Probabilmente se nello stesso anno non fosse uscito Matrix, il film Il tredicesimo piano (originale: The Tirtheenth Floor, urrà per una traduzione accurata!) avrebbe riscosso un successo maggiore. Pur non essendo allo stesso livello quanto a spettacolarità e ritmo (e prodotto con un budget decisamente inferiore), infatti, il tema di fondo trattato è lo stesso per entrambi: la realtà virtuale. L'approccio tuttavia è diverso, perché se in Matrix il mondo simulato ha l'obiettivo di schiavizzare l'umanità, ne Il tredicesimo piano le origini e gli scopi sono diversi, e di conseguenza anche lo sviluppo della storia. E se fin qui credo di non aver rivelato niente di determinante (via, chi non ha visto Matrix?), vi avverto che il seguito potrebbe contenere spoiler!
Quello che sarà sfuggito a molti di quanti hanno pur visto il film, è che la storia è basata su un romanzo del 1964 di Daniel Francis Galouye, Simulacron 3. La cosa può essere sfuggita perché, anche notando nei titoli la scritta "based on the nobel by", il nome dell'autore rimane sconosciuto ai più. Galouye infatti è un autore che, nonostante sia apprezzato dagli addetti ai lavori, non ha mai raggiunto una grande popolarità. Buona parte della sua produzione fantascientifica si basa proprio sul tema della percezione e definizione della realtà: oltre a questo Simulacron 3, l'argomento viene trattato, in modi differenti ma ricollegabili tra loro, anche in Stanotte il cielo cadrà (e il suo seguito), Psychon, e in vari racconti. Le storie di questo autore puntano tanto a straniare quanto a stupire il lettore, rivolgendogli intorno il mondo e portandolo seriamente a dubitare di quanto lui stesso creda. In Stanotte il cielo cadrà, ad esempio, la trama si fonda su un assunto solipsistico, un uomo che, inconsapevolmente, costituisce il "centro dell'universo"; in seguito si scopre però che, al pari di lui, anche tutti gli altri hanno questo stesso valore, il che complica notevolmente le cose, oltre a far montare la testa al lettore.
Nel romanzo Simulacron 3, siamo inizialmente introdotti in un mondo in cui i cittadini sono costantemente bersagliati da indagini e sondaggi, da appositi operatori che richiedono opinioni su qualsiasi tipo di prodotto. Per liberarsi di questa terribile scocciatura, l'azienda in cui lavora il protagonista sta elaborando un mondo simulato (chiamata appunto Simulacron 3) nella quale le persone simulate potranno essere oggetto dei sondaggi, rendendoli così superflui nella realtà. Una serie di incidenti porta però il protagonista a sospettare della sua realtà, e quando un soggetto all'interno del Simulacron capisce di essere solo una simulazione, lui stesso si rende conto che il suo mondo potrebbe già essere una simulazione creata allo scopo di svolgere i sondaggi, e che quindi esiste un livello superiore, una "realtà reale" in cui lui è stato simulato.
Il film Il tredicesimo piano riprende per lo più l'idea dei tre livelli nidificati di realtà, ma li inserisce in una trama più impostata verso l'azione, che si apre con l'omicidio del direttore del progetto della realtà virtuale, e si snoda poi tra il mondo "di mezzo" e quello simulato, con i vari personaggi che assumono identità diverse nei vari livelli. Da questo punto di vista, la resa è molto efficace, perché si vedono appunto gli stessi attori interpretare ruoli differenti, calandosi in varie ambientazioni (la simulazione riproduce infatti la Los Angeles degli anni '30), e arrivando a dubitare del grado di coinvolgimento, e della reale "provenienza" dei personaggi. Nel film, per la verità, è stato ignorato un aspetto importante, ovvero la ragione per cui la simulazione è stata creata: sono assenti i sondaggisti che nel libro assillano continuamente le persone, e i mondi virtuali, in entrambi i livelli, sono praticamente creati "perché sì", come mera curiosità tecnologico-scientifica. Naturalmente il finale lascia un ultimo dubbio, come ci si aspetta da un film del genere che proprio sull'idea stessa di realtà gioca per tutto il tempo.
Nonostante quindi alcune pecche, Il tredicesimo piano costituisce comunque una buona approssimazione di quanto scritto da Galouye, soprattutto considerando le differenze tra il mezzo (e il pubblico) al quale questo è destinato. In certi casi, l'aspetto tecnico del film lascia leggermente perplessi, e l'esempio più eclatante è il paesaggio poligonale che il protagonista raggiune e dovrebbe costituire la prova definitiva della "falsità" del suo mondo. Per quanto sfoggiato orgogliosamente anche sulla locandina, questo è forse il punto più basso del film, che cerca di rendere in modo chiaro ma alquanto rozzo la rivelazione centrale della storia. Perdonando queste ingenuità il film risulta comunque avvincente, e di sicuro la trama più intelligente di molti altri film di fantascienza che come di consueto puntano sulla spettacolarità delle immagini piuttosto che sull'accuratezza della trama.
In effetti, Il tredicesimo piano non è il primo adattamento del romanzo di Galouye. Nel 1973 il regista Fassbinder realizzò infatti una miniserie televisiva, Il mondo sul filo (Welt am Draht),
che in effetti si prende a sua volta una certa libertà
nell'interpretare il romanzo, riproducendone a sua volta il triplice
livello di realtà ma sviluppando diversamente la trama (non sono
riuscito a trovare questa serie quindi non so esprimere un giudizio
accurato). Per chi volesse invece approfondire l'argomento direttamente alla fonte, i libri di Daniel F. Galouye possono essere recuperati in edizioni relativamente recenti pubblicate su alcune collane di Urania. In particolare, il volume Psychon e altri simulacri contiene proprio il romanzo Simulacron 3, oltre a Psychon e una serie di racconti tutti di ottimo livello.
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