I miei dj set su Mixcloud

Poi non dite che non mi preoccupo per voi: per l'estate vi ho già fornito un buon ebook gratis da leggere, e ora vi metto a disposizione anche una colonna sonora per accompagnare le vostre ferie. Infatti, da qualche giorno ho creato un account su Mixcloud, un portale (derivato dal più diffuso Soundcloud) dedicato proprio alla condivisione di set, mix e podcast. Questo potrà anche darvi modo di capire meglio di cosa parlo, quando blatero di musica e vi elenco i miei ultimi acquisti. Non è detto che vi piaccia, ma un orecchio glielo potete concedere. Nemmeno tutti e due, uno solo.



Per ora ho caricato otto set, tutti con relativa tracklist e tag relativi ai principali generi inclusi nel mix. Alcuni sono anche "timestamped", ovvero l'inizio delle singole tracce è contrassegnato in modo da permettere di distinguerle (mano a mano timestamperò anche gli altri). Oltre a questi ne ho comunque altri già pronti che caricherò prossimamente, segnalandoli volta per volta. E in seguito, quando registrerò dei nuovi mix, non mancherò di farveli notare. I titoli dei set, quando non sono una composizione dei titoli del primo e ultimo pezzo, hanno comunque un loro significato che non è il caso di stare a sviscerare qui, per cui prendeteli per fede. Inoltre, di tutti i set più lunghi di un'ora e venti esiste anche una versione accorciata, che rientra negli 80 minuti e può quindi essere scritta su CD per ascoltarla sul vostro stereo, o in macchina come faccio di solito io: nel caso vi interessi, chiedetela direttamente a me.

A questo punto avete libri e musica per l'estate, volete anche che vi prepari io anche l'aperitivo?

Coppi Night 21/07/2013 - Sette psicopatici

Mi piacciono i meta-film, quei film in cui si parla della generazione del film stesso, o di un altro che poi, inevitabilmente, diventa esso stesso parte del film. Esempi di questa mise en abyme in effetti non ce ne sono molti, ma il più valido che posso citare è Adaptation/Il ladro di orchidee, scritto da Charlie Kaufman e interpretato da Nicholas Cage, che in una Coppi Night precedente alla nascita di questo blog è stato visto, ma di cui non trovate qui la recensione. Sette psicopatici (incredibilmente, titolo tradotto in modo fedele!) è un film di questo genere, e quindi già guadagna punti in partenza.

La storia si muove intorno al protagonista (Colin Farrel), uno sceneggiatore di cinema che deve consegnare un lavoro ma non sa come muoversi. La sua idea è quella di scrivere un film ("Sette psicopatici" appunto) in cui compaiano sette individui squilibrati, ma che non siano semplici maniaci omicidi, anzi, vorrebbe quasi che nessuno di loro uccidesse gli altri. Mentre lui tenta di scrivere il film, riceve i suggerimenti di un amico (Sam Rockwell) e del suo socio in affari (Christopher Walken), affari che consistono nel rapire cani e intascare la ricompensa promessa dai proprietari. Ma i due rapiscono il cane sbagliato, quello di un boss mafioso, e da lì si trovano invischiati in una serie di circostanze piuttosto pericolose. Nello stesso tempo, la stesura del copione continua, con l'aggiunta di nuovi personaggi che trovano riscontro nella vita reale: un killer di mafiosi, un killer di killer, un monaco buddista, e così via. I sette psicopatici quindi si trovano a essere a metà tra realtà e invenzione, e in un primo momento non è sempre chiaro se quanto si vede sia reale o scritto dal protagonista (o dal suo amico, che ha idee ben diverse).

Ne risulta un film davvero piacevole, basato su azione e humor nero, ma che non sfocia quasi mai nel fracassone, manentendo un livello abbastanza alto non solo nelle scene movimentate, ma anche in quelle più riflessive. L'intreccio che si crea tra i personaggi è avvincente, e riserva un paio di sorprese azzeccate, soprattutto nell'individuazione dei 7 psicopatici del titolo, alcuni dei quali vengono rivelati solo in seguito. Molto apprezzabile anche il fatto che il finale non sia tanto il climax nel quale si vede il confronto tra il boss e il gruppetto di protagonisti, ma la sequenza successiva, con i consigli per la sceneggiatura lasciati dall'anziano amico, che evocano immagini e sensazioni davvero forti. Personalmente non mi piace molto Colin Farrel come attore, ma sa fare il suo dovere. Certo il suo ruolo è eclissato dalle interpretazioni eccellenti di Rockwel (attore quasi sempre di secondo piano, ma che apprezzo tantissimo per film come Moon, Soffocare, Guida Galattica per Autostoppisti, Galaxy Quest, Confessioni di una mente pericolosa...) e Walken, che riesce sempre a dare profondità ai suoi personaggi.

Non mi aspettavo un risultato simile da un film di questo tipo, che pensavo ricadesse nel solito fascio di filmetti d'azione sgangherati e umoristici. Ma qui c'è di più, e si riesce tanto a divertirsi che a farsi coinvolgere.

Dalle parole ai factory

Il calembour nel titolo ci sta sempre bene, e in questo caso è pure azzeccato, perché proprio dalle parole si parte, e a maggior ragione il gioco funziona considerando che la rubrica "letteraria" di questo blog si chiama proprio così. Lo scopo del post è di segnalare la nascita di una nuova iniziativa, a cui mi sono affiliato, e che inizierà a muoversi nei prossimi mesi: la Factory Editoriale I Sognatori.

Sì, lo so che a leggere questa formula avete alzato un sopracciglio e state pensando che si tratta di qualche roba alla scientology per scrittori, e che tra poco vi proporrò di fare il test di ammissione e poi iscrivervi così ci prendo la percentuale per ogni persona che portate. Le cose in effetti non stanno così, e concedetemi almeno il prossimo paragrafo per provare a spiegare. Il discorso vi risulterà più familare se siete addentro il panorama editoriale underground italiano, ma cercherò di renderlo comunque comprensibile.

Si parte dal fatto che il nostro è un paese di scrittori, in cui quasi tutti hanno un "romanzo nel cassetto", ma quasi nessuno legge più di un libro al mese, e molti in effetti nemmeno uno all'anno (poi c'è gente come me che alza la media, come dovreste constatare se seguite i miei rapporti letture). Da questa stortura di base si origina tutta una serie di fenomeni che si sovrappongono e si mischiano creando un ambiente piuttosto malsano: editoria a pagamento, vanity press, autopubblicazione, print on demand, concorsi, premi, selezioni, circoli e così via. Non sto dicendo che questi siano fenomeni dannosi a priori, ma il loro proliferare confonde parecchio le idee, e tende a elevare delle barriere tra gli interlocutori su cui la scrittura si basa: scrittore, editore, lettore. La "factory editoriale", che non è un'invenzione recente, ma finora mai messa in pratica (almeno non a questi livelli) in italia, è una soluzione intermedia che consente di integrare maggiormente il rapporto tra scrittore ed editore, dando maggiori possibilità a entrambi e garantendo trasparenza reciproca. In pratica, una factory è una scuderia di un numero preciso di autori, che l'editore si impegna a seguire e pubblicare, e che a loro volta si impegnano a seguire la linea e gli obiettivi dell'editore. Eliminando così tutta la fase di selezione, corrispondenza, ricerca, entrambe le parti sono più libere di dedicarsi alle rispettive competenze.

I Sognatori è una piccola casa editrice attiva da diversi anni, che pubblica narrativa mainstream, di genere, e poesia, e che non si avvale della distribuzione tramite le librerie. Il suo direttore Aldo Moscatelli, dopo anni di lavoro, di sforzi e di scontri con tutte le parti in gioco (efficacemente riassunti nel'ebook gratis Le invio manoscritto, attendo contratto), ha deciso di cambiare formula, e adottare il sistema della factory. Dopo una fase preliminare di selezione di circa 100 autori, la factory è pronta a muovere i primi passi, e inizierà presto a lavorare sui suoi progetti, condivisi e portati avanti da tutta la scuderia. La factory I Sognatori rappresenta quindi un approccio diverso, potenzialmente innovativo, all'editoria, e ha potenzialmente i mezzi per realizzare qualcosa di significativo, in tempi medi.

Volete sapere come si svilupperà la factory? Quali libri pubblicheremo? Dove e quando presenteremo i nostri libri? Quali iniziative metteremo in campo per far sentire la nostra voce? Allora iscrivetevi alla mailing list della factory: mandate una mail a info@casadeisognatori.com e dite all’editore (Aldo Moscatelli), in maniera chiara e diretta, che lo contattate per chiedere di essere iscritti alla sua mailing list, in modo da essere tempestivamente aggiornati sulle mosse compiute dalla factory.

Questo per quanto riguarda l'aspetto istituzionale de I Sognatori. Dal punto di vista personale, invece, mi preme spiegare le ragioni per cui ho deciso di entrare in questo progetto. Senza modestia di facciata, penso di poter affermare di essere uno scrittore con un buon curriculum, di certo non un professionista (non ho mai percepito un cent per le mie pubblicazioni) ma nemmeno un esordiente totale, e in diversi anni di attività ho anche iniziato a conoscere il mercato in cui mi muovo (è triste ridurre il tutto a un "mercato", ma di fatto è così). L'idea della factory può apparentemente essere in contrasto con la logica del trovare il grande editore che ti piazza sugli scaffali di fianco alla cassa nei bookstore, ma ho sempre creduto che, al di là del successo commerciale (che pure è gradito), ci siano altri aspetti da ricercare: la professionalità, il riconoscimento, il rispetto e l'appoggio dei colleghi. La factory, a mio avviso, è un'ottima occasione non tanto (o non solo) per raggiungere il classico obiettivo della "pubblicazione con isbn", ma per prendere parte a un progetto ampio e originale. Questa motivazione è per me una componente importante, visto che, forse per la mia naturale pigrizia, fatico a scrivere senza un obiettivo o una scadenza: tra 100 autori a lavoro, avremo sicuramente un ordine del giorno molto fitto, che mi impegnerà a tempo semipieno. In più, devo ammettere che l'idea di entrare a far parte di una comunità di scrittori con obiettivi ben precisi, e un editore capace e onesto alle spalle, mi esalta, visto che mi sento un po' orfano quanto a "community" dopo la chiusura di Edizioni XII. E confrontarmi con autori non specializzati in generi specifici come lo sono di solito io può anche farmi bene.

Insomma, questo è quello che si prospetta. Non posso garantire successo e non so quali saranno i tempi e i modi per iniziare ad ottenere dei risultati. Ma vi terrò aggiornati, e spero di avervi incuriositi al punto di seguire I Sognatori e dargli l'appoggio chemerita.

Skan Magazine n. 11

Appuntamento mensile con lo Skan Magazine, che a partire dal numero 7 ospita un mio racconto nella rubrica apposita "Being Piscu". Questo mese è la volta di Eredi, e si tratta di fatto del primo racconto inedito apparso su questa rivista, che finora aveva ripubblicato lavori che erano già usciti in precedenza in altre raccolte.




Come sempre, oltre al mio contributo si trovano quelli di molti altri autori con i loro racconti, qualche articolo, recensioni e segnalazioni di libri, e illustrazioni. E se considerate che tutto questo malloppo ve lo portate a casa gratis, è evidente che si tratta di un buon affare.

Skan Magazine n. 11, come tutti i dieci precedenti, si può scaricare o visualizzare direttamente dal sito, da poco rinnovato nella grafica e ancora più accessibile.

Coppi Night 14/07/2013 - Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti

Avevo sospettato fin dal primo momento che questo titolo fosse un'impropria trasposizione italiana come le tante che dobbiamo subire da sempre, ma c'è anche da ammettere che l'originale Hoodwinked! non si traduce bene. Anzi, in effetti non riesco a capire nemmeno come interpretarlo.

Il filone delle favole reinterpretate forse non è nato esattamente con Shrek, ma è stato sicuramente quest'orco a portarlo al successo. Questo film si inserisce nello stesso genere, assieme a Il gatto con gli stivali e diversi altri, mi pare ad esempio di ricordare qualcosa come "Biancaneve e gli 007 nani". Insomma, non è la prima volta che si vedono i personaggi delle favole calati in un mondo moderno, in storie che hanno poco a che fare con la tradizione fiabesca e anzi spesso assumono toni drammatici e pulp (per quanto possa essere pulp un maialino rosa ciccione...). In generale, gradisco questo tipo di contaminazione, che chiaramente vanno prese alla leggera.

In questo Cappuccetto Rosso, assistiamo appunto in un primo momento alla conclusione della favola, con la ragazzina che entra in casa della nonna, trova il lupo mascherato, e all'improvviso arriva il tagliaboschi. Ma le cose non stanno come sembrano, e in una serie di interrogatori si scoprono le diverse storie dei personaggi, che si incrociano e costruiscono pezzo per pezzo il mosaico completo. Ora, sia chiaro, non è Memento, ma un minimo di impegno gli autori ce l'hanno messo per mettere insieme una storia meno prevedibile del solito. Purtroppo questo vale solo per la prima parte, quella in cui appunto vengono ascoltati i quattro protagonisti (Cappuccetto, lupo, nonna, tagliaboschi); quando, in seguito, viene rivelato il vero "cattivo", la storia si trasforma in una classica missione di salvataggio senza niente di esaltante. Il finale quindi è piuttosto sottotono, nonostante la prima parte fosse un minimo interessante.

Due note a parte vanno fatte per alcuni aspetti tecnici: intanto le canzoni, che se è vero che in un film del genere sono appropriate, credo che fossero evitabili. Voglio dire, i tempi dei classiconi Disney con gli uccellin che cantano sono passati... ce ne può stare una giusto per creare l'atmosfera fiabesca, ma non sette o otto, proprio non si reggono! Inoltre l'animazione in questo film è davvero scadente, i modelli sono statici e i movimenti plasticosi. Non so chi l'abbia prodotto, ma non è certo un lavoro di alto livello, e quindi è sorprendente che abbia avuto un relativo successo.

Rapporto letture - Giugno 2013

Ecco il primo rapporto letture della stagione estiva! Giugno è stato un mese piuttosto "turbolento" a livello personale, ma questo non ci impedirà di leggere e ora recensire i cinque libri di media mensile! Stavolta si parla quasi esclusivamente di fantascienza, con soltanto una breve intrusione di un manualetto di agricoltura. Non sto scherzando.

Più riguardo a TransitionIl primo libro letto è stato Transition di Iain Banks, importantissimo autore della fantascienza contemporanea scomparso improvvisamente qualche mese fa. Ora, Banks aveva la particolarità di scrivere con due pseudonimi: questo e Iain M. Banks (con solo l'iniziale nel mezzo), e si dice che questo secondo moniker fosse usato per scrivere i libri di fantascienza, mentre quello senza M per il mainstream. In base a questa distinzione, Transition dovrebbe essere un libro "non di genere"... e invece è fortemente fantascientifico. Semplificando al minimo, è una storia di universi paralleli, con una élite di "viaggiatori" che si sposta e controlla tutte le realtà parallele (o almeno quelle accessibili). Ma ci sono degli oppositori all'interno del Concern, e da questo conflitto interno si origina la serie di avventure descritte nel libro, adottando il punto di vista di numerosi personaggi, l'identità dei quali non è chiara fin dall'inizio ma si rivela poco a poco. La storia è sicuramente appassionante, e le idee contenute molto stimolanti, tuttavia c'è qualcosa che non funziona a dovere in questo romanzo: forese, è proprio l'eccessiva focalizzazione sui personaggi che fa quasi passare in secondo piano la trama e perdere il filo. Non è facile quindi ambientarsi all'interno delle transizioni, ma nonostante qualche divagazione alla fine vale la pena. Voto: 7.5/10


Cambiamo decisamente tema, toni e mezzi, con Due minuti a mezzanotte, l'ebook che raccoglie tutti i capitoli del roundrobin che nel corso del 2012 ha visto impegnarsi molti scrittori e blogger per creare in comune un'ampia storia supereroistica. In 2MM si trova infatti un po' tutto l'assortimento di poteri e personaggi tipici del genere, e si pensa inevitabilmente ad X-Men e simili. In effetti, la storia non è del tutto omogenea. Probabilmente proprio perché deriva dai contributi separati di molteplici autori, con obiettivi, stili e caratteri diversi, manca un senso di unità all'intero libro. Si può probabilmente intuire che ogni autore, nel suo capitolo, abbia cercato in qualche modo di dare un apporto significativo, e per questo si accumulano continuamente nuovi personaggi e rivelazioni che poi non trovano un adeguato sviluppo. In definitiva credo quindi che un progetto come questo trovi la sua forma ideale proprio nel "racconto a puntate" su blog, ma preso unitamente in un singolo ebook perde parte della sua sostanza. Peraltro segnalo che è attualmente in corso la seconda stagione di 2MM: Nativity. Fate un giro sul blog! Non assegno un voto perché come ho spiegato non credo sia appropriato valutarlo in questa forma.


Più riguardo a Robot 67Un po' in ritardo ho preso a leggere anche il numero 67 di Robot. Solito mix di autori italiani e stranieri, racconti inediti e recuperati. Qui troviamo per esempio alcuni pezzi di Fredric Brown, che per quanto sempre validi si erano già letti e riletti altrove. Interessante l'ultimo, un Premio Hugo che ricorda La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, mentre tra i racconti italiani forse l'unico che risalta è quello di Clelia Farris, che riesce a catturare con le sue atmosfere. Tra gli articoli troviamo cronache interessanti di Brown e Dick, e un lungo pezzo di Fredereik Pohl su una delle sue mogli che, sinceramente, lascia il tempo che trova. Nel complesso commestibile ma nessuna perla dentro: voto 6/10


Più riguardo a 2061Ogni tanto mi viene in mente che devo completare qualche saga, e quella di Odissea nello Spazio è una di queste. Ero a metà della tetralogia di Arthur C. Clarke, ed ero rimasto bloccato perché non trovato il terzo libro, ma poi mi sono reso conto che con il mio kindle potevo anche cercarlo in inglese, e così ho acquisito 2061: Odyssey Three. Il titolo però è ingannevole, perché di odissee qui non se ne vede. Soltanto un'astronave che va incontro alla cometa di Halley, e un'altra naufragata su Europa (la luna di Giove, non il continente), che alla fine di 2010 era stato messo in quarantena dai monoliti. Come Clarke ci ha abituato, le situazioni presentate sono spunti per introdurre idee e teorie di tipo squisitamente scientifico/speculativo, e in questo caso è più questo aspetto a sorreggere il libro, piuttosto che la trama. Fortunatamente nell'epilogo qualcosa sembra muoversi in preparazione per la conclusione di 3001. Voto: 6.5/10


Più riguardo a La rivoluzione del filo di pagliaE infine, l'avevo detto: La rivoluzione del filo di paglia, un "manuale introduttivo" di "agricoltura naturale", e se uso tutte queste virgolette c'è un motivo. Infatti il metodo di Masanobu Fukuoka ha sì un suo valore "coltivativo", ma è soprattutto un approccio rivoluzionario, per quanto minmalista, all'agricoltura in genere. Semplicemente, si tratta di non fare nulla, e lasciare e che la roba cresca da sé. Il libro è tanto un manuale quanto un manifesto, e contiene oltre a spiegazioni spicciole su come coltivare il riso anche inserti sociologici, politici, filosofici, scientifici e così via. Gli spunti sono molto validi, e infatti se siete stati attenti qualche settimana fa ne ho tratto una citazione di ambito culinario. Non vi consiglio di leggerlo, perché se l'argomento non vi interessa non sapreste cosa farne, ma devo ammettere che è stato stimolante. Non metto un voto perché non so come valutare un manuale-manifesto...


In realtà avrei letto anche un sesto libro, un racconto di Paolo Bacigalupi scovato da qualche parte, ma trattandosi appunto di un solo racconto di cui non ricordo nemmeno il titolo, evito di dilungarmi in una recensione che sarebbe lunga quanto il testo stesso.

Coppi Night 07/07/2013 - Die Hard: Un buon giorno per morire

A.k.a. Die Hard 5, a.k.a. A Good Day to Die Hard, perché nella serie di film si sono sempre divertiti a includere la formula originale nel titolo, come ad esempio quello precedente era Live Free or Die Hard. Per la verità la recensione di questo nuovo film non si discosterebbe di molto da quella del quarto, che il Coppi Club ha visto nel febbraio di quest'anno. Sarà che il franchise è quello, no? Willis/McClane che anche se non vorrebbe si ritrova a dover sparare per uccidere e allora i cattivi muoiono, qualche buono rischia di morire, qualche buono diventa cattivo, e così via. Qui l'elemento in più è la presenza del figlio di McClane, che come usa da quelle parti porta lo stesso nome del padre con un "junior" in fondo (e io mi chiedo sempre, ma se poi lui a sua volta ha un figlio e gli dà lo stesso nome, diventa "juniorer"?), e la cui esistenza non era peraltro mai stata paventata nei quattro film prima di questo... ora, capisco che McClane tenga separati lavoro e famiglia, ma insomma, dato che la figlia invece era spesso nominata, mi sembrava ragionevole che ogni tanto pure lei facesse un accenno al fratello.

Ma vabbè, le questioni famigliari sono roba personale e lasciamogliela sbrigare come meglio credono, anche se verso la fine, prima della battaglia col final boss, c'è uno di quei momenti di stucchevolezza padre-figlio. In ogni caso, questo film ha se non altro il pregio di avere un rispetto delle leggi fisiche leggermente superiore a Vivere o morire, e forse anche la posta in gioco è più alta. Mentre lì si parlava di un hackeruccio, qui c'è del plutonio di mezzo, vanno a fare un giro a Chernobyl che mette sempre un certo timore, e metà film si svolge in russia, con dialoghi in russo che, data l'assenza di sottotitoli della versione vista dal Coppi Club, ha impedito la comprensione di buona parte della trama, o almeno di quella parte dialogata. Fortunatamente in film del genere non sono le parole a fare la storia, ma le pistole, e quelle parlano uguale in tutte le lingue.

Insomma, per quanto non ci sia niente di particolare da segnalare, il film è guardabile, sicuramente piacevole per chi cerca roba di questo tipo, ma alla fine dei conti non si discosta molto dai capitoli precedenti quanto a struttura (là dove invece nel terzo film, se non ricordo male, c'era quella faccenda degli indovinelli che lo rendeva un po' più accattivante). E si sente già puzza di Die Hard 6.

Lost in Lost #1 - Ep. 1x01-1x13

Dopo l'annuncio dato nei giorni scorsi, ecco la prima puntata della nuova rubrica "Lost in Lost": come ho già spiegato, ma ripeto chi si fosse appena sintonizzato, con questi post ripercorrerò la visione della serie tv Lost da parte di un nuovo spettatore, che accompagnerò lungo il percorso, fornendo poi una cronaca delle sue impressioni e teorie. Ritengo che, affrontate col senno di poi, queste possano risultare interessanti per chi, come me, ha già visto la serie. La cronaca non sarà costante, episodio per episodio, ma verrà riportata quando la trama fornirà spunti significativi, il che vorrà dire in media ogni 2-3 episodi, ma se necessario più raramente o più spesso.
Proprio per questa ragione, come potete vedere lì in alto nel titolo, il primo post affronta un bel blocco di 13 episodi, ovvero metà prima stagione. Ho ritenuto necessario allungare la visione per la prima cronaca in modo che emergesse qualcosa su cui speculare: nella prima decina di episodi, infatti, non succede poi niente di sconvolgente: si tratta essenzialmente di una presentazione dei vari personaggi, ognuno dei quali ottiene un episodio a lui dedicato (nel caso di Jack e Kate due), che fornisce una prima inquadratura della storia pre-isola. Nell'episodio 13 si assiste alla storia dei fratellastri Boone/Shannon (ve li ricordate?), e gli unici del gruppo principale a non aver ancora ricevuto il loro flashback sono Michael e Hurley (e anche Jin, ma lo abbiamo visto in parte in quello di Sun).

Ebbene, uno spettatore arrivato a questo punto che cosa pensa dei misteri dell'isola? Il "mostro" finora non ha attirato troppa attenzione, perché le sue comparse sono state sporadiche (l'ultima proprio nell'episodio 13 era addirittura immaginaria) e non si sono avuti in pratica elementi per dedurre di cosa si tratti. La Rousseau, incontrata da Sayid nell'ep. 9, suscita una certa diffidenza, e la spiegazione per le sue farneticazioni "è pazza" non sembra sufficiente. Si sospetta quindi che possa appartenere allo stesso gruppo di Ethan, che nell'ep. 11 ha rapito Claire, ma anche qui sulla provenienza di questi sconosciuti non si riesce ancora a formulare teorie. Lo stesso per la botola: Locke e Boone l'hanno scoperta da poco e non hanno ancora iniziato la loro massiccia opera di escavazione, per cui non è ancora possibile farsi un'idea sul suo contenuto, anche se appare collegata al cavo trovato da Sayid sulla spiaggia.


Pertanto, come anticipato, arrivata a metà la prima stagione inizia appena ad ingranare, e ci si aspetta che con le novità dei prossimi episodi si smuova finalmente qualcosa. L'attenzione finora è quasi esclusivamente sui personaggi, e a questo proposito, sul lato gossip pare probabile un futuro coinvolgimento tra Kate e Sawyer, mentre la coppia Kate-Jack non combinerà nulla alla fine dei conti. Anche Shannon-Sayid sembrano affiatati, ma questo non aggiunge molto. Finora, la curiosità più pressante è stata su cosa ha fatto Kate per essere ricercata, ma ho dovuto smorzarla parecchio rivelando che si dovrà aspettare la seconda stagione, con l'episodio intitolato appunto What Kate Did (e, anche allora, il tutto appare piuttosto anticlimatico...). E poi, mi è stato chiesto, perché non si mangiano pure gli orsi polari, invece di sterminare solo i cinghiali? In effetti sembrano appetitosi, no?

Futurama 7x14 - 2-D Blacktop / Realtà in 2D

Dopo l'ultimo countdown è finalmente inziata la seconda parte della settima stagione di Futurama, che sarà anche, presumibilmente, l'ultima. Il primo episodio della nuova tornata trasmesso da Comedy Central è 2-D Blacktop, che tuttavia non è il quattordicesimo in ordine di produzione, ma per motivi che esulano la comprensione del pubblico è stato scelto come mid-season premiere.

La puntata segue dapprima un filone "automobilistico", con il Professore che taboga la sua astronave mettendo a rischio la sicurezza dell'equipaggio, e decide così di andarsene e finisce per unirsi a una gang di streetracers (non so se si chiamano precisamente così: insomma, quelli che fanno le gare clandestine per strada, ci siamo intesi), che rimangono impressionati dal suo "dimensional drift", un freno a mano che sbalza il suo mezzo nello spazio.  Intanto alla Planet Express viene acquistata una nuova astronave perfettamente sicura, ed è quando i due "piloti" avversari, Leela e il Prof, si sfidano che si entra nella seconda parte della puntata, con i passeggeri rinchiusi in un universo a due dimensioni, una Flatlandia (che in realtà si chiama Flatbush) dapprima noiosa e poi anche pericolosa. Il gruppetto cercherà quindi un modo per fuggire, e naturalmente sarà di nuovo il Professore a risolvere la situazione e far tornare tutto alla normalità.

Personalmente non sono un fan dell'automobilismo e ancor meno di quella sottocultura dello street racing che ultimamente deve tanto al franchise di Fast and Furios. Quindi la parte dedicata alle corse non mi entusiasma più di tanto, per quanto comunque non sia poi così esagerata. Anzi, più che alle gare in sé, l'attenzione è spostata (forse anche troppo!) sui personaggi che compongono la gang, la ragazza in particolare, e c'è qualche accenno di sottotrama che però non viene sviluppato. La parte che si svolge nell'universo in 2D ricorda in un certo senso il secondo miniepisodio di Reincarnation, ambientato in un mondo-videogioco. Per quanto breve, in questa parte c'è tuttavia spazio per qualche interessante speculazione sci-fi, come la ragione per cui è impossibile avere un tubo digerente in un mondo a due dimensioni. Avrebbe probabilmente meritato dare più spazio a questa parte rispetto alla prima, visto che la maggior novità si percepisce proprio qui, piuttosto che col New New York Drift.

La puntata risulta quindi godibile, ma non eccezionale, con il Professore come unico personaggio in evidenza, e una serie di situazioni non del tutto equilibrate. Dose standard di gag, e fortunatamente qualche riferimento geek nella parte in 2D, che fa guadagnare a questo episodio il suo voto 6/10.

Nuove rubriche: Dimenticatoio e Lost in Lost

Breve post di servizio per informare che nelle prossime settimane su questo blog vedranno la comparsa due nuove rubriche: "Dimenticatoio" e "Lost in Lost". Ecco di cosa si tratta.

Il Dimenticatoio sarà un archivio di recensioni varie di libri, film, serie, oggetti, videogame, e insomma qualsiasi altra cosa che appartiene ormai a un'epoca passata, anagraficamente recente ma concettualmente remota, visto che c'è un abisso immenso tra la realtà di vent'anni fa e quella attuale. Se pure posso ancora essere etichettato come "giovane", ho da tempo raggiunto l'età in cui gli elementi caratterizzanti della mia infanzia e adolescenza sono ormai lontani e quasi dimenticati. Eppure alcuni di questi, anche stornando la componente nostalgica, erano davvero validi all'epoca e lo sarebbero ancora adesso, se riscoperti. Col dimenticatoio cercherò appunto di dare nuova vita ad alcuni di questi reperti più importanti.

Lost in Lost invece sarà una cronaca della serie tv Lost, appunto, che nel primo decennio degli anni 2000 ha sicuramente contribuito a rivoluzionare il panorama degli show, come adesso probabilmente sta facendo Game of Thrones. Io non sono un grandissimo esperto di telefilm, ma credo che siano pochi quelli che si può dire abbiano segnato la storia. Penso a Twin Peaks, X-Files, e forse il successivo è proprio Lost. C'è chi lo ha amato e chi non lo sopportava, e io mi colloco in una posizione intermedia, apprezzando molte sue caratteristiche ma criticandone ampiamente altre (soprattutto nell'ultima stagione). Tuttavia, non sarò io a raccontare le puntate: nella mia cronaca riporterò invece le impressioni e teorie di un'altra persona, un nuovo spettatore che ha appena iniziato a seguire la serie e che accompagnerò nella visione, chiedendo di fornirmi le sue interpretazioni man mano che procede. Credo che possa essere un esperimento interessante, per tutti quelli che hanno già concluso la serie, per riscoprire tutte le possibilità che via via emergevano, e magari anche un'opportunità per tornare a immaginare come sarebbe potuto essere. La cronaca non sarà puntuale, nel senso che non procederà puntata per puntata, ma a scaglioni, quando verrà fuori qualcosa di abbastanza significativo da poter suscitare una reazione importante nel nuovo spettatore.


Non è detto che le nuove rubriche riscuotano successo, ma nell'ambito di ampliare i temi del blog credo che possano servire il loro scopo. Buona lettura!

Coppi Night 30/06/2013 - Crazy Stupid Love

Dopo un Cosmopolis alquanto ostico da digerire, il Coppi Club ha deciso di virare su qualcosa di più leggero, scegliendo infine questa recente commedia romantica interpretata da uno stock di attorucoli in lizza, in modo da accontentare tutti i palati: Steve Carrel, Juliane Moore, Ryan Gosling, Kevin Bacon, e altri nomi che ho già sentito ma non so ricollegare quindi non elenco.

Generalmente in questi film la trama non ha poi una grande rilevanza, visto che gira e rigira le situazioni "sentimentali" che si possono venire a creare sono sempre le solite: lui con lei, lei non vuole più lui, tradimento, riappacificazione, scambio, e blabla. Qui Carrel è un padre di famiglia scaricato dalla moglie che prende lezioni di rimorchio dal superfigo Gosling (wow, che novità, era dai tempi di Giletti a Beato tra le donne che non vedevo una cosa del genere!), mentre nel frattempo la babysitter è cotta di lui, e suo figlio a sua volta è innamorato della babysitter (e lo dimostra con la frequente masturbazione a lei dedicata), e poi il superfigo finisce per innamorarsi "davvero" anche lui, eccetera... insomma, niente di nuovo ma materiale sufficiente per mettere in scena le solite situazioni divertenti, equivoci, e un paio di azzeccate sorprese del "chi è chi".

Per quanto il climax con multirissa nella parte finale sia tutto sommato divertente (anche se un po' macchiettistico), dopo di questo il film si dilunga anche troppo, e invece di chiudersi con questa nota goliardica sente l'esigenza di una scena conclusiva in cui si ribadiscono i buoni sentimenti e la forza dell'amore che non sfigurerebbe in una puntata dei Puffi. La dose di melensaggine è quindi fin troppo elevata nel corso delle due ore, ma, beh, se avete scelto un film con questo titolo potevate aspettarvelo. Tipico film da guardarvi la sera con la fidanzata, anche se non capisco perché alle fidanzate piaccia vedere in che modo solitamente vengono rigirate come degli arrosticini durante la fase di corteggiamento.

Mytholofiction

Ci (ri)siamo! Circa una settimana fa ho annunciato che presto avrei rilasciato il mio secondo e-book autoprodotto, e oggi, primo giorno d'estate (perché dai, non si può dire che giugno si sia impegnato tanto) ecco che arriva! Il modesto successo di Quattro Apocalissi mi ha portato a inserire nei miei obiettivi di scrittura per il 2013 di realizzare almeno un altro ebook, per mantenere calda la mia fanbase (posto che esista qualcosa del genere), e ho pensato che fosse appropriato far uscire il nuovo lavoro prima che iniziassero le partenze per le ferie, di modo che gli e-letttori estivi possano caricarselo sui loro dispositivi e leggermi sotto l'ombrellone a Formentera, Malta, Ischia, o qualunque altra isola di villeggiatura a scelta.

Nella mia vasta produzione (e non sto scherzando, pare strano anche a me ma ho in archivio una settantina di racconti, esclusi quelli brevissimi che sono forse altri venti-trenta!) c'è tutto lo spazio per trovare temi che accomunino un certo numero di lavori, e anche in questo caso ho quindi individuato un filo conduttore per la raccolta. Posso quindi presentarvi ufficialmente Mytholofiction, che porta la faccia della copertina disegnata dal buon (e soprattutto economico) Simone Laurenzana:



Stavolta ho aumentato la dose, e invece dei quattro racconti dell'ebook precedente qui ne troverete ben sei! In effetti la lunghezza complessiva è più o meno la solita, trattandosi di racconti mediamente più brevi, tra i quali uno di appena una paginetta. Come il titolo e la copertina dovrebbero suggerire, il tema stavolta è quello mitologico, che in parte può accomunarsi anche a quello delle apocalissi, ma che in questo caso non si risolve necessariamente nella fine del mondo. Le sei storie di Mytholofiction sono appunto "fiction mitologica": partendo da leggende di varie culture e religioni, forniscono delle interpretazioni alternative o calano gli stessi miti in contesti diversi o moderni. Tra i temi toccati si trovano diversi pantheon antichi, come quelli induista ed egizio, ri-scrizioni di episodi bibilici e riferimenti fantarcheologici. Come in Quattro Apocalissi ho cercato di mantenere una certa variazione di stili e generi, anche se si possono più omeno inquadrare tutti i racconti tra la fantascienza e l'urban fantasy.

Disclaimer: so che quando si tocca la religione la gente si fa estremamente seria ed è pronta a dichiararsi "offesa" dalle insinuazioni altrui. Sono peraltro pronto a scommettere che nessuno obietterà riguardo le mie speculazioni sulle divinità egizie, ma potrebbe storcere il naso quando cerco di spiegare l'immacolata concezione. Dovesse tra i miei lettori trovarsi un soggetto del genere, non è mia intenzione piegarmi a chiedere scusa, perché l'offesa è tutta nella testa di chi legge, ma mi sento di dare un suggerimento: take it easy! Sono solo storie, scritte per intrattenere, e non sto cercando di insegnare nulla né convertire nessuno.

Dei sei racconti di Mytholofiction, tre sono interamente inediti, mentre i restanti sono stati precedentemente pubblicati su altre raccolte. Gli inediti sono Errata corrige (il racconto da me scritto per la prima edizione ever di Minuti Contati!), Voi demoni e Immacolata concezione. Al contrario Alleanza, Nimby e Pr-Medjed sono già usciti negli anni scorsi in diverse antologie (qualcuno anche un paio di volte, ma qui lo ritrovate corretto e aggiornato), e potete divertirvi a ricercarli nella mia lista di pubblicazioni. Inoltre, in appendice alle storie, ho inserito anche una breve descrizione delle leggende trattate da ogni racconto, in modo da facilitare la comprensione per i lettori che volessero cogliere tutti i riferimenti presenti senza necessariamente doverle cercare. Una sorta di Let me google that for you offline.

Mytholofiction è disponibile in download gratuito su questa pagina, nei formati .epub, .mobi, .pdf e in un pratico archivio .zip che li contiene tutti. Presto lo troverete anche su vari portali come Kindle Store ed Ebook Gratis. Copertina a parte, ho curato personalmente la preparazione dell'ebook, usando l'estensione writer2epub di OpenOffice e Calibre. L'unica differenza rispetto al precedente è che ho impaginato il documento originale su un foglio A5 invece che A4. Dovrebbe funzionare tutto correttamente, indici compresi, ma se riscontrate problemi o imprecisioni segnalate pure, e cercherò di correggerli e migliorare per il prossimo e-book. Perché ce ne sarà un prossimo, penso di poterlo garantire. Buona lettura!