Qualche settimana fa in giro per la blogsfera si è aperta di nuovo l'aspra diatriba tra i sostenitori del libro di carta e quelli della sua versione elettronica. La polemica si è scatenata a partire da un post* pubblicato da un giornale "serio", che operava il confronto in maniera superficiale e pregiudiziata, e ha scatenato una slavina di commenti (più di 300 solo sul sito) e contro-post. Ad emergere è spesso una contrapposizione piuttosto netta tra le fazioni, quasi una vera e propria identità di partito che porta a confutare sempre e comunque la parte opposta. Insomma, più che i lettori, sembra che a contrapporsi siano gli e-lettori (dovevo in qualche modo spiegare il titolo del post, no?).
Ma qual è il nucleo dello scontro? Quali argomenti vengono evidenziati dalle parti? E come si colloca in merito il modesto autore di Unknown to Millions, che non sarà tante cose, ma un lettore lo è di sicuro? Fino a qualche settimana fa non mi sarei pronunciato sull'argomento, visto che non avevo ancora accesso al mondo degli e-book. Ma da metà del mese scorso sono entrato in possesso di un Kindle 4, quindi adesso so bene di cosa si parla, e posso intervenire.
Per chi capitasse qui senza seguire regolarmente il blog, faccio presente che il mio impegno con la lettura è piuttosto intenso: basta dare un'occhiata alla mia libreria aNobii, aggiornata costantemente dal 2009 in poi, per capirlo. Quindi, so cosa vuol dire avere 500 volumi per casa e un libro sempre in mano. Per chi, come me, legge tanto (io mantengo una media di 5-6 libri al mese, ma anche un paio penso siano sufficienti per rientrare in questa definizione), l'utilizzo di un e-reader si rivela rivoluzionario, e non credo di esagerare. Finora, lo ammetto, non ho ancora sfruttato appieno il mio nuovo Kindle, principalmente perché prima di portarmelo in giro ho bisogno di acquistare anche un'apposita custodia protettiva (potete anche regalarmela, se vi va...), ma le poche prove che ho fatto mi hanno ampiamente convinto delle enormi potenzialità del dispositivo. Non voglio stare a fare un elenco dei vantaggi, perché di recensioni online ne trovate a bancali interi, ma posso dire con criterio che hanno ragione! Nemmeno io ci credevo del tutto finché non ho iniziato a usarlo, ma ora che con un investimento di 80 euro ho praticamente a disposizione tutta la bibliografia mondiale (visto che ho la fortuna di saper leggere in inglese) ritengo di aver fatto un grande passo in avanti.
Ne consegue che mi schiero in maniera evidente a favore dell'e-book. Ma la fazione opposta, perché si oppone? La ragione più gettonata è che il libro "fisico" non si può sostituire. Che niente può equivalere il piacere di avere delle pagine da sfogliare, una copertina da ammirare, un inchiostro da odorare. E in parte, devo dire, sono d'accordo. Perché è vero, la sensazione di tenere un libro in mano è unica e inimitabile, tutti i lettori sono cresciuti con essa e non potranno abbandondarla. Ma, appunto, possedere e utilizzare un e-reader non significa dover buttare al macero tutti i libri che si hanno! Paradossalmente, la maggior parte di questi sostenitori del libro non sono altrettanto rigorosi nel difendere l'ascolto di un CD (o persino un vinile) rispetto a un mp3 ricavato dal video caricato su youtube. Eppure, il principio è lo stesso: la "fisicità" opposta alla "virtualità". Niente può eguagliare il suono del vinile, non si può negare. E allora, come conciliare le due cose? Perché è legittimo avere una musicoteca completamente digitale (personalmente oltre ai 500 libri ho pure un 400 CD originali, ma non siamo qui per parlare di questo), ma non una libreria della stessa natura?
A mio avviso, la giustificazione di questo atteggiamento è implicita, e non si tratta di una ragione fine a se stessa, ma di un vero e proprio paradigma: il paradigma del "libro-oggetto". Da secoli, il libro inteso come un insieme di pagine stampate, rilegate e racchiuse da una copertina, si è radicato nell'immaginario collettivo, è diventato un fenomeno non solo scientifico o culturale, ma sociale, di costume. Il libro non è solo un veicolo di informazioni, ma è anche uno status symbol (intendo il termine in senso neutrale, non nell'accezione negativa di "oggetto inutile che serve a identificarsi"): il libro è qualcosa da possedere, fare proprio, esibire. Ripeto: non sono estraneo a questa definizione, anzi. Io stesso amo possedere i libri, ne traggo un piacere quasi sensuale. Ma, anche qui in modo paradossale, ad attenersi più strettamente a questo aspetto sono coloro che i libri li leggono meno. Per chi infatti è un lettore occasionale o anche sporadico, il rapporto informazione/oggetto è fortemente a favore del secondo termine. Mentre un lettore forte, come lo sono io, ha una percezione ben diversa di quanto sia importante il contenuto dell'oggetto, e pertanto riesce ad apprezzare qualunque miglioramento che renda più accessibile quell'informazione (è questa la stessa ragione che mi ha portato a benedire e pubblicizare il Thumb-Thing). Ecco perché nel partito dei sosenitori si trovano soprattutto coloro che i libri li leggono davvero, mentre dall'altra parte ci sono per lo più coloro per cui è più forte il valore "simbolico" del libro, che il suo contenuto. Oltre a portatori di interessi diversi, come certi editori, giornalisti "professionisti" e così via.
Sicuramente la mia analisi non prende in esame molti punti della questione, ma visto che l'obiezione più spesso rivolta all'e-book risiede tutta in quella "e" iniziale, mi pare che essa sia ampiamente risolvibile con queste considerazioni. Non c'è nessun motivo per cui un lettore, un vero lettore, il cui obiettivo primario è attingere quanta più "informazione" possibile, non debba trasformarsi in e-lettore (e questo spiega di nuovo il titolo, pensavate che non ci avrei messo un doppio senso?). Il che, ripeto ancora, non implica il totale abbandono della carta, solo il suo affiancamento con un mezzo più maneggevole, più rapido, più accessibile, più economico, più ecologico.
Concludo aggiungendo che, con l'acquisizione del Kindle, presto nei miei rapporti letture inizieranno a comparire anche recensioni di e-book. Devo ancora valutare se riuscirò a tenere traccia anche di questi su aNobii o meno, ma nel giro di qualche mese faranno sicuramente comparsa tra la lista mensile dei libri assimilati.
Sicuramente la mia analisi non prende in esame molti punti della questione, ma visto che l'obiezione più spesso rivolta all'e-book risiede tutta in quella "e" iniziale, mi pare che essa sia ampiamente risolvibile con queste considerazioni. Non c'è nessun motivo per cui un lettore, un vero lettore, il cui obiettivo primario è attingere quanta più "informazione" possibile, non debba trasformarsi in e-lettore (e questo spiega di nuovo il titolo, pensavate che non ci avrei messo un doppio senso?). Il che, ripeto ancora, non implica il totale abbandono della carta, solo il suo affiancamento con un mezzo più maneggevole, più rapido, più accessibile, più economico, più ecologico.
Concludo aggiungendo che, con l'acquisizione del Kindle, presto nei miei rapporti letture inizieranno a comparire anche recensioni di e-book. Devo ancora valutare se riuscirò a tenere traccia anche di questi su aNobii o meno, ma nel giro di qualche mese faranno sicuramente comparsa tra la lista mensile dei libri assimilati.
*Tengo a precisare che uso il termine "post" con criterio: il fatto che il pezzo sia stato pubblicato sul sito di un giornale "vero", da un presunto giornalista "vero", non lo rende più autorevole di qualsiasi testo pubblicato da qualunque altro blogger. Pertanto, non adotto termini più ufficiali quale "articolo".
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