Rapporto letture - Maggio/Giugno 2024

Metà 2024 è passato e quindi sarebbe il caso di fare un semibilancio delle letture dell'anno, ma non lo faremo perché why bother. In compenso ripercorriamo le letture degli ultimi due mesi, rilevando come anche stavolta abbia avuto una discreta variabilità di generi, epoche, nazionalità, temi. Bravo me.

Iniziamo con uno dei miei esperimenti di lettura di autori self del fantastico. Ho provato con Incantesimo di Giulia Canteri che non mi ricordo in che modo ho selezionato. La storia di una principessa fuggita da un regno caduto che viene salvata da una misteriosa regina magica che sembra volerla legare a sé per sempre. Questo libro è un caso anomalo tra i self letti nell'ultimo anno e mezzo, perché laddove nella maggior parte dei casi questi erano irredimibili sotto tutti i punti di vista, stavolta ho percepito la presenza di un messaggio, di un nucleo tematico su cui la stori avrebbe potuto reggersi. Il rapporto ambiguo e quasi tossico tra la regina e la principessa, i sospetti incrociati, i tratti da thriller psicologico: elementi che ben diretti avrebbero potuto formare un fantasy se non altro più originale e personale della media che si trova in giro. Purtroppo l'esecuzione è gravemente insufficiente, la scrittura è scolastica, piena di ripetizioni ed errori di soggetti/tempi verbali, la struttura è assente, molti capitoli sono solo "cose che succedono" e non contribuiscono in nessun modo alla storia. Questo è il caso da manuale di libro (e autrice) che avrebbe avuto bisogno di un affiancamento, di maggior cura ed esperienza. Non è stato così, e anche l'"editing" dell'"editore" (Bookabook...) non ha portato nessun miglioramento. Se questo è il risultto di un testo sottoposto a revisione, si fa presto a immaginare le competenze di chi ci ha lavorato. Apprezzo le intenzioni, e ho fiducia che Canteri se continuerà a scrivere e a studiare, con meno fretta e più umiltà, potrà fare qualcosa di valido. Questo purtroppo rimane un voto 4/10

Una delle mie grandi lacune nell'ambti della fantascienza è il ciclo della Cultura di Iain M. Banks. Di questo autore ho letto varie altre cose (se lo cercate qui dovrebbe uscire fuori) ma niente della sua saga più apprezzata nell'ambito della space opera. Mi ero preso La mente di Schar (aka Consider Phlebas) nella vecchia edizione Nord da Libraccio, e quindi ho pensato che fosse il caso di provare. Se da una parte si percepisce che è una storia scritta negli anni 90, per il modo di condurre la narrazione, dall'altra questa rimane una space opera fatta come si deve, con tanta immaginazione, un contesto ampio e variegato, personaggi memorabili e finale dolceamaro. Forse avrebbe potuto essere un po' più corto, e alcune parti dell'avventura sembrano slegate dal resto, quasi come se fossero puntate filler, però è tutto così avvincente che comunque si va avanti con piacere. Ci tornerò sicuramente, un giorno. Voto: 7/10


Non parlerò de La strada. Quello che c'è da dire è già stato detto, e io non potrei aggiungere niente alla discussione. È la mia prima esperienza con la scrittura di Cormac McCarthy (un altro dei recuperi che volevo far da tanto) e nonostante un po' di spaesamento iniziale, quando sono entrato nel flusso è stato totalizzante. Questo libro mi ha fatto male. Lo aveva fatto anche il film, quando l'ho visto anni fa. Non è un'analisi critica, è una questione personale. Non c'è niente di oggettivo, sto ragionando solo di pancia e di magone. Non voglio più leggere un libro così, anche se ho bisogno di altri libri così. Non posso esprimere un voto.

 

Tra gli eventi che capita occasionalmente di presentare alla libreria Il Giardino delle Parole di Pistoia (passateci), l'ultimo della stagione 2023/2024 è stato il romanzo Gente alla buona di Mattia Grigolo. La storia di un borgo qualsiasi, nella campagna lombarda, uno di quei paesi dove tutti si conoscono e la gente mormora. Due generazioni contrapposte, con un eveno traumatico in mezzo a separarle, o forse unirle. Il romanzo si prende il suo tempo inizialmente per dare spazio a ognuno dei personaggi principali, molti dei quali sono una sorta di archetipo dei piccoli paesi (il matto, il prete, il contadino, il becchino) e la vicenda principale che fa da motore a tutto ci mette un po' a uscire sulle pagine. Nonostante ci sia una sorta di mistero alla base, in realtà la ricerca della soluzione non è il punto della storia, e quando la otteniamo è quasi anticlimatica, non risolve niente e anzi ci fa sentire ancora più privi di appigli, perché ora che sappiamo non abbiamo idea di cosa dovrebbe succedere (probabilmente niente). In questo senso il libro riproduce bene le dinamiche di questi posti in cui tutto cambia per rimanere sempre uguale. Manca forse un po' di mordente, perché la storia di per sé non è fatta per catturare e la scrittura non ha particolari guizzi (ho letto altro di Grigolo, e so che può essere più incisivo di così), per cui in diverse occasioni si ha la sensazione che si sarebbe potuto chiudere tutto molto prima, e che il racconto sia il pretesto per una sessione di autoanalisi. La presentazione comunque è stata una delle più divertenti che mi è capitato di condurre, e abbiamo potuto parlare dei personaggi dei rispettivi paesini di origine. Voto: 6.5/10

 

Altro libro di cui avevo già visto il film prima, e a me Cloud Atlas delle Wachoswski era anche abbastanza piaciuto, in controtendenza all'impressione generale. Avevo da tempo il libro di David Mitchell e mi sono deciso a iniziarlo. Interessante la struttura "nidificata" con le epoche che progrediscono dal passato verso il futuro e poi indietro, con il futuro remoto postapocalittico come cuspide di questa progressione. Veramente interessante il gioco letterario di usare forme diverse di narrazione, dal diario alle lettere al noir alla confessione, con le rispettive variazione della lingua e del tono delle storie. Non tutte le storie hanno lo stesso valore, in particolare la prima che apre e chiude il volume forse è proprio la più insipida, anche perché tra quando si inizia e quando si termina sono passate centinaia di pagine e non ci si ricorda nulla. Nel complesso però il gioco funziona, e il messaggio delle storie personali che attraversano le epoche e ispirano chi viene dopo a fare la propria piccola parte è motivazionale ma non consolatorio. Il climax della parte centrale del libro, con la storia nel futuro remoto, l'ho trovato abbastanza commovente, anche grazie ai title drop sapientemente distribuiti. Un romanzo ambizioso, che anche se non è riuscito al 100% merita sicuramente la lettura (come il film, del resto). Voto: 8/10

 

A distanza di qualche anno dalla mia ultima incursione nel Regno di Taglia, ho ripreso la serie di Luca Mazza/Jack Sensolini perché a breve uscirà l'ultimo capitolo. Ho letto quindi Apocalemme, che rimette l'etica e l'epica nella saga che vantava niente di epico e niente di etico. La storia segue da una parte Re Sudario, impegnato nella sua guerra santa (cappiata, in quanto guerra nel nome del messia impiccato) alle porte dell'inferno, contro schiere di demoni ispirate ai semi della briscola. Sì, è esattamente così, ci sono scartini, fanti e re di bastoni, spade, coppe e denari, ognuno con raffigurazioni e poteri particolari. Dall'altra parte ci sono i Fratelli di Taglia, la lega di mercenari senza affiliazione che devono decidere se riunire le forze per combattere l'imminente minaccia che straripa dall'inferno. Il livello di questo testo mi sembra di molto superiore a quello di Vilupera, che pure era elevato. Se in quello si indugiava più nel citazionismo e nell'esagerazione, qui anche grazie a una costruzione più solida del mondo che si è accumulata andando avanti nel progetto, la storia assume una sua identità autonoma, e l'audacità letteraria porta a qualcosa che credo non si sia mai visto nel fantastico italiano. Continuano a esserci esagerazioni e catchphrase, caricature e splatter, ma è tutto estremamente serio nonostante la frivolezza, così che si riesce a ridere e appassionarsi allo stesso tempo. Un equilibrio sottile ma perfetto tra la farsa e il dramma, che mi ricorda gli spaghetti western (che io adoro). Probabilmente non tutti gli appassionati dei fantasy lo apprezzerebbero, e ci sarebbe una bella schiera di trigger warning da premettere, ma questo libro e questa serie, a mio avviso, è una delle poche cose che potrà rimanere del fantastico italiano di questo decennio. Voto: 9/10


Hallucigenia

Era da un po' che non mi coinvolgevano in un'antologia, anche perché ultimamente mi sto tirando indietro da vari progetti perché il tempo e la voglia mancano sempre di più. Tuttavia quando il buon prof aretino Andrea Berneschi, con cui ho condiviso alcuni dei miei primi passi editoriali (faceva parte di quel gruppo variegato con il quale è uscita la mia prima antologia Spore e la sua prima antologia Necroniricon), mi ha proposto di scrivere un racconto "fantasy psichedelico", io ho risposto "checazzo vuol dire". Poi mi ha spiegato che voleva dei racconti fantastici surreali e allucinati, che forse più che fantasy penso che si possano inquadrare nell'ambito del weird che tanto ingloba tutto quello che è oco definibile, ispirati da Dalì, Bosch, Jodorowsky. È  stato a causa sua che mi sono procurato e ho letto L'Incal, e questo avveniva alcuni anni fa perché il progetto era nato prima con una certa intenzione, si è perso per la strada e poi è stato recuperato e finalmente ha trovato la sua via nell'antologia Hallucigenia.


Che poi, chiedi a me di partecipare a una raccolta che porta come titolo il nome di una enigmatica creatura preistorica della notte dei tempi, cioè, stiamo a posto proprio. Onestamente non ho letto niente degli altri racconti presenti, ma ci sono nomi interessanti che si muovono nel sottobosco sia dell'editoria tradizionale che self, come gli stessi curatori Andra Berneschi e Michele Borgogni, ma anche Lorenzo Davia, Giorgio Smojver, Ambra Stancampiano, Flavio Torba, Stefania Toniolo. Insomma le prospettiva sono buone. L'introduzione è di Cristiano Saccoccia e abbiamo endorsement e blurb di Vanni Santoni.

Il mio racconto che chiude la racoclta (presumo per mere questioni alfabetiche) è Il canto della gigattera, una storia di guerra in cui il protagonista è un gastronauta (sic), un pilota di balene che per dirigere queste bestie sottomarine deve farsi ingoiare e sottoporsi a una digestione controllata che gli permette di entrare in contatto con il loro subconscio... e potenzialmente con quello del padre morto digerito da quella stessa gigattera prima di lui.

Trovati Hallucigenia su amazon, in ebook e cartaceo, in sconto fino al 17 luglio.


Doctor Who 14x07+08 - The Legend of Ruby Sunday + Empire of Death / Il dio della morte + Morte e rinascita

Forse se avessi fatto il commento separato per i due episodi che fanno da finale di stagione la prospettiva sarebbe stata diversa, ma visto che ero in ritardo di una settimana, recupero così. In ogni caso fondamentalmente sul primo del doppio episodio c'è poco da dire, visto che tutto si concentra sull'investigazione del mistero di "Susan", la donna che compariva continuamente nel corso della stagione in varie occasioni, e della madre di Ruby che la abbandona davanti alla chiesa la notte di natale 2004 e che è impossibile da identificare. Tutto questo avviene grazie all'aiuto della UNIT, con Kate Stewart e Mel che avevamo già rivisto in The Giggle. Il Dottore ha motivo di sospettare che quella Susan sia sua nipote, abbandonata sulla Terra migliaia di anni prima, anche perché ha fondato un'azienda che si chiama Triad Technology, e quindi S. Triad = Tardis. Per qualche ragione crede che il mistero di Susan e quello di Ruby siano collegati, quindi li investiga in parallelo finché scopre che Susan non c'entra niente con tutto questo ed era solo una trappola preparata dal vero nemico, che era S. Tech = Sutekh.


Sutekh è uno dei villain storici della serie classica, per la verità comparso in un unico episodio The Pyramids of Mars con il Quarto Dottore, tuttavia è rimasto impresso perché era uno dei più potenti esseri mai affrontati e che inizialmente aveva avuto la capacità di sottomettere il Dottore. Alla fine era stato "esiliato" nel time vortex e quindi si presumeva che fosse rimasto lì per sempre. A quanto pare invece, fin da allora Sutekh si era agganciato al Tardis e quindi aveva viaggiato con il Dottore per tutto il tempo e solo adesso si rivela con i suoi araldi di morte per annientare tutta la vit dell'universo, poiché in quanto dio della morte questo è il suo unico scopo.

The Legend of Ruby Sunday si conclude con il cliffhanger della rivelazione del nemico, ma l'inizio di Empire of Death rende subito chiaro che le stakes saranno basse perché a tre minuti dall'inizio tutto il cast secondario (a parte Ruby e Mel) viene eliminato: Kate, Rose Noble, vari compagni e amici della UNIT, tutti polverizzati (oltre, presumiamo, anche al Quattordicesimo Dottore con la faccia di Tennant che è ancora lì da qualche parte...). Di qui si deduce che l'episodio finira con un reset totale della situazione, e quindi tutta la tensione si dissipa. È chiaro che ci aspettiamo che il Dottore in qualche modo risolva sempre la situazione e sconfigga anche il dio della morte, ma mostrando subito una devastazione così totale, si perde completamente l'ansia che qualcosa di definitivo possa succedere davvero.

Purtroppo i problemi di questo episodio non si fermano qui, perché quello che segue è una serie di eventi inconsequenziali e incoerenti. Per qualche ragione Sutekh stesso (che è il dio della morte e che non desidera altro che l'annientamento di tutta la vita) è ossessionato dall'identità della madre di Ruby, e non uccide in maniera rapida lei e il Dottore solo perché cerca questa rispota. Il Dottore stesso è convinto che la soluzione a tutto il mistero stia lì (un sillogismo che non ha nessun fondamento), e quindi la sua preoccupazione principale di fronte all'universo completamente privo di vita è scavare ancora nei ricordi di Ruby o farle un test del DNA per scoprire chi è sua madre. Questa scoperta è così importante che permette al Dottore e Ruby (dopo che anche Mel è stata posseduta da Sutekh) di avvicinrsi al dio della morte e metterlo al guinzaglio. Letteralmente, al guinzaglio. Perché ha la forma di un cane, capito?

E quindi lo agganciano al Tardis (che peraltro finora era "in suo potere" era "il suo tempio" e non sarebbe "mai stato suo di nuovo") e lo portano a correre nel time vortex. Questo per qualche ragione resetta gli effetti della polvere di morte che aveva diffuso (la spiegaizone è che "death of death is life", e anche se possiamo accettare questa doppia negazione, non è chiaro in che modo trascinare Sutekh nel vortice debba innescare questo effetto, tanto più che il vortice Sutekh lo ha attraversato per millenni aggrappato al Tardis). Quindi Sutekh si disspia, venti minuti e due incontri dopo la sua rivelazione nel finale dell'episodio precedente. Tutti vivono, tutti felici.

C'è ancora da risolvere il mistero della madre di Ruby. Che si rivela essere: nessuno. Nessuno di speciale, così come Ruby. Non ha niente di speciale, ed era speciale solo perché loro le stavano dando importanza. Non è cozy e confortante? Che bel messaggio...

...se non fosse che non è stato il pubblico a pensare che la madre di Ruby fosse speciale, ma è stato lo show a puntare continuamente in quella direzione. Ruby faceva nevicare soltanto pensando a sua madre, il segreto sepolto dentro di lei ha fermato il dio della musica Maestro che ne era rimasto spaventato, la madre di Ruby sfuggiva all'identificazione del Tardis e del dio della morte, ha alterato i ricordi del Dottore durante il loro incontro nel 2004 e inoltre aveva fatto quell'azione dramamtica di puntare verso il Dottore/Tardis/qualcosa come un avvertimento e hanno passato un'intera puntata a investigare questa cosa.

Per cui arrivare a dire che la madre era solo una ragazzina quindicenne che la notte di natale vestita con un mantello con cappuccio va ad abbandonare la figlia davanti una chiesa e poi indica il cartello col nome della strada per dare il nome alla bambina e non ha niente di speciale nessun potere nessuna backstory nessun segreto, non ha assolutamente senso. Non tanto perché dovesse esserci la grande sorpresa, ma perché ciò che è stato settato all'interno della storia contraddice completamente la risoluzione che è stata data. E non si può giustificare con il fatto che questa cosa è "tematica" e porta il messaggio ("tutti possono essere speciali") ma è stata ottenuta con l'inganno e non chiarisce alcune delle dinamiche che sono state presentate (la nove, l'alterazione dei ricordi, la mimesi). Inoltre non ha senso nemmeno dal punto di vista mondano, perché le azioni della madre di Ruby durante l'abbandonon della figlia non sono affatto plausibili per il contesto.

Qui Davies ha portato avanti dei misteri e li ha trattati tutti come red herring, false piste che non avevano una soluzione e non intendono averla. Il mio sospetto in realtà è che abbia cambiato idea tr l'episodio di natale con i goblin e questo, e quindi la scena dell'abbandono è cambiata (e non ha potuto fare finta di nulla) ma non aveva una soluzione pronta e quindi l'ha trattata così. Questa però non è una soluzione soddisfacente, è incoerente e anche disonesta perché si basa su una costruzione portata avanti con estrema attenzione dalla storia per poi dissolverla in niente. E sarebbe più accettabile se quella della madre di Ruby fosse una storyline collaterale, ma è integrale alla disfatta del villain epico che è stato riesumato dall'alba dei tempi, per cui non si può trattarla come una spetto secondario. Aggiungendo a questo anche il red herring su Susan, diventa del tutto inaccettabile.

La verità, e sarebbe il caso che il fandom di DW lo accettasse, è che RT Davies non ha mai saputo scrivere archi narrativi. Non ho mai capito come si sia diffusa questa idea che Davies sapesse scrivere le stagioni e Moffat i singoli episodi, perché la costante nelle stagioni e nei finali di Davies è al contrario un anticlimax totale. L'unico arco degno di questo nome della tenuta di Davies è stato quello di Harold Saxon, per il resto da Bad Wolf in poi non c'è mai stato niente di efficace, coerente e ben programmato, ma sono sempre state rivelazioni con vaghi foreshadowing sparsi a caso nel corso degli episodi precedenti. Al contrario tutto l'arco di Melody Pond, delle crepe nell'univeros, dei Silence, anche dell'ibrido, ma addirittura il Timeless Child, per quanto abominevole, aveva comunque più senso e coerenza in quanto arco narrativo. Questo no.

Questa stagione nel complesso è stata più che soddisfacente, nei commenti degli episodi precedenti ho epsresso tutto il mio apprezzamento, ma questo finale è uno dei peggiori, mi sbilancio a dire anche peggiore di quelli di Chibnall, che per quanto deludenti almeno davano delle risposte. Non sto dicendo che rimpiango Chibnall, assolutamente, i suoi episodi eran insipidi e non sapeva come gestire il Dottore e le potenzialità dello show, cosa che Davies invece è capace di fare, ma questa conclusione nello specifico è davvero detestabile.

In tutto ciò, alla fien dell'episodio Ruby se ne va e il Dottore piange (ancora: va bene che questo è un Dottore molto emotivo, ma non è che gli deve scendere la lacrimuccia ogni volta), eppure sappiamo già che Millie Gibson sarà presente nella prossima stagione quindi... non se ne va davvero? Insomma anche qui sembra che siamo davanti a qualche red herring. Intanto aspettiamo l'episodio di natale, che tonerà in mano a Moffat, per grazia di dio.

Nel complesso il primo episodio del finale è sufficiente, ma il secondo terribile per cui la media di questo finale è un voto 5/10


Doctor Who 14x06 - Rogue / Nessuno è quel che sembra

Avevamo bisogno di un episodio regency in Doctor Who? Evidentemente sì, perché Rogue è proprio questo, portando il Dottore e Ruby in piena atmosfera Bridgerton con balli di corte scandali e tradimenti. Non è nemmeno una citazione o un parodia, è un riferimento diretto e forse gli stessi alieni antagonisti della puntata sono lì proprio per quello. Un po' come in Futurama gli omicroniani attaccano la Terra perché appassionati delle sue serie tv interrotte, qui questi mutaforma vengon a fare cosplay sulla Terra nelle loro epoche preferite.


Da una parte l'idea che i motivi degli avversari fossero così futili mi è sembrata azzeccata: per una volta non abbiamo piani di conquista morte e distruzione, ma soltanto qualcuno che vuole giovare e divertirsi, in questo caso a impersonare umani inconsapevoli nei loro futili intrighi amorosi. Dall'altra, introdurre ancora dei mutaforma che prendono il posto degli originali, quando già abbiamo gli Zygon, e quando di recente abbiamo fatto lo stesso giochino in Wild Blue Yonder forse si poteva evitare.

Ma al di là del monster of the week, la cosa notevole probabilmente è proprio il Rogue del titolo (quello originale almeno, quelli italiani lasciamo perdere). Rogue è un cacciatore di taglie che al pari del Dottore si è infiltrato in questa occasione per stanare e catturare gli alieni cosplayer, e fin dal loro primo incontro l'affiatamento è evidente. Dopo il solito bickering di due frenemies alla pari (molto simile a quello con River Song, si vede che il Dottre si innamora così) arriviamo alla prevedibile alleanza e a un autentico innamoramento del Dottore per questo fascinoso avventuriero. Ora, come ho già detto altre volte a me non piace molto il Dottore romantico e piacione (per quello nell'epoca moderno ho preferito Capaldi agli altri) però ne posso accettare la caratterizzazione, e bisogna ammettere che questo tipo di personaggio esce molto bene a Gatwa. Qui però mi è sembrato che il Dottore cadesse troppo facilmente e troppo velocemente nell'amore totale, pronto a lasciarsi tutto indietro per stare con Rogue. Insomma, anche se immagino che abbia bisogno di colmare qualche vuoto affettivo (anche se dovrebbe essersi curato dopo la bigenerazione, a quanto sappiamo), qui mi è sembrato al limite del macchiettitsico, uno di quegli instant love da wattpad.

Questo aspetto mi ha fatto un po' uscire dall'immersione, ma tutto sommato l'episodio è gradevole e ben costruito, seppur non troppo sorprendente. Un buon filler senza pretese e con qualche sequenza d'effetto. Voto: 6.5/10


Doctor Who 14x05 - Dot and Bubble / Il pianeta dei mostri

Prima di commentare questa puntata mi vorrei soffermare un attimo sulla traduzione dei titoli degli episodi, che io scopro al momento in cui scrivo questi commenti perché seguo la serie in lingua originale. L'algortimo della morte / Il cerchio delle fate / Il pianeta dei mostri / Nessuno è quel che sembra (questo è il prossimo ma il titolo si sa già). Insomma, seriamente? Spero che il doppiaggio sia all'altezza...

 

Detto ciò, questo episodio è probabilmente il più blackmirroresco mai visto nella serie. Ce ne sono altri che hanno una vena distopica bleak che possono essere assimilati, ma qui l'ambientazione in un mondo in cui tutti sono così assuefatti dal proprio spazio social da dimenticarsi come si cammina (letteralmente) è qualcosa che subito richiama il titpo di critica sociale che si vede in Black Mirror. E anche questo, come il precedente, è tutto sommato un episodio low Doctor, perché il Dottore e Ruby, a parte la scena finale, sono presenti in maniera molto marginale durante le interazioni su schermo con la protagonista. Quindi di nuovo, una formula un po' più originale del classico episodio di DW.

L'episodio è ben costruito e si basa in buona parte sulla conduzione della protagonista, una delle ragazze che fanno parte di questo mondo colonizzato e circoscritto in una "bolla" (facile capire il gioco di parole) che le tiene sempre in contatto con una cerchia ristretta di contatti, ma al tempo stesso impedisce loro di vedere poco oltre il proprio naso (anche qui, letteralmente). Anche qui le metafore sono ben evidenti, e la minaccia dei mostri che stanno in attesa di mangiare chi gli va incontro è a sua volta interpretabile a diversi livelli di allegoria.

A questo punto, devo ammettere che questo episodio mi ha fregato. Pur apprezzando tutti questi aspetti, mi ero convinto che il finale sarebbe andato nella direzione di rivelare che i lumaconi fossero parte integrante del sistema, che non fossero un'invasione esterna ma un modo in cui era previsto che la loro società deviata venisse ripulita, perché troppo flaccida per riuscire anche a scappare da creature quasi immobili. Questo viene in parte accennato, ma in realtà non è il punto di arrivo della storia. Perché verso la fine, e il primo segnale è il momento in cui la protagonista lascia sacrificare il suo salvatore, qualcosa cambia bruscamente, e la prospettiva di tutto quello che abbiamo visto viene cambiata.

Il Dottore che è lì per salvare queste persone, si trova davanti a persone che non vogliono essere salvate. Che rifiutano il suo aiuto (dopo averlo avuto) solo sulla base di un pregiudizio e della loro posizione privilegiata di entitled rich kids. Questo anche dopo aver vissuto una situazione che li ha forzati a prendere coscienza di un mondo più complesso e pericolo di quello che conoscevano, che li ha forzati a uscire dalla bolla in cui però hanno scelto di continuare a vivere. In molti ci hanno visto anche una metafora razzista, e la diffidenza iniziale e continuativa verso il Dottore rivolta anche a questo, e se questo aspetto sicuramente è presente (infatti tutti gli abitanti del mondo ideale sono giovani bianchi), a mio avviso non è quello predominante, non è tanto il discorso della razza a separare loro e noi, quanto la diversa appartenenza di base, che si sarebbe espressa anche con la razza in comune (infatti a Ruby non viene riservato un trattamento diverso).

Qui Ncuti Gatwa riesce a rendere un'interpretazione eccellente di un Dottore frustrato e incredulo, che sente di aver fallito nonostante abbia fatto quello il suo meglio e che è costretto ad ammettere che a volte nemmeno lui può cambiare le persone più spregevoli. Siamo quindi a due episodi di fila in cui il Dottore viene fondamentalmente sconfitto, non si sta mettendo bene per il Quindicesimo...

Dot and Bubble è un altro episodio coraggioso ed efficace, capace anche di sorprendere gli spettatori più scafati come me. Il che inizia a rendere questa stagione davvero di buon livello. Voto: 8/10