Perché non ho comprato il Premio Urania

Il mese scorso è uscito il numero 1565 di Urania: Lazarus di Alberto Cola. Si tratta del romanzo vincitore del Premio Urania 2009. Arrivato a metà mese, non ero ancora passato in edicola a comprarlo, quando me ne sono ricordato. E allora ho deciso di non farlo comunque, di non spendere i pochi euro del prezzo di copertina. Non posso essere sicuro di aver fatto bene, ma i motivi che mi hanno spinto a questa decisione, dopo diversi anni di fedeltà al Premio Urania, sono solidi, e cercherò di illustrarli in questo post.

Post che, avverto, potrà essere lungo e probabilmente noioso. Certamente non l'ideale per smaltire gli avanzi degli avanzi della cena dell'ultimo dell'anno. Quindi se non siete interessati al panorama fantascientifico italiano, e in tv stanno dando qualche film domenicale intersecato festivo, forse vi conviene dedicarvi a quello. In ogni caso, il post vi aspetta qui, quando avrete finito. In fondo, non può essere peggiore di Il piccolo lord o Bianca e Bernie nella terra dei canguri.





Per spiegare le mie ragioni, procederò con un metodo induttivo. Partirò quindi con alcuni esempi, tratti dai romanzi: La valle dell'eclissi di Claudio Asciuti, Zodiac di Errico Passaro (insieme contenuti in un precedente volume di Urania, che ho terminato di leggere poco tempo fa) e E-doll di Francesco Verso, vincitore dell'edizione 2008 del Premio Urania. Gli esempi condurrano necessariamente a degli spoiler, quindi se avete intenzione di leggere questi libri, fermatevi qui. Ma, come ho suggerito nel caso di La nona porta, credo che fareste meglio a leggere quanto ho da dire, e poi decidere se è il caso di leggerli o meno.


Partiamo da La valle dell'eclissi. Il protagonista del romanzo è un ex astronauta italiano ormai attempato, di cui non viene detto il nome, che per sua profonda passione segue tutte le eclissi note. Si reca per questo in Val Chiusa, che non ha una precisa collocazione geografica ma sicuramente non è quella di Petrarca, ospite di una Ragazza (che verrà chiamta per tutto il romanzo così) che ha conosciuto a una conferenza. In Val Chiusa succede... ecco. Non so cosa succede. Sostanzialmente niente. Per tutta la durata del romanzo il protagonista non fa che elucubrare sulla sua vita, sui misteri del cosmo e di quella valle, cercare di capire se è il caso o meno di scoparsi la Ragazza. A tratti vengono presentati elementi misteriosi, e viene suggerito che siano riconducibili alle creature mitologico-fantastiche che abitano i boschi, ma poi l'argomento è lasciato in sospeso. Solo nelle ultime venti pagine ci si trova di fronte a qualcosa di concreto, con la scoperta di un disco volante precipitato nella valle e occultato da secoli, che è responsabile della longevità e degli strani costumi degli abitanti. Ma sono 20 pagine su 130, e arrivano quando ormai il lettore si è ampiamente rotto le palle.

Parliamo allora dello stile: pesante, dotto, pretenzioso. L'autore coglie tutte le occasioni possibili per farci notare quanto sia colto, quanto vaste siano le sue conoscenze di mitologia, letteratura, astronomia. E non solo si mostra superiore, ma lo fa con parole adatte per una tesi di filosofia gaelica. Per esempio:

- Certo. Non sei una fata irlandese? Nelle parole dei tuoi amici irlandesi, una Gwagged Ann. Mi piace molto questa idea... il Piccolo Popolo, come viene chiamato. Che si tratti dei Pooka come sono soprannominati in Inghilterra, dei Leprechaun, dei Mazzacuriot... o che si tratti delle Shide degli inglesi, delle Diale...
Fortunatamente, a questo punto la Ragazza lo interrompe. Oppure:

- Le Pleiadi... - Mi inginocchiai per guardare meglio la superficie della roccia. - Le figlie di Pleione...
La Ragazza si inginocchiò accanto a me: - Le figlie di Atlante e di Pleione, trasformate in stelle da Zeus, secondo alcuni dopo la morte, per la loro saggezza, secondo altri invece per poter fuggire al gigante Orione che le inseguiva.
Guardai le sette coppelle, percorrendole una a una a dito, come se stessi segnando un octogramma cabalistico. - In realtà il gruppo delle Pleiadi è composto da circa 250 stelle, ma sono solo otto quelle visibili a occhio nudo. La più grande è quella, Alcyone, che Zeus trasformò in un uccello marino assieme al marito morto. Poi c'è Taigete, madre di Lacedemone, genitore di tutti gli Spartiati. Atlante, il loro padre. Elettra, madre di Dardano, capostipite dei Troiani, che si recò nel polo artico in solitudine e da cui torna ogni tanto sotto forma di cometa. Maia, la più bella delle sette sorelle, madre di Hermes, e antica dea italica dei prodotti della terra. Merope, unica ad aver sposato un mortale, Sisifo. Celeno, moglie di Poseidone. Asterope, la più difficile da vedere a occhio nudo...
Anche qui, la Ragazza interviene provvidenzialmente. Ora, l'infodump è notoriamente riconsociuto come un peccato mortale in letteratura, ma a volte si rende necessario. Il fatto è che, in questi e altri casi, il malloppo di nozioni spiattellato sul foglio non è necessario. Sapere tutte le denominazioni delle creature dei boschi, o i nomi e le leggende delle Pleiadi non ha alcun impatto sul seguito della storia. Si tratta quindi di una lezione gratuita, non richiesta e fastidiosa, su argomenti che il lettore potrebbe benissimo conoscere.

Ancora più irritante è il fatto che, nonostante questa pomposità, la scrittura spesso abbia delle cadute di stile drammatiche. Voglio dire, se stai cercando di riscrivere la Divina Commedia provaci pure, ma poi non sbagliare una rima baciata, perché allora passi per cretino. Esempi di questo tipo di superficialità:

Feci i miei soliti esercizi yoga, dal Suryanamaskara alla Triconasana e tutte le respirazioni del caso.
Cioè, mi dici i nomi degli esercizi yoga e poi ti limiti a dire "le respirazioni del caso"? Quali sono, queste respirazioni? Se hai voluto citare gli esercizi forniscimi anche quelle, per dio!

- Ehi - barba Cecco, sorrise. - già in giro a quest'ora.
L'avete visto, vero? Quel segno dopo il nome non è una sbavatura del monitor. C'è una virgola tra soggetto e verbo. E non mi venite a dire che serve a dare più enfasi alla frase perché: 1- non c'è niente da enfatizzare in questa sequenza del libro, 2- è un errore e basta. Un errore che avrebbe potuto essere rimosso da un qualsiasi editing di base.


E Zodiac invece? Quando ho letto la descrizione del romanzo, che dovrebbe raccontare di una società futura nella quale l'astrologia è legge e si vive seguendo l'oroscopo, mi sono detto che era una grande idea e sicuramente sarebbe stato interessante.

Sbagliavo. Perché di zodiacale, a parte i titoli dei capitoli, non c'è nulla. L'autore parla sì di una società futura governata dallo Zodiaco (impersonato dal più banale supercervellone centrale che nessuno è autorizzato a manovrare), ma il fatto che sia l'oroscopo a dirigere la società non si vede in nessun modo. Si assiste a quella che potrebbe essere una dittatura qualsiasi, con dei vertici di potere che decidono la vita e la morte dei cittadini, ma non c'entra l'astrologia. Viene addirittura coniato uno slogan, ripetuto fino alla nausea: "solo lo Zodiaco può, noi dobbiamo", ma come e perché lo Zodiaco intervenga nelle vite degli uomini non è mai mostrato. Il protagonista fugge, diventa il leader della resistenza, viene ricatturato, sopravvive al combattimento nell'arena (!!!), fugge di nuovo, torna e distrugge il supercervellone, che era opportunamente privo di sorveglianza.

Ma l'aspetto veramente spassoso è un altro: poco dopo la metà del libro, il protagonista scopre il suo tema natale, venendo così a scoprire di essere un "tipo puro", che immagino sia una qualche particolarissima congiuntura astrologica (non ho verificato, non mi interessa). Ora, in un romanzo del genere, dichiaratamente distopico, in cui la società rappresentata è l'esempio negativo, una simile rivelazione avrebbe dovuto essere sconfessata. Il protagonista avrebbe dovuto reagire alla scoperta con una scrollata di spalle: "Tipo puro? Che mi frega? L'oroscopo è una stronzata!". Invece no. Scoprendo la sua purezza, si rende conto di essere un individuo speciale, una sorta di predestinato che racchiude in sé il potere di cambiare le cose.

- Che cosa mi rende fuori dalla norma, di preciso?
E la risposta, in tutta tranquillità: - Tu hai tutti gli astri nello stesso segno. Sei un Gemelli puro. Puoi fare tutto e il contrario di tutto. Puoi distruggere lo Zodiaco o distruggerti nel tentativo. Puoi distruggere amando, puoi creare morendo. Nulla ti è precluso. Nessun avversario è alla tua altezza, salvo uno: te stesso. Tu sei molte persone allo stesso tempo, e queste persone lottano fra di loro per avere il sopravvento. Le tue molte anime ti consumano, sviluppando un'energia che devi scaricare sullo Zodiaco. Tu, Florian, sei la nostra ultima speranza.
Rivelazioni degne di Luke Skywalker, ma se in Star Wars avevano un senso, perché la Forza ha in effetti una componente mistica che porta alla predestinazione, qui sono esattamente il contrario di quella che dovrebbe essere la tesi dell'autore. Il quale in numerose occasioni, in seguito, si preoccupa di ricordare la particolarità del protagonista, con frasi del tipo: "Essere un tipo puro significava morire molte volte al giorno". Da notare anche che prima della rivelazione non c'era stato alcun elemento che facesse pensare al suo dono, e che solo dopo egli si ritrova a riflettere decine di volte sulla sua specialissima unicità.

Insomma, questo Florian si ritrova a guidare i cavalieri dell'antizodiaco e mentre la rivolta infuria nella città arriva all'edificio che ospita il supercomputer che gestisce la società. E qui, viene da pensare, inizia la vera sfida: penetrare nel sancta sanctorum dello Zodiaco, infiltrarsi per... no. Ecco come vanno le cose.

Bastava sapere come provocare un'interruzione temporanea di energia...
Fatto.
...e come penetrare nel palazzo consiliare da ingressi di servizio non presidiati.
Fatto.
E poi la strada verso il computer centrale è tutta in discesa. Basta farsi esplodere insieme a esso, e si ha il golpe più elementare dai tempi in cui l'australopiteco di Odissea nello Spazio uccide il suo avversario a colpi di femore di tapiro.

Come in La valle dell'eclissi anche qui c'è una forte componente di infodump non richiesto, e un filosofeggiare inutile e noioso. Il lessico è meno ampolloso, ma l'intento è lo stesso. Esempio:

"Non tutto il male viene per nuocere... perché il male dovrebbe nuocere? Perché il bene dovrebbe non nuocere? Chi ha stabilito questi gradi dell'esistenza, chi potrebbe mai impedire a chicchessia di modificarli a suo pacimento? Io sono un tipo puro. Io potrei farlo."
E ancora:

L'uomo si faceva dio. Virtualmente, la notte diventava giorno, la tenebra fuggiva la luce. Tutto assumeva una colorazione seppia. L'uomo, quella scimmia nuda che non osava più interrogarsi, vedeva dove non avrebbe potuto; se solo avesse provato a rivolgere lo sguardo verso se stesso...
Quest'ultimo brano, si potrebbe pensare, si riferisce all'attivazione di un potente macchinario che imbrigliando il potere delle stelle stesse riesce a schiarire... no. Il protagonista si è soltanto messo un paio di lenti a contatto che gli consentono di vedere al buio. E volete anche un esempio di quella superficialità, anche in fase di editing, evidenziata prima per La valle dell'eclissi?

Ritornarono di gran carriera sui loro passi, ma Florian dovette strappare Florian dalla contemplazione tramortita del fermo immagine.
E no, nel libro non ci sono due Florian. Inoltre ho notato anche un difetto a livello strutturale del romanzo: la storia inizia con un prologo, con il protagonista in fuga dagli agenti dello Zodiaco che si concede il classico "come sono arrivato a questo punto". Si parte quindi con il flashback. Il romanzo dopo il prologo è suddiviso in 12 capitoli, uno per ogni segno, riuniti in 4 parti, una per ogni elemento a cui sono associati i segni. Ebbene, abbiamo: Parte prima - Aria; 1 - Gemelli, 2 - Acquario, 3 - Bilancia. All'inizio del capitolo 3, con le parole "così era iniziato tutto" si conclude il flashback e si torna nella narrazione del presente, a partire dalla fuga del prologo. Ma mancano ancora due capitoli per entrare nella parte seconda, e riallacciarsi a questo punto al prologo è estremamente inelegante. Non è un errore, assolutamente: ma è una bruttura, una forzatura che trae origine dai film d'azione e che avrebbe potuto essere presa in considerazione.


Quanto a E-doll di Francesco Verso, l'ho letto ormai un po' di tempo fa e non riuscirei a essere altrettanto preciso nel segnalare elementi dissonanti. L'impressione generale è comunque la stessa, anche se la storia nel complesso è più solida di quelle presentate sopra. Ciò non toglie che abbia dei plot hole grandi quanto il bacino del Rio delle Amazzoni. Il solo fatto che una ragazzina venga scambiata per un robot (dagli stessi robot!) basterebbe a squalificare pienamente la credibilità della trama, ma ci sono anche altri elementi non chiari, che potete trovare elencati nel mio commento su aNobii. Se invece vi interessa una lista piuttosto dettagliata delle improponibilità delle prime 36 pagine del libro, vi rimando al post di Gamberetta, che ci va giù un po' pesante ma sicuramente rende l'idea.


A questo punto probabilmente si è perso il filo iniziale del discorso, che sta nel titolo di questo post: perché non ho comprato il Premio Urania, il romanzo Lazarus di Alberto Cola?

La risposta, che credo di aver motivato a sufficienza con gli appunti sollevati su ognuno dei tre romanzi analizzati, è questa: la fantascienza italiana proposta dalla collana è lontana, troppo lontana da quelli che considero buoni standard. Può darsi che sia io fuori dalla norma, per carità... ma non credo sia così. Perché da più parti ho sentito sorgere commenti simili ai miei, e leggendo le prime recensioni di Lazarus apparse su aNobii, credo che questo libro sia proprio quello che temevo: un altro techno-thriller dalla base fantascientifica discutbile, infarcito di filosofia da salotto neofuturista e privo di quel buon caro vecchio sense of wonder che dovrebbe stare alla base della narrativa fantastica. Non è questa la fantascienza che cerco, e anche se mi dispiace dirlo, perché seguo Urania con una certa costanza e riconosco la sua importanza nel panorama italiano, non acquisterò più gli autori italiani pubblicati, almeno fino a quando non mi sarà data prova che la prospettiva è cambiata.

E sì che di fantascienza buona, anche in casa nostra, se ne trova. Penso a Pinocchio 2112 di Silvio Donà di Leone Editore; alla raccolta Carnevale delle Edizioni XII che ho finito di leggere oggi, che pur non essendo puramente e solamente fantascienza contiene dei racconti di genere coi controcazzi; a N.A.S.F. 6 uscito poco fa, di cui ho appena iniziato la lettura, che se anche è un prodotto amatoriale contiene lavori buoni.  Per lo meno si può dire che contiene fantascienza, ecco. Insomma, il problema non è che non esistano buoni scrittori in grado di raccontare buone storie. Probabilmente, Urania è legata ad alcune logiche di selezione che prescindono dal valore reale degli elaborati, e inevitabilmente non possono che scontentare i fan. Paradossalmente, un lettore non appassionato di fantascienza potrebbe trovarli più interessanti di un fantafan; ma un lettore generalista non va in edicola a comprare libri con una fascetta arancione in alto.

Ecco perché non ho comprato il Premio Urania, e mi concedo di riservare lo stesso trattamento ad ulteriori romanzi italiani pubblicati dalla collana nei prossimi tempi (considerando anche che ne ho ancora un paio da leggere, e potrei trovarmi di fronte a sorprese analoghe). Francamente ho poco tempo da perdere con libri brutti, visto il ritmo di crescita della mia libreria. Resta inteso che se mai dovessi partecipare al Premio Urania e arrivare a vincerlo sarebbe probabilmente la cosa più bella che mi sia mai capitata... ma per il momento mantengo la mia politica di astensione.

11 commenti:

  1. Lazarus e' un romanzo decente.

    E' scritto abbastanza bene (a parte quel "erano entrambi alti uguali" e un paio di altri piccolo errorini, ma niente di grave), e' scorrevole.

    Solita ambientazione futuristica (blade runner, neuromante, ecc.) ma descritta bene, pochi eventi significativi (piu' che altro, il protagonista fa una specie di giro turistico dell'ambientazione), personaggi un po' cosi'.

    Pero', come dicevo, e' decente. Se i romanzi italiani di fs fossero tutti di questo livello o superiore ci starei.

    Non ti sei perso niente, comunque.

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  2. in effetti di Cola mi è capitato di leggere qualcosa, e mi pare un buon autore. mi dispiace che il mio boicottaggio abbia lui come prima vittima, ma per adesso non me la sento di sostenere questa politica della collana.

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  3. In parte hai ragione, ma basarsi su 3 soli Premi Urania è poco (non ricordo di preciso quanti, ma saranno una ventina). Lo dico perché Asciuti è sicuramente estremo per essere esemplificativo. Cosiccome Ricciardiello e Verso, anche se in modo minore.
    Dico una cosa: Cola non è del gruppo dei pedanti, anche se poi leggo che il punbto è il sense of wonder ed è un peccato se non lo trovi nella vertigine tecnologica, fermo restando che sono d'accordo con te riguardo al techno-trhiller.
    Insomma, è vero che certi Premi Urania lasciano il tempo che trovano, ma è meglio non generalizzare, perché si rischia di ricadere nell'inferiorità psicologica dell'autore italiano, come negli anni 50.

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  4. Comunque Phoxgen a me è piaciuto molto, anche se non rientra in senso stretto nel Premio Urania, essendo uno degli esclusi. Mi pare di ottimo livello.
    Mi parlano molto bene anche dei romanzi di Tonani (sempre pubblicato da Urania), anche se non li ho ancora letti.
    E poi c'è Evangelisti che è nato da un Premio Urania.

    Se la tua critica è rivolta verso la politica editoriale di Urania e non sugli autori italiani di fantascienza, come mi sembra di capire, è sbagliato secondo me puntare il dito sull'autore nostrano, si rischia il pregiudizio come sottolineato dall'autore dell'intervento precedente.
    Sono convinto che esistono solo le storie: le belle e le brutte e tutto quello che c'è in mezzo. A prescindere dall'origine del nostro demiurgo.
    Certo, segnalare con tutti i nostri mezzi a disposizione alla casa editrice di turno che ha pubblicato un libro brutto è, comunque, sacrosanto diritto e spesso anche dovere.

    Per concludere, se dovessi vincere il Premio Urania e scopro che non l'hai comprato, ti faccio rapire dagli alieni! ^_^

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  5. @ kipple:

    affermare l'inferiorità degli scrittori italiani è l'opposto delle mie intenzioni! come ho detto credo che si possa trovare della buona fantascienza di autori italiani, ma sono proprio quelli scelti da urania che secondo me non sono rappresentativi.

    ho parlato solo di tre romanzi perché sono i più recenti che ho letto e di cui posso fare appunti coerenti, ma il discorso credo sia estendibile a buona parte degli ultimi italiani da loro pubblicati (premio urania o no).

    non l'ho ancora letto, ma un altro libro che immagino susciterà queste stesse reazioni è "il quinto principio" di Vittorio Catani. mi baso per il momento sulla recensione di Iguana Jo (http://iguanajo.blogspot.com/2010/01/il-quinto-principio.html), che ormai considero un lettore a me affine.


    @ munzic:

    phoxgen se ricordo bene è anch'esso inserito insieme a un altro romanzo, e devo ammettere che insieme ad altri che ancora giacciono sui miei scaffali temo un po' a iniziarlo per gli stessi motivi che elenco qui. il fatto che tu lo giudichi buono mi conforta.

    su Tonani confermo, i suoi ultimi libri ("infect@" e "l'algoritmo bianco") sono buoni, anche se si tratta ancora di quel techno-thriller post-cyberpunk che può anche piacere, ma quando è l'unico genere proposto dalla collana arriva a stufare.

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  6. @Piscu: beh, se parti gia' con quella idea ti consiglio di non leggerlo:-)
    Prova a partire con una "tua" idea. Sarà un parere più genuino e magari potremo anche discuterne. Con serenità.
    Non ho letto nessuno degli Urania che hai citato. So però, per esperienza diretta, che Cola ha scritto alcuni racconti tra i più belli in assoluto della nostra sf. Sulla misura del romanzo non so quali risultati ottiene, ma non dovrebbe essere l'ultimo arrivato. Saluti, Vittorio.

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  7. intanto mi fa piacere vedere il tuo intervento.

    ti assicuro che quando inizierò a leggerlo non partirò con pregiudizi di sorta. d'altra parte nella mia libreria ho anche "slan hunter" di kevin j. anderson che mi hanno detto essere terribile, eppure un giorno mi toccherà leggere anche quello. però ammetto che ho un po' di timore ad iniziarlo, proprio perché se è in linea con le scelte editoriali di urania potrei trovarmi davanti qualcosa di molto distante dai miei parametri. io stesso mi auguro di sbagliarmi, ci mancherebbe! mica mi diverto a leggere cose che non mi piacciono!

    in ogni caso quando l'avrò letto ti farò sapere. ma non posso sapere quando succederà, perché scelgo i libri con un criterio abbastanza casuale...

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  8. Io invece Lazarus l'ho letto, e con qualche aspettativa, dovuta all'ormai lunga frequentazione della fantascienza di Alberto Cola.

    Nell'attesa di trovare il tempo per buttar giù due righe più approfondite, mi pare di poter condividere il giudizio di sgerwk qui sopra.

    Il che vuol dire che per me Lazarus è stata una mezza delusione. Ma ci tornerò sopra al più presto.

    Sulla qualità della fantascienza italiana pubblicata da Urania non sarei così drastico. Nel senso che non credo differisca poi molto dalla qualità media della fantascienza scritta in Italia. Che è ben lungi dall'essere soddisfacente ma che, nonostante tutto, ogni tanto (troppo di rado, in effetti) riserva qualche bella sorpresa.

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  9. Anche io quoto "Pinocchio 2112".
    Mi sembra la migliore uscita italiana in circolazione.
    Provare per credere.

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  10. @piscu: in genere (e' risaputo) coloro che riprendono temi altrui per "completare" qualcosa che, a ben vedere, era già completissima di per sé, fanno un'operazione prevalentemente commerciale, con le relative conseguenze. Fra l'altro, non giudico "Slan" tra i più riusciti romanzi di v.V., anzi lo pongo tra i suoi più datati e meno interessanti. Figuriamoci dunque cosa potrebbe venir fuori:-) Ma anche questo è un po' un pregiudizio.
    Se nella seconda parte della tua email ti riferisci al mio romanzo: non ho idea alcuna di quale siano le preferenze editoriali di Urania, per gli anglosassoni e per gli italiani. Anche io - come credo accada per tutti, e per libri più o meno di tutte le case editrici - spesso non condivido alcune scelte. In circa 60 anni di vita, Urania ha modificato i suoi "gusti" parecchie volte, e ogni volta mi sono ritrovato a condividere e non condividere, tranne con Fruttero e Lucentini, con i quali non condividevo nulla tranne Lafferty, Ballard , Lovecraft, e anche Disch e un altro paio di autori. Vai tranquillo, attendero' il tuo parere, quale che sia.
    Saluti, V.

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  11. Direi che hai fatto bene a non comprarlo. All'inizio Lazarus è brutto in modo imbarazzante - proprio a livello di gravi problemi linguistici - poi improvvisamente migliora (qualcuno su Anobii ha suggerito che sia cambiato l'editor). Da lì in poi diventa brutto e noioso in modo normale.

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