Prima puntata della stagione 7 incentrata praticamente solo su Bender, mentre gli altri personaggi hanno un ruolo marginale. Avevamo già avuto la season premiere, The Bots and the Bees, ma lì la presenza del figlio e la sottotrama di Fry davano comunque spazio anche ad altri. In questo episodio invece, per buona parte della durata Bender è l'unico membro del cast principale ad apparire sullo schermo. Il titolo, che è una combinazione di Free Willy e Will Hunting, esprime bene l'idea di base dell'episodio: la caccia al libero arbitrio. L'enigma che viene posto infatti a pochi minuti dall'inizio, dopo che Bender si è iscritto all'università, l'ha mollata, si unisce a una banda di criminali, si fa strozzinare dalla mafia, si prostuisce per Hedonismbot eccetera, è infatti questo: i robot hanno o no un libero arbitrio? Le loro azioni sono spontanee, o sono soltanto una conseguenza della loro programmazione?
Lo spunto è estremamente intrigante, in particolare sollevato a questo punto della serie, in cui abbiamo visto Bender (e tanti altri robot) agire praticamente in maniera indipendente in qualsiasi contesto. Che cosa significa per un robot avere il libero arbitrio, e questa sua libertà è paragonabile a quella degli umani, se pure loro ne hanno davvero una? Si tratta di domande esistenziali di una certa profondità, a cui naturalmente non si cerca di rispondere in modo completo, poiché l'interesse diretto di Bender è molto più concreto: sapere se le sue decisioni sono autentiche o pre-programmate. La sua fissazione inizia dopo che, all'ennesimo processo di cui è l'imputato, viene scagionato proprio con il cavillo della sua impossibilità di "decidere" di compiere il male. Deciso (ironicamente) a scoprire come stanno le cose, si imbarcherà in una lunga ricerca, vagando per il pianeta robot Chapek 9, consultandosi con gli anziani e unendosi a una confraternita di robo-monaci. Qui scoprirà che tutti i robot sono potenzialmente dotati di libero arbitrio, ma che questo upgrade è possibile solo con l'utilizzo di una free-will unit che può essere installata... posto che esista. La sua invenzione e costruzione è infatti una leggenda persa da tempo, e non sarà facile risalire a chi può fornirne una (e chi sarà mai?).
Il tema conduce ad alcune interessanti implicazioni filosofiche. Il credo dei monaci robot per esempio, che pur sapendo di essere condizionati dalla propria programmazione, la accettano senza opporsi (anche perché non possono farlo) e vivono nella completa abnegazione di ogni deviazione. Anche gli anziani di Chapek 9 (che si erano già visti nella prima visita al pianeta nel corso della prima stagione) sono ben coscienti di essere condizionati nelle loro decisioni, ma al tempo stesso sono convinti che questo non le renda meno importanti: una sorta di fatalismo consapevole paragonabile a quello che si ottiene constatando l'immutabilità del tempo. D'altro canto, lo stesso Bender per tutto il corso della puntata non fa che prendere decisioni autonome, e anzi, quando chiede la collaborazione di Fry e Leela (proprio perché solo loro, in quanto umani, possono architettare dei piani imprevedibili), è poi lui a dirigerli secondo i suoi obiettivi. Il problema è quindi volontariamente lasciato in sospeso, e alleggerito da numerose ambiguità.
Tuttavia l'episodio, pur non essendo noioso, soffre di un certo squilibrio. Ovvero, la potenza dell'idea di base è fin troppo diluita dallo svolgimento, che consiste per tre quarti della puntata in un pellegrinaggio senza meta di Bender, intervallato da alcuni brevi incontri con personaggi che non sembrano dare risposte conclusive in nessun senso. La scoperta della "unità libero arbitrio" arriva troppo tardi, e così si ottiene che per tutta la durata Bender è andato alla ricerca di qualcosa di cui non conosceva nemmeno l'esistenza. Anche il finale appare improvvisato, ma in linea con le aspettative. Purtroppo pensare che un tema così forte sia stato in buona parte sprecato in questo modo lascia un certo amaro, per questo mi limito ad un voto: 5/10.
Il tema conduce ad alcune interessanti implicazioni filosofiche. Il credo dei monaci robot per esempio, che pur sapendo di essere condizionati dalla propria programmazione, la accettano senza opporsi (anche perché non possono farlo) e vivono nella completa abnegazione di ogni deviazione. Anche gli anziani di Chapek 9 (che si erano già visti nella prima visita al pianeta nel corso della prima stagione) sono ben coscienti di essere condizionati nelle loro decisioni, ma al tempo stesso sono convinti che questo non le renda meno importanti: una sorta di fatalismo consapevole paragonabile a quello che si ottiene constatando l'immutabilità del tempo. D'altro canto, lo stesso Bender per tutto il corso della puntata non fa che prendere decisioni autonome, e anzi, quando chiede la collaborazione di Fry e Leela (proprio perché solo loro, in quanto umani, possono architettare dei piani imprevedibili), è poi lui a dirigerli secondo i suoi obiettivi. Il problema è quindi volontariamente lasciato in sospeso, e alleggerito da numerose ambiguità.
Tuttavia l'episodio, pur non essendo noioso, soffre di un certo squilibrio. Ovvero, la potenza dell'idea di base è fin troppo diluita dallo svolgimento, che consiste per tre quarti della puntata in un pellegrinaggio senza meta di Bender, intervallato da alcuni brevi incontri con personaggi che non sembrano dare risposte conclusive in nessun senso. La scoperta della "unità libero arbitrio" arriva troppo tardi, e così si ottiene che per tutta la durata Bender è andato alla ricerca di qualcosa di cui non conosceva nemmeno l'esistenza. Anche il finale appare improvvisato, ma in linea con le aspettative. Purtroppo pensare che un tema così forte sia stato in buona parte sprecato in questo modo lascia un certo amaro, per questo mi limito ad un voto: 5/10.
Secondo me l'autore ha voluto mostrare tutte le fasi che una persona che si interroga sull'esistenza del libero arbitrio deve attraversare.Un esempio è il momento in cui i monaci rivelano a Bender, ormai divenuto un loro fratello e apparentemente finalmente in pace con sè stesso, la possibilità di ottenere l'unità del libero arbitrio. Il nostro amico robot,al sentire ciò, non ci pensa due volte e si straccia la tunica, correndo verso il suo obbiettivo. Ciò penso a sconfessare l'atteggiamento degli uomini di fede, che accettano la propria condizione per una sorta di pigrizia. Inoltre, mi è sembrato che, soprattutto nel finale, Bender prendesse decisioni autonome e indubbiamente sorprendenti.
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