Scrivo questo post con un certo ritardo rispetto alle previsioni, ma il rapporto letture mensile richiede del tempo per essere messo insieme, e questo mese non avevo ancora trovato l'occasione giusta. Fortunatamente tutto quello che devo fare è ripercorrere a ritroso il mio archivio su aNobii, per cui non c'è rischio di perdere informazioni.
Innanzitutto, qualche numero: nel dicembre di quello che ormai è l'anno scorso, sono riuscito ad assimilare nove libri, anche se di questi, come vedrete, due non sono propriamente "libri", per cui il numero non è esattamente paragonabile ai mesi precedenti. Ne consegue che ho mantenuto la solita media dei 6-8 libri mensili. La fine di dicembre sarebbe anche l'occasione ideale per fare delle statistiche più ampie, ma ho già soddisfatto questo proposito con un post di un paio di settimane fa. Per cui, possiamo procedere.
Terminato esattamente il primo dicembre, di Nova Swing uscito su Urania la scorsa estate ricordo bene solo una cosa: 261. Si tratta del numero della pagina in cui il romanzo finisce. Ne sono così sicuro perché probabilmente ho passato più tempo a ricontrollare tra quanto il libro sarebbe finito che a sfogliare le pagine perché le stavo effettivamente leggendo. Non sto esagerando, è stata davvero un'esperienza terribile, e infatti nel già citato riepilogo annuale questo è stato il libro che ho giudicato peggiore di tutto il 2010. Non so quali fossero le intenzioni di Michael John Harris quando lo ha scritto. Forse il tentativo di mettere insieme una serie di suggestioni post-cyber-futuriste è infine sfociato in una storia fumosa e completamente assente. Non posso fare un riassunto della trama perché, di fatto, non ho capito cosa succede, ammesso che qualcosa succeda davvero. Può darsi anche che sia io a non avere la giusta sensibilità per apprezare un lavoro del genere (d'altra parte non mi è piaciuto nemmeno Mulholland Drive), ma in ogni caso questo non è quello che cerco in un libro. Voto: 2/10
Dopo questa batosta sono riuscito a risollevarmi con Il pianeta proibito, uno dei primi Urania Collezione, che ho voluto leggere anche in omaggio al recentemente scomparso Leslie Nielsen, che fu interprete dello storico film da cui questo libro è stato tratto. Non ho sbagliato a scrivere: si tratta infatti di una "novelization", ovvero uno di quei rari casi in cui il libro segue il film. W.J. Stuart, in seguito al successo del film, fu contattato per riadattarlo su carta, e devo dire che il risultato non è male. La storia è una space opera nel senso più classico, con personaggi ben definiti e prevedibili, ma forse proprio questo senso di familiarità e la genuina ingenuità tipica dell'epoca in cui è stato scritto, lo rendono un piccolo gioiello, una favola di altri mondi e altri tempi che non dispiace di leggere prima di dormire. Voto: 7/10
Chi ha detto che leggo solo fantascienza? Uhm, ok, di solito sono proprio io a raccontarlo in giro con orgoglio. Ma a volte mi concedo anche altro, per poter dire che non leggo proprio solo fantascienza. E se mi devo buttare su altri generi, cosa di meglio di un classico come Dieci piccoli indiani, tanto famoso che non mi prendo nemmeno la briga di scrivere il nome dell'autore? Il capostipite di un genere di giallo che ha segnato la storia, tanto rilevante che finirà sicuramente nella lista dei cento libri per sembrare fighi, e a dirla tutta l'ho usato io stesso come titolo del mio primo post del survival blog. I canoni del giallo sono cambiati da quando la storia è stata scritta, tanto quanto i paradigmi della società che hanno consentito ad Agatha Christie di scrivere dialoghi del tipo "ha fatto morire venti persone, ma non erano che negri!" e non finire come argomento principale nell'arena di giletti la domenica pomeriggio, e per questo il libro non è più tanto brillante come poteva esserlo quando è uscito, ma si tratta comunque di una pietra miliare di grande valore, e se oggi rientra nel "già visto" è perché sono stati tutti quelli dopo a copiare da qui. Voto: 7/10
Ok, non leggo solo fantascienza, ma prevalentemente sì. E ne La strada per Dune di Frank Herbert (Tea Due) si trova quella che è l'essenza primaria della fantascienza. Quello che non si trova è qualcosa che abbia a che fare con Dune, la grande saga scritta (e incompiuta) dell'autore, che ritengo una delle opere letterarie più grandiose mai realizzate, nonostante l'infelice marketizzazione che ne è stata fatta dopo la morte di Herbert... ma questa è un'altra storia, che mi propongo di affrontare prima o poi, e di cui un piccolo accenno potete leggere qui. Quindi, se pure mi sono fatto fregare dal titolo, i racconti che ho letto mi hanno comunque soddisfatto (non tutti, ma nel complesso), per la solidità delle storie di quella fantascienza hard di cui Herbert era uno dei più validi esponenti. Voto: 7.5/10
Terminato esattamente il primo dicembre, di Nova Swing uscito su Urania la scorsa estate ricordo bene solo una cosa: 261. Si tratta del numero della pagina in cui il romanzo finisce. Ne sono così sicuro perché probabilmente ho passato più tempo a ricontrollare tra quanto il libro sarebbe finito che a sfogliare le pagine perché le stavo effettivamente leggendo. Non sto esagerando, è stata davvero un'esperienza terribile, e infatti nel già citato riepilogo annuale questo è stato il libro che ho giudicato peggiore di tutto il 2010. Non so quali fossero le intenzioni di Michael John Harris quando lo ha scritto. Forse il tentativo di mettere insieme una serie di suggestioni post-cyber-futuriste è infine sfociato in una storia fumosa e completamente assente. Non posso fare un riassunto della trama perché, di fatto, non ho capito cosa succede, ammesso che qualcosa succeda davvero. Può darsi anche che sia io a non avere la giusta sensibilità per apprezare un lavoro del genere (d'altra parte non mi è piaciuto nemmeno Mulholland Drive), ma in ogni caso questo non è quello che cerco in un libro. Voto: 2/10
Dopo questa batosta sono riuscito a risollevarmi con Il pianeta proibito, uno dei primi Urania Collezione, che ho voluto leggere anche in omaggio al recentemente scomparso Leslie Nielsen, che fu interprete dello storico film da cui questo libro è stato tratto. Non ho sbagliato a scrivere: si tratta infatti di una "novelization", ovvero uno di quei rari casi in cui il libro segue il film. W.J. Stuart, in seguito al successo del film, fu contattato per riadattarlo su carta, e devo dire che il risultato non è male. La storia è una space opera nel senso più classico, con personaggi ben definiti e prevedibili, ma forse proprio questo senso di familiarità e la genuina ingenuità tipica dell'epoca in cui è stato scritto, lo rendono un piccolo gioiello, una favola di altri mondi e altri tempi che non dispiace di leggere prima di dormire. Voto: 7/10
Chi ha detto che leggo solo fantascienza? Uhm, ok, di solito sono proprio io a raccontarlo in giro con orgoglio. Ma a volte mi concedo anche altro, per poter dire che non leggo proprio solo fantascienza. E se mi devo buttare su altri generi, cosa di meglio di un classico come Dieci piccoli indiani, tanto famoso che non mi prendo nemmeno la briga di scrivere il nome dell'autore? Il capostipite di un genere di giallo che ha segnato la storia, tanto rilevante che finirà sicuramente nella lista dei cento libri per sembrare fighi, e a dirla tutta l'ho usato io stesso come titolo del mio primo post del survival blog. I canoni del giallo sono cambiati da quando la storia è stata scritta, tanto quanto i paradigmi della società che hanno consentito ad Agatha Christie di scrivere dialoghi del tipo "ha fatto morire venti persone, ma non erano che negri!" e non finire come argomento principale nell'arena di giletti la domenica pomeriggio, e per questo il libro non è più tanto brillante come poteva esserlo quando è uscito, ma si tratta comunque di una pietra miliare di grande valore, e se oggi rientra nel "già visto" è perché sono stati tutti quelli dopo a copiare da qui. Voto: 7/10
Ok, non leggo solo fantascienza, ma prevalentemente sì. E ne La strada per Dune di Frank Herbert (Tea Due) si trova quella che è l'essenza primaria della fantascienza. Quello che non si trova è qualcosa che abbia a che fare con Dune, la grande saga scritta (e incompiuta) dell'autore, che ritengo una delle opere letterarie più grandiose mai realizzate, nonostante l'infelice marketizzazione che ne è stata fatta dopo la morte di Herbert... ma questa è un'altra storia, che mi propongo di affrontare prima o poi, e di cui un piccolo accenno potete leggere qui. Quindi, se pure mi sono fatto fregare dal titolo, i racconti che ho letto mi hanno comunque soddisfatto (non tutti, ma nel complesso), per la solidità delle storie di quella fantascienza hard di cui Herbert era uno dei più validi esponenti. Voto: 7.5/10
Se il successore di Frank Herbert è statto Kevin J. Anderson, per Ron Hubbard si scomodano i grandi nomi e si può in effetti parlare di Tom Cruise. Certo, non stiamo parlando di successione artistica, perché a conti fatti si può dire che quanto verrà ricordato di Hubbard sarà più la dianetica, la disciplina che ha dato origine a scientology. Hubbard passerà alla storia come il fondatore di questa diffidata (nel senso che la gente ne diffida) religione, ma la sua carriera "pubblica" è iniziata come scrittore di fantascienza, e nemmeno uno dei peggiori. Il suo Ritorno al domani è probablimente uno dei primi libri a trattare su ferme basi scientifiche le conseguenze del viaggio a velocità relativistiche, e il destino di quei coraggiosi (o pazzi) che decidono di navigare per gli spazi siderali, ben sapendo che in questo modo rinunciano a tutto quanto conoscono e hanno amato. Un romanzo struggente, di un autore che forse meriterebbe di essere riscoperto. Voto: 8/10 - best of the month!
La Shake ha riniziato a pubblicare tempo fa alcuni classici del cyberpunk, tra i quali anche Cuore punk, una raccolta di racconti di John Shirley, che, stando all'introduzione di Bruce Sterling, non è uno "scrittore cyberpunk", ma più un "cyberpunk scrittore". I racconti contenuti in questa raccolta sono forti, estremi come è riportato anche in copertina. Forse anche troppo. Personalmente amo le atmosfere e i temi cyberpunk, ma quando questi sono accompagnati a scrittura "sperimentale" e contenuti vaghi il mio amore vacilla. In questo caso non è che ci si trovi davanti a frasi scritte da destra a sinistra o descrizioni minuti dell'orbita di un elettrone intorno al suo nucleo, ma ho avuto l'impressione che l'autore volesse dire di più di quello che sono riuscito a comprendere. Per dire, mi sono sembrati quasi più sconvolgenti gli sprazzi biografici che fanno da introduzione ad ogni racconto, che i racconti stessi. Quindi buono, ma non quanto dovrebbe essere. Voto: 6/10
Il pomeriggio di natale, avendo poco di meglio da fare, mi sono buttato sulla lettura di due fumetti in cui mi ero imbattuto durante la tradizionale spesa di regali, e sono questi i due non-libri di cui parlavo all'inizio. Ora, io non sono un fruitore di fumetti, quindi non so nemmeno se questa definizione sia appropriata, o si tratti, chessò, di "graphic novel", di "tavole" o chessoio. Quello che so, e che mi importa, è che si tratta di trasposizioni della saga della Torre Nera di Stephen King, di cui avevo già acquistato i primi due volumi. Questi La caduta di Gilead e La battaglia di Jericho Hill sono il quarto e quinto volume (per cui sì, mi sono perso il terzo), e narrano una parte di storia che nei romanzi originali era stata appena accennata, ovvero tutta quella compresa tra il ritorno del pistolero a casa dopo gli eventi di La sfera del buio e la sua comparsa all'inseguimento dell'uomo in nero in L'ultimo cavaliere. Qui si assiste al crollo della città, e in sostanza dell'intera civiltà, nel quale Roland era cresciuto, e alla morte di tutti i suoi compagni di gioventù. Non giudico le illustrazioni perché non sono competente, dico solo che mi sono sembrate appropriate al tono della vicenda. La storia a volte sembra un po' semplificata, ma probabilmente in questo caso non c'è alle spalle un narratore esperto come King. Per entrambe assegno un voto: 7/10.
Dopodiché si torna a soffrire, di nuovo con un Urania. Il titolo La valle dello zodiaco di questo volume è un medley dei titoli dei due romanzi che contiene: La valle dell'eclissi e Zodiac, rispettivamente di Claudio Asciuti ed Errico Passaro. E se dico che si torna a soffire, è perché questo è un libro che devo reputare obiettivamente brutto, non ai livelli di Nova Swing ma molto vicino. Non credo di dover approfondire la questione perché ne ho ampiamente discusso in un altro post, che ha suscitato anche una certa attenzione, quindi rimando a quello tutti quanti volessero sapere perché concludo la mia valutazione con un voto: 4/10.
Beh, dicembre non sembra essere stato un mese particolarmente felice. Ma a gennaio mi sono rifatto, e lo vedrete quando i tempi saranno maturi per il prossimo rapporto letture. Per il resto, come ogni volta, vi invito a seguire i commenti più dettagliati sulla mia pagina di aNobii.
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