per la verità ci godo anche non poco. Mi è arrivata infatti qualche giorno fa la mia copia di Galaxies 26, l'ultimo numero di una rivista francese di fantascienza nel quale è incluso un mio racconto.

 No, aspetta, lo ripeto: un mio racconto su una rivista francese. Che figata pazzesca, eh? E a me fa schifo la parola "figata", quindi immaginate quanto sono entusiasta per riuscire ad usarla!


http://www.galaxies-sf.com/sommaire.php?id_revue=30


Ecco qui la copertina. Come si legge il numero è appunto uno "Spécial Italie", e raccoglie infatti una selezione di racconti di autori italiani tradotti. Il mio contributo è con La recrue, ovvero La recluta, un veloce raccontino di furtarelli intertemporali. Il racconto era già stato tradotto insieme ad altri due qualche anno fa, ma finora era disponibile solo online, mentre adesso è stato effettivamente stampato.

Peraltro gli altri autori inclusi nella raccolta sono del livello di Valerio Evangelisti, Vittorio Catani, Ugo Malaguti, Renato Pestriniero, ovvero i big della sf italiana: questo dovrebbe far sì che, almeno in Francia, il mio nome si accostato al loro e venga percepito come un big io stesso, mentre qui a casa mia non mi caga nessuno. Com'è quella storia del nemo propheta in patria...?

Purtroppo non so dirvi molto della rivista in sé perché non rientra nelle mie letture e non ne conosco la diffusione, ma a giudicare dal numero progressivo pare che sia relativamente longeva (e quindi, si spera, con un buon seguito). Per la traduzione devo ringraziare Pierre-Jean Brouillaud e i ragazzi delle Edizioni Scudo che sono gli artefici del contatto tra il mio racconto e il pubblco d'oltralpe.

Rapporto letture - Novembre 2013

Vengo da un'imbarazzante ottobre con un solo libro terminato, e rientro verso cifre più presentabili con i tre finiti a novembre. E uno dei tre è quello che da fine settembre mi ha tenuto impegnato per tutto il mese successivo e oltre, che avevo già anticipato.


Più riguardo a ReamdeSi tratta di Reamde, la più recente pubblicazione di Neal Stephenson. Non è la prima volta che questo autore compare sul mio blog, infatti un annetto fa ho parlato di Anathem, da cui poi ho tratto anche un [quote]. Credo di poter affermare che si tratta di uno dei miei autori preferiti, perché le sue opere mostrano sempre una cura profondissima dei minimi particolari, oltre a una densità di idee elevatissima. In questo senso, Reamde è forse un prodotto diverso dagli altri, soprattutto per il fatto che non si tratta di fantascienza, che nelle sue varie forme di solito è l'ambito preferenziale dell'autore, ma di un action/thriller, con il che intendo una storia in cui una serie di personaggi dà la caccia ai cattivi che stanno per fare del male a tanta altra gente. La trama parte con un mafioso russo che sequestra i protagonisti per trovare l'hacker che ha infettato il suo computer con un malware (il "reamde" del titolo) facendogli perdere dati e soldi, e si evolve poi nella caccia a un nucleo di terroristi islamici che stanno per sferrare un attacco a Las Vegas. I risvolti sono estremamente complessi, e si svolgono parallelamente in due mondi: quello reale, e quello virtuale di T'Rain, un MMORPG fantasy in stile World of Warcraft, ideato e realizzato da uno dei protagonisti, che è il mezzo tramite il quale l'hacker ha infettato i dati del russo. Di T'Rain veniamo ad apprendere quasi tutto, dalla genesi alla struttura alle applicazioni, e lo stesso vale per le storie di tutti i personaggi coinvolti. I PoV sono molteplici, e sviluppano la storia su più linee parallele che si intersecano di tanto in tanto (e chiaramente convergono nel finale). Il romanzo alterna lunghe sezioni di narrazione e spiegazioni con accurate scene d'azione, che sono inevitabili quando metti nella stessa storia un terrorista islamico, un sicario russo e una spia inglese. Queste due tendenze quasi opposte riescono a variare il ritmo, e dovrebbero accontetare diversi tipi di lettore. In ogni caso però rimane sempre evidente la profondissima documentazione che sta dietro al lavoro, tanto che si arriva quasi a conoscere la topografia della cittadina cinese di Xiamen in cui si svolge buona parte della prima metà del libro, così come si viene a sapere come funziona l'orogenesi di T'Rain (e il perché c'è un apostrofo nel nome!). Il libro (che io ho letto in digitale, ma nel cartaceo arriva intorno alle 1000 pagine) può apparire in un primo momento prolisso, e lo è sicuramente, ma in un senso più profondo: la dovizia di particolari serve a non lasciare niente di inspiegato, non il minimo dubbio su quanto succede lasciato al lettore. Per questo, anche se sono rimasto abbastanza spiazzato dalla natura del romanzo (mi aspettavo qualcosa di molto più "fantastico", magari ambientato in buona parte all'interno del mondo virtuale), mi sono immerso pienamente nella lettura, e non posso che levarmi il cappello di fronte all'abilità e alla competenza di Stephenson, che si conferma uno dei più abili narratori moderni. Voto: 8/10

Più riguardo a Il cerchio capovolto - Vol. 2Secondo libro letto è una raccolta di autori itaiani edita dalla prima incarnazione dell'attuale Factory I Sognatori (sì, l'editore di Spore!). Il cerchio capovolto vol. 2 raccoglie i racconti selezionati all'interno dell'omonimo concorso di qualche anno fa. Si tratta quasi sempre di storie "fantastiche", che possono andare dal semplice surreale alla fantascienza, ma si trovano anche storie del tutto quotidiane. La qualità generale è buona, anche se non sempre i testi sono originali. Lettura comunque non banale, nel contesto delle raccolte simili. Voto: 7/10



Più riguardo a La leggenda del ventoE infine sono riuscito a leggere l'ultima incursione di Stephen King nel mondo di Roland e della Torre Nera, una saga che ho adorato alla follia (visto che concilia elementi a me cari: il western, la quest fantasy, i mondi paralleli, i robot, la mitologia...). La leggenda del vento si colloca cronologicamente tra il quarto e il quinto libro della serie, e come spesso King si diverte a fare, è una nidificazione di storie: il ka-tet si rifugia in un casolare per sfuggire a una tempesta, e per occupare il tempo Roland racconta una storia, nella quale lui stesso racconta un'altra storia che viene a sua volta riferita. Il racconto non aggiunge niente di fondamentale al quadro già delineato nelle storie già scritte, ma fornisce una serie di particolari di contorno, e decine di riferimenti a fatti e nozioni che il lettore attento può cogliere e ricollegare. Per quanto io non sia un kinghiano convinto (pur avendo letto molti suoi libri in gioventù), devo ammettere che storie come questa potrebbe scriverne a fraccate, e io continuerei a leggerle. Perché il mondo dei pistoleri è vasto e affascinante, riunisce in sé gli archetipi di quasi ogni genere letterario, ed è sempre una gioia poterlo visitare. Voto: 8/10

Coppi Night 08/12/2013 - Machete Kills

Avete presente Ritorno al futuro? Sì, certo che lo avete presente. Mi auguro che vi siano familiari anche la Seconda e Terza Parte. Forse non sapete che in origine i due film erano stati pensati come uno solo, e che solo in fase di produzione si sono accorti che il materiale era troppo e hanno deciso di spezzarlo in due parti. Ma visto che la storia era già pronta, e in parte già girata, alla fine della Seconda Parte hanno preparato il terreno per la Terza, e poi hanno mostrato qualche clip del film ambientato nel Far West.

Racconto questo aneddoto perché con Machete Kills sembra essere successa una cosa del genere: prima del film se vede il trailer di Machete Kills Again In Space, durante il film gli eventi si muovono verso l'orbita, e alla fine rivediamo il trailer. Ora, questo di per sé non sarebbe un problema, perché appunto ricorda quanto succede nei due seguiti di Ritorno al futuro, ma qui c'è uno squilibrio di fondo. Il punto è che da metà film in poi, più o meno da quando conosciamo il personaggio interpretato da Mel Gibson, tutto porta a quanto vedremo realizzarsi nel terzo capitolo della serie, e in pratica non succede niente di significativo per il film in corso. Ecco dove sta il nodo principale (ma non l'unico): Machete Kills non ha una trama sua, ma fa solo da lungo preludio per Machete Kills Again.

Ho detto poi che non si tratta dell'unico problema, e infatti ce ne sono anche altri, che si accumulano e rendono il film quasi intollerabile. Dopo aver visto Machete si sa cosa aspettarsi, quindi era in qualche modo scontato che gli autori avrebbero giocato al rialzo, con situazioni sempre più assurde e forze sempre maggiori. Ma se Machete giocava a mettere in scena gli stereotipi di un sottogenere di film (il messicano incazzato, il completto contro il presidente [o era il governatore, non ricordo?], il prete-assassino e così via), Machete Kills arriva a esasperare questa tendenza, tanto da non essere più un omaggio ma diventare una parodia: e la parodia di un b-movie (come lo erano quelli a cui si ispirava il primo film) è necessariamente un film di merda. I personaggi decadono tutti da stereotipi a macchiette, le situazioni arrivano al limite del fantascientifico (anzi, lo superano), e le gag si inceppano. Perché fa ridere quando dici "Machete non twitta", ma non puoi continuare per tutto il film a parlare di te stesso in terza persona. Se poi si va a vedere cosa succede verso la fine, quando appunto ci si prepara a Kills Again In Space, allora la catastrofe è completa. Perché in un film come questo, far vedere battaglie di spada laser, il cattivo con la maschera di metallo e la tizia ibernata nella grafite con il dito medio alzato... ecco, mi sembra di averle già viste queste cose, da qualche parte tra Il fuggitivo della missione impossibile e la trilogia dei Griffin su Star Wars.

Non c'è nemmeno il confrto di una recitazione appropriata. A parte il protagonsita, che però conosciamo già in questo ruolo, nessuno spicca (terribile Lady Gaga, e perdio, anche brutta! Ma come fa a essere un sex symbol planetario!?). E l'unico spunto valido, quello del "Camaleonte", che era anche il detentore dell'unica battuta ricorrente efficace (il tentativo di parlare spagnolo) viene malamente sprecato. Ma questo riflette pienamente lo spirito di un film che non avrebbe mai dovuto esistere, e rimanere solo come coda al trailer del primo Machete.

Dieci Euro per un autore sconosciuto

Parlo ancora di Spore, anche se in modo indiretto. Nel senso, questo non è un post promozionale, piuttosto una riflessione innescata da queste prime settimane di diffusione del libro. Succede che naturalmente, come mai ho fatto per le mie pur numerose precedenti pubblicazioni, questo che è un mio libro vero ho cercato di farlo conoscere e invogliare all'acquisto. Questo non vuol dire che sono andato a bussare porta a porta, ma mi sono messo a informare pressoché tutti i miei conoscenti della novità, e alcuni di questi, quelli a me più legati, hanno poi pensato di fare altrettanto coi loro conoscenti. Le conversazioni si sono svolte pressappocco su questo copione:

"Ehi, lo sai, un mio amico ha appena pubblicato un libro!"
"Ah davvero? Come si intitola?"
"Spore, è una raccolta di racconti..."
"Ah. E dove lo trovo?"
"Lo puoi ordinare su internet, oppure alla casa editrice, o magari glielo chiedo e te ne porto uno io."
"Uhm. E quanto costa?"
"Se lo ordini on line nove euro e novanta."
Pausa drammatica.
"Eh, ma dieci euro per un autore sconosciuto sono troppi, dai!"

La conversazione forse prosegue, ma fermiamoci su questa frase. Che almeno tre persone diverse mi hanno riferita, e che mi è stata detta anche personalmente. Secondo loro, dieci euro per un autore sconosciuto sono troppi. Questo implica automaticamente che invece, per un autore conosciuto, dieci euro vanno bene. Perché questa distinzione?

Posto che io non voglio dire a nessuno come spendere i suoi soldi, e che non ho forzato nessuno, nemmeno gli amici più stretti, all'acquisto, aspettando che fossero loro a chiedermelo, perché non me ne faccio niente di un lettore che compra il libro giusto perché sì, dai, sei simpatico, poi però mi paghi una bevuta, eh? A me interessa che chi mi compra voglia leggermi, quei dieci euro non devono essere un'elemosina ma una giusta ricompensa*.

Ma perché allora quei dieci euro non si possono spendere per un autore sconosciuto? Cosa deve fare l'autore, per meritarsi la fiducia e il conseguente esborso monetario? È davvero la notorietà dell'autore il fattore chiave che permette di aprire il portafogli e tirare fuori un foglietto rosso? Perché seguendo questo ragionamento, il decino lo si spende per il libro di Raul Bova, ma non per quello del nostro vicino di casa. Perché allora vale il criterio che se sulla copertina riconosciamo il faccione della sagoma di turno allora "Ah sì, lui è ganzo dai, quanto costa, quattordicennovanta? Vabbene dai, è bravo", ma se una persona che ti è più vicina (a livello sociale, personale, umano) pubblica qualcosa, allora quella stessa spesa va ponderata bene. Perché non vorrai mica fargli credere, a quel cretino che veniva a scuola con te, che si può campare scrivendo libri? Vada a zappare la terra, sto Calvino denoattri!


So che non risulto affatto simpatico con questa mia uscita. Ma ripeto, ci possono essere decine di motivi validi perché una persona non voglia comprare Spore, e io non ne contesto nemmeno uno. Vi faccio un elenco, spuntate quelli in cui vi riconoscete:
  • Non ho soldi da spendere
  • Costa troppo
  • Compro solo due libri all'anno e ce li ho già
  • Ho in casa x libri da leggere e non voglio prenderne altri
  • Non leggo autori italiani
  • Non mi piace la fantascienza
  • Non mi piacciono i racconti, leggo solo romanzi
  • Non ho tempo per leggere**
  • Non mi piace la copertina
  • Conosco l'autore, mi sta antipatico
  • Leggo solo e-book***
  • ...
Tutte queste sono nella maggior parte dei casi scuse per svincolarsi, non diverse da quelle che rifiliamo al senegalese o alla zingara che ci vengono a chiedere i soldi al parcheggio del supermercato o alla stazione, ma possono anche essere vere, e le rispetto. Io stesso mica crederete che compri tutti i libri di conoscenti e colleghi che escono ogni mese? Faccio le mie selezioni, basate su criteri più approfonditi, ma devo comunque selezionare, ché i soldi e il tempo sono pochi. Non ho mai discusso risposte come questa.

Ma quando mi dici che non spendi 10 euro per un autore sconosciuto, allora mi stai anche dando del buffone. Stai mettendo in dubbio la mia professionalità, stai insinuando che se nessuno mi conosce un motivo ci sarà, e te mica sei un fesso che ti fai abbindolare. E questo, invece, non lo accetto.

E con questo non voglio dire che i tuoi soldi strenuamente guadagnati col sudore devi darli a tutti i wannabewriters che ti si presentano davanti, ma allora dimmi, come definisci "autore sconosciuto"? Un autore che non ha mai pubblicato niente, o che non hai mai visto da Fazio in tv? Un autore che non è mai stato selezionato e segnalato a premi, o i cui libri non sono impilati di fianco alla cassa agli IBS Store? Un autore che non è da anni presente e attivo nelle varie community, o uno che non è famoso per altre attività che non hanno niente a che fare con la scrittura? Ecco cos'è che mi irrita. Che si consideri "meritevole" solo quello che viene sbattuto sotto il naso a ogni occasione, e che non si pensi di propria iniziativa che ci possa essere anche altro di buono, persone che mettono tutta la loro passione, competenza e impegno in questa attività.

C'è un motivo per cui questo blog si chiama proprio Unknown to Millions, c'è una ragione se ho intitolato il mio spazio a un pezzo degli Artist Unknown che mi fa da manifesto. È che io so di non essere nessuno, di essere uno sconosciuto ai milioni, e che tale rimarrò, ma questo non mi impedisce di sgomitare per emergere dal brodo primordiale, di sprecare bloodsweatandtears in qualcosa che possa rendermi un pochino meno unknown.


Se tu che stai leggendo sei uno di quelli che non danno soldi ad autori sconosciuti, ti propongo un patto: conoscimi. Sfoglia le pagine di questo blog, pesca una rubrica e leggiti tre anni di post. O sfoglia le recensioni e scegline una tra le trecento e passa. Se poi pensi che il blog non sia indicativo delle doti di autore, allora, vai nella sezione "pubblicazioni" e clicca su uno degli oltre quaranta lavori che ho pubblicato dal 2008 a oggi. E se, sia mai, questo comporta un esborso da parte tua, allora scaricati gratis uno dei miei ebook. Oh, giusto, ma tu leggi solo in cartaceo, vero?

A questo punto, se hai fatto una o più di queste cose, dovresti conoscermi. Non dovrei essere più l'autore sconosciuto che a prescindere non merita i tuoi soldi. Ora, se i 10 € non vuoi darmeli, non c'è nessun problema, perché allora non li voglio, e possiamo serenamente continuare ognuno per la sua strada.


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*Sia chiaro che a me non vengono in tasca 10 euro a copia! Anzi, siamo nell'ordine dei decimi di euro, altro che decine...
**Questa generalmente è una cazzata, e significa piuttosto "non ho voglia di leggere". Ma per lo meno è una specie di scusa-jolly che non porta con sé tracce di supponenza.
***All'occorrenza rivoltabile in "Leggo solo cartaceo" se si propone un e-book

Coppi Night 01/12/2013 - Underworld

Questo era uno di quei film che mi promettevo da anni di vedere. Insomma, un bel urban fantasy con vampiri e licantropi, prima che urban fantasy, vampiri e licantropi diventassero cool! D'altra parte se ha avuto diversi seguiti, se esiste una "Saga di Underworld", deve pur avere un qualche appeal, no?

A quanto pare, no.

Questo film ha visto infatti all'interno del Coppi Club una delle più severi episodi di narcolessia endemica. Almeno quattro componenti del Club si sono addormentati per tutto o buona parte del film, e un quarto d'ora di sonno me lo sono fatto pure io. E non è che venissi da una serata di bagordi, il climax del mio sabato sera erano stati i tortellini in brodo...

La storia del film vede questa guerra millenaria tra licantropi e vampiri, e questi ultimi a stanno vincendo, finché non viene fuori l'incarnazione di un eroe dei licantropi, e un multicomplotto di traditori da una parte e dall'altra, e un sacco di casino e poi boh. Ve l'ho detto che un po' ho dormito. Non so bene come si arrivi al combattimento finale tra la vampirina e l'anziano risvegliato, ma anche dopo di questo non si risolve nulla, perché mica si capisce quali sono le conseguenze di quanto appena successo. È chiaro che si lascia lo spazio per il sequel, ma mi pare che la vicenda non raggiunga una conclusione nemmeno parziale, perché in fondo il vecchio non era "il nemico", era stato chiamato in causa proprio per gestire la situazione straordinaria... vabbè dai, non l'ho seguito, l'ho già detto. Ma se non ce l'ho fatta a stargli dietro è perché l'ho trovato di una noia spaventosa (quella sì), incapace di risollevarsi anche con le scene d'azione.

Qualche purista potrebbe anche trovare da obiettare per l'interpretazione dei "poteri" dei vampiri, che non sembrano comportarsi secondo i loro soliti schemi (mi pare che siano anche tutt'altro che immortali), ma alla fine questo è il minore dei problemi. Il principale è che si tratta di un film davvero scialbo, senza nessun'altra scusa.

Lost in Lost #12 - Ep. 3x07-3x10

Dopo la "mini-stagione" iniziale, si comincia a entrare nel vivo con qualche episodio di rilievo. Abbiamo infatti in questo segmento la prima puntata dedicata a Juliet, Not in Portland, e in sequenza uno degli episodi più belli di tutta la serie Flashes Before Your Eyes, affiancato a quello che ritengo il più brutto e inutile in assoluto, Stranger in a Strange Land.

Ripercorriamo velocemente gli eventi per fare mente locale. Nell'episodio 7 scopriamo come Juliet è stata reclutata come medico della fertilità dell'isola e come anche lei vi sia confinata contro la sua volontà da tre anni. Ben ancora sotto i ferri chiede la sua collaborazione in cambio della promessa di farla partire, e così con il suo intervento Kate e Sawyer riescono a scappare dall'isola Hydra e dirigersi verso quella principale. Ci arriveranno nell'episodio 9, insieme a Carl. Nel frattempo, nell'episodio 8, Desmond racconta cosa gli è successo dopo la distruzione del Cigno, e il suo lung dejà-vu (uno dei rari casi in cui il titolo italiano è migliore di quello originale) è uno dei flashback più coinvolgenti e commoventi di sempre. Al suo ritorno, quel "Let me go back one more time" è davvero straziante, ed è con questo che per la prima volta apprendiamo delle potenziali capacità dell'isola di manipolare il tempo, così come della premonizione sulla morte di Charlie. Nell'episodio 10 Hurley, Jin, Sawyer e Charlie si mettono d'impegno a far ripartire il furgoncino hippy Dharma dove marcisce il cadaver di Roger Workman. Trascuriamo interamente l'episodio 9 perché la storia del tatuaggio thailandese di Jack è una delle cose più noiose e irritanti di sempre. Probabilmente anche gli autori si erano accorti che a questo punto stavano proprio raschiando il fondo per i flashback, infatti graziaddio abbiamo dei personaggi nuovi, e verso la fine della stagione si cambierà prospettiva. Ma per ora dobbiamo sorbirci il dottore in vacanza a far volare gli aquiloni...

Gli elementi che più hanno colpito la mia cavia sono innanzitutto il "potere" di Desmond, che però si dimostra ridimensionato rispetto a quanto si era lasciato intendere finora, e la scoperta del mezzo di trasporto Dharma che forse potrà tornare utile in seguito. Juliet continua a non piacere, nonostante sia stata mostrata parte della sua storia che dovrebbe farla apparire come più umana di come si è comportata finora. Del tutto odiosa risulta invece Kate, con la sua fuga e la promessa di tornare a cercare Jack, nonostante le sia stato chiaramente detto di non immischiarsi.

Per le prossime puntate ci si aspetta chiaramente un ritorno della profezia sulla morte di Charlie, e forse anche la sua effettiva dipartita. Oltre a questo, torneremo sicuramente a vedere cosa sta combinando Jack, che sembra già intendersela parecchio con Juliet ora che sono destinati compagni di viaggio fuori dall'isola, ma è abbastanza improbabile che i due (o almeno lui) riesca davvero ad andarsene. Forse sarà Ben a ingannarlo in qualche altro modo e costringerlo a rimanere, magari ricattandolo ancora utilizzando i suoi compagno naufraghi come ostaggio.

Christmas Bundle: NASF 9 + 365 Racconti di Natale + Skan Magazine 15/16

Ultimamente la mia attenzione in ambito pubblicazioni si è concentrata esclusivamente su Spore, il che mi sembra ragionevole trattandosi del mio primo "libro vero", e se qualcuno inizia a leggere questo post senza sapere di che sto parlando se ne torni pure a casa. Ma spore a parte, ci sono altre pubblicazioni emerse in questo periodo che includono un mio contributo, e ve le elenco qui in unico post, in un pratico Christmas Bundle:


N.A.S.F. 9

http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=8648

Uscito proprio ieri, ecco la nona edizione della raccolta annuale curata da Nuovi Autori Science Fiction. Il tema di questo numero era "Albe e tramonti", e la ventina di autori inclusi ha raccontato ognuno a modo suo una declinazione diversa di questo concetto, pur sempre in chiave fantascientifica. Rientro nelle antologie N.A.S.F. fin dal numero 4 (e ho vinto la scorsa edizione), ed è sempre un piacere rientrare in questo gruppo di scrittori, chi noto chi meno, messi in riga dai curatori Massimo Baglione e Carlo Trotta, che si sbattono ogni anno per riuscire a mettere insieme una nuova raccolta. Acquistabile tramite ilmiolibro, insieme a tutti i volumi precedenti.


365 Racconti di Natale

http://www.delosstore.it/delosbooks/44793/365-racconti-di-natale/

Altra pubblicazione annuale è la raccolta "365 racconti" della Delos, che è partita con l'erotico, è passata all'horror, alla fine del mondo, all'amore, e quest'anno si concentra sul Natale. Con l'esclusione del volume dedicato ai racconti romantici (di cui mi era sfuggito il bando) anche in queste ci trovate sempre un mio racconto, per quanto vada piuttosto annacquato in mezzo agli altri 364. Non so bene cosa i miei colleghi coautori si siano inventati per le loro storie di Natale di 2000 caratteri, ma il mio Natale nella Nube di Oort è una micro-space opera con elementi natalizi. D'altra parte, se Clarke ha scritto un racconto natal-fantascientifico (La stella), perché io dovrei essere da meno? Acquistabile dal Delos Store.


Skan Magazine n. 15/16


Anche di Skan Magazine ho parlato frequentemente negli ultimi tempi, visto che sulla rivista elettronica mensile mi sono ritagliato una mia rubrichetta nella quale vengono passati già da un po' i miei racconti. Il numero 15 era quello di novembre e mi ero dimenticato di segnalarlo, per cui lo faccio ora, insieme al reminder per l'uscita del numero 16 che arriverà nei prossimi giorni. Li trovate tutti in download gratuito sul sito di Skan Magazine, e in mezzo agli altri autori cercare la rubrica "Being Piscu" per leggere il mio contributo del mese.