Coppi Night 25/11/2012 - Mientras duermes

Non so quanto siano graditi i miei commenti sulle trasposizioni dei titoli dei film nelle versioni italiane, che spesso premetto alle recensioni vere e proprie. Tuttavia è un particolare che non posso fare a meno di notare, forse perché personalmente, in quanto a mia volta "autore", do molta importanza al titolo, che in pratica è il nome con cui un autore battezza la sua creatura. In questo caso poi, la versione italiana... non è italiana! Nel senso: Mientras duermes è stato presentato qui da noi come Bed Time, con l'aggiunta sui poster di una malandrina crocetta su quella prima e per farla diventare una a, creando così un pun piuttosto prevedibile. Ora, mi chiedo: a parte il fatto che Mentre dormi mi sembra un titolo molto evocativo, di grande impatto e coerente con l'opera, ma se proprio lo si vuole cambiare, perché inventarsi un titolo in inglese? Trallaltro, nella sua versione anglofona, lo stesso è stato trasposto come Sleep Tight, quindi non è nemmeno stato ripreso quello. Forse l'idea avanzata da qualche espertone di marketing è che un titolo anglofono tira più di uno italiano che tira ancora più di uno spagnolo? Vabbè, non mi voglio addentrare dentro menti del genere, ma ci tenevo a sottolineare l'anomalia.

Ho sostenuto Mientras duermes con poco entusiasmo, aspettandomi (forse anche per via di quel titolo sballato?) un tipico horror in cui, presumevo, spunta l'uomo nero o qualche mostriciattolo simile, magari ripreso con la videocamera a spalla, con tanto sangue ma senza la gioia dello splatter, urletti e attori neri che muoiono per primi... ma mi sbagliavo. Questo film non è un horror, a meno non nella sua definizione attuale più comune: non c'è niente di soprannaturale, e nemmeno maniaci che si divertono a sgozzare gli ospiti del loro albergo per farne degli snuff movie. Volendo definirlo, è forse più corretto parlare di "thriller psicologico", perché è un film che per tutta la durata tiene in tensione lo spettatore, ma lo fa senza scene di azione, inseguimenti e sparatorie. Tutto sta nel seguire il protagonista/narratore, comprendere i suoi obiettivi e cercare di partecipare alla sua missione.

Che poi, in effetti, questo protagonista si potrebbe tranquillamente chiamare maniaco. Stalker, quanto meno, anche se sta allo stalking come Darth Sidious sta al Lato Oscuro della Forza: magari non l'ha inventato lui, ma ne ha fatto una disciplina metodica e ordinata, quasi una ragione di vita a sé. Si presenta come un tipo mediocre, che lavora senza troppa dedizione come portiere in un palazzo, e si sente profondamente infelice. In uno degli appartamenti dell'edificio, però, vive una ragazza, giovane, bella, solare, che tutte le mattine lo saluta e gli rivolge un sorriso di buongiorno. César, il portiere, è ossessionato da Clara, la ragazza, ma se all'inizio la sua può sembrare una semplice infatuazione amorosa, ben presto si scopre che è molto di più e molto di peggio. Si tratta piuttosto di una seria, forte (e folle?) determinazione a renderla infelice quanto si sente lui, a "cancellarle quel sorriso dalle labbra". Il piano viene realizzato intanto con lettere ed sms minacciosi, ma soprattutto con delle intrusioni notturne in casa di Clara, mentre lei dorme, durante le quali riesce a lasciare segni più concreti, più fisici, della sua oppressione. In tutto questo, César ha anche un piano a lungo termine, un obiettivo lontano e terribile che, è sicuro, riuscirà a cancellare per sempre la serenità dalla vita di Clara.

Il film rende alla perfezione le atmosfere cupe e claustrofobiche che sperimenta il protagonista, specialmente nelle sequenze che si svolgono di notte nell'appartamento della ragazza. Sono lievemente scettico su come lui riesca a muoversi in libertà per casa sua senza farsi scoprire: è vero che la droga apposta con cloroformio o simili, ma mi pare strano che l'effetto sia così pesante e così duraturo da lasciargli tutto il tempo e la sicurezza di fare quello che deve. Comunque, dando per buono questo particolare, assistere alle sue macchinazioni incute una profonda inquietudine... ma non solo. Questa, forse, è la cosa più riuscita di Mientras Duermes: César è per sua stessa ammissione il "cattivo", le sue intenzioni sono malvagie e le sue azioni meschine (e quel che è peggio, lui sa di non essere nel giusto, è perfettamente cosciente di stare facendo del male), eppure il film è girato in modo che lo spettatore si trovi ad empatizzare con lui. Per quanto questo sia sbagliato, distorto, orribile, quando il portiere rischia di essere scoperto, si rimane in tensione per lui; quando si scontra con il ragazzo di Clara, si tifa per lui. E se anche ci si rende conto "ehi, aspetta, ma lui è lo stronzo!", per qualche incomprensibile effetto di straniamento in realtà appare come il punto di riferimento. Il suo terribile scopo, perseguito con tanta tenacia (nonostante lui stesso commetta alcuni errori, e rischi di mandare tutto a monte per alcune superficialità), lo fanno passare quasi come l'eroe, anche se le sue "virtù" sono certamente discutibili.

In conclusione, un film a suo modo disturbante, che lascia lo spettatore in uno stato di confusione morale. Forse, per questo, non è un "film per tutti", perché è crudo e diretto, e quello che si prova durante la visione non è del tutto piacevole. Ma non sempre piacevolezza e profondità coincidono, e questo ne è un ottimo esempio. Peraltro, si è trattata di una scelta azzeccata per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Ultimi acquisti - Novembre 2012 (parte 1)

Sono passati tre mesi dall'ultima sortita per l'acquisto di cd, e il mio bisogno di nuova musica iniziava a farsi fisiologico. Per questo, il giorno successivo al mio compleanno, sono andato dal solito Mastelloni (avete letto l'articolo che parla di lui su L'unità, vero?) e ho riportato a casa una quindicina di nuovi pezzi da aggiungere alla mia collezione. Come di consueto, suddivido l'analisi in più parti: in questa prima parlerò degli album puramente techno, nei successivi due passerò ad altri generi e commistioni e alle compilation.

Cominciano con Artifakts (bc), che è una ristampa dell'album del 1998 di Plastikman, alias d'esordio del personaggio attualmente noto come Riche Hawtin. La serie di album iniziata all'epoca con Sheet One (la cui cronistoria è riportata all'interno della custodia) costituiva uno dei più interessanti esperimenti di techno-minimal essenzialista, pura nella definizione più "pulita" del termine. I suoni sono definiti e precisi, il ritmo continuo ma non affrettato, la struttura dei pezzi è lineare e intuitiva. Non è certo musica che può piacere a tutti, anzi, molti faticherebbero a definirla "musica", proprio per la sua asetticità, evidenziata dal design candido del package. Eppure, questa a suo modo è storia.


Si rimane in ambito minimale, di nuvo con uno dei nomi più importanti. Ricardo Villalobos è praticame il Re Mida della minimal, perché trasforma in oro qualunque cosa tocca. Il suo nuovo Dependent and Happy, appena uscito per Perlon, è l'ennesima conferma della sua immensa competenza in questo genere. Forse, anzi, dopo il boom degli anni scorsi, Villalobos è uno dei pochi in grado di produrre ancora della minimal di qualità: i suoi pezzi sono sì lunghi e ripetitivi, ma anche profondi e sorprendenti. È difficile definire cosa renda Koito o Timemorf, che all'apparenza sono pezzi semplici, delle tracce così eccellenti. Ed è incredibile come solo con un kick, un hat e un sample vocale l'autore sia riuscito a creare l'atmosfera di Put Your Lips. Insomma, ha poco senso starne a ragionare, va solo ascoltato e assimilato.


Personalmente ho scoperto Daniel Stefanik tre o quattro anni fa, con il suo remix di Zugunruhe di Ripperton, che mi aveva profondamente affascinato. Non ho seguito gli ultimi sviluppi del dj, ma sapevo dell'uscita di un nuovo album e l'ho cercato subito. Confidence, pubblicato da Cocoon, riesce a esprimere bene lo stile dell'autore. Si tratta di techno incisiva, decisa ma non invadente, che si attesta su ritmi non eccessivi e aggiunge alla base una varietà di suoni che riescono a dare un'atmosfera più ampia ai pezzi. Questo non tradisce però l'anima techno dell'album, che risulta coerente nella sua proposta musicale, chiara ed efficace.



Steve Bug ha il merito di essere il fondatore dell'etichetta Poker Flat, una delle etichette più solide nel campo techno/house. Questo di per sé dimotra che è un dj di esperienza, e le sue produzioni raramente mancano il bersaglio. È questo il caso anche per Noir, uscito da poco. I suoi pezzi forse non eccellono per originalità, ma la qualità non manca: sia che si tratti di techno in senso più stretto, sia le contaminazioni più houseggianti arricchite di vocal. L'intento dichiarato è comunque quello di una raccolta pensata per il club, più che per l'ascolto, il che emerge dalla struttura e tono di tracce come No Adjustments e Those Grooves. Qualche pezzo cerca di sviluppare meglio la parte strumentale, come The Seventh Victim, e anche se non si tratta di esperimenti falliti, bisogna ammettere che il focus è più azzeccato per le tracce pensate per il dancefloor.


Questo è probabilmente il gioiello principale che mi sono portato a casa, a maggior ragione perché non mi aspettavo di esserne colpito così tanto. Primavera è il secondo album di Basti Grub, dj che da almeno quattro-cinque anni si è distinto soprattutto per le sue produzioni in stile latin. Il suo album precedente del 2009 era praticamente incentrato tutto sulle sonorità latine, tribali e "big band" riproposte con una base più pressante di stampo techno. Il giochino, pur gustoso, nel corso dell'ascolto si faceva prevedibile, quindi il doppio cd Das Dschungel Orchester non funzionava in pieno. Ma Primavera è un altro discorso. Si tratta sempre di techno, stavolta ancora più definita e inequivocabile. Ma la componente tribal/latin qui è sfruttata con una sapienza che raramente si riscontra altrove. Forse in tempi recenti Nick Curly è riuscito a fare qualcosa di simile, ma qui siamo obiettivamente su un altro livello. Perché Basti Grub, che nonostante l'amore espresso per le sonorità sudamericane e africane è tedesco purosangue da dodici generazioni, non si limita a inserire su una base techno dei campionamenti di musica latina, come solitamente viene impostata quella che si definisce latin techno, ma costruisce i suo i pezzi intorno ad essa, esaltandone l'atmosfera. Per questo, le tracce di Primavera non sono semplici "mash up" di musica elettronica e tradizionale, ma costituiscono una vera e propria fusione di queste due anime apparentemente antitetiche, ma che invece si dimostrano complementari. È anche un album "da secondo ascolto", che acquisisce valore ogni volta che lo si risente e se ne colgono ulteriori, meravigliosi dettagli. Provate ad ascoltare un paio di volte Verano e forse capirete cosa sto dicendo.

A breve il mio primo ebook!

Siccome questo è il mio blog, e "mio" significa che ci faccio quel che mi pare, spreco un post per pubblicizzare l'imminente uscita del mio primo ebook. Posso anticipare infatti che nel giro di pochi giorni metterò a disposizione per il download gratuito il file, in una varietà di formati che dovrebbe accontentare tutti. Sto curando personalmente l'impaginazione, ed essendo la prima volta che mi ci metto devo ancora risolvere alcune dettagli tecnici, ma il grosso del lavoro (scrittura a parte) è fatto, quindi dovrei riuscire a diffonderlo in tempi brevi.
 
Non voglio per il momento svelare il contenuto. Dico solo che si tratta di quattro racconti indipendenti ma con un tema comune, di lunghezza variabile, tutti più o meno fantascientifici con qualche deriva verso il weird. Dei quattro solo uno è stato già pubblicato (anzi, è proprio il mio primo racconto selezionato per un'antologia!), mentre gli altri sono inediti. Il resto preferisco svelarlo al momento dell'uscita ufficiale, fornendo nel frattempo qualche teaser e sneak peek, perché mi piace pensare che sia una cosa che davvero qualcuno possa attendere con trepidazione. Questi frammenti non li metterò qui sul blog, che non voglio intasare, ma se mi seguite su facebook o twitter li vedrete comparire già nei prossimi giorni.

Ma ora che ci ripenso, dai, il primo assaggino ve lo concedo già ora. Ecco un frammento della copertina che mi sono fatto appositamente realizzare dal primo grafico professionista disposto a farmi il lavoro a gratis che ho trovato:




 
Passate da queste parti per gli aggiornamenti che giungeranno a breve!

Coppi Night 18/11/2012 - Dogma


Questa settimana era il mio turno di proporre i film, ma per questioni logistiche e disavventure assortite non sono stato in grado di proporre un tema univoco a cui fare riferimento. Tuttavia, dalla selezione messa insieme è alla fine emerso questo film, un esempio secondo me valido di prodotto leggero ma creativo.  

Dogma è piuttosto conosciuto, e il "Buddy Christ" presentato nelle prime scene è anche diventato un meme abbastanza diffuso (tant'è che ne hanno fatto anche un action figure!).  Qui da noi forse non è conosciuto come fuori, e non voglio dire che in italia non è stato promosso perché è un film che scherza sulla religione (quella cattolica in particolare) e noi abbiamo il papa in casa e cloro al clero, ma insomma, è strano che sia meno famoso, per dire, di un film come Das Experiment. Quindi, breve riepilogo della trama per contestualizzare l'analisi. Dogma inizia quando due angeli rinnegati, Loki e Bartleby (rispetivamente Matt Damon e Ben Affleck), condannati da tempo immemore a vivere sulla Terra, scoprono che esiste un modo per ritornare nel Regno dei Cieli: un vescovo ha infatti indetto un'indulgenza plenaria per chi parteciperà alla cerimonia di inaugurazione di una nuova cattedrale, per cui se i due entrano in quella chiesa, e poi muoiono, andranno in paradiso! Così facendo però, i due dimostrerebbero che Dio aveva torto, quando ha loro imposto che non sarebbero più ascesi al Cielo, e questo paradosso, incidentalmente, farebbe collassare tutta l'esistenza. Dio potrebbe anche intervenire per sistemare la questione, se non fosse che... è stato rapito in una delle sue passeggiate sul pianeta. Per questo alcuni messi divini (il serafino Metatron) convocano un gruppetto di umani che possano mettersi sulle tracce degli angeli e fermarli. Tra questi ci sono l'ultima discendente di Cristo e due fattoni, ai quali poi si aggiunge il tredicesimo apostolo e una musa in pensione (Salma Hayek). Il gruppetto si imbatte in difficoltà successive, scopre poco per volta la natura e il senso della sua missione, e giunge infine al confronto finale coi due angeli, che danno e attaccano a sterminare gente a caso (come ci si aspetterebbe da dei buoni Angeli della Morte, del resto). Nel frattempo, se possibile, ci sarebbe anche da rintracciare e liberare Dio...

Già da queste linee essenziali si può intuire he la storia di Dogma è fantasiosa, con alcuni interessanti spunti di riflessione sia logica che filosofica, poi forse anche teologica, se non fosse che il tono del film, per buona parte, è leggero, quasi al limite del demenziale. Alcuni personaggi, come la coppia di "profeti" e il tedicesimo apostolo, hanno l'obiettivo dichiarato di buttare una battuta ogni tanto, spendo a sfondo sessuale, esorcizzando così la "profondità" dei temi. Sull'altro lato però, vengono messi in evidenza anche problemi più complessi: questioni sulla fede, il libero arbitrio, il "piano di Dio", il senso della vita. Queste parti riescono a dare alla storia una prospettiva più epica, se non bastasse che in gioco c'è la sopravvivenza stessa del cosmo. Tuttavia, forse dall'attrito tra queste due componenti si ricavano alcune pecche nel film. Infatti, a volte, non è chiaro se le uscite dei personaggi debbano essere prese seriamente o costituiscano delle battute. Non è facile infatti cambiare prospettiva mentale tra un ragazzone che insiste per scopare con la discendente di Gesù, e Metatron che racconta di quanto ha spiegato proprio a un Gesù ragazzino la sua missione; si rimane spiazzati quando Bartleby diventa furioso per essere stato abbandonato da Dio, quando mezz'ora prima il suo collega voleva sparare a una signora che non gli aveva detto "salute" dopo uno starnuto. In retrospettiva, non è nemmeno chiaro quale sia l'atteggiamento del film nei confronti della religione: è vero che tutta la storia è un pastrocchio che prende in giro la mitologia cristiana, ma quando si parla della fede il tono è sempre serio, e la presenza di Dio (quando si manifesta) è davvero salvifica, anche per chi non credeva nella sua esistenza.

In definitiva, si tratta di un film godibile, anche se manca di un'identità precisa. Di buono ha che riesce sia a intrattenere sia a far sorgere qualche domanda, ma in compenso a volte si perde troppo in una direzione (il mostro di merda!) o nell'altra (che piani ha Dio per una donna che ha perso l'utero?). Sicuramente, per qualcuno che non si è mai posto problemi di natura teosofica, può essere un buon punto di partenza per interrogarsi.

Rapporto letture - Ottobre 2012

Eh, ottobre è stato un mese di magra! Infatti a quanto risulta dal mio aNobii, ho letto solo tre libri, cioè la metà di quella che è la mia media mensile. Anche se, a fare meglio i conti, in realtà si può constatare che uno dei libri contiene due romanzi, e ce n'è un altro che su aNobii non compare, quindi si arriva a cinque, e siamo già su valori più accettabili. Passiamoli in esame uno per volta.


More about Millemondi Inverno 2010: Un impero per l'infernoIl primo è proprio quello che vale per due: Un impero per l'inferno è il titolo comune sotto cui sono stati riuniti i romanzi Ph0xGen! e Ascensore per l'ignoto, rispettivamente di Italo Bonera + Paolo Frusca e Stefano Carducci + Alessandro Fambrini: quattro autori in un libro solo! I due romanzi sono degli "scarti" di un Premio Urania, segnalati alla fase finale ma non vittoriosi, e scelti in seguito per la pubblicazione. Ph0xGen! è un'ucronia in cui l'impero austriaco ha vinto la prima guerra mondiale, e da lì ha consolidato il suo dominio sull'Europa e il primato sul mondo intero, sostituendosi al ruolo degli USA come superpotenza nella nostra linea temporale. Tuttavia non tutti sono così contenti del dominio asburgico, e così da più parti si iniziano a combinare complotti per rovesciare l'impero. Il mistero centrale ruota intorno a un "segreto" custodito nelle segrete di una certosa, che garantirebbe agli Asburgo il controllo di tutto il mondo. Personaggi diversi si intrecciano quindi dal momento in cui il nuovo imperatore viene assassinato il giorno dell'incoronazione, e lentamente si procede verso la soluzione di tutti i misteri. La storia non è particolarmente originale, ma scritta comunque in modo avvincente, quindi si segue bene. A stupire è soprattutto l'ambientazione, che i due autori hanno reso al meglio, infondendo di "austricità" tutto il mondo moderno, a partire dai termini tecnologici/informatici che hanno matrice tedesca piuttosto che inglese. Molto gustosi anche i richiami a personaggi contemporanei traslati nell'universo ucronico. L'altro romanzo si muove su temi completamente diversi: parte all'inizio come una sorta di pastiche al limite dell'assurdo, ma dalla metà in poi si sviluppa sostanzialmente sul modello di un fantasy, con una principessa che incarna il Bene che deve sconfiggere un terribile signore del Caos. Ci sono accenni di satira, ma oltre metà libro non sono altro che un continuo avvicinarsi dei due avversari, che sfruttano quelle che di fatto sono doti magiche per condurre la battaglia. Il finale poi non illustra né rappresenta nulla di concreto, quindi non si capisce come finisce davvero la storia. Il voto 6/10 complessivo che assegno al libro è composto dalla media tra il 7 per Ph0xGen! e 5 per Ascensore per l'ignoto.


More about Minuti contatiSi rimane sugli autori italiani con la raccolta Minuti contati, curata da Maurizio Bertino per Nero Cafè. Ne avevo già parlato segnalando l'uscita del libro, che contiene anche cinque miei racconti, quindi per capire di cosa si ritratta vi rimando a quel post. Nel complesso la raccolta mi ha soddisfatto, anche perché in molti casi ha riportato le memorie del fulmineo concorso a tema da cui il libro ha origine, ed è stata una sensazione piacevole. Ma al di là di questo, il libro contiene diversi racconti di buon livello, e stupisce come autori "non professionisti" siano riusciti a creare pezzi di qualità in così poco tempo, oltre a fornire un'interessante prospettiva dei temi interpretati in modo diverso da ogni autore. I toni e i generi sono variegati, dall'horror alla fantascienza, dal thriller all'umoristico, ma tutti i racconti hanno un loro "nucleo" in grado di sostenerli. Il curatore inoltre ha anche inserito un'utile cronistoria del concorso, illustrando come si sono svolte le varie edizioni e quali autori sono via via emersi, per andare poi a formare la classifica finale, inserita in appendice. Si ottiene quindi un prodotto ben studiato che celebra una delle iniziative attualmente più valide che si trovano in giro. Voto: 7/10.


Ecco il libro che non compare su aNobii, e si tratta del primo vero e proprio ebook consumato sul mio recentemente acquisito kindle! Si tratta di Lo schiacciaporci, ebook gratuito di Simone Corà, scaricabile dal suo blog. Non è un romanzo, ma un racconto lungo, che segue le avventure di una guida che accompagna in una grotta del suo paese un turista, ignorando che questi è in realtà un cacciatre di mostri, che a quanto pare sono abbondanti e feroci in tutto il mondo. Il racconto è pieno di azione e di umorismo nero, quindi si legge velocemente e con piacere. La storia non è certo sconvolgente, si limita appunto a una caccia al mostro, ma proprio perché il tono rimane leggero e il ritmo serrato si legge con piacere. Forse il finale non è del tutto completo, e fa pensare che questo possa essere il primo capitolo di una serie piuttosto che un racconto autoconclusivl, ma il rapporto soddisfazione/impegno è assolutamente positivo. Voto: 7/10


More about Vita con gli automiEccezionalmente, questo mese James White è l'unico autore straniero che ho letto. E anche Vita con gli automi contiene in realtà due romanzi: Vita con gli automi, appunto, e Partenza da zero. Il primo racconta di un medico che si risveglia dopo un lungo criosonno in un mondo in cui la vita ha praticamente cessato di esistere, e l'unica compagnia esistente sono i robot che mantengono attivo l'ospedale in cui lui era ibernato. Resosi conto di essere l'unico sopravvissuto, cercherà di dirigere il suo esercito di robot per riportare la Terra in condizoni abitabili, ma si accorge che i progressi sono troppo lenti, e sarà costretto a successive lunghe ibernazioni per vedere i risultati delle sue azioni, in una simulazione di viaggio nel tempo monodirezionale. Partenza da zero si apre invece con una guerra tra umani e una razza aliena, e un piccolo contingente di prigionieri abbandonati sul pianeta che gli alieni utilizzano come pirgione aperta. I nuovi venuti hanno intenzione di mettere insieme un piano per fuggire, e lavoreranno anni interi per preparare tutto il necessario, incidentalmente industrializzando il pianeta-prigione. Alla fine, si scopre che il vero obiettivo del comandante era ben altro, ma che è stato raggiunto senza che nessuno se ne accorgesse. Entrambe le storie seguono più o meno la stessa struttura, quella di un complesso problema di base che viene affrontato un pezzo per volta, e la cui soluzione si rivela poi sorprendente. Forse la prospettiva più ampia del primo lo rende migliore, ma comunque anche l'altro è più che sufficiente. Voto: 7/10

Random music updates

Un post veloce per un paio di segnalazioni in ambito musicale che riguardano argomenti che sono già stati trattati su questo blog.


Numero 1: avete presente quando elenco i miei ultimi acquisti, e affermo che tutti i cd che acquisisco provengono dal solito posto, Disco Mastelloni? Ecco, siccome il negozio in questione, che frequento da diversi anni, costituisce un pezzo importante della storia della musica elettronica italiana, voglio condividere l'articolo che Jacopo Cosi ha scritto sul sito de L'unità intervistando proprio Roberto, aka Deejay Roby, titolare da decenni del Disco Mastelloni. Questp signor Mastelloni (che poi non si chiama così, ma leggete per scoprire l'origine del nome), contrariamente a come ci si potrebbe immaginare il tipico rivenditore di musica unzunz, non è un ragazzetto con la cresta e i piercing che gli deturpano il viso, ma un "qualunque" ometto 65enne pieno di esperienza e buon umore. Protagonista del panorama dei club toscani (anche prima dell'epoca in cui i club di questa zona erano i più rinomati d'italia), Roby impersona la componente "umana" di questo mestiere. Condivido il pezzo perché leggendo la storia del negozio e di chi ci sta dietro, si può percepire come anche questo genere musicale, considerato dai più banale e privo di valore artistico, ha una sua identità e uno sfondo fatto di passione e impegno. E mi ritrovo perfettamente in parole quali:

Se volete un disco da “suonare” in un club, invece, di quelli tirati solo in 500 copie, senza nemmeno la copertina, dovete andare da Mastelloni come al bar con un amico, e lui vi tirerà fuori dal cassetto dietro la consolle proprio quello che stavate cercando.

È proprio questo lo spirito che muove e, incredibilmente in questo periodo di crisi cosmica, mantiene in vita Disco Mastelloni. Il tributo era quindi doveroso, e vi invito a concedergli qualche minuto di tempo, perché è una storia che, una volta tanto, fa sorridere. Se poi passate da Firenze, fargli una visita è anche meglio.


Numero 2: non so se vi ricordate quando parlavo dell'album Paranoia di Oliver Huntemann, e delle sue performance live con il ReacTable. Huntemann, nel frattempo, è diventato un vero e proprio sponsor dell'oggetto, e si esibisce in interi tour suonando i suoi pezzi al ReacTable. E nelle settimane scorse ha rilasciato una versione interattiva del suo album, che sfrutta proprio il modello strutturale del ReacTable per dare la possibiltà di decostruire e reinterpretare le tracce in modalità live. Non si tratta di un'app, quindi non di un vero e proprio set di pezzi per il proprio ReacTable (anche perché, con quel che costa, avercelo...), ma è comunque un'applicazione interessante, che anticipa un nuovo livello del concetto di remix e performance live. Direi che spiattellare un video può dare un'idea più chiara della cosa:


Concludo ricordando che, qualora vi avanzassero quei 10000 €, lo considero sempre un regalo gradito.

Coppi Night 11/11/2012 - Candidato a sorpresa

- aka The Campaign, ma in questo caso il titolo trasposto non mi sembra così assurdo. Tipica commedia moderna, che può essere paragonata a quelle a tema "sportivo", di cui condivide la strutura, ma trattandosi in questo caso di una competizione a livello politico, in questo caso abbiamo anche una cospicua vena satirica che pervade tutto il film. Essenzialmente è la storia di una campagna elettorale, in cui un candidato che punta alla quinta rielezione consecutiva per mancanza di avversari (interpretato da Will Ferrell) si trova come avversario uno scemo del villaggio su cui i petrolieri multimilionari hanno investito con l'idea di controllarlo dopo l'elezione (Zach Galifianakis). Da un lato abbiamo quindi Ferrell, apertamente corrotto, spudorato, megalomane, il cui ogni obiettivo è conservare il potere di cui ha goduto nelle precedenti legislature; dall'altro il sempliciotto convinto di poter davvero fare qualcosa per il suo paese che si trova invischiato nel gioco sporco della politica.

Il film riesce a gestire bene il tema, mostrande come le uscite dei candidati influenzino i loro poll, e i due si alternano continuamente in testa al gradimento, pur seguendo due approcci diversi. Non si fa nessun mistero del fatto che a dominare la scena politica, in particolare in periodo elettorale, non siano tanto i contenuti proposti quanto l'immagine resa e i valori evocati, anche se appunto rimangono solo una facciata. Tuttavia questo aspetto antipopulista non viene fatto pesare allo spettatore, ma trasmesso con leggerezza, grazie alle situazioni paradossali che si vengono a innescare. Quindi forse è esagerato dire che The Campaign è un film ceh fa riflettere, ma insomma, qualche amara constatazione la può suscitare. In ogni caso il ritmo è sempre sostenuto, e le gag sufficienti a intrattenere per tutta la durata. Naturalmente la conclusione è a suo modo positiva, e non del tutto scontata, e chiude così in modo adeguato la storia (con l'ormai usuale epilogo nei titoli di coda).

Le interpretazioni dei due protagonisti sono certamente azzeccate. Ferrell sempre ottimo nel ruolo del cinico bastardo, e Galifianakis che continua a fare come il tontolone buono. Quest'ultimo, anche se sta costruendo la sua carriera cinematografica su uno stereotipo differente, fa pensare di poter emergere come un nuovo Jim Carrey, e se così sarà ben venga. In sostanza giudizio positivo per una commedia con una storia simpatica da seguire e diversi momenti davvero divertenti.

Il megasondaggione Locus sulla fantascienza e il fantasy

È notizia di questi giorni che la rivista Locus, una delle più autorevoli nel campo di fantascienza e fantasy (tant'è che il Locus Award è il premio più ambìto in àmbito fantastico dopo l'Hugo) ha indetto sul suo sito un sondaggio dall'obiettivo ambizioso: stilare la classifica delle migliori opere di fantascienza e fantasy del 20° e 21° secolo.

Il 20th and 21st All-Centuries Poll Ballot è aperto a tutti (richiede giusto di concedere alcune informazioni di base per evitare bot e troll) e consente di votare per più categorie separate: migliore romanzo sf, miglior romanzo fantasy, migliore novella sf/f, migliore novelette sf/f, migliore short story sf/f. I tre formati del racconto novella/novelette/short story sono quelli tradizionali considerati nelle riviste di genere americane, e si possono più o meno paragonare alle definizioni italiane romanzo breve/racconto lungo/racconto. Come si vede, la distinzione tra fantascienza e fantasy è operata in modo netto solo per i romanzi, mentre per i racconti i due generi sono mischiati. Queste cinque categorie sono ripetute per le opere del ventesimo e ventunesimo secolo, con la differenza che per le prime si possono inviduare 10 posizioni per categoria, per le seconde solo 5. Per completare quindi l'intero sondaggio si dovrebbero indicare 75 titoli, ma è possibile anche lasciare in bianco alcuni campi, se non si hanno nomi da fare. Il regolamento è riportato (in inglese) sul sito, comunque non c'è molto altro da capire. È lasciata al lettore la discrezione per decidere se un'opera è da considerarsi sciencefiction o fantasy, nelle categorie in cui queste sono separate. La nomination è libera, riguarda tutte le opere pubblicate, ma naturalmente il campo è così sconfinato che partire da zero è veramente difficile. Per questo, sul sito sono state incluse alcune pratiche liste che contengono le più rilevanti opere suddivise in quattro blocchi: romanzi del 20° secolo, racconti del 20° secolo, romanzi del 21° secolo, racconti del 21° secolo. Scorrendo queste ci si può fare un'idea di quali lavori inserire nelle proprie classifiche, e ottenere una rapida suddivisione dei racconti nei tre formati di lunghezza.

Il sondaggio è interessante già solo per la possibilità di scorrere queste liste e scoprire quante cose non abbiamo letto. Comunque, pur con i limiti che ci sono imposti dalla lingua e dal mercato, può essere simpatico partecipare, e infatti io l'ho fatto. Per leggere le liste e fare mente locale (grazie alla mia libreria aNobii) ci vuole forse più di una mezz'ora, ma alla fine sono riuscito a individuare le mie classifiche, e mi sembra carino riproporle qui, proprio come le ho inserite nel poll.

Qualche nota, prima di fornire le liste. Intanto, ho dovuto faticare un po' per individuare la versione inglese di racconti che avevo letto in italiano, soprattutto perché spesso i titoli non trovano traduzioni del tutto coerenti. Inoltre, mi sono preso qualche libertà nel distinguere la sf dal fantasy, interpretando quest'ultimo termine non in senso stretto, ma estendendolo a tutte quelle opere che, pur non includendo incantesimi e orchi, richiedono una certa sospensione delle leggi naturali che conosciamo, e non forniscono al lettore elementi scientifici sicuri per giustificare questa sospensione. Per esempio, in Dirk Genlty sono presenti tanto il viaggio nel tempo che monaci elettrici alieni; in Rabbia di Palahniuk c'è un elemento chiave della trama (che non rivelo) che ha dei presupposti piuttosto instabili; Straniero in terra straniera, pur raccontando la storia di un bambino nato su Marte, sottintende poteri paranormali inspiegabili, e così via. Infine preciso che, anche se la classifica è posizionale, in alcuni casi l'ordine che ho specificato non è così rigoroso, e la differenza di qualità tra un quarto e un quinto posto può essere piuttosto labile. Aggiungo accanto ai titoli come li ho inseriti nella classifica il corrispondente italiano, se differente e disponibile, e il link all'eventuale post su questo blog in cui parlo dell'opera in questione. Ecco quindi il mio All-Centuries Poll:


Miglior romanzo di fantascienza del 20° secolo:
  1. Bester, Alfred : The Stars My Destination (1957) - Destinazione stelle / La tigre della notte
  2. Tevis, Walter S. : Mockingbird (1980) - Futuro in trance
  3. Stephenson, Neal : Snow Crash (1992)
  4. Zelazny, Roger : Lord of Light (1967) - Signore della luce
  5. Simmons, Dan : Hyperion (1989)
  6. Brunner, John : Stand on Zanzibar (1968) - Tutti a Zanzibar
  7. Dick, Philip K. : Ubik (1969)
  8. Herbert, Frank : Dune (1965)
  9. Miller, Walter M., Jr. : A Canticle for Leibowitz (1959) - Un cantico per Leibowitz
  10. Vinge, Vernor : A Fire Upon The Deep (1992) - Universo incostante

Miglior romanzo fantasy del 20° secolo
  1. Sturgeon, Theodore : The Dreaming Jewels (1950) - Cristalli sognanti
  2. Matheson, Richard : The Shrinking Man (1956) - Tre millimetri al giorno
  3. King, Stephen : The Dark Tower IV: Wizard and Glass (1997) - La sfera del buio
  4. Miller, Walter M., Jr. & Bisson, Terry : Saint Leibowitz and the Mad Horse Woman (1997) - San Leibowitz e il papa del giorno dopo
  5. Adams, Douglas : Dirk Gently's Holistic Detective Agency (1987) - Dirk Gently, agenzia di investigazione olistica
  6. Brown, Fredric : What Mad Universe (1949) - Assurdo universo
  7. Pratchett, Terry & Gaiman, Neil : Good Omens (1990) - Buona apocalisse a tutti!
  8. Heinlein, Robert A. : Stranger in a Strange Land (1961) - Straniero in terra straniera
  9. Brunner, John : The Squares of the City (1965) - La scacchiera

Migliore novella/romanzo breve del 20° secolo
  1. Chiang, Ted : Story of Your Life (1998) - Storia della tua vita
  2. Martin, George R. R. : A Song for Lya (1974) - Un canto per Lya
  3. Cadigan, Pat : Fool to Believe (1990) - Chi credi di essere?
  4. Tenn, William : Firewater (1952)
  5. Spitz, Jacques : The Eye of Purgatory (1945) - L'occhio del purgatorio
  6. Galouye, Daniel F. : Lords of the Psychon (1963) - Psychon
  7. Chiang, Ted : Seventy-two Letters (2000) - Settantadue lettere
  8. Farmer, Philip José : Riders of the Purple Wage (1967) - Il salario purpureo
  9. Resnick, Mike : Seven Views of Olduvai Gorge (1994) - Nella gola di Olduvai
  10. Kress, Nancy : Beggars in Spain (1991) - Mendicanti in Spagna

Migliore novelette/racconto lungo del 20° secolo
  1. Keyes, Daniel : Flowers for Algernon (1959) - Fiori per Algernon
  2. Ellison, Harlan : The Deathbird (1973) - L'uccello di morte
  3. Sturgeon, Theodore : Slow Sculpture (1970) - Scultura lenta
  4. Asimov, Isaac : The Red Queen's Race (1949) - La corsa della Regina Rossa
  5. Egan, Greg : Luminous (1995)
  6. Bear, Greg : Blood Music (1983) - La musica del sangue
  7. Brown, Fredric : Arena (1944)
  8. de Camp, L. Sprague : The Gnarly Man (1939) - L'uomo nodoso
  9. Tenn, William : Down Among the Dead Men (1954)
  10. Tiptree, James, Jr. : The Girl Who Was Plugged In (1973) - La ragazza collegata

Migliore short story/racconto del 20° secolo
  1. Brown, Fredric : Letter to a Phoenix (1949)
  2. Asimov, Isaac : The Last Question (1956) - L'ultima domanda
  3. Crowley, John : Snow (1985) - Neve
  4. Asimov, Isaac : The Machine That Won the War (1961) - La macchina che vinse la guerra
  5. Bradbury, Ray : The Million Year Picnic (1946) - La gita di un milione di anni
  6. Asimov, Isaac : Eyes Do More Than See (1965) - Occhi non soltanto per vedere
  7. Brown, Fredric : Answer (1954) - La risposta
  8. Harrison, Harlan : I Have No Mouth, and I Must Scream (1967) - Non ho bocca, e devo urlare
  9. MacLean, Katherine : Pictures Don't Lie (1951) - Le immagini non mentono
  10. Matheson, Richard : The Test (1954) - La prova

Miglior romanzo di fantascienza del 21° secolo:
  1. Stephenson, Neal : Anathem (2008)
  2. Banks, Iain M. : The Algebraist (2004)
  3. Niffenegger, Audrey : The Time Traveler's Wife (2003) - La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo
  4. Wright, John C. : The Golden Age (2002) - L'età dell'oro
  5. Clarke, Arthur & Baxter, Stephen : Time's Eye (2003) - L'occhio del tempo

Miglior romanzo fantasy del 21° secolo:
  1. Pratchett, Terry : Nation (2008)
  2. Eschbach, Andreas : The Carpet Makers (2005) - Miliardi di tappeti di capelli
  3. King, Stephen : The Dark Tower VII: The Dark Tower (2004) - La Torre Nera
  4. Palahniuk, Chuck : Rant (2007) - Rabbia

Migliore novella/romanzo breve del 21° secolo
  1. Stross, Charles : Palimpsest (2009) - Palinsesto
  2. Chiang, Ted : Liking What You See: A Documentary (2002) - Il piacere di quello che vedi: un documentario
  3. Ballantyne, Tony : Third Person (2007) - Terza persona

Migliore novelette/racconto lungo del 21° secolo
  1. Gregory, Daryl : Second Person, Present Tense (2005) - Seconda persona, tempo presente
  2. Reynolds, Alastair : Beyond the Aquila Rift (2005) - Oltre lo squarcio di Aquila
  3. Chiang, Ted : Hell Is the Absence of God (2001) - L'inferno è l'assenza di Dio
  4. Gregory, Daryl : Damascus (2006) - Damasco
  5. Stross, Charles : Lobsters (2001) - Aragoste

Migliore short story/racconto del 21° secolo
  1. Baxter, Stephen : Last Contact (2007) - Ultimo contatto
  2. Swanwick, Michael : Tin Marsh (2006) - Palude di metallo

È ovvio che la classifica è limitata a ciò che ho effettivamente letto (con la sola eccezione di Anathem, che sto leggendo attualmente, ma arrivato a metà so già di poterlo collocare in quella posizione), per cui può darsi che non abbia incluso opere meritevoli semplicemente perché non le conosco. Scorrendo le liste proposte da Locus, ho notato che sono piuttosto carente su alcuni autori che hanno una presenza forte, da Lovecraft (mai letto niente!) a Gaiman (poco), da Ballard (poco) a Lansdale (niente!). E dalle classifiche stesse si riscontra la mia carenza sui testi più moderni, che vedrò di compensare quanto prima.

In ogni caso, questa classifica potrebbe essere di ispirazione per scegliere le prossime letture. E magari per buttare giù la vostra, e riscoprire testi che avete letto anni fa e che non ricordavate quanto vi erano piaciuti.

Premio N.A.S.F. 8

Se mai foste andati a spiare le mie pubblicazioni elencate nell'apposita pagina, avreste notato che sono presente in tutte le antologie N.A.S.F. (che sta per Nuovi Autori Science Fiction) dalla numero 4 in poi. Il N.A.S.F. è un concorso a cadenza annuale, organizzato dall'omonima associazione e curato da Massimo Baglione e Carlo Trotta, che selezionano i racconti pervenuti per ogni edizione e preparano il libro che viene pubblicato più o meno verso la fine di ogni anno. Il concorso è dedicato a racconti di fantascienza, ma ogni edizione ha un tema da rispettare, e nel tempo si sono succeduti temi come robot, alieni, noir, oopart, x-punk, sangue, polvere, tribute, e così via. Per questa ottava edizione, il tema era "mutazioni".

La lista dei selezionati di N.A.S.F. 8, rilasciata un paio di giorni fa, include anche la scelta del vincitore assoluto, che pare corrispondere all'autore di questo blog. Così, alla mia quinta partecipazione, sono stato proclamato vincitore del N.A.S.F.! Il racconto che è stato scelto come migliore è Il raccolto, che era già arrivato in finale al XIV Trofeo RiLL, in cui gli abitanti di un villaggio si preparano appunto per l'imminente raccolto, che però non consiste in una semplice mietitura dei campi.

Per il momento segnalo appunto il risultato ottenuto, nel giro di un mese circa dovrebbe essere pronta anche l'antologia che segnalerò a suo tempo. Stay tuned!

Coppi Night 04/11/2012 - Buona giornata

Se la settimana scorsa il tipo di comicità mi aveva soddisfatto, stavolta non sono stato così fortunato. Il ballottaggio finale vedeva confrontarsi questo film con un antitetico To Rome With Love, e a decidere tra i sei votanti è stata la monetina. Buona giornata è una delle classiche commedie a episodi, con più personaggi di cui si vedono sviluppare le storie che non hanno tra loro nessun collegamento, nella migliore tradizione dei film firmati Vanzina.

Come tutte le volte in cui mi trovo a dover forzatamente parlare di questo tipo di film, non voglio perderci troppo tempo per non dargli troppa importanza. Nel caso in esame, il film porta sullo schermo tutta una serie di attori, attorucoli, comici e personaggini del panorama televisivo italiano, dando a ognuno un ruolo da macchietta al limite del tollerabile. Dalla manager che non fa altro che ripetere la sua posizione, al tifoso fanatico e scaramantico, dal politico corrotto all'imprenditore truffatore. Le trame rispecchiano a loro volta una povertà di idee inguaribile: l'adultero che si fa sgamare e prova a salvare la situazione, il tifoso che si fa volontariamente fottere la fidanzata, l'imprenditore che tenta di salvarsi dall'ispezione della finanza, la manager che perde tutto e viene scambiata per clandestina, il padre di famiglia che viene disconosciuto dai propri figli. Niente di nuovo e nemmeno di divertente. Il tutto è talmente insapore che c'è bisongo pure di un narratore che illustra le situazioni iniziali. E non faccio riferimenti all'epilogo imbarazzante.

Incredibilmente, e mi costa dirlo, la parte più efficace è quella interpretata da De Sica, che impersona un nobile decaduto e senza soldi, che coglie tutte le occasioni per scroccare ma non vuole perdersi la bella vita a cui crede di avere diritto per via del suo titolo. La parte funziona perché l'attore è tutto sommato efficace nell'alternare la pretesa finezza nobiliare con le uscite burine, e il contrasto risulta gustoso, anche se alla terza gag si è già capito che andrà avanti così per tutto il tempo. Anche Abatantuono non è male nel suo ruolo di venditore di domotica, meno valido nelle scene familiari (ha pure il figlio gaaaaaay!!!). Gli altri nomi non li cito nemmeno perché non meritano attenzione. E visto che sono riuscito a spendere anche qualche parola in positivo, direi che posso facilmente chiuderla qui.

Futurama 7x09 - Free Will Hunting / Alla ricerca del libero arbitrio

Prima puntata della stagione 7 incentrata praticamente solo su Bender, mentre gli altri personaggi hanno un ruolo marginale. Avevamo già avuto la season premiere, The Bots and the Bees, ma lì la presenza del figlio e la sottotrama di Fry davano comunque spazio anche ad altri. In questo episodio invece, per buona parte della durata Bender è l'unico membro del cast principale ad apparire sullo schermo. Il titolo, che è una combinazione di Free Willy e Will Hunting, esprime bene l'idea di base dell'episodio: la caccia al libero arbitrio. L'enigma che viene posto infatti a pochi minuti dall'inizio, dopo che Bender si è iscritto all'università, l'ha mollata, si unisce a una banda di criminali, si fa strozzinare dalla mafia, si prostuisce per Hedonismbot eccetera, è infatti questo: i robot hanno o no un libero arbitrio? Le loro azioni sono spontanee, o sono soltanto una conseguenza della loro programmazione?

Lo spunto è estremamente intrigante, in particolare sollevato a questo punto della serie, in cui abbiamo visto Bender (e tanti altri robot) agire praticamente in maniera indipendente in qualsiasi contesto. Che cosa significa per un robot avere il libero arbitrio, e questa sua libertà è paragonabile a quella degli umani, se pure loro ne hanno davvero una? Si tratta di domande esistenziali di una certa profondità, a cui naturalmente non si cerca di rispondere in modo completo, poiché l'interesse diretto di Bender è molto più concreto: sapere se le sue decisioni sono autentiche o pre-programmate. La sua fissazione inizia dopo che, all'ennesimo processo di cui è l'imputato, viene scagionato proprio con il cavillo della sua impossibilità di "decidere" di compiere il male. Deciso (ironicamente) a scoprire come stanno le cose, si imbarcherà in una lunga ricerca, vagando per il pianeta robot Chapek 9, consultandosi con gli anziani e unendosi a una confraternita di robo-monaci. Qui scoprirà che tutti i robot sono potenzialmente dotati di libero arbitrio, ma che questo upgrade è possibile solo con l'utilizzo di una free-will unit che può essere installata... posto che esista. La sua invenzione e costruzione è infatti una leggenda persa da tempo, e non sarà facile risalire a chi può fornirne una (e chi sarà mai?).

Il tema conduce ad alcune interessanti implicazioni filosofiche. Il credo dei monaci robot per esempio, che pur sapendo di essere condizionati dalla propria programmazione, la accettano senza opporsi (anche perché non possono farlo) e vivono nella completa abnegazione di ogni deviazione. Anche gli anziani di Chapek 9 (che si erano già visti nella prima visita al pianeta nel corso della prima stagione) sono ben coscienti di essere condizionati nelle loro decisioni, ma al tempo stesso sono convinti che questo non le renda meno importanti: una sorta di fatalismo consapevole paragonabile a quello che si ottiene constatando l'immutabilità del tempo. D'altro canto, lo stesso Bender per tutto il corso della puntata non fa che prendere decisioni autonome, e anzi, quando chiede la collaborazione di Fry e Leela (proprio perché solo loro, in quanto umani, possono architettare dei piani imprevedibili), è poi lui a dirigerli secondo i suoi obiettivi. Il problema è quindi volontariamente lasciato in sospeso, e alleggerito da numerose ambiguità.

Tuttavia l'episodio, pur non essendo noioso, soffre di un certo squilibrio. Ovvero, la potenza dell'idea di base è fin troppo diluita dallo svolgimento, che consiste per tre quarti della puntata in un pellegrinaggio senza meta di Bender, intervallato da alcuni brevi incontri con personaggi che non sembrano dare risposte conclusive in nessun senso. La scoperta della "unità libero arbitrio" arriva troppo tardi, e così si ottiene che per tutta la durata Bender è andato alla ricerca di qualcosa di cui non conosceva nemmeno l'esistenza. Anche il finale appare improvvisato, ma in linea con le aspettative. Purtroppo pensare che un tema così forte sia stato in buona parte sprecato in questo modo lascia un certo amaro, per questo mi limito ad un voto: 5/10.



Miike Snow - Happy to You

Recensione musicale leggermente fuori fuoco rispetto ai generi che tratto di solito, tanto che potrebbe interessare anche a chi ascolta musica più mainstream di quella che si trova nella rubrica "suoni" di questo blog. Si parla di Happy to You, il secondo album uscito quest'anno del gruppo svedese Miike Snow (non è un refuso, le i in "Miike" sono proprio due).
 
I tre comopnenti di Miike Snow si muovono su un genere musicale difficile da definire. Cercando in giro troverete principalmente l'etichetta "indie", ma personalmente sapere che si tratta di musica "indipendente" secondo me non dà idea di cosa producano. Il loro è una sorta di electro/pop/rock, un genere ibrido che se da una parte ha una chiara ascendenza rock, per le basi e la centralità dei testi, dall'altro lato sviluppa anche una struttura e suoni propri dell'elettronica, con abbondanza di synth, distorsioni e percussioni, e riesce comunque a mantenersi su un livello di ascoltabilità alto. Alcuni loro pezzi sono electro/house in senso più proprio, ma di solito l'equilibrio tra le due compomenti è rispettato, e le canzoni risultano orecchiabili anche per chi non ama l'elettronica (o viceversa, per chi non ama troppo nemmeno il rock, che è il mio caso). I Miike Snow sono attivi più o meno dal 2007, e nel 2009 hanno pubblicato il loro primo album omonimo. Già allora, alcuni dei pezzi, poi estratti anche come singoli, hanno ottenuto un certo successo: da Animal a Black and Blue, da In Search Of (la versione alternativa di Remedy, realizzato in collaborazione coi Crookers) a Silvia. Proprio Silvia è la canzone con la quale li ho conosciuti (in effetti tramite un remix di terze parti), e da allora ho iniziato a seguire i loro sviluppi. Il gruppo ha ottenuto una certa visibilità a livello internazionale, e a confermarlo ci sono i numerosi remix che hanno ottenuto, anche da parte di nomi di rilievo come appunto Crookers, Felix Da Houscat, Sebastian Ingrosso, Tiga, Alex Metric e così via. A sua volta Miike Snow ha realizzato remix di altri autori tra i quale anche Depeche Mode.

Quest'anno, l'uscita di Happy to You ha confermato il successo ottenuto con l'album precedente. Le dieci tracce appartengono pressoché allo stesso genere, anche se si può notare che il tono complessivo è meno cupo rispetto a Miike Snow, dove pezzi come Silvia, In Search Of e A Horse is not a Home avevano un impatto ben più drammatico. Qui invece in generale le tracce sono più "leggere", con testi e arrangiamenti di ascolto più facile, ma non per questo banale. Tra i temi ricorrenti dell'album si trovano le percussioni utilizzate per creare una sorta di "marcia" che fa da base dei pezzi (come in Bavarian #1 e The Wave), i loop di piano che costituiscono l'ossatura di altre come Paddling Out e Devil's Work, e l'utilizzo più frequente di cori e ritornelli. Anche in questo caso, l'album è stato preceduto e seguito dall'uscita di singoli, che hanno dato un certo risalto a pezzi come Paddling Out, The Wave, Pretender, grazie di nuovo alla presenza di ottimi remix. Il successo dei Miike Snow è assicurato dall'attenzione che hanno ricevuto a livello mondiale, infatti i vari remix di gente del livello Sebastian Ingrosso, Dirty South (due dei compomenti degli Swedish House Mafia, che, piacciano o no, hanno in questi anni contribuito all'iperbole della loro cosiddetta "house") e Thomas Gold hanno fatto sì che il loro nome raggiungesse un pubblico sempre più ampio. Addirittura, Paddling Out è una delle canzoni inserita nella colonna sonora del gioco Fifa 13 uscito da poco, altro elemento che accrescerà la loro popolarità. Inoltre, proprio a partire da Paddling Out, i video dei singoli hanno iniziato a seguire un filone, che vede come protagonista uno strano personaggio chiamato Jean Noel (che si vede infatti anche sulla copertina del disco), un supposto esemplare di "uomo perfetto" creato a bordo di un'astronave con tecnologia vittoriana, aggirarsi per il nostro mondo per cercare di trovare una sua posizione. Dopo la sua genesi in Paddling Out, Jean Noel appare di nuovo in The Wave, Devil's Work e Pretender. L'attore accompanga anche il gruppo in tour, esibendosi sul palco e tra il pubblico durante i concerti.

Se l'album Happy to You è forse più commerciale di Miike Snow, l'essenza della musica composta dal gruppo non è comunque cambiata, e nel panorama attuale rappresenta sicuramente una delle più fonti di spunti più validi. In particolare, è interessante confrontare le versioni di studio con quelle live, e notare la vivida interpretazione di pezzi che assumono dimensioni ancora più ampie, grazie al sapiente uso degli strumenti elettronici che consentono di estendere le basi verso direzioni inaspettate. Per esempio, questa versione live di Silvia si trasforma in un viaggio strumentale davvero profondo a partire da 5:10, ma lo stesso disorso vale per molti altri pezzi di cui i video sono reperibili online. È facile pensare che i Miike Snow possano mantenere il buon livello delle loro produzioni e performance ancora per qualche anno, per cui vi consiglio di tenerli d'occhio. Purtroppo la possibilità di vederli esibirsi qui in Italia suppongo rimanga molto remota, perché sia mai che viene da noi venga dato spazio a degli artisti che utilizzano dei sintetizzatori!

Coppi Night 28/10/2012 - Il fuggitivo della missione impossibile

Quando nei precedenti report del Coppi Club mi lamentavo del fatto che le commedie che ultimamente stanno avendo successo avevano ben poco effetto su di me, posso aver dato l'impressione di essere un tipo serioso e glaciale, che non si lascia scappare un sorriso nemmeno di fronte a una battuta sulla merda. Sono quindi soddisfatto di poter parlare di questo film, e dimostrare così che non sono umoristicamente frigido, è che bisogna sapermi toccare nel modo giusto.

Il filone demenziale per cui Leslie Nielsen è rimasto maggiormente famoso (nonostante la sua carriera sia partita parecchio prima), a partire da L'aereo più pazzo del mondo fino ai vari Una pallottola spuntata e le numerose parodie, è a suo modo un genere a sé stante di film comici, difficile da riproporre senza cadere nel plagio (ci hanno provato con la serie di Scary Movie, ma lì il target era decisamente troppo teen), per lo stesso motivo per cui oggi non si possono più fare degli spaghetti western o al limite nemmeno roba alla Bud Spencer + Terence Hill (genere che non so se ha un nome ma di certo è molto caratteristico). Ne consegue che tutti quei film sono unici, e per godere della loro comicità non si può fare altro che continuare a guardarli, magari facendo aspettare abbastanza tempo da dimenticarsi le gag perché possano di nuovo risultare sorprendenti. Nello specifico, questo film (titolo originale Wrongfully Accused, ma ho mantenuto quello italiano per tradizione, visto che vedendolo da piccolo l'ho sempre conosciuto così) è l'apoteosi della parodia, infatti non riprende solo un film, ma contiene riferimenti a decine di prodotti cinematografici e televisivi. Elencare tutte le citazioni sarebbe impossibile, ma i riferimenti sono davvero ovunque e toccano opere come Star Warsi, Il padrino, Baywatch, Braveheart, Titanic, Charlie's Angels... e naturalmente anche Il fuggitivo e Missione impossibile. Ha poco senso riassumere la trama, che vede il personaggio di Nielsen accusato di un omicidio che non ha commesso, dietro al quale si nasconde un complotto internazionali di terroristi (l'iperbole è dichiarata e intenzionale), perché tutte le sequenze non sono altro che un pretesto per inscenare degli sketch, spesso solo visivi.

Come dicevo nell'introduzione, questo genere di film mi disarma completamente, e alle continue trovate di assurdità crescente e gratuita non riesco a contenermi, e non penso di esagerare dicendo che ho riso dall'inizio alla fine (uno dei membri del Club ha infatti commentato: "abbiamo riso più in questo film prima che finissero i titoli di testa che per tutto Project X"). Il punto è che non si tratta di gag particolarmente sagaci, ma talmente disarmanti che è impossibile rimanere impassibili. Sfido chiunque a non ridere per tutta la durata di questa scena:


Insomma, è raro che io mi dichiari soddisfatto da un film con intenzioni comiche (eccezioni nel Coppi Club possono essere Come ammazzare il capo..., Scott Pilgrim, Caruso Pascoski), ma questo viene promosso a pieni voti. Se poi si pensa che sicuramente nella traduzione italiana molti giochi di parole e doppi sensi vanno perduti, si ottiene che la versione originale deve essere assolutamente devastante.