Sinfonia per theremin e merli - Announcement post

C'è poco da dire per adesso, ma siccome la notizia è uscita là fuori nel mondo, la riporto anche qui: entro l'anno uscirà il mio prossimo romanzo, che sarà pubblicato di nuovo da Zona 42 visto che tutto sommato mi ci ero trovato bene, ci tornerei volentieri consigliatissimo ****/*****

Il working title è Sinfonia per theremin e merli, e potrebbe rimanere anche il definitive title, ma non voglio dire niente in proposito che tanto lo sappiamo come va a finire.


Il titolo è inserito nella campagna abbonamenti 2021 di Zona 42, accanto ad altri nomi notevoli italiani e internazionali. Ancora non ci sono date sicure, ma si parla comunque dell'autunno, con tutta probabilità in concomitanza con la Quinta Ondata.

Non mi dilungo qui su che cosa sia Sinfonia per theremin e merli (in seguito: STM), ma chi mi segue da abbastanza tempo potrà ricordarsi di aver già sentito questo titolo, e infatti si tratta di un racconto che era arrivato in finale al Premio Robot una decina d'anni fa e che ho ampliato in romanzo nel corso dell'anno scorso. Col senno di poi potete anche ricollegare gli ultimi occasionali update sui progetti in corso, e potete vedere che si parlava di quello.

Ma insomma, di qui a ottobre ce ne sarà di tempo per parlarne, e poi Diario dal tempo profondo è ancora troppo fresco per togliergli spazio. Quindi per adesso segnatevi la data, e poi ne riparliamo.


Rapporto letture - Novembre/Dicembre 2020

Sai di che mi sono accorto? Che fare il rapporto letture doppio con due mesi insieme come l'ultima volta non è poi così male. Anche perché non si chiama "rapporto letture mensile" quindi posso fare un po' come mi pare. E visto che anche a questo giro avevo meno materiale del solito (novembre e dicembre sono stati altri due mesi abbastanza densi), allora mi sono detto che poteva essere una soluzione rapida ed efficace. Quindi, conlcudiamo il 2020, che ha fatto anche cose buone, con gli ultimi titoli letti quest'anno.

 

Il primo libro finito a novembre è Capitalpunk, romanzo distopico di Lorenzo Davia che era arrivato in finale all'ultimo Premio Urania ed è stato poi pubblicato da Kipple. Devo ammettere che dei titoli finalisti del premio questo era quello che mi incuriosiva di più, quindi l'ho letto appena ho avuto l'occasione. La storia si svolge in un mondo alternativo regolate dall'esasperazione estrema delle leggi del capitalismo, in cui tutto è valutato in base a profitti, rendite e dividendi. In questo contesto seguiamo Captain Capitalism e altri supereroi, che sono gli sponsor dei grandi conglomerati sovranazionali. La comparsa sulla scena di Democrazy, un nuovo supereroe che si oppone alle "risorse" delle altre società, innesca una serie di sconvolgimenti e rivelazioni nel sistema. Il tono della storia si muove sul filo della satira, con alcune situazioni volutamente grottesche che servono proprio a mettere in risalto i paradossi del capitaliso estremo, che non sono poi così distanti dalla realtà. Il concept di fondo è molto intrigante (e lo dico con convinzione perché presenta punti di contatto con le mie storie del Memeverse, soprattutto per come viene descritta questa realtà completamente penetrata dalle leggi del #branding che nessuno comprende fino in fondo ma tutti applicano). Però, lo sviluppo della storia non mi ha convinto del tutto. Il problema principale a mio avviso sta nel fatto di aver basato tutto sulla presenza di questi supereroi, che in molte situazioni riduce la trama a combattimenti e inseguimenti che prendono spazio ma non aggiungono molto alla trama. Inoltre la presenza di questi superumani costituisce un altro gradino di sospensione dell'incredulità che si accumula agli altri e mina la credibilità dell'insieme. Nel senso: storia ambientata nel mondo con capitalismo estremo: bene, ci sto; però ci sono anche i supereroi i cui poteri spesso non hanno origini e limiti definiti: uhm, ok; poi però ci sono anche le dimensioni parallele: ah; e poi pure i viaggi nel tempo: ecco, forse è un po' troppo? C'è poi da considerare che il messaggio di fondo non è proprio limpido, perché l'avversario del capitalismo dovrebbe essere la democrazia (infatti come atto dimostrativo distribuisce tessere elettorali), peccato che buona parte dei paesi moderni vive in democrazia, ha elezioni regolari e pressoché libere, eppure il capitalismo se la passa alla grande. Questo crea una certa dissonanza, perché sommato alla meccanica dei supereroi porta alla conclusione che per battere il sistema basta fare fuori un tizio, il che è semplicistico e consolatorio anche per una storia dal tono leggero. Insomma mi è piaciuta molto l'ambientazione e la ritengo davvero potente, le citazioni in apertura dei capitoli sono spassose e le sezioni più squisitamente satiriche funziano alla grande; ma la storia che si innesta su questa base mi è sembrata andare fuori tema in molte occasioni, e questo ha indebolito parechcio l'impatto che avrebbe avuto. Non per questo dico che sia un brutto romanzo, gli assegnerei un buon voto 7/10, ma aveva il potenziale per essere un vero capolavoro. Se l'autore tornerà a questo universo (e il setup per un sequel c'è già), forse potrà correggere il tiro. A questo filone di romanzi postcapitalisti ho dedicato anche un articolo su Stay Nerd in cui l'ho associato a Catena alimentare di Stefano Tevini letto qualche mese fa, che in effetti presentava degli spunti simili per la presenza di personaggi brandizzati che si scontrano pubblicamente.

 

Usciamo dalla fiction per passare a uno dei testi che ha catturato enorme attenzione nei mesi scorsi: L'ordine nascosto, il saggio/racconto sui funghi del biolgo Merlin Sheldrake (sì, si chiama proprio Merlino sto tizio). Chi mi segue sa bene che il tema dei funghi mi è piuttosto caro (pur non avendoli mai studiati in maniera approfondita, non sono né un micologo né un fungarolo), infatti uno dei miei racconti "migliori di sempre" (definizione non mia) è Spore, che si basa proprio sulla connessione tra uominie funghi. Il libro di Sheldrake disegna una panoramica esaustiva sulle conoscenze attuali riguardo questi organismi, delle qui straordinarie capacità ci stiamo rendendo conto troppo tardi. Non mi metto a fare un elenco delle cose che emergono dal libro, ma se vi interessa rimando a un articolo sempre su Stay Nerd in cui cito appunto alcuni degli argomenti. La cosa interessante di L'ordine nascosto, che ha indubbiamente contribuito al suo successo, è che il testo di Sheldrake non è un resoconto di laboratorio delle nuove scoperte, ma è soprattutto un racconto, che intreccia le nozioni alle esperienze personali dell'autore, e ci fornisce così un aggancio per "vivere" i funghi nello stesso modo in cui l'ha fatto lui. L'impressione che ha fatto il libro è stata tale che anche il primo numero della rivista Axolotl (di cui ho parlato qualche mese fa) si è concentrato su questo tema. Unico appunto che mi sento di fare a Sheldrake è che ha perso l'occasione di citare le decompitute micotiche per lo smaltimento dei cadaveri, che sono un altro tassello importante (o comunque affascinante) del rapporto tra uomini e funghi. Ma vabbè, se volete sapere di quello, c'è sempre il mio Spore.

 

Infine un altro testo di fantascienza italiana, una lettura fuori dai soliti circuiti, perché si tratta di un libro di autori pressoché sconosciuti di un piccolo editore su un tema inusuale. True Legends - Reclutamento è il primo volume di una serie scritta a otto mani da Cristian Gaito, Sergio Mastrillo, Riccardo Vezza e Salvatore Vita. Ammetto di averlo letto perché uno degli autori me lo ha proposto, e siccome ogni tanto mi piace uscire dalla mia comfort zone di letture alla fine ho accettato. A fine lettura devo dire che sono rimasto sorpreso. TL Reclutamento si presenta come "un romanzo sul calcio", ma è una bugia. E meno male, direi: vi immaginate dover leggere un romanzo che ti racconta le partite, che palle? Soprattutto se di calcio non ve ne frega niente, come nel mio caso. La verità è che si tratta di una distopia ambientata in un mondo futuro in cui la Terra e altri pianeti sono sotto il controllo di un Network intergalattico che impone il calcio come unico sport e forma di intrattenimento consentita. I divi del calcio costruiti a tavolino sono gli eroi del popolino, e il torneo dei True Legends è l'occasione per mettere in mostra le star con i loro superpoteri alla Holly&Benji (naturali o bioingegnerizzati). In tutto questo, un ex giocatore diventato magnate di una multinazionale vuole mettere insieme una nuova squadra composta di vecchie glorie e nuove leve del calcio, per competere al prossimo True Legends e... boh, non è chiaro quale sia il suo obiettivo reale, probabilmente sferrare un colpo al regime. Trattandosi della fase di "reclutamento", il romanzo dedica ogni capitolo alla presentazione dei vari campioni che sono inclusi nella squadra, raccontandoci il loro passato e le loro condizioni attuali. E qui sta il problema principale di questo libro: che una squadra di calcio tra titolari e riserve è composta di due dozzine di giocatori, e quindi abbiamo più di venti capitoli ognuno incentrato su un personaggio diverso, e al lettore viene richiesto di prestare attenzione a ognuno di questi. Nel frattempo la storia nel presente è "congelata", così come molti altri dettagli riguardo l'ambientazione: per esempio non sappiamo come il Network abbia preso il potere, da dove derivino i poteri degli eroi del calcio, quale sia il vero obiettivo della squadra così composta. Le storie di alcuni di questi calciatori sono anche piuttosto interessanti, contengono conflitti intensi che destano curiosità (anche se ricorre un po' troppo il trope dell'eroe che ha perso la sua amata e deve ritrovarla/riconquistarla/superarla), però nessuno assume un ruolo centrale e non vediamo le conseguenze sulla storia presente di questo conflitto. Per fare un paragone, è come se la prima stagione di Lost fosse stata composta interamente e soltanto dei flashback dei protagonisti, invece di alternare il loro passato a ciò che succede sull'isola, mettendo in evidenza il collegamento tematico tra i due piani narrativi (a questo proposito, nell'ultimo video sul mio canale youtube analizzo proprio una puntata di Lost e parlo di come viene utilizzato il flashback nella serie). La realtà è che non si può costruire una storia con venticinque protagonisti: anche volendo una storia "corale" è fisiologico che ci sia un gruppo di protagonisti limitati e altri che magari si possono definire comprimari... a mano che non si stia scrivendo il Mahabharata, ma non credo che l'intento sia quello. TL Reclutamento è già molto lungo, ma arrivati alla fine si ha la sensazione di non essersi mossi di un passo dal punto di partenza iniziale: quello che sapevamo all'inizio del libro è esattamente quello che sappiamo alla fine. Va bene mantenere il mistero e riservarsi quache rivelazione per il seguito, ma trovarsi senza nessun pezzo del puzzle dopo quattrocento pagine è frustrante. Ed è un peccato perché la storia c'è, si sente che si sta preparando qualcosa di forte e ci saranno grandi sorprese e scontri epici... ma è tutto rimandato a chissà quando. La scrittura stessa è di buon livell, anche se ogni tanto eccede nel traduttese e nel registro pulp ("quella cazzo di fottuta puttana"), la lettura è fluida e avvincente, non soffre delle ingenuità tipiche che si trovano in molti testi di "autori emergenti" (dio mi perdon per l'uso di questa locuzione). L'ho letto con piacere nonostante mi fosse impossibile cogliere tutti i riferimenti al calcio (riconosco Maradona e Baggio, ma poco di più), e questo dimostra che è un testo ben scritto. Ma a mio avviso avrebbe bisogno di una ristrutturazione profonda, perché pretende troppo dal lettore e, se alla fine non soddisfa le aspettative di chi decide di dargli tanta fiducia, rischia di sfracellarsi contro il muro delle promesse tradite. Comunque per l'ambiziosità del progetto e la capacità di questi autori che hanno fatto tutto da soli, si merita un buon voto 7/10.


I miei articoli per Stay Nerd: ottobre - dicembre 2020

La concentrazione di impegni sugli ultimi mesi dell'anno si è riflessa anche sulla quantià di articoli che sono riuscito a pubbicare su Stay Nerd, che se in media sono 8-10 per trimestre, stavolta sono soltanto 4. Ma qui nessuno è così superficiale  da giudiare sulla base della quantità, giusto? Ecco quello che vi siete persi se non siete passati di lì.


Dall'Idiocrazia allo Stupidistan: la stupidità al potere dei libri - A partire dalla lettura di Stupidistan di Stefano Amato, di cui ho parlato nel dettaglio anche qui sul blog, una panoramica sui libri che descrivono mondi in cui stupid is the new black. Il caso più famoso è chiaramente il film cult Idiocracy, ma ci sono anche altri testi interessanti.

Tecnologia o magia? 6 libri fantasy per chiama la fantascienza - Uno di quegli articoli che hanno la capacità di farti odiare sia da una fazione che dall'altra, perché gli amanti della fantascienza non vogliono essere accostati al fantasy e viceversa. In questo pezzo azzardo una lista (non esauriente, per carità, che poi arriva sempre il fenomeno a dire "ma XXX nn ci'è lai messo???") di titoli convenzionalmente attribuiti al filone fantasy che però presentano elementi di interesse anche per chi in genere predilige la fantascienza. Prima o poi farò anche il contrario, così faccio incazzare di nuovo tutti quanti.

L'ennesima vittoria del capitalismo nella fantascienza italiana - Era un po' che non dedicavo un pezzo alle uscite di fantascienza italiana, e con questo articolo ho voluto recuperare mettendo insieme un paio di storie anticapitaliste lette negli ultimi mesi: Capitalpunk di Lorenzo Davia e Catena alimentare di Stefano Tevini, che pur seguendo sviluppi e toni molto diversi hanno dei punti di contatto tra loro proprio sulla presentazione di una società ultracapitalista.

I libri per capire che abbiamo sottovalutato i fungi per tutto questo tempo - Uno dei grandi successi non-narrativi della seconda metà del 2020 è stato L'ordine nascosto di Merlin Sheldrake, che illustra lo stato dell'arte dello studio sui funghi, portando al grande pubblico nozioni poco diffuse su questi organismi straordinari. Questo libro ha riaccesso l'interesse per il tema dei funghi, infatti anche il primo numero della rivista Axolotl di cui parlavo qualche mese fa era dedicato a questo argomento. Era inevitabile che io, proprio io, ci scrivessi qualcosa. E sono stato così professionale che ho evitato di autocitarmi facendo notare che parlavo di funghi before it was cool. Ma qui mi permetto di farlo, perché come sempre siamo in casa mia e faccio come mi pare.


Doctor Who New Year Special 2021 - Revolution of the Daleks

A malincuore devo ammettere dopo il disastro del finale della stagione 12 del moderno Doctor Who, l'arrivo di un nuovo episodio della serie non mi esalta più. Non lo aspetto più con trepidazione, me ne interesso perché ormai è una cosa a cui sono abituato, ma non è più capace di monopolizzare la mia attenzione come un tempo. Per questo sono arrivato all'episodio di capodanno 2021 con aspettative basse, e un certo sonno per l'orario in cui ho visto la puntata. Se da una parte le aspettative basse mi hanno permesso di godere in parte dell'avventura, il sonno mi ha portato ad addormentarmi un paio di volte, il che non è un buon segno.

Revolution of the Daleks riaggancia il precedente speciale Resolution del 2019, in un cui un Dalek da ricognizione era stato riassemblato sulla Terra e aveva preso possesso di una ricercatrice, manovrandola come una marionetta in classico stile ultracorpo per ricostruire il veicolo e tenare di richiamare la flotta d'invasione (come se i Dalek non sapessero dove si trova la Terra, ma vabbè). Adesso si scopre che l'esoscheletro Dalek distrutto in quell'episodio è stato recuperato da qualcuno e sulla base di questo sono stati realizzati dei robot per servizio di sicurezza e contenimento delle rivolte, che spruzzano acqua e gas lacrimogeno. Il malefico complotto è portato avanti da Robertson, l'industriale-che-non-è-assolutamente-una-parodia-di-trump che era il villain di Arachnids in the UK, in accordo con la leader di un partito che corre per l'elezione come primo ministro inglese.


Nel frattempo come avevamo visto alla fine di The Timeless Children (brrr), i cari Ryan/Graham/Yaz sono stati abbandonati dal Dottore, che è stata invece catturata dai Judoon e messa in prigione. La "fam" di companion ormai ha capito che il Dottore non tornerà, a parte Yaz che continua a cercare indizi per riuscire a scovarla (fun fact: c'è tutta una sezione del fandom che spinge per una romance esplicita tra Yaz e il Dottore). I tre scoprono che il Dalek è stato ricostruito e quindi fronteggiano Robertson, ma malauguratamente si presentano senza un piano e quindi finisce in nulla.

Come faranno a salvre la situazione ora che il Dottore non è più lì ad aiutarli?

Say no more, perché abbiamo riportato dentro il capitano Jack Harkness proprio per questo! Dopo il cameo di Fugitive of the Judoon, ecco il capitano si presenta in prigione e con l'utilizzo di un aggeggio magico porta via il Dottore. L'evasione dura qurantaquattro secondi. Quindi il grosso cliffhanger con cui si era conclusa la stagione 12, che ci faceva pensare a una situazione estremamente difficile per il Dottore... no, niente, si scherzava.

Ho già parlato in precedenza della pistola a salve di Chibnall in precedenza, non mi ripeto qui. Comunque la meccanica è sempre quella, introdurre indizi per plot che non si svilupperanno mai e di cui ci si libera nel giro di un paio di minuti. Le basi dello storytelling, signori.

Grazie alla comparsa di Harkness il gruppo si riunisce e scopre che il Dalek clonato dalle cellule rimaste nella corazza distrutta sta controllando l'ingegnere di Robertson e ha generato altri cloni di se stesso. Se vi sembra familiare l'idea di un Dalek che usa un umano come una marionetta aggrappandoglisi alla schiena, è perché era letteralmente il concept dell'episodio a cui qusto si ricollega. Ma evidentemente gli sembrava così forte che hanno voluto riutilizzarlo pari pari. Ovviamente i Dalek clonati entrano negli scafandri e iniziano a pilotarli facendo strage di umani ignari. No davvero, ne ammazzano a decine: per strada, negli aeroporti. Ammazzano anche la nuova prima ministra in diretta tv.

Per fermare la minaccia il Dottore chiama altri Dalek, che scoprendo l'abominio dei Dalek ibridi si impongono subito di eliminarli. Questo è probabilmente l'elemento più riuscito della storia, perché vedere i Dalek esprimere il loro nazismo maccheronico è sempre spassoso, e le guerre tra i nemici del Dottore sono divertenti, anche se la guerra civile tra fazioni di Dalek si era già vista in precedenza nella serie classica. Peccato che duri pochi minuti, perché siamo già quasi a fine minutaggio, quindi la questione va risolta in fretta. I Dalek mutanti sono eliminati velocemente (ed è un peccato, perché il design moderno era interessante) e anche i Dalek classici vengono tolti di mezzo da un solito trick del Dottore.

Nel mezzo abbiamo due-tre scene "emotive" che ci spiegano come sia difficile e imprevedibile vivere con il Dottore, che ci preparano all'imminente separazione con i companion. Infatti una volta conclusa l'avventura, Ryan e Graham abbandonano il Tardis, perché quella non è più la vita che vogliono fare. Ci provano anche a renderla una scena toccante, con il gruppo che si riunisce in cerchio come una squadra di rugby prima della partita, ma il coinvolgimento è pressoché nullo, sempre per la ragione che questi personaggi non sono stati sviluppati e non abbiamo niente da spartire con loro, così come la loro relazione speciale con il Dottore non è credibile perché non lo abbiamo visto svilupparsi e renderli davvero una "fam". Ryan che se ne va ha lo stesso impatto emotivo del rider che ti porta la pizza e poi riparte per la prossima consegna. Sarà anche che la sua interpretazione è sempre, sempre, apparsa così piatta e disinteressata, come se non avesse nessuna voglia di fare quello che stava facendo. Non dico che sia colpa dell'attore, è una questione di script e regia, ma l'apatia di Ryan è sempre stata estremamente irritante e quindi vederlo andare via è quasi un sollievo.

Spiace più per Graham che aveva avuto di momenti più intensi ed era l'unico che aveva fatto da controparte al Dottore in alcune situazioni. Ma anche in questo caso, il personaggio è completamente inutilizzato: c'era una sottotrama della sua scoperta di avere il cancro e poco tempo da vivere ma evidentemente gli sceneggiatori se ne sono dimenticati e non ne hanno più fatto menzione. Yaz, poverina, forse ora che avrà più spazio potrà scoprire di avere un ruolo oltre a quello di exposition device per il Dottore.

La cosa paradossale è che in tutto l'episodio il personaggio che emerge di più è Robertson, il cattivo-ma-simpatico. Nemmeno il capitano Harkness riesce a tenergli testa, nonostante la sua solita esuberanza. E come abbiamo detto già in precedenza (perché è già successo!), quando il personaggio più interessante della tua storia è il villain usa e getta che non vedremo più, c'è un problema. Nella puntata dovrebbe esserci anche una sottotraccia satirica, con la propaganda a favore dei Dalek come agenti di sicurezza, ma questo aspetto è dimenticato presto e non costituisce il vero nucleo della storia. Colpi a salve, di nuovo.

E se vi stavate chiedendo in che modo le tremende rivelazioni di The Timeless Children impattano sulla storia, vi sorprenderà sapere che la risposta è: nessuno. Lo sconvolgimento del Dottore per le sue origini e la nuova distruzione di Gallifrey non comportano assolutamente niente, se non lo scambio di qualche goffa battuta che ci dovrebbe ricordare che sì, è avvenuto davvero.

Revolution of the Daleks è un episodio che tutto sommato funziona, ma dimostra ancora tutti i difetti della visione di Chibnall per il Dottore. Storie ripetitive, personaggi senza scopo, dialoghi legnosi e pieni di infodump (il Dalek manipolatore passa quasi due minuti a illustrare passo per passo tutto il suo piano), alchimia assente tra i protagonisti. Il tutto conduce alla cosa più pericolosa di tutte: la noia. E infatti ci sono cascato due volte, ma quando ho recuprato le parti che mi ero perso ho scoperto che non mi ero perso davvero nulla. Si merita un voto 6.5/10 solo perché i Dalek che si ammazzano tra di loro sono una sicurezza.

Non è ancora stabilito quando inizierà la stagione 13 anche se è già stato annunciato un nuovo companion, che dovrebbe essere un attore comico piuttosto conosciuto in UK. Vedremo se la sua presenza aiuterà a portare nuova linfa in DW, purtroppo però l'impressione è che il problema non siano gli interpreti.