Dal libro al film - La ragazza che sapeva troppo / The Girl With All the Gifts

Nell'ultimo rapporto letture parlavo di La ragazza che sapeva troppo, romanzo a tema zombie uscito un paio di anni di fa da cui è stato recentemente tratto un film prodotto da Netflix. Pochi giorni dopo aver finito il libro ho avuto modo di vedere anche il film The Girl With All the Gifts e mi pareva interessante confrontare le due versioni della stessa storia.

La trama è sostanzialmente la stessa (segue qualche moderato spoiler). La storia inizia alcuni anni dopo un'apocalisse zombie, all'interno di un centro di ricerca militarizzato in cui diversi bambini sono oggetto di esperimenti. Gli zombie di questa storia non sono "non-morti" nel senso classico, sono umani parassitati da un fungo, spunto ricavato dal famoso fungo che prende il controllo delle formiche e ne modifica il comportamento. Il contagio avviene tramite i liquidi corporei, e rende le vittime totalmente insensibili agli stimoli, motivate soltanto dall'idea di diffondere l'infezione. I bambini del centro, tra cui la protagonista Melanie, sono però particolari: pur essendo contaminati dal fungo, mantengono capacità cerebrali normali, anzi sembrano avere un'intelligenza superiore alla media. Per questo vengono sottoposti a diversi tipi di test ed esperimenti (medici, psicologici, fisici) al fine di trovare una cura o un modo per arrestare la diffusione del parassita. Poco dopo l'inizio della storia, a seguito di un attacco Melanie e un piccolo gruppo di persone del laboratorio (un medico, un'insegnante e due soldati) sono costretti a fuggire, e devono cercare la strada verso la vicina cittadina di Bacon dove esiste un altro centro simile, attraversando le città ormai occupate solo da infetti.

La parte più interessante sia del libro che del film è sicuramente l'approccio originale al tema zombie, che sono spiegati e contestualizzati in una teoria scientifica quanto meno plausibile. [Certo, quando mi sono trovato a leggere di uomini-funghi ho avuto una strana sensazione di dejà vu, ma credo che i produttori di Netflix non abbiano mai letto Spore, quindi posso comprendere l'originalità percepita dal resto del mondo.] Il modo in cui i bambini del laboratorio subiscono con docilità e gratitudine il trattamento inumano è l'elemento che crea il forte impatto iniziale, in particolare nel film in cui le immagini rendono ancora più cruda la situazione. Per quanto ne sa la medicina, quei bambini non corrispondo più alla definzione di esseri umani, sono cose e sono pericolosi, basta il minimo odore di sudore per far scatenare la loro reazione automatica da zombie che spegne ogni scintilla di coscienza esibita fino a pochi secondi prima. Eppure i bambini, e Melanie in particolare, sembrano non avere altro desiderio che seguire e compiacere i loro insegnanti, al punto che per alcuni, come la signorina Justineau, risulta difficile percepirli come minaccia. Nel libro viene dedicato molto più tempo alla parte iniziale in cui si mostra la vita all'interno del laboratorio/prigione/scuola, con la narrazione focalizzata principalmente sul punto di vista di Melanie che accresce lo straniamento. È in questa fase che si acquisiscono anche le nozioni sull'infezione che ha messo fine alla civiltà umana, anche se i bambini non si rendono conto di essere loro stessi contagiati dal fungo.

Dopo la fuga il punto di vista passa più spesso agli altri personaggi del gruppo: la dottoressa Caldwell, direttrice delle ricerche, che fa da base di appoggio per la componente scientifica della storia; la signorina Justineau, l'insegnante che ha preso più a cuore il benessere dei bambini e cerca in tutti i modi di proteggere Melanie; il sergente Parks, intenzionato a mantenere l'ordine e la disciplina in una situazione di cui si sente responsabile; il soldato Gallagher, cresciuto nel mondo post-apocalittico e che non conosce altra realtà oltre a quella dell'infezione fungina. Questo alternarsi dei POV permette di avere una panoramica più ampia delle motivazioni e idee, anche tra loro contrastanti ma sempre abbstanza coerenti. Melanie stessa arriva poco per volta a comprendere la sua natura e accettarla, si rende conto della sua pericolosità per gli altri ed è disposta a rispettare le loro richieste per tenerli al sicuro. Capita in alcuni casi che i personaggi si tengano nascoste alcune cose a vicenda, ma nel libro le loro ragioni per mantenere i segreti sono perfettamente valide e comprensibili.

Nell'adattamento del film molte di queste sfaccettature sono andate perse. È naturale che in 90 minuti di pellicola non ci sia il tempo per approfondire la personalità di cinque personaggi diversi, ma alcuni ne risultano ingiustamente squalificati agli occhi dello spettatore. La dottoressa Caldwell ad esempio non appare niente di più che la scienziata senza cuore che pensa solo ai suoi esperimenti, mentre nel romanzo si apprendono (e in buona parte si arriva a condivedere) le sue ragioni. Anche Gallagher, forse il personaggio più tragico del romanzo, nel film risulta poco più di un soldatino goffo e un po' tonto. Ci sono anche aspetti che il film ha saltato del tutto, come i junker, parte della popolazione umana non infettata che vive al di fuori delle città ed è responsabile dell'attacco iniziale alla base, ma in questo caso il film non risente della semplificazione. In altri casi invece la necessaria semplificazione cinematorafica genera qualche incoerenza, come il contagio istantaneo che si vede durante l'attacco: per come l'infezione procede, è evidente che non può essere così veloce (il fungo deve arrivare nel cervello e far crescere qui i suoi miceli), infatti nel libro è molto più lenta.

Ci sono però elementi che nel film sono trattati in modo superficiale, incompleto, e ho avuto la sensazione che siano stati inseriti dando per scontata la lettura del libro. Ad esempio, la scena iniziale in cui a Melanie vengono date da mangiare delle larve non viene spiegata con la cura e la coerenza che invece è presente nel libro, e potrebbe indurre confusione a qualche spettatore. Anche la spiegazione delle capacità dei bambini "speciali" come Melanie, che costituisce praticamente il nodo finale di tutto il romanzo, nel film viene fornita senza nessuna enfasi particolare, come se a quel punto dovesse ormai essere già chiaro. Questo porta a perdere una parte importante della trama proprio nelle fasi finali, anche se il film guadagna di nuovo con una scena conclusiva per molti versi più forte di come si chiude il libro. In molti casi comunque mi sono trovato a pensare che se non avessi letto il romanzo probabilmente non avrei capito del tutto, o forse avrei frainteso, quello che stavo vedendo.

In definitiva, libro e film di La ragazza che sapeva troppo sono pressappoco allo stesso livello più che buono, però la produzione del film ha sorvolato su alcuni aspetti piuttosto rilevanti che servono a dare una maggiore consistenza alla storia, separandola dai tanti zombie movie che si vedono negli ultimi anni.

Doctor Who 10x11 - World Enough and Time

Il Doctor Who moderno ha sempre avuto un problema coi Cybermen. Fin da quando sono stati reintrodotti nella seconda stagione, questi iconici avversari del Dottore hanno avuto l'aspetto e l'attitudine di robottoni goffi e stupidi, un esercito di omini di latta che per lo più vengono battuti con estrema facilità. Ci hanno provato diverse volte a renderli più minacciosi, ma nemmeno Neil Gaiman col suo Nightmare in Silver ci è riuscito, l'upgrade ricevuto negli ultimi anni non è servito a renderli davvero spaventosi, anche quando nel finale della stagione otto erano i cadaveri a trasformarsi in Cybermen. Peraltro nel corso delle stagioni Dalek e Cybermen hanno subìto un fenomeno di "evoluzione convergente" per cui le reciproche caratteristiche si sono accomunate sempre di più: entrambi volano, sono pressoché indistruttibili, hanno una rete neurale condivisa, convertono gli umani, hanno un soppressore di emozioni e così via. Tutto questo porta a considerare i Cybermen (ma anche i Dalek) un avversario generico, spesso carne da macello per il Dottore, da far saltare in aria a grandi numeri.


Alla fine pare che fosse tutto un problema di design. Per far tornare i Cybermen spaventosi è bastato riprendere il loro design originale del 1966, quando il Primo Dottore li incontra nel serial The Tenth Planet, memorabile anche perché porta in scena la prima "morte" e rigenerazione del Dottore, segnando la fine dell'epoca di William Hartnell. In un certo senso i Cybermen "originali" (in seguito rinominati Mondasian Cybermen, dal loro pianeta di orgiine) possono apparire ridicoli, trattandosi di attori con un calzino bianco in testa e pantaloni di stagnola. Ma proprio in questa loro apparente semplicità sta la forza di questo design: i Cybermen del 1966 sono profondamente uncanny, come mai più lo sono stati in seguito: forse giusto in Tomb of the Cybermen eravamo abbastanza vicini, ma poi la "robotizzazione" li ha resi sempre più metallici e meno umani. Quindi, meno facili da percepire come derivazioni degenerate di persone normali.

In World Enough and Time invece assistiamo proprio a questo. La progressiva evoluzione forzata che porta alla conversione degli umani in Cybermen. In un ambiente ostile e con le risorse in esaurimento, l'unica possibilità di sopravvivenza è diventare più forti, più resistenti, meno bisognosi di cure. C'è un prezzo da pagare, ed è il dolore: pain, pain, pain, ripetono i primi prototipi di uomo cibernetico, prima che gli venga abbassato il volume degli altoparlanti. L'atmosfera da ospedale psichiatrico di inizio Novecento, oppure i leggendari esperimenti dei medici nazisti, completano il quadro di inquietudine che stavolta funziona davvero, e porta a considerare sotto tutt'altra prospettiva quei costumi un po' artigianali.

Tutto questo senza considerare le altre dinamiche che si alternano e accavallano nella puntata: l'enorme astronave in prossimità del buco nero e la conseguenze dilatazione temporale tra i diversi livelli; la "prova sul campo" del Dottore per testare la capacità di Missy di agire secondo principi di altruismo; la presenza (mascherata) dell'altro Master, quello di John Simm visto per l'ultima volta con il Decimo Dottore; la morte di Bill, a pochi minuti dall'inizio dell'episodio con un buco attraverso il torace, la sorte più cruenta e inaspettata mai capitata a un companion dell'era moderna; la conversione sempre di Bill nel primo Cyberman, e il suo straziante "i waited for you"; e la scena iniziale, la rigenerazione del Dottore, probabilmente un flashforward dal finale di stagione o forse addirittura dallo speciale natalizio.

Tutto quanto amalgamato in modo omogeneo, in modo che nessun punto vitale della trama prevale troppo sugli altri, e si arriva a fine puntata con la voglia viscerale di sapere come va a finire. Purtroppo la storia di DW insegna che questi build-up perfetti si risolvono poi in una delusione quando si arriva a tirare le fila nella puntata conclusiva, ma stavolta mi sento di sperare in un finale epico come non se ne vedeva da tempo. E anche se così no fosse, resta la soddisfazione per un episodio ricco di idee e perfetto nella costruzione. Rimane da chiedersi come sarebbe stato assistere a questa puntata senza avere i punti salienti (John Simm, i vecchi Cyberman) spoilerati già da mesi.Voto: 8.5/10

Voi demoni (anteprima)

Qualche mese fa annunciavo velatamente il fatto che stavo lavorando ad alcuni racconti di imminente pubblicazione. Da poche settimane ha visto la luce Infodump all'interno di Propulsioni d'improbabilità, ma non era solo a quello che mi riferivo.

Nei prossimi giorni uscirà infatti Voi demoni, un racconto che era comparso nella mia vecchia raccolta autopubblicata Mytholofiction (ora non più disponibile), interamente revisionato e aggiornato. Si tratta di un racconto decisamente lontano dalla fantascienza che vi ho abituati a leggere, anzi siamo sul poliziesco soprannaturale.


https://www.progettomoscabianca.it/voi-demoni


Il racconto sarà disponibile in formato cartaceo ed elettronico, con la copertina di Simone Peracchi e sotto il marchio Moscabianca Edizioni. Il Progetto Moscabianca è una piccola realtà nata alla fine dell'anno scorso, con l'intenzione di pubblicare narrativa e fumetti di genere. Voi demoni è il primo titolo del loro catalogo insieme a Finale, graphic novel di Andrea Fontana e Luca Marcenaro. Entrambi i volumi saranno presentati in anteprima alla fiera CRACK! che si terrà a Roma da oggi a domenica.

Ma le novità non si fermano qui. Voi demoni infatti fa solo da apertura a una raccolta di prossima pubblicazione, alla quale stiamo lavorando sottoponendo i miai racconti al feroce editing di Leonardo Munzlinger. Ogni racconto avrà la sua illustrazione, e la raccolta spazierà anch'essa tra i generi. A breve quindi mi sentirete parlare ancora di racconti e di mosche.

Per gli aggiornamenti seguite la pagina di Moscabianca, potrebbe scappare qualche anticipazione nelle prossime settimane.

Doctor Who 10x10 - The Eaters of Light

Era dai tempi della Pandorica che il Dottore non tornava in epoca romana, ed era il caso che la faccia di Capaldi tornasse approssimativamente alle sue origini. In realtà non siamo a Roma o nei pressi, ma in Scozia, durante una campagna della Nona Legione, secondo la storia scomparsa misteriosamente. L'episodio prova a darne una spiegazione, e naturalmente la spiegazione è... aliens.

Il trio di avventurieri si trova nel mezzo di uno scontro tra i romani e i pitti (gente che stava da quelle parti ancora prima dei celti). Questi ultimi, trovandosi invasi, hanno pensato bene di aprire le porte dell'inferno e scatenare l'attacco di un mostro nei confronti dell'esercito romano contro cui non avevano nessuno possibilità. Il problema è che una volta aperte le porte dell'inferno (sì, ok, tecnicamente è un'altra dimensione, ma ai fini pratici si tratta di un'evocazione demoniaca) non si possono richiudere, e così ora ci si trova con un lupo mangia-luce che rischia di assorbire tutta l'energia dell'universo se non viene rispedito nel suo inframondo.

Questo non è un episodio memorabile per la potenza dell'idea di base, eccezionali plot twist o nemici memorabili. Per molti versi anzi assomiglia come concezioni alla media degli episodi del Classic Who, e infatti è scritto dall'autore di uno degli ultimi episodi del Settimo Dottore prima della lunga sopensione di qualche decennio. Eppure, nonostante non ci siano elementi innovativi, The Eaters of Light funziona. Funziona perché ha dei bei personaggi con cui è facile empatizzare e dinamiche equilibrate. Abbiamo due schieramenti di ragazzini, costretti a combattere perché non sanno in che altro modo comunicare, tant'è che quando si trovano a comprendersi (grazie alla magia del Tardis) qualcosa cambia nel modo in cui si vedono a vicenda. In effetti il mostro non è mai il punto centrale della storia, lo si vede un paio di volte e non si presente poi così minaccioso e invincibile, essendo poco più che un animale selvaggio. Il vero focus sono questi ragazzini che devono crescere in fretta e capire che ci sono battaglie che devono avere il coraggio di combattere da soli, senza aspettare che qualcuno lo faccia per loro.

Un altro aspetto ben riuscito di questa puntata è vedere come Bill è maturata durante la sua permanenza con il Dottore. Adesso riesce, anche da sola, a tenere testa e poi motivare i resti della legione romana, capisce da sola che tutti parlano la stessa lingua grazie alla presenza del Dottore, e ha anche l'ardire di opporglisi, da studente che è arrivato alla pari del suo insegnante, e fargli presente che non deve essere lui a intervenire. Ed è molto significativo scoprire anche che le persone "tradotte" dal Tardis parlano in modo elementare, come bambini: è così che il Dottore sente tutti quelli che incontra in giro per l'universo, da sempre? È questo che lo porta a essere protettivo, a volte paternalistico?

The Eaters of Light ha ben poco di fantascientifico, anzi si potrebbe benissimo vedere come una storia fantasy, l'origine di un mito, quello per cui i corvi fanno "cra". Ma si basa su personaggi e interpretazioni così efficaci che arriva a toccare lo spettatore. E poco importa a quel punto se ha poco senso che una creatura che si nutre di luce attacchi le persone e le prosciughi (dalla luce!?). Voto: 7.5/10

Andromeda n. 2

Più o meno sei mesi dopo l'uscita del primo numero, è in arrivo Andromeda n. 2, la seconda uscita della rivista di fantascienza curata da Alessandro Iascy dopo l'esperienza della webzine Andromeda, peraltro vincitore del Premio Italia 2017 come miglior rivista amatoriale.

La rivista prosegue la linea iniziale, riunendo saggi, articoli, recensioni e narrativa. Anche stavolta ho il piacere di far parte dei racconti presenti con il mio Eredi, a fianco di altri autori come Pier Francesco Prosperi, Caleb Battiago (aka Alessandro Manzetti), Lorenzo Crescentini. Ogni racconto è inoltre illustrato da Gino Andrea Carosini.



La rivista è ordinabile direttamente all'editore Ailus, per il momento solo in edizione cartacea, al prezzo di 12 €.

Doctor Who 10x09 - The Empress of Mars

Torniamo su Marte, una delle destinazioni preferite per il Dottore all'interno del sistema di Sol, e incontriamo di nuovo gli Ice Warriors, una delle razze aliene più ricorrenti nei viaggi del Secondo e Terzo Dottore, che sono ricomparsi nella nuova serie nella settima stagione. E già che ci siamo, facciamo un'altra visitina all'epoca vittoriana, anche questa a quanto pare tra le preferite in assoluto per i viaggiatori nel tempo: d'altra parte sono ben sette puntate che non ci passavamo, se ne sentiva la mancanza.

The Empress of Mars (il cui titolo strizza l'occhio alla Princess of Mars che è il primo romanzo della serie di John Carter) è una storia abbastanza tipica per DW: uomini in un posto in cui non dovrebbero stare (soldati inglesi su Marte), scoprono qualcosa di pericoloso e rischiano di scatenare la guerra che distruggerà l'umanità. In questo caso il pericolo sono appunto i nativi di Marte, e in particolare la loro imperatrice, che una volta risvegliata dall'ibernazione (come nella migliore tradizione rimuovendo un gioiello dal suo sarcofago) non esita a usare la forza per ristabilire il suo dominio sul pianeta ormai morto.

A ben vedere questa storia presenta molti punti in comune con Cold War, l'episodio della stagione sette in cui un Ice Warrior isolato si trovava su un sottomarino durante la guerra fredda. Anche lì avevamo l'alieno liberato dall'iberanzione che apprende della morte del suo mondo e probabilmente di tutti i suoi simili, un corpo di soldati poco disciplinati e un ammutinamento da parte del più irruento del gruppo, che rischia di far precipitare la situazione. In questa puntata succede essenzialmente la stessa cosa con personaggi diversi.

Rimane comunque abbastanza piacevole da seguire, con alcuni scontri movimentati e il gusto di vedere una baionetta puntata su un alieno rettiloide. Forse discutibile il finale nel quale i soldati umani giurano allenza alla regina aliena, ma insomma, nella loro situazione forse era comunque la scelta migliore. Non ci sono particolari approfondimenti nello svolgimento della trama, e se inizialmente sembrava emergere il dubbio del Dottore incapace di decidere da che parte stare (in quanto gli umani sono in effetti gli invasori a questo giro), la cosa si risolve rapidamente.

Simpatico il cameo dell'Alphacenaturiano, alieno visto più volte dal Terzo Dottore, proprio in compresenza con gli Ice Warrior, anche se si tratta di un riferimento che saranno in pochi del pubblico odierno a cogliere.

Forse il punto su cui si possono sollevare maggiori dubbi è la presenza di Missy e il comportamento di Nardole. Colui che in precedenza ha mostrato più volte la sua assoluta contrarietà al contatto con la prigioniera, tanto da rimproverare il Dottore per la sua imprudenza, decide di sua iniziativa di liberarla e farle pilotare il Tardis, di cui peraltro non è spiegata la natura del malfunzionamento iniziale, a meno che non si tratti di un attacco di plot convenience. È ovvio che si sta preparando il terreno per il finale in cui Missy avrà sicuramente un ruolo, ma si sarebbe potuto fare con un pizzico di coerenza in più.

A parte qualche problema minore, The Empress of Mars è un episodio nella media, che non pretende tanto e riesce per lo più a ottenere i suoi obiettivi. Voto: 6.5/10

Rapporto letture - Maggio 2017

Il mese scorso mi era servito interamente per leggere un unico volume, a maggio invece siamo tornati su una media rispettabile di tre libri.


Il primo è Anniversario fatale, ucronia di Ward Moore sulla guerra civile americana (e per inciso uno degli ultimi Urania Collezione nella mia libreria che mi rimangono ancora da leggere). Come in molte storie alternative, il punto di svolta è un differente esito di una guerra, e in questo caso abbiamo la confederazione sudista che sconfigge gli unioni degli Stati del nord. Il libro è quasi interamente dedicato a raccontare la storia del protagonista, un giovanotto con la passione per la storia, in questa timeline alternativa, che in realtà sarebbe quella primaria della storia. Da questo punto di vista il libro è ben costruito perché mostra il contesto storico differente con estrema naturalezza, senza far pesare troppo la sua "alternatività". Il viaggio nel tempo e l'alterazione degli eventi avviene a poche pagine dalla fine, e non costituisce in effetti il centro della narrazione, che rimane invece il mondo in cui gli Stati Uniti non sono mai stati uniti: si tratta di un mondo più arretrato, quasi fermo alla prima rivoluzione industriale, dove non ci sono state le guerre mondiali a sconvolgere l'assetto degli equilibri internazionali. Interessante quindi dal punto di vita ucronico anche se la storia personale del protagonista in fin dei conti ha poco di memorabile. Voto: 6.5/10


Secondo del mese un titolo di cui si è parlato abbastanza negli ultimi mesi, anche per l'uscita del film prodtto da Netflix: La ragazza che sapeva troppo, titolo sfortunatamente adattato di The Girl with All the Gifts di M.R. Carey. Si tratta di un'ennesima storia di zombie, cosa di cui non si sentirebbe il bisogno, anche se in questo caso l'interpretazione del fenomeno "umani morti che mangiano altri umani" è per lo meno abbastanza originale rispetto al solito. Lo spunto è quello dell'infezione fungina che costringe prende possesso dei centri nervosi delle formiche, solo che stavolta sono gli umani a essere vittime dell'infezione, che in poco tempo porta al crollo della civiltà. La storia inizia dopo l'apocalisse, in un laboratorio dove una nuova stirpe di bambni infetti viene studiata da un team di scienziati. La protagnista Melanie è una di questi, e non conosce altro nella sua vita che il centro e le severe misure di sicurezza a cui è sottoposta dai militari che lo dirigono. Un attacco costringe poi Melanie e pochi altri a fuggire dal centro e cercare rifugio altrove, attraversando le strade deserte e le città intasate di zombie, qui definiti hungrie. La storia è abbastanza interessante anche se in certe parti prevedibile, il suo punto di forza maggiore è sicuramente l'aggiornamento della figura degli zombie, che non sono i soliti mostri apataci e ciondolanti, e sono comunque solo uno stadio intermedio dell'infezione fungina. Gli stessi bambini come Melanie sono in effetti una successiva evoluzione del rapporto uomo-fungo, e se qui ci vedete qualche affinità con il mio Spore non siete i soli (non sto accusando nessuno di plagio, figuriamoci, le idee volano in giro e possono infettare chiunque... come spore). Personalmente ho trovato però la scrittura un po' "immatura", poco capace di seguire la tensione nei momenti più importanti ed evidenziare le differenze tra i personaggi che nei diversi capitoli costituiscono il POV della storia. Potrebbe anche essere un problema di traduzione (come lo è la parola "hungrie": perché non tradurla con un equivalente, come d'altra parte è stato fatto nel film?), ma per quanto la storia mi appassionasse la scrittura non è riuscita a sostenerla adeguatamente. Comunque la lettura merita, e probabilmente a breve parleremo anche del film. Voto: 7/10


L'ultimo libro di maggio è una raccolta di Gord Sellar pubblicata da Future Fiction. L'autore affronta tematiche molto attuali, collegate a molti -ismi di cui si discute con sempre più frequenza: dal longevismo al terrorismo, dal veganismo all'ambientalismo. Il racconto Il paese della giovinezza che dà il titolo alla raccolta è forse il più "ordinario", e per quanto valido e intenso viene surclassato per originalità dagli altri. In particolare Adescare Rasmussen, dove un gruppo di ambientalisti adotta tattiche di PNL da rimorchio per convincere pezzi grossi delle istituzioni sovranazionali ad adottare certe politiche di preservazione. Tutte le storie sono comunque di buon livello e riescono a trattare temi contemporanei con un approccio tagliente, e anche mantenendo un tono leggero riscono a colpire. Voto: 8/10

Doctor Who 10x08 - The Lie of the Land

Con questo episodio si conclude la "trilogia dei Monaci" iniziata con Extremis, e a posteriori si può affermare con una certa sicurezza che si tratta di una saga messa insieme a partire da storie tra loro scollegate. Non si spiega altrimenti come sia possibile che una razza tanto potente da pianificare un'invasione simulando l'intera storia dell'umanità si faccia fregare con tanta facilità, senza manifestare in altro modo le capacità e i mezzi straordinari di cui dispone. Questo episodio non contraddice solo Extremis, ma in una certa misura anche The Pyramid at the End of the World: lì infatti i Monaci si prendono tanto disturbo per poter avere il consenso e governare tramite la riconoscenza invece che con il terrore, ma in The Lie of the Land vediamo il classico regime dittatoriale che reprime il dissenso. È vero che i Monaci si impegnano a far credere agli umani di aver sempre vissuto sulla Terra e accompagnato l'evolversi della civiltà, ma all'atto pratico siamo alla polizia psicologica, deportazioni ed esecuzioni pubbliche. Niente che non si veda continuamente nell'average young adult movie.

Per la verità la puntata parte in modo interessante, con la favola dei Monaci bonari narrata dal Dottore stesso, promosso a frontman della propaganda. Questa prima parte culmina proprio nel momento in cui Bille Nardole raggiungono il Dottore nel suo ufficio/prigione, e scoprono le ragioni della sua alleanza coi Monaci. Bill nella sua frustrazione e perdita di punti di riferimento arriva a sparare al Dottore, per quanto ne sappiamo ignara del fatto che lui possa rigenerarsi ed evitare la morte: lei vuole ucciderlo. Ed è qui che si scopre che è tutta una messa in scena, pianificata dal Dottore, Nardole e alcuni soldati complici per testare su Bill la possibilità di rompere il legame inconscio che tiene soggiogate le persone agli invasori. Da qui in poi è la solita corsa verso il cervellone centrale per disattivare la macchina cattiva da cui dipende il dominio della Terra, il tutto grazie al Potere dell'Amore™.

Non è la prima volta che Doctor Who eccelle nella creazione iniziale della situazione per scivolare penosamente nella sua risoluzione, anzi diciamo pure che è un po' una delle caratteristiche distintive dello show. Per The Lie of the Land però è più difficile perdonare il peccato, soprattutto perché si sovrappongono una serie di occasioni sprecate che avrebbero potuto rendere memorabile (e degna conclusione di un three-parter) questo episodio. Per esempio:
  • Sarebbe stato davvero tutta un'altra cosa se l'alleanza del Dottore con gli invasori fosse stata sincera. È ovvio che prima o poi il nemico sarebbe stato sconfitto, ma se per una volta il Dottore si fosse allineato dalla parte sbagliata e fossero rimasti i suoi compagni a combattere non solo senza, ma contro di lui, avremmo avuto una storia di tutt'altro impatto. D'altra parte pur essendo l'eroe della serie, abbiamo già visto in passato che il Dottore può sbagliare, di solito per eccesso di cinismo ed egocentrismo.
  • La finta rigenerazione è un colpo basso. A parte il fatto che rimane da capire se si è trattato di un trucco ottico o se davvero il processo è stato avviato e interrotto solo per dare spettacolo (di fronte a un pubblico che nemmeno sapeva cosa stava succedendo). In ogni caso, sembra la classica scenetta girata apposta per finire nei trailer e generare hype, che in realtà non porta a niente.
  • La cecità che il Dottore si porta dietro da Oxygen è stata completamente archiviata e non ha avuto in ultima analisi nessuna conseguenza rilevante (se non nell'universo simulato di Extremis). Ricollegandosi al punto sopra, quanto avrebbe potuto pesare se invece il Dottore fosse stato costretto a una rigenerazione parziale per curare la vista, invece di riottenerla magicamente dai Monaci?
  • Missy: tutto qui il suo contributo? Una chiacchierata su come si può governare un pianeta diffondendo un'illusione collettiva? Ok, sicuramente è la persona adatta per una consulenza in materia, ma la disperata richiesta di aiuto alla fine di Extremis, di nuovo, faceva presagire un intervento molto più massiccio. Anzi, con un Dottore passato al nemico, Missy avrebbe potuto essere la forza opposta.
...e così via, inclusi altri aspetti minori (il Dottore non dice nulla a Bill vedendola pronta a sparargli?) che sono passati del tutto inosservati.

Preso di per sé, The Lie of the Land forse non sarebbe così terribile, ma inserito nell'arco narrativo dei Monaci, dell'universo simulato e della cecità, gioca male tutte le carte a disposizione, e da episodio solo mediocre diventa un chiario esempio di come le cose possano sfuggire di mano se non si gestiscono con un piano ben ordinato. Peccato, perché non vedevamo un three-parter dalla fine della stagione tre, e questo avrebbe potuto costituire il climax dell'era del Dodicesimo Dottore prima del suo abbandono. Voto: 5/10

Propulsioni d'improbabilità live @ Feltrinelli Firenze - 10 giugno

Dopo l'ingresso in società avvenuto il weekend scorso all'interno dell'Italcon, inizia il tour di Proupulsioni d'improbabilità, con una tappa doppia sabato 10 giugno: alle 12 il libro sarà presentato a Bologna alla libreria Trame, mentre alle 18 sarà a Firenze alla libreria Feltrinelli in via de Cerretani, appuntamento ormai consolidato per le novità di Zona 42.


 

Per ogni tappa del tour, oltre all'editore saranno presenti uno o più autori. In questo caso, a Firenze ci saremo io e Alessandro Vietti, e forse qualcun altro che si aggiungerà all'ultimo momento. Può anche darsi che riesca a fare io un salto a Bologna, ma ancora non sono sicuro.

In ogni caso, sarà l'occasione per parlare non solo dei testi, ma della raccolta nel suo complesso, del suo obiettivo e di come si può avvicinare la fantascienza al pubblico dei lettori italiani.

Per maggiori info potete seguire l'evento su facebook. Ci vediamo lì!

La app di Minuti Contati

Ogni tanto può essere utile segnalare qualche iniziativa interessante nel panorama della narrativa di genere, al di là delle semplici pubblicazioni. E quella che segnalo qui secondo me è una delle più innovative e meritevoli nel ristretto settore di cui mi occupo di solito.

Ho visto nascere Minuti Contati anni fa, sul forum delle Edizioni XII, e sono stato uno dei partecipanti più assidui delle prime edizioni, per poi lasciarlo da parte nell'ultimo periodo, cosa di cui mi rammarico, mi riprometto sempre di riprendere prima o poi. Molti dei racconti che si trovano in questo blog nella rubrica "storie" (anche questa abitudine che ho un po' abbandonato ultimamente) derivano da sessioni di Minuti Contati, e anche diversi racconti che ho pubblicato in giro nascono come storie-lampo concepite e buttate giù in poche ore. Negli anni Minuti Contati si è evoluto e ha ampliato il suo bacino di concorrenti e lettori, grazie al lavoro di pochi volenterosi collaboratori.

La novità è che nelle settimane scorse Minuti Contati ha lanciato una app per Android. È così possibile accedere ai racconti caricati sul portale in qualsiasi momento dallo smartphone, e cercare una storia da leggere filtrandola per genere, lunghezza, autore (ce ne sono anche di miei, risalenti appunto a quando ero un partecipante più assiduo del contest). Per il momento sono disponibili quasi 700 racconti, ma l'archivio è in continuo aggiornamento, come la app stessa, che verrà progressivamente migliorata seguendo i suggerimenti degli utenti.


Mi pare un ottimo modo per facilitare e incoraggaire l'accesso alla lettura. Non sono un gran frequentatore di app, ma non credo che ne esistano tante (if any) di questo tipo. In genere non si esce di casa con un libro, ma il telefono lo abbiamo sempre a portata di mano, e i racconti di Minuti Contati per la loro brevità e immediatezza, sono perfetti per riempire tutti quei momenti di vuoto che capitano durante la giornata, dal passaggio a livello chiuso alla coda alla cassa, dalla fermeta del bus alla pausa pranzo.

La app è gratuita, quindi basta cercarla sull'app store e scaricarla. Per il momento è disponibile solo su Android ma non è escluso che verrà estesa anche ad altre piattaforme. Dategli un'occhiata e condividete le vostre impressioni, saranno utili per migliorarla e sviluppare nuove funzioni.