Coppi Night 21/04/2013 - W la foca

E vabbè, si sapeva che sarebbe successo. D'altra parte è stato proposto tante di quelle volte che era chiaro che sarebbe passato prima o poi... anche se lo stesso sembra che non valga per Pitch Black che io propongo una volta su due. E quindi, la lunga lista di film trash proiettati al Coppi Club (e che ultimamente sono quasi di tendenza, forse ci stiamo abbrutendo tutti...), si impreziosisce di questo immancabile titolo. Ho cercato per anni di evitarlo, ma stavolta, complici soprattutto ritardi e stanchezza che mi impediva di focalizzare la testa su qualcosa di serio, ho ceduto pure io. Sì, sto cercando di giustificarmi. Davvero, non volevo, lo so che ho sbagliato.

Che poi parto con le mani avanti, ma devo ammettere che...

No aspetta. Non sto per dire che è un "bel film". Non sono così abbrutito. Però, quello che stavo per dire, è che tutto sommato è un film a suo modo "godibile". Questo perché non si tratta di una vera e propria storia, non c'è una trama e nemmeno un effettivo tentativo di mostrare qualcosa. Si tratta di una raccolta di sketch, molti dei quali nono altro che una rappresentazione di barzellette popolari, con personaggi usa e getta e situazioni inventate a caso. Quindi, come raccolta di scenette in sé, per quanto becere e volgari, si riesce a mandare giù, allo stesso modo in cui si affronta un film di Pierino, per dire. A differenza di puttanate come possono essere i vari "Natali a...", o le solite commediole che ripetono sempre la stessa storia, qui si dichiara fin da subito onestamente che non stiamo cercando di raccontare una storia, vogliamo solo farvi ridere con culomerdacazzo e farvi eccitare con culotettenudo. Accettato questo, ci si può anche permettere di ridere per qualche battuta oggettivamente azzeccata. Poi invece ti si presenta una scena come questa e non sai come reagire:


Vabbè. A voler muovere una critica costruttiva, c'è da rilevare un certo filo di razzismo, che forse però rispondeva alla sensibilità diffusa dell'epoca, e anche una fastidiosa leggerezza nell'affrontare la violenza sulle donne, che viene quasi giustificata (piuttosto inquietante il sogno della poco più che adolescente Lory Del Santo in cui viene legata a un albero e violentata... ci si giustifica forse col fatto che appunto è un sogno, ma voler fare una "battuta" su questa immagine è abbastanza pesante).

Insomma, è comunque un peso che mi sono levato dalla coscienza. Fatto questo, ora posso andare incontro alle prossime Coppi Night con più serenità.

Futurama cancellato (ancora)

Dato che su questo blog esiste un'apposita rubrica che parla di Futurama, è d'obbligo passare la segnalazione in oggetto. È notizia di questi giorni che lo show, che a partire dal 2010 era tornato in tv su Comedy Central (e a distanza di due anni, anche da noi su Italia 1), non è stato rinnovato, e non vedrà quindi la produzione di nuovi episodi per la prossima stagione televisiva.

Non è la prima volta che succede. Già nel 2003 era stata la Fox a sospendere lo show, per poi riesumarlo a distanza di tre anni con i quattro lungometraggi direct-to-dvd. Ci sono voluti altri due anni poi perché Comedy Central decidesse di riportarlo in vita di nuovo, con una prima produzione di 26 episodi (suddivisi in due blocchi da 13 trasmessi in due stagioni), e successivamente con un altri 26 per il biennio 2012-2013. In realtà a fine 2011 non era chiaro se dopo i primi 26 episodi di CC ce ne sarebbero stati altri, per cui l'ultimo episodio Overclockwise era già un possibile finale. In effetti, il terzo finale, dopo The Devil's Hands Are Idle Playthings e Into the Wild Green Yonder.
 

Quindi, cosa c'è da aspettarsi? Anche stavolta la cancellazione è da intendersi temporanea? Ci sono già voci di una possibile evoluzione dello show, che potrebbe spostarsi, come molti "squalificati" dai network principali, in rete (su Netfix o Amazon), e si riaffaccia anche la possibilità di un film al cinema, di cui si era parlato molto dopo la prima cancellazione. Ma si tratta solo di voci. In realtà, per il momento non resta altro che aspettare e, al più, raccogliere qualche appello, firmare qualche petizione, e seguire gli sviluppi. La rinascita di Futurama dopo la prima cancellazione è stato un evento quasi unico nel moderno contesto televisivo dominato da sponsor e ascolti, perché ha dimostrato che, per una volta, l'entusiasmo e la fedeltà dei fan posson davvero contare qualcosa. Quel "qualcosa" è stato ottenuto, riuscendo a far tornare i personaggi con nuove storie, scavalcando il fatidico numero di 100 episodi, tornando a far parlare dello show e generando nuovi meme (Shut up and take my money! e I don't want to live on this planet anymore). Alcuni hardcore fans lamentano che la "nuova serie" non era allo stesso livello di quella "classica", e che la sospensione sia giusta per evitare che Futurama subisca lo stesso declino dei Simpson, ma questi sono disquisizioni settarie che hanno poco senso qui. Per quanto mi riguarda, se davvero questa fosse la fine, per quanto dispiaciuto, la accetterei serenamente.

In ogni caso, questo annuncio non rappresenta la fine di Futurama su questo blog, almeno non ancora. Infatti, devo ancora inserire la recensione dell'ultimo episodio della stagione 7a, e a giugno inizierà la stagione 7b (e si presume che, con il solito ritardo, questi nuovi episodi arrivino anche in italia), con gli ultimi (a quanto pare, gli ultimi ultimi) 13 episodi, che comprendono un finale diviso in due parti che, a detta di David X. Cohen, è il migliore mai scritto per la serie. Solo allora sarò in grado di eseguire un mio bilancio complessivo, e valutare se Futurama merita di andare avanti o se, davvero, può finalmente riposare in pace.

Rapporto letture - Marzo 2013

Analizzando a posteriori le letture di marzo non noto nessuna tendenza particolare che posso individuare come filo conduttore, visto che ho variegato sia tra generi (horror, sf, e contaminazioni varie) che tra formati (romanzi, racconti), sia tra supporti (cartacei ed ebook) che nazionalità (italiani, anglici e pure russi). Quindi come introduzione non so cosa scrivere, e passo subito all'analisi.


Intanto mi sono portato in pari con Luigi Musolino, giovane e barbuto autore "emergente" horror dal quale ho anche avuto il piacere di scroccare una birra qualche mese fa. Dato che avevo a disposizione i suoi ebook (uno vinto tramite un concorso sul Blog di Gelo, l'altro perché liberamente scaricabile), mi sono letto sia Bialere, storie da Idrasca, sia Nei loro templi oscuri. Il primo è una raccolta di racconti tutti ambientai a Idrasca e dintorni, una cittadina fittizia in cui sembra essere presente una insolita concentrazione di creature e malvagità assortita. Il secondo è un racconto singolo, una rapida incursione in uno scenario apocalittico (e infatti mi pare sia  stato distribuito intorno al dicembre dell'anno scorso, un po' come le mie Quattro Apocalissi [spam!]). I racconti di Musolino si sviluppano in modo classico, riprendendo un tema "mitologico" e sviluppandolo nel contesto contemporeaneo, mettendo personaggi "qualunque" di fronte a situazioni estreme e terribili. In Bialere, la mitologia è quella del folklore italiano, popolato di streghe (le masche), sortilegi, animali demoniaci (pesci-gatto e cani) eccetera. In Nei loro templi oscuri invece sono le mummie egizie del museo di Torino a farsi risentire, come nel più classico degli horror. Le storie riescono a essere inquietanti, soprattutto per il modo in cui legano il contesto quotidiano a queste forze eccezionali ed occulte, riuscendo a portare il "male" nella vita di personaggi che potrebbero benissimo essere il lettore. C'è però un problema ricorrente: i racconti mi sono parsi tutti dei coiti interrotti: si ha un'introduzione, uno sviluppo dell'orrore che cresce, una rivelazione delle forze in gioco... e poi la fine. Spesso (ed è evidentissimo soprattutto nel racconto del museo egizio) si arriva appena a vedere il "mostro" di turno, che il racconto termina, solo con la promessa di quello che sta per scatenarsi. È un peccato perché il climax viene costruito molto bene, ma poi si rimane fregati proprio quando ci si aspetta di vedere esplodere l'azione. In ogni caso lettura notevole e autore da seguire. Assegno rispettivamente un voto 7/10 e voto 6/10.


Più riguardo a Paura degli stranieriPoi passiamo a Edwin Charles Tubb, autore inglese dell'età dell'oro della fantascienza scomparso nel 2010, anche qui con due romanzi brevi (il secondo forse è l'ultimo scritto prima della morte). Sia in Paura degli stranieri che in Sulle orme degli angeli si assiste a una sorta di "contaminazione" che si diffonde a partire da un paio di soggetti per ragioni sconosciute: nel primo si tratta di astronauti di ritorno da una missione, nel secondo soltanto uno stato di animazione sospesa che coglie all'improvviso persone a caso. Le storie procedono quindi a metà tra azione e investigazione, nel tentativo di risalire alle cause (e quindi a una cura) delle infezioni, prima che possano coinvolgere tutto il pianeta. Mentre nel primo si assiste però ai tentativi di fuga degli astronauti incriminati, nel secondo abbiamo invece il padre di una ragazza tra le prime vittime della "malattia" corre per tre quarti del romanzo alla ricerca di soluzioni che si rivelano poi infruttuose (e di fatto una volta archiviate non aggiungono molto alla trama). Questo è forse un po' il limite di entrambe le storie, che non sembrano costruirsi pezzo per pezzo, ma procedere un po' alla cieca prima di approdare al finale. A livello di scrittura poi, i personaggi risultano piuttosto piatti, e le loro emozioni preconfezionate, come dimostrato dai repentini e totalizzanti innamoramenti che sembrano coglierli manco l'amore fosse come un raffreddore. Quindi risulta difficile empatizzare, e pertanto lasciarsi coinvolgere a fondo dalla storia. Per questo assegno al libro complessivamente un voto 5/10.


Più riguardo a ZeroPoi ho letto Zero, di Anna Starobinec, autrice russa che con questo romanzo del 2011 ha vinto anche qualche premio del suo paese. Si tratta di una storia post-cyberpunk, ambientata in un sistema centralizzato sorto dopo una grande crisi mondiale che tiene sotto controllo l'intera popolazione terrestre (ora fissata nel numero di tre miliardi di individui) grazie all'integrazione tramite una sorta di realtà virtuale a più livelli. Zero è il nome di un elemento nuovo, una nascita imprevista del tremiliardeun-esimo individuo, che destabilizza il sistema. Si tratta chiaramente di una distopia, ma molto meno allegorica di quanto si legge solitamente, anzi, per alcuni versi piuttosto intrigante. E potrei aggiungere molto altro, ma evito perché qualche settimana fa ho dedicato un post apposito a questo libro e allora perché mi dovrei ripetere? Tornate a leggere quello e ne saprete di più. Qui dico solo che per me è un voto 9/10.


Più riguardo a Millemondi Estate 2011: Vennero dal FuturoE infine uno dei periodici Year's Best SF curati da Hartwell/Kramer e tradotti a distanza di qualche anno da Urania. Questo credo sia il numero 17 corrispondente all'anno 2007. Come sempre, trattandosi di un "best of" la qualità media è alta, ma in questa annata non ho riscontrato la presenza di grandi capolavori. Ci sono certamente lavori notevoli, come i due racconti di Tony Ballantyine, Nancy Kress, Greg Egan, Bruce Sterling e James Van Pelt (quest'ultimo forse il migliore e più suggestivo), ma anche lavori piuttosto mediocri come quelli di Kage Baker e John Kessel. Alcuni sono obiettivamente non di fantacienza, come Marc Laidlaw (una lunga narrazione di un rpg fantasy, wtf!?) e Terry Bisson (che comunque rimane gradevole), un paio invece sono dei meta-racconti sulla scrittura (scientifica o narrativa), ovvero Ragioni per non pubblicare e Come sai, Bob, entrambi gustosi. Nel complesso quindi il voto è sufficiente ma ci sono alti e bassi, solitamente dallo Year's Best ci si aspetta qualcosa di più ma può andare. Voto: 7/10.

Coppi Night 14/04/2013 - Ace Ventura: Missione Africa

Questo è uno dei film che posso considerare legato alla mia "infanzia". Infatti, rivisto a diversi anni di distanza (certo non ho tenuto il conto, ma penso di non averlo visto da almeno una decina d'anni), mi rendo conto a livello oggettivo che le gag sono di livello piuttosto basso, e forse in certi casi di un umorismo più appropriato agli anni novanta, che adesso non funziona altrettanto bene... tuttavia, è sempre un piacere rivederlo, e qualche risata me l'ha strappata comunque. Insomma, occupa quella nicchia sentimentale che normalmente è dominata dai film Bud Spencer/Terence Hill, per me che da bambino non li ho visti (anche se probabilmente si tratta di due generi ben diversi).

Per la verità, pur con focalizzando l'attenzione sugli sketch e le assurdità, la trama di questo film non è poi così inerte. Come il precedente film della serie, il lavoro investigativo che fa da filo conduttore porta davvero a una conclusione con tanto di sorpresa finale, pertanto non si costituisce soltanto una scusa per mettere insieme una sequenza di scene scollegate. Rispetto al primo film, questo probabilmente è più esagerato in fatto di battute e assurdità (il picco è probabilmente il rinoceronte robotico), che hanno il sopravvento rispetto alla parte investigativa, ma l'insieme non è troppo squilibrato. Naturalmente, tutto il valore di questo film sta nella presenza di Jim Carrey, che da solo regge praticamente tutta la struttura. Mettere chiunque altro nel ruolo del pet detective avrebbe portato senza dubbio a una schifezza. Carrey invece, che all'epoca era probabilmente considerato ancora un attore valido solo per ruoli comici, al limite della macchietta (vedi anche The Mask). Il tempo ha dimostrato invece che si tratta semplicemente di un attore versatile e abilissimo, con una mimica eccezionale, che in questo e altri casi contribuisce a definire in modo stilizzato un personaggio improbabile, ma si presta benissimo a qualsiasi ruolo, anche "drammatico". [No, non è che il suo agente mi paga per la sviolinata, ma si tratta di uno dei pochi attori che considero effettivamente bravi, mentre per la maggior parte dei casi, pur ammettendo la bontà di un'interpretazione, non nutro particolari sentimenti per gli interpreti stessi. E poi è il protagonista di Eternal Sunshine...]

Un'altra nota meritevole è il doppiaggio italiano, o piuttosto la traduzione. Il doppiaggio di Tonino Accolla è sempre eccellente (anche se qui si sente un po' troppo l'influenza di Homer Simpson), ma è soprattutto la trasposizione delle battute, e l'adattamento delle parole e dei termini tribali a essere notevole. Questo perché spesso, in casi simili, il doppiaggio italiano si limita a mettere delle voci dialettali (un siciliano, un calabrese, un sardo...) per esprimere le differenze di linguaggio, mentre qui è stato fatto un lavoro ben più sottile... il che sembra paradossale, considerando il tipo di film.

È quasi un peccato che la serie di Ace Ventura si sia fermata qui (esiste un "Ace Ventura 3", ma è qualcosa tipo "Ace Ventura jr" con il figlio o forse Ace Ventura da piccolo; e c'è anche una breve serie animata, ma è un'altra cosa), perché una trilogia sarebbe stata più che gradita. Ma non si sa mai, visto che ultimamente al cinema si nutrono principalmente di remake e reboot, può darsi che tra qualche anno venga fuori un Ace Ventura vs Indiana Jones.

Immagine # 20

In strada una fila di macchine attende l'attraversamento sulle strisce di un passero.


Si può anche ammettere che forse non era un passero, ma comunque un uccello di taglia simile che aveva deciso di zampettare da una parte all'altra della carreggiata, naturalmente rispettando al meglio il codice della strada. C'è quasi da meravigliarsi che l'auto che si  è fermata per prima non l'abbia semplicemente spalmato sull'asfalto, visto che al di là dei soliti canidi/felidi d'affezione, uccelli, roditori, lagomorfi e anfibi non sono comunemente considerati come meritevoli di una frenata.

Epilogo: una volta raggiunto il marciapiede dall'altra parte, il passero ha preso il volo. Giusto per ribadire che li stava solo prendendo per il culo. Probabilmente Gandhi aveva imparato molto dai passeri.

Skan Magazine n. 8

Come annunciavo circa un mese fa, sulla rivista Skan Magazine, che raccoglie racconti e articoli di genere provenienti un po' da tutto l'underground italiano, è stata inagurata con il numero 7 una rubrica a me dedicata, che conterrà nei prossimi mesi alcuni miei racconti. Così, dopo Da qualche parte nello spazio, nel numero 8 di aprile ecco comparire nella rubrica "Being Piscu" il mio racconto Stelle cadenti, a suo tempo già pubblicato nella raccolta N.A.S.F. 7 (in una versione leggermente diversa, ma equivalente).




Peraltro, a partire da questo mase, lo Skan Magazine, che nasce come rivista elettronica gratuita (scaricabile in pdf o visualizzabile direttamente online), inaugura anche la versione cartacea, distribuito tramite il print on demand Lulu. I volumi dal numero 5 al numero 8 sono già disponibili, così come lo saranno i prossimi numeri e, presumibilmente, a breve anche quelli precedenti. Ovviamente, in questo caso, qualche euro per la stampa e la consegna dovete spenderlo!

Coppi Night 06/04/2013 - Troll 2

Eh, qui siamo dalle parti dei film di culto. Di culto perché orribili, di quell'orrido che però è trashamente gustoso, paradossalmente intrigante, involontariamente comico. Un po' come i film di Dario Argento, per dire. E forse è una dote italiana, quella di fare film del genere, perché anche questo, nonostante si nasconda dietro pseudonimi anglicizzati, è un film di produzione italiana, che pure ha riscosso un certo successo all'estero (anche in anni recenti), ma sempre in virtù del suo essere il best worst movie ever.

È probabile che ne abbiate sentito parlare, ma non è altrettanto facile che lo abbiate visto. Perché obiettivamente ci vuole stomaco e fegato ben saldi per sopportarlo, se non lo si affronta nel modo giusto può risultare una tortura. Troll 2 (che, per inciso, non segue nessun "Troll 1", ma deve il suo titolo a una manovra pubblicitaria che cerca di associarlo a un film di modesto successo di qualche anno prima) è un horror grossolano e soprattutto confuso, con qualche accenno di gore ma nemmeno tanto evidente. La trama... ehm, ecco. La trama è già un problema. Non perché ci si trova di fronte a un Memento, complicato e difficile da seguire, ma al contrario perché non si capisce poi tanto. Cercando di estrapolare gli elementi chiave, nel marasma di scene senza scopo, si può riassumere così: una famiglia si reca in vacanza a Nilbog ("Goblin" al contrario, anche se il film si intitola Troll...), una cittadina non meglio specificata che, si scoprirà è abitata da goblin/troll/folletti (nella traduzione italiana), che a volte si manifestano in forma umana e altre nelle loro vere sembianze mostruose (e pupazzose). Queste creature sono vegetariane, e anzi ce l'hanno a morte con chi mangia carne, per questo (!?) uccidono gli umani carnivori, facendo loro bere un intruglio verde (preparato da una strega che sarebbe la loro "regina", e i cui antenati "discendono da Stonehenge") che li trasforma in piante, di cui poi i mostri si nutrono. All'interno della famiglia un bambino, messo in guardia dagli avvertimenti del nonno fantasma, è al corrente della situazione e cercherà di salvare tutti, e ovviamente alla fine ci riesce (con "il potere della bontà", è chiaro), e ancora più ovviamente al loro ritorno a casa i troll/goblin/folletti li hanno seguiti e la storia si conclude con un cliffhanger e il bambino urlante.

Ok, messa così la storia può sembrare quasi sensata, non si discosta poi tanto da quello che potrebbe essere un racconto di Stephen King. In realtà, per ottenere questo concentrato di trama bisogna faticare parecchio, perché nel mezzo succedono tante tante cose perlopiù inutili. È superfluo qui stare ad elencare tutte le scene di per sé insensate, e comunque inutili ai fini della trama, che si susseguono per tutto il film: chi vuole saperne qualcosa di più può guardarsi una delle tante recensioni online (per esempio quella ottima di Yotobi) per farsi un'idea. Al di là dell'oggettiva bruttezza del film, del livello di recitazione imbarazzante ("Oh my goooooooooooooooood!"), delle incoerenze e imprecisioni, dei ridicoli effetti speciali, delle improbabili scenografie e tutto il resto (che non è comunque poco), non è ben chiaro se l'intento di Troll 2 sia orrorifico, didascalico, o addirittura comico. In alcune scene infatti sembra che le battute servano un preciso intento umoristico (sempre di basso livello), come durante la predica del santone/goblin/troll/folletto, o quando il bambino mangia l'hamburger davanti ai mostri. E poi c'è questo sottinteso messaggio anti-carnivorismo e forse una sottile vena ecologista... anche questi sono effetti voluti o solo incidentali? Questo non si riesce a capire nemmeno a visione ultimata.

In realtà, qui se ne ragiona tanto, ma il fatto è che chi ha lavorato il film non si è posto nessuno di questi interrogativi, e ha semplicemente messo dentro tutto quello che gli veniva in mente, senza curarsi di un obiettivo, un "messaggio", un intento. Per cui anche tutte queste speculazioni sono fin troppo sprecate. C'è però da dire che il film in effetti risulta abbastanza godibile, se lo si guarda consci di avere davanti una delle più epiche schifezze di tutti i tempi. Le risate alla comparsa dei troll/goblin/folletti sono assicurate, soprattutto ogni volta che viene inquadrato quello con gli occhi sporgenti. No, davvero, cercate un'immagine e capirete. Personalmente quindi mi sento in effetti di consigliarlo, lo trovate addirittura in blu ray!

Consigli di lettura per non addetti ai lavori

Io lo so che questo blog è fin troppo settoriale. Lo so che chi non ha niente a che spartire con la fantascienza (o almeno così crede, ma anche chi pensa il contrario in realtà ci è immerso dentro), o chi crede che la terminologia "musica elettronica" sia un ossimoro, su queste pagine trova ben poco di cui sfamarsi. E ogni tanto mi va un pensiero a quella gente lì, che con quel che scrivo episodicamente qui sopra probabilmente contribuisco a tenere lontana, perché alla quinta volta che parlo di insalate quantiche giustamente capisce che non è aria e si allontana.

E allora, mi dico, perché non dovrei per una volta deviare il focus dei miei post, e invece di parlare delle cose che interessano a me (come mi viene naturale), provare a pensare a cosa può interessare anche al pubblico "occasionale"? Massì, proviamoci, chi lo sa, magari funziona. Quindi in questo post, invece di dirvi cosa ho letto io, provo a proporre qualcosa che  potreste leggere voi.

Naturalmente si tratta di libri provenienti dal mio solito stock di letture, composto principalmente da sf, con qualche screziatura di horror, variegato weird e con solo una spolverata superficiale di mainstream. Ma i libri che voglio suggerire, a chi come voi non è "del giro", sono scelti proprio sulla base di cosa vi potrebbe piacere, anche se non ve lo aspettate, sorprendendovi per le idee che ci trovate dentro e facendovi magari credere che, tutto sommato, roba del genere non è poi così male. Non si tratta quindi dei miei libri "preferiti" (per quanto chiaramente li reputi di elevata qualità), ma di quelli che, secondo me, possono essere più adatti anche a chi non è appassionato dei generi che di solito tratto. Chiaramente, cerco di evitare quei libri che bene o male tutti conoscono: per dire, non sto a indicarvi 1984, anche se rientra perfettamente nei canoni. E si tratta anche di libri italiani (ché se dovessi inlcudere anche le letture in inglese il discorso cambierebbe) di media reperibilità. Forse non ve li trovate sul primo scaffale che vedete, ma con una ricerca in un paio di librerie medio-grandi dovreste cavarvela. Ecco le mie dieci proposte per chi di voi ancora non ci crede (senza un ordino particolare):

Più riguardo a Fiori per AlgernonIl primo che cito è Fiori per Algernon di Daniel Keyes, di cui ho già parlato approfonditamente confrontandolo con il relativo film. Racconta di un "ritardato" che si sottopone a un'operazione per aumentare l'intelligenza, e delle consguenze che questo comporta. Una storia struggente, che fa riflettere sul significato dell'intelligenza e della felicità, dei sentimenti e della cultura. Un vero e proprio classico del genere, che purtroppo, soprattutto qui da noi (come al solito) non ha il successo che merita, nonostante sia notevolmente istruttivo.




Più riguardo a Tre millimetri al giornoRichard Matheson, per gli sprovveduti che non lo conoscono, è l'autore di storie in seguito divenute dei classici come Io sono leggenda. In Tre millimetri al giorno Matheson racconta di un uomo che inizia a restringersi, lentamente ma inesorabilmente, e di come il mondo cambi prospettiva a seconda della scala in cui lo si percepisce. È un romanzo d'avventura, di scoperta, di tensione, ma anche profondo e intimista, nell'accompagnare il protagonista nella sua progressiva discesa, intesa qui in termini metrici oltre che metaforici.





Più riguardo a MelodiaMelodia di Daniele Bonfanti: primo italiano della lista. In realtà qui forse contravvengo all'ideale reperibilità, visto che le Edizioni XII hanno chiuso lo scorso dicembre, e non so se i loro libri sono ancora disitribuiti. Ma immagino che in qualche libreria lo si trova ancora in stock. Una storia sorprendente, sospesa tra il mistero storico-mitologico, monasteri e angeli, inquisizione e alieni, musica e gatti. Un libro che si consuma in poche ore, affamati di andare avanti, scoprire e rimanere sbalorditi.



Più riguardo a La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempoAnche de La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger ho già parlato abbondantemente, in riferimento anche al relativamente recente film. Il viaggi nel tempo è uno dei temi tipici della fantascienza, e quando non ci si complica troppo la vita con teorie estrose e pluriparadossi, abbastanza facile da assimilare. Qui il viaggio nel tempo è involontario, e costituisce da un lato la base e dall'altro il pericolo per una storia d'amore. Un libro di forte impatto, estremamente commovente negli ultimi capitoli. Insomma, quello che dovreste regalare alla vostra ragazza, ecco.




Più riguardo a La falce dei cieliLa falce dei cieli di Ursula K. Le Guin è forse un libro non facilissimo da seguire, sulle prime, ma si fa estremamente coinvolgente andando avanti. Una storia che unisce sogni e realtà, in senso letterale, mostrando come i primi influenzino la seconda e viceversa, e non è sempre chiaro in quale direzione proceda la relazione. Dopo averlo letto, ogni volta che ricorderete un sogno vi verrà da pensare che forse, in effetti, può darsi anche che...




Più riguardo a Pandemonium
In questa lista il più fresco di lettura (per me) è Pandemonium di Daryl Gregory, primo romanzo di questo autore molto valido che sta emergendo negli ultimi anni. Una storia di demoni e possessioni, archetipi e pseudoscienza, che presenta alcune affinità di temi con il più noto American Gods di Neil Gaiman. Ma a differenza di questo, si muove in una dimensione più quotidiana, che invece di scomodare scontri tra gli dèi propone la situazione personale del protagonista e della sua famiglia.




Più riguardo a XCory Doctorow forse è più noto come giornalista/blogger, uno dei moderni guru della rete, che come autore di racconti. Tuttavia già da tempo i suoi racconti compaiono in numerose raccolte, e ha inaugurato anche una serie di romanzi. X segue le vicende di un ragazzino ingiustamente accusato di un atto terroristico, e la sua battaglia contro un "regime" emergente che utilizza la giustificazione della sicurezza per limitare la libertà. Questo libro è a suo modo un manifesto, che trae ispirazione dalle gesta di un giovane hacker suicidatosi in seguito a una clamorosa condanna. Peraltro, lo si può scaricare gratuitamente (in inglese, però).


Più riguardo a Pinocchio 2112 
Pinocchio.2112 è stata a suo tempo una sorpresa. Questo romanzo di Silvio Donà (secondo e ultimo italiano qui segnalato) non è una riscrittura in chiave tecnologica della storia del titolo, ma l'avventura di un "cacciatore di libri" in un feroce mondo sotterraneo, residuo della civiltà sopravvissuta agli sconvolgimenti ambientali. La storia procede poi evidenziando proprio il valore della lettura e dei sentimenti, e come questi possano compenetrarsi. Forse la si può considerare una fiaba, certamente la lettura è facile, ma tutt'altro che banale.

Più riguardo a Cyberiade 


Stanislaw Lem è un autore immenso, conosciuto principalmente per il suo Solaris, ma che ha scritto decine di altre opere meritevoli. Tra queste, Cyberiade è una raccolta di racconti, che vede protagonisti due inventori geniali ma pasticcioni, che un po' collaborano un po' si sfidano a creare oggetti fantastici che sconvolgono le leggi dell'universo. Si tratta di storielle, leggere e divertenti, ma quello che stupisce è l'inventiva dell'autore, che riesce a immaginare marchingegni e tecnologie fantastiche.

Più riguardo a Mattatoio n. 5

E concludo con un classico, che qualcuno potrebbe aver letto indipendentemente dagli odierni miei consigli. Intanto Kurt Vonnegut è un autore che tutti farebbero bene a leggere, e forse lo avete già fatto. E se non sapete da cosa cominciare, Mattatoio n° 5 è l'ideale. Come tutte le storie di Vonnegut è sconclusionata, difficile da racchiudere in uno schema, ma presenta più livelli di lettura. È un romanzo sui viaggi nel tempo, ma è anche "contro la guerra" (come dire: "contro i ghiacciai"), è autobiografico e omnibiografico: racconta la vita di tutti.




VHEMT - Voluntary Human Extinction Movement

Tra i tanti movimenti che promuovo una elevazione dell'umanità nel prossimo futuro, che si intenda come un progresso tecnologico postumanista, piuttosto che il raggiungimento di una condizione di equilibrio spirituale, oppure il ritorno alla natura o ancora l'abbattimento dei paradigmi socio-economici degli ultimi secoli, ce n'è uno che offre una soluzione ai "mali del mondo" semplice, efficace e definitiva: l'estinzione. L'estinzione volontaria di tutta la razza umana.



Il Voluntary Human Extinction Movement, abbreviato in VHEMT (che si pronuncia "vehement") si propone senza mezzi termini di ottenere coscientemente e liberamente la scomparsa della specie Homo Sapiens dal pianeta Terra. Il raggiungimento di questo obiettivo, a detta del VHEMT, risulterebbe quanto mai benefico per l'intera biosfera, ed eviterebbe, nel tempo che si richiede necessario alla sua realizzazione, la sofferenza e la morte di milioni e milioni di individui, giacché la progressiva riduzione della popolazione metterebbe a disposizione dei superstiti (temporanei) un mondo più spazioso e vivibile, al contrario dell'insostenibile affollamento che, in particolare dal '900 in poi, ha condotto invitabilmente a guerre, crisi economiche, carestie, inquinamento, impoverimento delle risorse, estinzione di migliaia di altre specie animali e vegetali... insomma, una catastrofe. Il VHEMT è al tempo stesso un movimento ecologista e umanista, perché si propone da un lato di salvare un ecosistema ormai disastrato, e dall'altro di restituire dignità alla nostra specie che ha raggiunto livelli di compromissione intollerabili.

Ma come si propone il VHEMT di raggiungere il suo obiettivo a lungo termine? Nessuno all'interno del movimento intende perpetrare stragi, suicidi di massa, epidemie, e disastri naturali. Anzi, tutte queste possibilità sono state attentamente vagliate dall'organizzazione e valutate come non idonee per affermare l'estinzione. Il metodo avanzato per far esaurire l'umanità è molto più semplice: smettere di riprodursi. Uno dei motti del VHEMT è infatti "thank you for not breeding". L'idea è disarmante nella sua banalità: per avviarsi lentamente all'estinzione, è sufficiente cessare di immettere nel mondo nuovi individui. Idealmente, se tutta la popolazione mondiale aderisse a questa direttiva, nello spazio di un paio di generazioni (o meglio, non-generazioni), l'obiettivo sarebbe raggiunto con successo. L'opera di propaganda del VHEMT verte quindi principalmente sul convincere le persone dell'inappropriatezza della riproduzione. Le conseguenze che ogni nuova vita umana comporta (per il pianeta e per l'umanità) sono talmente pesanti che chiunque, una volta appresi i dati, dovrebbe desistere dall'accoppiarsi. A questo scopo, nella varia documentazione è disponibile anche un utilissimo grafico, che associa ad ogni "ragione per riprodursi" dichiarata la vera ragione sottostante, e un suggerimento su come soddisfare il bisogno che sta alla base del presunto desiderio di maternità/paternità. Ad esempio:

Want to give our parents grandchildren. Still seeking parental approval. Live your own life and encourage your parents to do the same.
Want someone to care for me in my old age. Fear of aging.
Exploitative personality.
Save money and prepare for retirement. Be nice to people so they will visit you in the home. Build social support network.
To carry on family name. Trying to please Dad.
Duped by bloodline superstition.
Create something enduring & give it family name. Donate blood to pass on bloodline.


Questi sono solo gli esempi più immediati, ma ne esistono molti altri (scaricate il pdf per la lista completa). E l'analisi del VHEMT è molto più puntuale, prendendo in esame in modo approfondito gli aspetti ecologici, sociologici, politici, economici, filosofici e religiosi dell'argomento. Visti da tutti questi punti di vista differenti, si arriva comunque a riconoscere che una ben programmata estinzione è l'unica soluzione valida per far tornare l'equilibrio sul pianeta.

Certo, ci si può chiedere: ma perché dovremmo essere felici di estinguerci? Se anche fossimo tutti d'accordo, il successo implicherebbe che non esista nessuno in grado di "godere" del successo stesso. Perché allora darsi tanta pena? Qui in effetti il discorso si fa più articolato, e parte dal presupposto del superamento dello specismo di cui di solito gli umani sono affetti. Per quanto ci crogioliamo da sempre nell'idea di essere la punta di diamante dell'evoluzione, la nostra presenza sul pianeta non è dovuta né indispensabile. Una volta accettato questo, dovremmo essere in grado di capire che scegliere l'estinzione è un passo importante, fondamentale, di estrema maturità. Poiché siamo la prima specie a poter decidere autonomamente di sparire dal pianeta, riuscirci sarebbe a suo modo il più alto traguardo mai raggiunto nella storia (e anche l'ultimo).

Il VHEMT non è un nucleo ecoterrorista, che interviene con la violenza per convertire nuovi membri alla sua causa. Tutta la sua forza sta nella documentazione presente sul sito ufficiale (disponibile anche in italiano), di libera fruizione e diffusione. Inoltre, e soprattutto, il VHEMT non si prende troppo sul serio. O meglio: i suoi intenti sono serissimi, ma afferma altresì che, se anche ci avviamo a scomparire, tanto vale farlo divertendosi nel frattempo. Per questo, pur con estrema professionalità, le sue analisi sono pervase di humor, che aiuta a stemperare la tensione degli argomenti "profondi" che vengono trattati.

È inutile illustrare qui tutti i punti del programma del Movimento, che, peraltro, si riassumono comunque nell'invito a non riprodursi. Rimando al sito per ogni approfondimento in merito ai singoli temi. Intanto, nel frattempo, se pensate di voler fare qualcosa di buono per il pianeta, fissate quanto prima un appuntamento per una vasectomia.

Coppi Night 01/04/13 - A-Team

I futuri storiografi potranno notare che questa Coppi Night si è eccezionalmente svolta di lunedì invece di domenica, e per evitare che scismi accademici faccio notare subito che il 31/03/13 era pasqua, il che comporta che la pizzeria che dà il nome alla serata fosse chiusa. Il Club si è quindi riunito il lunedì seguente, che era sempre festivo. E per sollevarsi dal sonnecchiamento indotto dal weekend prolungato e da lasagne e agnelli e rispettivi avanzi, si è scelto di puntare su un film pieno di azione e di botti.

E l'azione e i botti non mancano, questo non si può negare. Tuttavia ci sono parecchi pesanti problemi in questo film. Premetto che non mi posso definire un fan della serie tv degli anni 80 al quale si ispira: certo ho visto qualche puntata, in qualche remota mattinata della mia infanzia, e conosco alla larga i personaggi e il tono dello show, ma non so abbastanza per poter cogliere eventuali riferimenti diretti inseriti nel lungometraggio. Tuttavia, escludendo questo, ho comunque sofferto parecchio durante la visione, tanto per la trama quanto per i personaggi e i temi tirati in mezzo.

Procediamo con ordine: la trama. Nella (lunga) sequenza che precede i titoli di testa, si assiste in pratica alla formazione della squadra, con incontro pressoché casuale dei quattro. Ok, come "genesi" ci può stare. Poi si fa un salto di qualche anno e si arriva a una missione a Baghdad in cui all'A-Team viene chiesto di recuperare delle matrici per la stampa dei dollari, perché ora sono in mano di un gruppo di terroristi che se dovessero prendere a stampare potrebbero arrecare danni incalcolabili all'economia mondiale. Oh. No, cioè, questo è il modo in cui l'A-Team deve salvare il mondo? Recuperando dell'apparecchiatura della zecca americana? Che poi, di preciso, che cos'è una matrice? E perché vale tanto? Cioè, se io trovo per strada una matrice divento ricco perché mi ci posso stampare i soldi? Funziona così? E anche se fosse... ma fregancazzo! Volete farmi credere che il nemico da sconfiggere è l'inflazione? Ma dammi un cazzo di cattivo con le armi batteriologiche, uno psicopatico che clona api assassine, un supercomputer che controlla tutte le testate atomiche del mondo! Che cazzo di empatia posso provare io nei confronti di qualcuno che sta cercando di mantenere in piedi il capitalismo, facendo il gioco delle lobby che sostengono il paradigma economico che ha originato la crisi in cui viviamo da anni? Voglio dire, al confronto la trama di Green Lantern è più coinvolgente. Questo anche senza considerare il fatto che molte scene risultano totalmente confusionarie, quasi incomprensibili, e, a posteriori, inutili. Per dire (spoiler!) nel piano finale per incastrare il cattivo, realizzano una specie di maschera di ferro da mettere in testa al pilota pazzo dell'A-Team, poi gli mettono un sacco in testa e fingono che lui sia l'ostaggio, così quando arriva il cattivo gli spara in testa e crede di averlo ammazzato. Ora, mi chiedo: ma se tanto avrebbe avuto il sacco in testa, a che è servito metterci lui dentro piuttosto che un fantoccio o un sacco di cipolle? Oppure: quando i cattivi hanno preso ste cazzo di matrici e le stanno smerciando a degli emiri, hanno la bella idea di farsi vedere tutti i giorni alla stessa ora nella solita banca, con limousine valigette gorilla e tutta la fanfara, come se non sapessero di essere ricercati internazionali. Ma uno zio con uno scantinato vuoto per condurre la trattativa non ce l'aveva nessuno? Esempi simili ce ne sono in abbondanza, ma credo che il mio cervello li abbia espulsi durante le successive fasi REM.

Alcuni personaggi mi sono sembrati fuori fuoco. Intanto, Hannibal Smith, leader del gruppo e ufficialmente protagonista del film, sembra passare in secondo piano rispetto a Sberla, che ha pure il privilegio di organizzare il piano finale. Sarà perché obiettivamente Bradley Cooper è più figo di Liam Neeson, ma cazzo, non puoi trattarlo così! Inoltre Bosco Baracus, che dovrebbe essere quello che mena i cazzotti per primo e più forte, verso metà film ha una specie di conversione gandhiana e dice di non poter più usare la violenza. Ecco come snaturare in tre minuti quello che probabilmente è il personaggio più colorito (non nel senso che è nero...) della serie! Ma come vi è venuto in mente? Da questo si arriva ai problemi che accennavo in fatto di temi. Questa conversione alla non-violenza Bosco se la porta dietro fino alla fine, nonostante qualche incoraggiamento di Hannibal, che gli dice in pratica che se hai la violenza dentro la devi sfogare, altrimenti sei un vigliacco e un falso. Ah, complimenti, bel messaggio per i bambini in ascolto: se siete degli stronzi, fate gli stronzi! Non tentate di migliorare il vostro atteggiamento per voi stessi e per gli altri, sia mai! Rimanete fedeli ai vostri vizi, le vostre intemperanze, le vostre antisocialità! È Gandhi che lo vuole! E alla fine infatti Bosco poi riesce ad ammazzare qualcuno e, urrà!, è tornato ad uccidere! Stappate la boccia in fresco, abbiamo un omicida!

Menzione a parte per gli evidenti problemi in ambito di leggi fisiche. Non mi sembra di aver letto che la storia si svolge in un universo parallelo in cui la gravità e le altre forze fondamentali funzionano diversamente, vero? Ecco, allora, bisogna che questi sceneggiatori abbiano fatto almeno la seconda media prima di mettersi a scrivere un film. Perché il Principio di Archimede lo dovrebbero conoscere, e dovrebbero poter capire che un container pieno di quelle fottutissime matrici (che sono di metallo) non può galleggiare grazie a otto airbag fissati ai lati. E poi: se stai pilotando un elicottero, e spegni di botto il rotore, inizi a precipitare, chiaro. Ma se mentre sei in caduta libera lo riaccendi, non riprendi l'assetto normale da un secondo all'altro. Non funziona nemmeno con gli elicotterini cinesi delle bancarelle, non so se ci avete mai provato. E un carro armato, ripeto, un CARRO ARMATO, non può essere sorretto da tre paracadute se sta cadendo. No aspetta che poi sembra che mi invento le cose:


E quando poi i paracadute si rompono (non per l'attrito, ma perché vengono distrutti dai droni nemici), a maggio ragione non puoi far "volare" un carro armato, anzi, un CARRARMATO, sparando verso terra per saltellare verso l'alto e rallentare la caduta. A parte il fatto che non credo che un tank abbia in dotazione sette-ottocento proiettili, ma semplicemente questa cosa non è fisicamente possibile. Quando poi ti vai a schiantare in acqua dopo diecimila piedi di caduta libera (visto che ti trovavi su un aereo che è stato abbattuto), l'impatto con l'acqua dovrebbe disintegrarti, te e quella merda di carrarmato in cui ti trovi. Invece nulla, come succede anche in Upside Down pare che si possa cadere in acqua da qualunque altezza e rimanere illesi, perché tanto l'acqua è liquida, no? Ma vi siete mai tuffati in piscina di pancia? Ve le siete mai sentite le palle che vi salgono in gola per l'impatto, nonostante abbiate fatto un salto di appena mezzo metro? E naturalmente il carro armato finito sul fondo del lago poi è indenne e perfettamente funzionante, è cascato in piedi e lo si può manovrare per uscire dall'acqua. Certo.

Credo di aver espresso in modo esauriente la mia frustrazione su tutti i fonrit nei confronti di questo film. Che sia di monito ai prossimi che vogliono prendere in prestito un franchise di successo di venti-trent'anni fa e farne un blockbuster. Evitate. O per lo meno, evitate voi di andare a vederli.

Futurama 7x12 - 31st Century Fox

Già in numerose altre occasioni abbiamo notato come Bender sia rapido ad affezionarsi a delle cause "ideali", principalmente quando queste lo riguardano direttamente. È il caso ad esempio di Proposition Infinity e Obsoletely Fabulous. L'entusiasmo maggiore viene poi quando la causa coinvolge in qualche modo i diritti dei robot, che meritano di essere equiparati a quelli degli umani. Qui si può citare una sfilza di episodi che inizia con Fear of a Bot Planet nella prima stagione, passa dal film The Beast with a Billion Backs e arriva nelle ultime serie a Ghost in the Machines. L'episodio 31st Century Fox (il cui titolo è un chiaro riferimento alla rete che in precedenza aveva trasmesso e poi cancellato lo show) prende da queste due componenti, mostrando un Bender che si batte per tutelare le volpi robotiche oggetto della "tradizionale" caccia alla volpe.

In effetti, sulle prime non è Bender a portare avanti la causa. Tutt'altro: affascinato da un'uniforme da caccia alla volpe, si reca a una battuta, che viene ostacolata invece da Leela, che con il suo solito filantropismo vuole opporsi all'uccisione dell'animaletto innocente. Presto però si scopre che la volpe è robotica, e allora è Bender a raccogliere il cartello di protesta (in senso letterale) di Leela e opporsi all'uccisione del (robotico) animaletto innocente. Da qui Bender fonda un suo fronte di liberazione animale (robotica), e poi lancia la sfida finale ai cacciatori di volpe (robotica), tra cui spiccano tutti i membri dell'alta società. Come ogni volta si farà aiutare da Leela e Fry, che pure non mostrano grande entusiasmo per la battaglia, ma una volta rapita e portata al sicuro all'interno della Planet Express, la volpe (robotica) si rivela meno simpatica e innocente del previsto.

Come in alcune altre puntante (la più recente è The Six Million Dollar Mon, in cui era Hermes a robotizzarsi gradualmente), il tema centrale di 31st Century Fox è l'identità/differenza uomo/macchina, e la capacità (e volontà) di distinguere l'uno dall'altro. Certo, il problema non viene posto come un profondo dilemma morale, ma viene posto in maniera abbastanza esplicita: la caccia alla volpe è giusta? E se non lo è, è giusta invece la caccia a una volpe robotica? È giusto se un umano uccide un robot? E viceversa? E un robot che uccide un altro robot? Il discorso è piuttosto ingarbugliato, e nell'episodio si presentano praticamente tutte le alternative. Al di là di questo, si tratta comunque di un episodio movimentato, che dopo l'introduzione iniziale arricchita degli omaggi alle più classiche uniformi da film di fantascienza (dalla tuta distillante di Dune alle corazze degli truppe imperiali di Star Wars), si snoda lungo diverse scene di caccia e i vari tentativi di sabotaggi di Bender, facendoci scoprire anche alcune interessanti specie animali robotiche, come le scatole-galline che depongono uova dodecagonali. Le gag sono di buon livello, dovute per la maggior parte a Bender, che è il protagonista quasi esclusivo della storia, e dà il suo meglio quando si confronta con il galateo dell'alta società riunita per la tradizionale caccia alla volpe (robotica).

Nel complesso, seppur non sorretto da grandi invenzioni fantascientifiche, una puntata godibile, con qualche piacevole sorpresa nelle sequenze finali, e capace di sollevare anche qualche limitata questione morale. Voto: 7/10

Coppi Night 24/03/13 - Decisione critica

Si torna dopo un mese e spicci al film d'azione, e stavolta la fiducia va a due degni rappresentanti della categoria come Kurt Russell e Steven Seagal. Se non che, ehm, c'è un problema: Russell non interpreta un soldato ma un ingegnere, e Seagal muore all'inizio della sua missione (non senza prima deliziarci con un prologo guarnito di decine di omicidi in pochi minuti). Ma tutto sommato il film regge anche senza il loro decisivo contributo alle scene d'azione, che, di fatto, sono poche, tutte concentrate nella sequenza finale. Il resto del film è tutto un nascondersi e cercare gli individui da eliminare sull'aereo dirottato che potrebbe precipitare e diffondere una quantità di gas mortale su tutti gli USA (e si sa che quando c'è un pericolo per gli USA, significa che il mondo è in pericolo). Forse il film si dilunga anche troppo, ma la tensione rimane abbastanza alta, anche se personalmente quella che ho gradito di più è stata la sequenza dell'atterraggio improvvisato, che paradossalmente mi ha ricordato L'aereo più pazzo del mondo (ma senza pilota automatico).

Che poi, guardando il film, mi veniva da chiedermi: ma dirottare un aereo a che serve? Cioè, per dire, metti che io salgo su un aereo di linea, punto un pistola al pilota e gli dico "Ora invece di atterrare a Los Angeles scendiamo a Bari Palese!". A questo punto, perché le autorità dovrebbero trattare con me ed accettare le mie richieste? Tanto, bene o male, prima o poi da qualche parte dovrò pur scendere anch'io dirottatore, quindi che rischio c'è? Fatemi atterrare dove pare a me, e poi mi arrestate quando arrivo lì, no? In realtà questo discorso non c'entra col film, perché lì c'è di mezzo questo gas letale e la minaccia terroristica eccetera, ma era una curiosità che cercavo di soddisfare, nel caso (come è probabile) debba presto intraprendere la carriera criminale.

Per tornare al film, di cui in pratica ho già detto tutto quanto c'è da sapere, posso riassumere dicendo che si può guardare senza temere dolori intercostali, ma di certo non lascia il segno. Tant'è che, scrivendo questa recensione con un certo ritardo, in effetti non mi ricordo niente di preciso, e per quello sto rimanendo tanto nel vago.