Il sacrificio di Isacco secondo Dan Simmons

Questo post potrà apparire fuori luogo, perché supera gli ordinari limiti tematici del blog, che solitamente si dedica ad amenità come libri, film, citazioni da baci perugina e pizze, qui si vanno a scomodare discipline quali la teologia e la filosofia, e mi piacerebbe aggiungere anche "teosofia", ma non avrebbe senso. Sia chiaro che non sono né un teologo né un filosofo, quindi scriverò senza alcuna cognizione canonica di queste materie. Ne consegue che potrei tirare fuori una pappardellata di cazzate.

Ma fidatevi per un attimo e poniamo che io abbia davvero l'autorevolezza per affrontare temi del genere. L'argomento, come si legge nel titolo, è un episodio biblico tra i più noti: il sacrificio di Isacco. Non credo di dover perdere tempo a narrarlo, chiunque sia stato forzato da bambino ad andare al catechismo lo conosce, altrimenti aprite la Genesi al capitolo 22 e ridategli una lettura. Quello che interessa in questa sede non è raccontare la storia, ma darle un'interpretazione. È opinione abbastanza diffusa (non quanto dovrebbe, purtroppo) che la Bibbia, come qualsiasi "testo sacro" simile, è una raccolta di racconti dal valore più allegorico che storico, e se pure c'è un nucleo di verità storica alla base degli episodi narrati, questa è stata pesantemente distorta dalla morale e la retorica con cui gli scrittori nei secoli hanno deciso di impregnarla. Questo è anche più vero per i primi libri della Bibbia, quelli che tradizionalmente formano il Pentateuco, che è in pratica una lunga raccolta di midrash. Perciò, possiamo ignorare a cuor leggero la validità del sacrificio di Isacco come episodio "reale". Al massimo, può essere tratto da una storia vera.

L'ascesa di Abramo insieme al figlio sul monte Moria e il sacrificio incompiuto assumono quindi una valenza simbolica, e mirano a insegnare una qualche morale. Qual è questa morale?

Futurama 6x11 - Lrrreconcilable Ndndifferences / Lrrrinconciliabili Ndndifferenze

L'impronunciabile titolo di questo episodio è dovuto a un gioco di parole sui nomi di due dei protagonisti: Lrrr e Ndnd, ovvero i coniugi sovrani del pianeta Omicron Persei 8, la cui specie rappresenta in Futurama lo stereotipo degli alieni cattivi invasori, dato che la loro comparsa è stata nella prima stagione proprio nell'episodio When Aliens Attack, in cui gli omicroniani invadevano la Terra per ottenere l'episodio finale di un telefilm che non era mai stato trasmesso.

Gli omicroniani sono apparsi spesso come personaggi di contorno, e solo in un paio di altre occasioni come parte rilevante della trama. Già in uno di questi episodi, Spanish Fry, era stato mostrato come il matrimonio tra i due leader alieni attraversasse periodi burrascosi, che in quell'occasione avrebbero dovuti essere risolti dall'afrodisiaco "corno umano" (il naso di Fry). Superata questa crisi, a quanto pare Lrrr e Ndnd non hanno riguadagnato tutto l'ardore di un tempo, e la moglie rimprovera al prode conquistatore di aver perso lo smacco di un tempo, quando tornava ogni giorno a casa con un nuovo pianeta da aggiungere al loro impero. Cacciato di casa per il suo ennesimo fallimento, Lrrr cercherà quindi di riguadagnare la stima di Ndnd dimostrando che è ancora in grado di sottomettere altri mondi.

L'episodio ha un'impostazione molto da sit-com, con i problemi familiari della coppia mostrati a livello di padelle schiacciate in testa al marito, e un piano piuttosto prevedibile per mettere in scena un'invasione che facesse di nuovo innamorare la signora omicroniana. A differenza dei tre-quattro episodi precedenti, quindi, il nucleo strettamente fantascientifico è ridotto, mentre è privilegiato l'intrattenimento puro, con situazioni semplici e leggere. A completare questo quadro c'è la parte iniziale in cui i protagonisti visitano il 3010 Comic-con, dichiarata parodia del San Diego Comic-Con, in cui gli autori hanno potuto divertirsi a inserire riferimenti e autocitazioni al mondo nerd in cui tanto amano sguazzare. Forse peccano anzi di autocelebrazione quando viene mostrato in anteprima il trailer di un nuovo show ideato da Matt Groening e David X. Cohen (o meglio, dalle loro teste) ambientato nell'anno 4000 e chiamato Futurella, che viene cancellato appena dopo la trasmissione della sigla. A quanto pare non hanno ancora digerito la sospensione della Fox di qualche anno fa...

Anche Fry mostra ancora la sua anima nerd esibendo il suo fumetto Delivery-Boy Man, un suo alter ego che si trova a dover salvare una spigolosa versione fumetto di Leela. Notevole invece l'imitazione di Orson Welles che interpreta una nuova versione della sua lettura radiofonica de La guerra dei mondi di H.G. Wells, quello senza la E, anche se la sequenza dura forse più del dovuto.

In conclusione, una puntata che concede alcuni momenti divertenti, ma che nonostante la (prevedibile, a dire il vero) sorpresa finale non è sorretto da una trama troppo solida. Anche se un episodio del genere ogni tanto ci vuole, credo che il giudizio si possa riassumere nelle parole conclusive di Leela: "Good ending. Not Great." Buon episodio, non eccellente. Voto: 6.5/10

Ultimi acquisti - Aprile 2011

Inauguro oggi la nuova rubrica, con l'obiettivo di rinfoltire il filone musicale del blog, che è stato finora un po' trascurato. La cosa non dovrebbe dispiacervi più di tanto, visto che l'ambito musicale di cui mi occupo probabilmente non vi interessa minimamente, ma io ci tengo a dare una visione d'insieme di quello che macino, per cui ho pensato a questa sottorubrica, analoga a quella dei rapporti letture per l'ambito letterario.

Gli acquisti risalgono a ieri pomeriggio, quando sono riuscito a trovare l'occasione per passare dal fido Disco Mastelloni e fargli assaggiare il bancomat nuovo. Devo ammettere, nessun grande capolavoro stavolta, ma qualche disco di ascolto piuttosto facile, oltre a una piccola chicca.


 Quando parlo di "ascolto facile" il riferimento a Ocean Eyes di Owl City è tutt'altro che casuale. In questo album del 2009 si trova un tipo di synthpop talmente cheesy che si potrebbe usare per una festa di compleanno di bambini di nove anni. Canzoncine sempliciotte, con qualche azzardato suono elettronico, ma niente che l'orecchio dell'ascoltatore medio non sia disposto a classificare come "rumore". Per quale ragione mi piaccia una cosa del genere non mi è chiaro, e un po' me ne vergogno anche. Ma se avete sentito qualche tempo fa Fireflies in radio dovete ammettere che è graziosa. Certo, poi leggere la dedica all'interno "all praise and glory to Jesus Christ, whom i owe everything" mi ha un po' stranito. Ma d'altra parte anche Johannes Heil ha dedicato un album a "the greates architect of the universe, G.", per cui facciamo finta che questa gente sia sana di mente e passiamo oltre.
 

Gesù probabilmente non sarebbe fiero dei Thievery Corporation, un duo dedito al remixaggio in chiave elettronica di pezzi di genere vario: per loro stessa ammissione, dei ladri. Ma ladri con stile, e anche in Babylon Rewound, un album di remix del precedente The Richest Man in Babylon questo si sente. Un genere insolito, fusione tra house e raggae, che non sono nemmeno sicuro che si scriva così, e che se può sembrare una boiata in fondo ha un suo perché, dato che le ritmiche si prestano bene a essere rese in forma unzunzata, pur senza esagerare col tamarro. Ideale per far muovere le fighette, a cui di solito il raggae scatena qualche reazione istintiva che le porta a tirare su un braccio e oscillarlo mollemente a tempo.


Mai sentito parlare prima dell'etichetta Baroque, e tantomeno di Slok, ma questa compilation Exploring Italy l'avevo già adocchiata un paio di volte nell'esposizione di Mastelloni e alla fine ho dovuto cedere. Slok si è curato di raccogliere una decina di autori del panorama house italiano e mixarli in una compilation che, a mia stessa sorpresa, si rivela davvero valida. Data la situazione della "club culture" italiana credevo che avrei trovato molta più monotonia, mentre invece le sonorità sono varie e raggiungono buoni livelli, dandomi inoltre lo spunto per qualche altro nome da seguire in futuro. Graditissimo anche, oltre al cd mixato, quello con le versioni complete, molto dj-friendly.



E siamo arrivati alla "chicca" di cui parlavo. Nemmeno della Nang sapevo nulla, fino a quando mi è stato fatto sentire questo cd. Potete immaginare la mia anima di nerd salire in paradiso quando mi sono reso conto che le tracce erano tutte interpretazioni di famose sigle o colonne sonore di film, telefilm e show di fantascienza! Classiconi come Visitors, Fuga da New York, Spazio 1999. In From the Stars gli artisti dell'etichetta (e non solo) hanno preso i temi più classici e li hanno remixati in modo gustoso, mantenendo le caratteristiche sonorità vintage ma dando loro maggior corpo. Non è facile descrivere questo tipo di mix, ma se volete farvi un'idea provate a sentire questo, poi moltiplicatelo per 12, che sono le tracce della raccolta. Vi ho convinti, ora?

Il tempo di una canzone

Come già avevo ripreso a fare il mese scorso, proseguo a ripubblicare nelle storie di questo blog i brevi racconti scritti in occasione del concorso mensile "Minuti Contati". Oggi propongo il mio racconto dell'edizione di novembre 2010, organizzata in collaborazione con Nero Cafè.

Il tema dell'edizione era riflessivamente "minuti contati", con una restrizione ai generi utilizzabili ma un ampio limite di caratteri a disposizione. Il mio (scadente, stando alla classifica) risultato è stato il seguente.



Il tempo di una canzone

– Tenente, possiamo...
– Ssss! – interruppe Dorsi. Portò il dito sul tasto VOL+ dell'autoradio e lo lasciò schiacciato finché il display non segnò il livello MAX. – Fammi finire questa, prima.
Dalle casse della volante gracchiava la voce di Steven Tyler, e il tenente si univa a quelle parole: – I don't want to close my eyes...
Fuori dall'auto i due ragazzi che lo accompagnavano si guardarono scrollando le spalle. In caserma era nota la passione del tenente per la musica, e tutti sapevano che non era in grado di interrompere una canzone che stava ascoltando. Dovevano solo attendere un paio di minuti, e Dorsi sarebbe uscito per dirigere l'operazione.
Da una palazzina in periferia avevano ricevuto la segnalazione di una possibile detenzione illegale di armi, ed erano stati mandati a controllare la soffiata. L'operazione era considerata a medio rischio, perché chi contrabbandava armi era probabilmente in grado di usarle, e per questo il tenente seguiva i due più giovani.
L'edificio era in pessime condizioni, la facciata chiazzata da numerose macchie scure in prossimità delle finestre.
– Devono avere qualche problema di umidità – constatò uno dei ragazzi.
– Non è umido, è bruciato – spiegò l'altro. – Un paio di anni fa in questo palazzo è scoppiato un incendio. Probabilmente non hanno mai...
Siamo pronti?intervenne la voce di Dorsi, che aveva appena terminato la sua performance nell'abitacolo. Sbatté con forza la portiera e fissò a turno i suoi compagni. – Stiamo calmi ragazzi, sennò qui ci scappa il dito sul grilletto, chiaro?
Annuirono.
– Tu vai avanti, suoni e ti fai aprire, seguo io e tu mi copri. Ci siamo?
Annuirono ancora.
– Bene, andiamo.
Salirono al quinto piano, e si fermarono alla porta dell'interno 12. Il primo della fila fece un cenno di assenso al tenente e suonò il campanello.
– Chi è? – rispose la voce dall'interno, ovattata e scontrosa.
– Carabinieri. Potrebbe aprire?
Una pausa. – Che volete?
– Solo alcune domande.
Si sentì il clicchettio della serratura, e ad aprire la porta apparve un ometto sui sessanta, basso e quasi calvo, con indosso un maglioncino a collo alto. – Prego, entrate – li invitò, e chiuse la porta dopo che furono dentro.
Che un uomo del genere custodisse un arsenale clandestino era improbabile, ma non si poteva mai essere sicuri.
– Ci dispiace disturbarla, signore, ma dovremmo fare un controllo – spiegò Dorsi.
– A che proposito?
– Potrebbe intanto fornirci un documento?
L'uomo apparve perplesso, ma si diresse in un'altra stanza, borbottando: – Un minuto...
Un improvviso clangore attirò l'attenzione degli agenti: il suono di un barattolo di metallo che rimbalza a terra. Dalla stanza in cui era sparito l'inquilino rotolò fuori una bomboletta, spargendo una nuvola bianca che si espandeva avvicinandosi a loro.
Il tenente capì subito cosa stava succedendo: – È gas, presto, coprit...
Non riuscì a finire la frase, con la gola che iniziava a bruciargli e colpi di tosse che gli strozzavano il respiro.
Cercò di avvicinarsi al portone per uscire, ma urtò in uno dei ragazzi disteso a terra e cadde a sua volta. Riuscì a rialzarsi, ma i conati lo costrinsero presto a lasciarsi andare ancora.
Vide l'ometto che gli andava incontro, una maschera sul viso per proteggerlo dal gas. Poi la nebbia che lo circondava gli prese anche la testa, e non sentì più nulla.

– ...rsi?
Non capiva. Era una domanda, ma non capiva.
– È sveglio?
Era una domanda, era per lui. Sì, era sveglio.
– Mi sente, Dorsi? È sveglio?
Il tenente annuì per istinto, prima di realizzare quello che era successo. Quell'uomo apparentemente innocuo li aveva incastrati. Adesso erano probabilmente suoi ostaggi. Lui sicuramente lo era: si trovava seduto a terra, in mutande, legato con i polsi a un calorifero e con un pezzo di nastro da pacchi che gli copriva la bocca. Poteva sentire il sapore plastico della colla sulle labbra.
– I suoi colleghi stanno bene – riprese l'uomo dopo essersi assicurato di avere la sua attenzione. – Si riprenderanno tra poco, e sranno liberi di andare. A loro non succederà nulla. A lei, invece...
Dorsi provò a chiedere qualcosa, ma si rese conto che gli era del tutto impossibile parlare e desistette.
– Non sa chi sono, tenente? Non mi riconosce?
Scosse la testa, ancor prima di pensare al volto che aveva davanti. Ma era vero, non gli ricordava nessuno.
– Certo, come potrebbe ricordarsi. È passato tanto tempo. E forse nemmeno allora mi avrebbe riconosciuto. Forse non si è nemmeno accorto di me. Ma Livia, si ricorda di lei?
Deglutì.
– Non le dice niente questo nome?
Negò di nuovo, accompagnando il gesto con un significativo: – Hmmuh.
– Le do una mano. Quattro anni fa, in questo palazzo, c'è stato un incendio, ricorda? È iniziato al piano di sotto, ma si è propagato velocemente fino a qui. Lei si trovava in questo quadrante quando la chiamata di soccorso è partita. I pompieri avrebbero impiegato del tempo ad arrivare, e le è stato chiesto di intervenire. Adesso ricorda?
Dorsi ricordava quell'episodio. Un brutto incendio, c'erano state un paio di vittime e alcuni feriti gravi. Ma la situazione era stata sistemata dai vigili del fuoco, quando lui era arrivato sul posto ormai non c'era niente che potesse fare.
– No, non ha capito – constatò l'uomo, scuotendo la testa deluso. Si allontanò alcuni secondi, e ricomparve con una cassetta degli attrezzi. La aprì davanti agli occhi del tenente, ed estrasse uno per uno vari attrezzi: martello, tenaglie, avvitatore.
– Lei sa che una persona coinvolta in un incendio ha poco tempo a disposizione, vero? Il fumo raggiunge presto i polmoni e fa perdere i sensi, e poi... glielo hanno insegnato all'accademia, vero?
Dorsi annuì, iniziando ad avvertire un forte calore alla schiena, dove il termosifone era a contatto con la sua pelle.
– E allora – proseguì il rapitore, ora con la voce spezzata – perché non è arrivato subito? Perché non si è precipitato qui per aiutare chi ne aveva bisogno?
Il silenzio fu rotto dall'urlo smorzato del tenente, nel momento in cui, usando le tenaglie, l'uomo gli mozzò il mignolo del piede destro.
Livia era mia figlia. Era qui dentro quando è scoppiato l'incendio. Avrebbe potuto essere salvata, era solo una questione di minuti... ma morì soffocata. E lo sa perché è successo questo? Sa perché mia figlia è morta? Perché lei doveva finire di ascoltare una canzone, alla radio.
Dorsi non avrebbe saputo cosa dire nemmeno se avesse potuto parlare.
– Lei deve morire, tenente. Io sto per ucciderla. Ma prima la farò soffrire.
Un altro dito del piede gli venne strappato via, questa volta con meno precisione, e rimase penzoloni, attaccato da un lembo di pelle.
– Ma non si preoccupi – aggiunse l'omino – prima le farò finire di sentire una cosa che ho scelto per lei. La sua tortura durerà giusto il tempo di un canzone. Un pezzo che ritengo particolarmente adatto alla situazione.
Il padre di Livia schiacciò un tasto sul telecomando che teneva in tasca, e dallo stereo fluirono gli accordi e le prime parole: – This is the end, beautiful friend...

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Per inciso, segnalo che se pure a novembre mi è andata male, il mese scorso ho invece vinto la XVII edizione del concorso. Per cui, sarò io a scegliere il tema per l'edizione di aprile, che si terrà tra pochi giorni. Partecipate, se vi ritenete all'altezza della sfida.

Coppi Night 10/04/2011 - L'ultimo boyscout

Uno di quei film in cui Bruce Willis si sveglia una mattina e decide che deve sparare a qualcuno. Da presupposti del genere può venire fuori di tutto, ma il rischio più temibile è quello di finire le prevedibile, e questo film ci casca in pieno.

Una storia che si basa essenzialmente su un eroe (che di solito è un antieroe, in quanto portatore di valori convenzionalmente negativi [è un alcolizzato, tratta male sua moglie, e in definitva è uno stronzo]) in lotta contro dei cattivi per ideali più o meno elevati, di per sé non ha una grande attrattiva. Come già facevo notare in un'altra occasione, l'unico modo perché oggigiorno un film del genere funzioni, è il gioco al rilancio nell'improbabilità delle situazioni e nella spettacolarità dei combattimenti. Qui purtroppo non si trova nessuna delle due, e il film rimane su un livello di mediocirà appena stemperato da qualche battuta azzeccata. Il climax del film si raggiunge quando una pallottola viene intercettata da un pallone da football. Dopodiché il cecchino fa la cosa più insensata che un professionista del suo calibro può pensare di fare, ovvero inizia a sparare a raffica su obiettivi casuali, rivelando la sua posizione.

Unire poi il complotto politico alle lobby che stanno dietro il football americano (o è rugby? ma poi che differenza c'è?) rende la storia ancora più avvilente. Questo senza considerare il dramma familiare che si risolve quando marito e moglie si fanno una grassa risata assistendo all'esplosione della casa di uno dei cattivi. Naturalmente nel frattempo gli avevano anche rapito la figlia, ma tutto sommato il sequestro è durato poco, buon per lei.

Insomma, alla fine il motto dei boy scout si rivela profetico, in quanto per tutta la drurata del film si è ben preparati a quanto sta per succedere. Sarebbe stato molto più avvincente vedere Bruce vestito coi pantaloncini verdi e le coccardine sul petto, aggirarsi per i boschi a sgozzare i capoclan che si opponevano all'abolizione delle scout-girl. Se esiste un film del genere, fatemelo sapere.

Rapporto letture - Marzo 2011

Dopo la scarsa prestazione del mese precedente, a marzo sono rientrato a un ritmo di lettura a me più familiare, riuscendo a metabolizzare cinque libri. So di poter fare di meglio, ma siamo comunque in media, quindi può bastare.

More about Cronomacchina accidentaleIl primo libro di marzo è stato Cronomacchina accidentale di Joe Haldeman, uno dei più rilevanti autori di fantascienza ancora attivi, famoso innanzitutto per l'ottimo Guerra eterna. In questo romanzo si ritrova lo stile tipico di Haldeman, con una storia dal ritmo serrato che parte da buone premesse scientifiche (per quanto lo possano essere quelle del viaggio nel tempo) e si sviluppa poi in situazioni via via più complesse. Interessante notare come l'elemento centrale del libro sia una macchina del tempo che viaggia solo nel futuro, e che spinge quindi il cronoviaggiatore a spingersi sempre più avanti nel tentativo di trovare una tecnologia abbastanza evoluto da poterlo riportare indietro: la stessa idea su cui si basa The Late Philip J. Fry, uno degli ultimi episodi di Futurama che ho recensito poco tempo fa. Qui il salto temporale non solo è monodirezionale, ma anche esponenzialmente più ampio, il che complica ulteriormente le cose.  Alla fine non si ha nessuna rivelazione sconvolgente, ma si tratta comunque di un buon libro di fantascienza "d'evasione". Voto: 7/10


More about Memorie di un cuoco d'astronaveIo ho incontrato Massimo Mongai. Alla cerimonia di premiazione del XVI Trofeo RiLL, alla quale ero doverosamente presente, occupava uno dei posti d'onore, ed è stato innegabilmente il personaggio che ha dato il maggior spettacolo. Vedendolo di persona, non mi riesce difficile credere che la cucina sia una sua passione, e in Memorie di un cuoco di astronave questa passione è altrettanto evidente. Questo libro mi ha davvero soddisfatto, perché riesce a essere leggero ma saldo, con una narrazione semplice ma efficace, e un umorismo soffuso che non esagera mai nel tentaivo di risultare simpatico. Anche i temi trattati sono tutt'altro che banali, e se pure non sono il massimo dell'originalità, sono più che sufficienti a dare consistenza alla sequenza di racconti con protagonista Rudy "Basilico" Turturro. Il motto più volte ripetuto, probabilmente in origine appartenente a mamma Mongai ("vesti a gusto degli altri, ma mangia a gusto tuo") mi ha convinto tanto che l'ho già citato in un'altra occasione. Per inciso, questo sarebbe un Premio Urania, e sto esprimendo un giudizio assolutamente positivo: non si dica che sono razzista, poi. Voto: 8.5/10


More about Le sirene di TitanoKurt Vonnegut me lo diluisco: tutti i libri che ho letto finora mi sono piaciuti, ma lo considero un autore così particolare che leggerli tutti di seguito mi sembrerebbe un peccato. Per questo tengo sempre un Vonnegut di scorta, da tirare fuori al momento più opportuno. A metà marzo ho deciso che era il momento di Le Sirene di Titano. C'è poco da dire, tranne appunto che si tratta di Vonnegut. Le sue idee formidabili sono sempre eccellenti, come quella del Dio Del Tutto Indifferente, e tante altre piccole genialità che pervadono tutto il libro. Ma starle a spiegare sarebbe controproducente. Mi rimane solo da notare come qui facciano la loro prima apparizione gli alieni di Tralfamadore, che avranno una parte rilevante in Mattatoio n. 5, quello che probabilmente si può considerare come suo capolavoro, anche se i collegamenti tra le due storie si esauriscono sostanzialmente qui. Voto: 8/10


More about La fine del silenzioLa fine del silenzio invece mi ha perplesso. All'inizio pare più un fantasy, e si rivela solo dopo come un romanzo di fantascienza. Però è quel tipo di fantascienza avventurosa, dai conteuti spiccioli ed eccessivamente retorici, che oggi non funziona più. In particolare sono i personaggi a non avere alcuno spessore, dato che ognuno cambia idee e obiettivi con frequenza, mentre il protagonsita, più che un eroe, è un fantoccio mosso dalle intenzioni altrui. Insomma, se anche ci sono buoni spunti nella storia, come ad esempio la natura del mondo "alternativo" alla Terra, questi sono insufficienti a risollevare una storia poco coinvolgente. Non conoscevo Raymond F. Jones, ma onestamente dopo questa prova ho poca voglia di approfondire. Voto: 5/10


More about Starship TroopersEcco, parlavo di retorica, e adesso passo a un libro che ne è uno dei più eccellenti esempi. Starship Troopers è un romanzo così denso di retorica, etica, morale, filosofia, senso della storia, e così via, che a causa sua Robert Anson Heinlein è stato accusato di essere un guerrafondaio... poco prima che per altre opere fosse accusato di essere omofobo, comunista, anticlericale, hippy, paraculo, e così via. Non si può negare il forte militarismo della storia, che è talmente evidente da  non essere rilevante (un po' come se leggendo la bibbia si dicesse che è libro a sostegno della religione), tuttavia a me è parso di scorgere qualcosa di più del'immediato messaggio: "muori per la tua patria". C'è molto altro, e sospetto che questo sarebbe uno di quei libri che farebbe bene far leggere nelle scuole, perché alcuni passaggi sono davvero illuminanti. Io stesso l'ho letto per la seconda volta... ma questo perché si tratta del primo libro che abbia mai letto in inglese, e col progredire delle mie capacità mi sono reso conto che probabilmente ci avevo capito ben poco, all'epoca. Stavolta mi è parso tutto più chiaro e incisivo. Voto: 8/10

Coppi Night 03/04/2011 - La Terra silenziosa

Questa domenica era il mio turno da Anfitrione. La mia selezione di film includeva una selezione di film pacifici e guerrafondai, entrambi intesi in senso molto lato. E siccome si sa che la pace suprema si ha quando gli altri si chetano, alla fine ha vinto un film che parte proprio da questo presupposto.

La Terra silenziosa è uno di quei film di fantascienza anni '80, un po' paranoici e un po' visionari, abbondanti di scene gratuite di nudo e di sesso. Tuttavia a differenza di molti altri film di questo tipo ha una trama abbastanza lineare e un'idea di fondo precisa: a causa di un esperimento globale, tutte le forme di vita del pianeta sono scomparse all'improvviso. Tutte, tranne il protagonista, che per combinazione è anche uno degli scienziati che collaborava all'esperimento in questione. Tutte tranne lui, e altri due individui. Tutti tranne loro, e ogni forma di vita vegetale. Eh sì, si sono dimenticati che anche le piante sono "vita", ma nell'economia del film è un'ingenuità perdonabile.

Sarebbe stato coraggioso fare un film con un unico personaggio, e in effetti per tutta la prima parte si vede soltanto Bruno Lawrence che dopo essersi svegliato nudo sul suo letto (no, non era necessario vederlo nudo, ma l'ho detto che ci sono scene naked gratuite) cerca di capire quello che è successo e se la spassa come ultimo uomo sulla Terra. Ma probabilmente una storia del genere non avrebbe portato da nessuna parte, per cui è stato deciso di fargli incontrare una controparte femminile, con la quale inevitabilmente si impegna a ripopolare il mondo, almeno fino a quando non compare un altro individuo, una specie di maori psichicamente instabile e piuttosto esaltato che riesce a fare le derapate con i tir carichi di dinamite. Data questa sua particolarità è chiaro che la signorina propenderà per voler ripopolare il mondo insieme a lui, piuttosto che con lo scienziato, per cui l'equilibrio del gruppo verrà a rompersi e il protagonista sarà costretto a scaricare in altro modo la sua frustrazione, per esempio evitando che lo strano "effetto" che ha annientato la vita si ripeta.

In definitiva, un film di medio livello, che se pure mostra delle buone idee perde a livello di caratterizzazione dei personaggi, con delle dinamiche di gruppo non proprio coerenti e francamente anche poco interessanti, rispetto al dilemma cosmico che viene presentato fin dall'inizio. Tra i buoni spunti ricavabili c'è anche quello del cocktail di champagne e uovo (crudo, intero, apertro direttamente nel bicchiere) che il protagonista si beve all'inizio. Avrei voluto allegare qui l'immagine di questo drink, ma tutto quello che sono riuscito a trovare in proposito è questo video, che mi pare comunque adatto per concludere il post.



Futurama 6x10 - The Prisoner of Benda / Il prigioniero di Benda

Lo scambio di corpi è uno dei cliché della fantascienza. Lo è a tal punto che ricordo distintamente una puntata delle Tartarughe Ninja in cui Shredder e Splinter avevano scambiato tra loro l'identità. Forse a causa della banalità dell'idea di fondo, sulle prime si può diffidare di questo episodio, che si basa appunto sullo scambio di corpi tra i protagonisti (e qualche nuovo personaggio) della serie. Ma Futurama riesce a sorprendere anche in circostanze avverse come questa!

The Prisoner of Benda inizia quindi nel modo più classico, con una nuova invenzione del Professore, che consente a due individui di trasferire le reciproche coscienze da un corpo all'altro. Il problema è che la procedura può svolgersi una sola volta sugli stessi due corpi, per cui non è possibile un processo direttamente inverso: per tornare nel proprio corpo serve l'introduzione di un terzo "scambista", e anzi, forse di un quarto, un quinto... in breve, tutta la Planet Express, incluso il secchio levitante di Scruffy, si è trasferita in un corpo diverso, e alcuni hanno anche fatto un paio di salti, spinti da motivazioni personali più o meno valide. L'episodio segue quindi le avventure di tutti i personaggi, e in questo senso si rivela simile nella struttura all'eccellente Three Hundred Big Boys, con più sottotrame indipendenti che convergono poi nelle sequenze finali. Tutto ciò mantenendo un buon livello di azione, con scene e battute di buon livello.

Alla fine, rimane da risolvere solo il problema primario, ovvero quello di far tornare ognuno nel proprio corpo, senza però far incrociare due corpi che si sono già scambiati. Ed è qui che Futurama si rivela un prodotto per veri nerd! Non ci si può lasciar sfuggire un'occasione del genere per qualche ghiotta estrapolazione matematica, infatti il problema ha una precisa soluzione che è stata appositamente formalizzata in un teorema elaborato da Ken Keeler, autore dell'episodio. Dopo averlo visto, provate a ricavarvelo da soli, se ci riuscite!

L'unico appunto che mi sento di muovere a The Prisoner of Benda è il fatto che le voci saltellino da un corpo all'altro con le personalità: sarebbe stato più realistico se fosse appunto solo la personalità a cambiare lasciando anche il compito di scoprire chi occupasse il corpo in questione. Ma mi rendo conto che a quel punto sarebbe stato davvero complicato seguire la storia, e comunque sentire Amy parlare con la voce di Bender, o Fry con quella di Zoidber si rivela abbastanza divertente. Importante notare che per la prima volta si assiste a una scena di sesso tra Fry e Leela, anche se... beh, non c'è molto di sensuale. E per rimanere nel  torbido, si può spuntare dalla lista di membri della Planet Express con cui Amy ha avuto una relazione (che già negli episodi precedenti era stata aggiornata) anche Scruffy, lasciando così a secco per il momento solo Hermes e Zoidberg. Voto: 9/10

Alchimie di viaggio

Uomini e spettri è ancora fresco di stampa, eppure ecco che il mio curriculum artistico (che metto in corsivo perché è un'espressione da dire con tono spocchioso) si arricchisce di un'ulteriore pubblicazione:



È da poco uscito per le Edizioni Montag il volume Alchimie di viaggio. Una raccolta di racconti il cui tema centrale è "il viaggio", inteso come esperienza reale, onirica o metaforica. Nel mio caso non so bene quale delle tre sia più azzeccata. Cinquantaquattro racconti brevi di altrettanti autori, per altrettante declinazioni dello stesso tema.

Potete acquistarlo on-line dal catalogo della casa editrice, cogliendo l'occasione per dare un'occhiata agli altri titoli disponibili, che a un prezzo abbordabile vi permettono di impossessarvi di qualche oggetto interessante.

Immagine # 26

In un deposito di auto abbandonate, un ragazzino si issa sulla portiera di un camion per sbirciare nell'abitacolo.


Come moltre altre immagini riportate qui o sul vecchio blog, anche in questo caso ho assistito alla scena durante la corsa. Forse è una mera questione porbabilistica, nel senso che correndo ho più tempo di guardarmi intorno. O forse quando corro sono più "ricettivo", perché la mente sgombra di pensieri mi consente di cogliere anche i dettagli più insignificanti.

Perché sì, è un dettaglio insignificante quello che ho riportato qui. Però mi è sembrata una scena alla Stand by Me: un ragazzino curioso che nelle prime giornate di bella stagione si aggira per i luoghi abbandonati, in cerca di qualcosa di cui nemmeno lui è sicuro. E scommetto che ora siete curosi anche voi di sapere cosa c'era all'interno della cabina di quel camion.