Lo sapete che normalmente non occupo lo spazio del blog per parlare di come sono andati gli eventi in cui presento i miei libri. Per cui dopo le prime volte (la prima presentazione di Spore e la prima di DTS) ho evitato di raccontare come è andata, semplicemente perché non credo possa essere così interessante, tanto per i presenti che per gli assenti. Nel caso di Stranimondi voglio però fare un'eccezione. L'eccezione è giusitificata dal fatto che Stranimondi è stata la prima convention (se così si può chiamare) in cui mi sono sentito completamente coinvolto, a mio agio, stimolato, divertito... e distrutto, ma questo è un altro discorso.
Non sto a fare la cronistoria di cosa ho fatto di ora in ora nel corso dei due giorni interi della manifestazione. Di cose da fare, vedere e seguire ce n'era fin troppe, e scegliere di assistere a una presentazione implicava necessariamente perdersi un panel, farsi un giro tra i banchetti significava perdersi l'ospite internazionale, per cui era materialmente impossibile stare dietro a tutto. Sta di fatto che io ho deciso per una condotta un po' atipica: ho scelto di dedicare il mio tempo a progetti piccoli e misconosciuti (ma magari anche freschi e innovativi), piuttosto che appoggiarmi alla sicurezza dei grandi nomi. Per dire, Bruce Sterling l'ho visto girare nella sala, ma non sono andato a sentirlo. Voglio dire, è vero che Sterling è Sterling, ma proprio perché so chi è/cosa fa, forse valeva la pena dare una chance a qualcuno di meno noto. Poi, ovviamente se ci fosse stato qualche mio idolo assoluto (chessò, metti un Neal Stephenson o un Ted Chiang) sarei rimasto incollato la sedia da due ore prima.
Comunque, alla fine non mi sono pentito di questa strategia, perché mi ha permesso di scoprire tante cose interessanti. E siccome non serve a nulla scoprire una cosa e tenersela per sé, lascio due righe per ognuna di queste (naturalmente senza un ordine particolare).
La rivista Parallàxis: ne avevo sentito parlare di sfuggita, ma non mi ero trovato in mano nessuno dei loro volumi. Già prima di sentirli parlare avevo già acquistato il n. 3 della rivista, catturato dalla foto in copertina decisamente uncanny. Quando poi ho assistito alla loro presentazione, con due ragazzi della redazione e Alessandro Forlani (autore del racconto M'Rara pubblicato sull'ultimo numero) ne sono rimasto completamente rapito. Il progetto, l'approccio, la cura e la filosofia che stanno dietro questa rivista sono di un livello altissimo. La scelta di affiancare narrativa di speculazione al new magical realism, le nuove traduzioni di autori storici (come Kafka), il ripescaggio nelle "pagine dimenticate" di vecchie opere (ad esempio i racconti di Giambattista Basile), il saggio in chiusura di ogni volume. Tutto grida passione, impegno, apertura, tutto diretto a quel twist in the mind che è il payoff della rivista. E constatare che tutto questo arriva da ragazzi che possono avere la mia età (ma probabilmente anche meno) è un grande sollievo.
Interessante e rivelatore è stato anche l'incontro con Francesco Verso. Ho già letto alcune cose di questo autore di spicco della sf italiana, anche se non ero rimasto del tutto soddisfatto (di fatto avevo stroncato E-Doll). Faccia a faccia abbiamo parlato serenamente di quel libro, ed è stato un piacere ricevere la sua dedica sincera sul suo romanzo Livido, che conto di leggere presto. Ma al di là dello scambio autore-lettore-autore, Verso ha anche presentato il lavoro della sua collana Future Fiction. E anche questa è stata una sorpresa. Sapevo già della vasta panoramica di autori di tutto il mondo (anche quelle zone "dimenticate" come Africa, Sudamerica, Est Europa) che la collana ha pubblicato di recente, ma sentirne parlare da parte sua, e vedere con che entusiasmo propone la biodiversità letteraria mi ha davvero estasiato. Scoprire poi che Future Fiction oltre alla narrativa, si occupa anche di audiolibri, spettacoli teatrali, concerti con theremin, tutti orientati al futuro, mi ha convinto in pieno del valore di questo progetto.
Tre le varie case editrici piccole e microscopiche che si sono divise lo spazio dei banchetti e delle presentazioni, mi sento di citare La Ponga. Delle loro pubblicazione ho già letto Cielo e ferro di Bonera/Frusca, ma finora non avevo avuto occasione di approfondire il loro catalogo e la loro mission. Anche qui una combinazione di gioventù, entusiasmo, professionalità e disillusione (nel senso positivo: gente coi piedi per terra che sa di muoversi in un settore con pochi margini di crescita). Peraltro credo che sia una delle poche CE ad avere in redazione un wrestler, che non è poco.
Ovviamente ci sarebbero molte altre menzioni di merito, ma davvero lo spazio non basterebbe. Tanti volti che sono finalmente riuscito ad associare a identità con cui da anni ci incontriamo negli stessi spazi (forum, social, concorsi ecc), tanti lettori appassionati e autori con cui io stesso sono cresciuto, Stranimondi è stata soprattutto un'occasione di aggregazione per tutti coloro che gravitano intorno a questo ambiente e forse non avevano mai avuto prima uno spazio tutto per loro per riunirsi. L'entusiasmo intorno alle bancarelle, le vendite straordinarie di tutti gli editori (non lo dico io, chiedete a loro), la partecipazione fitta agli eventi... tutti indizi che testimoniano il successo di questa iniziativa che è stata un po' una scommessa, ma si è rivelata azzeccata.
Ah, e poi, vabbè, ci sarebbe anche la presentazione di DTS che era prevista il sabato pomeriggio. L'ho lasciato per ultimo perché non volevo che fosse il nucleo del post, però due parole bisogna dirle. E beh... è stato eccezionale. Ci credete se dico sala piena, persone in piedi? Ma davvero è andata così (la foto qui accanto era prima ancora che cominciassimo, un paio di minuti dopo c'era ancora più gente!). Pubblico fitto e attento, equamente diviso tra chi ha già letto il libro e chi no, ospiti illustri (colleghi autori con un'esperienza ben superiore alla mia) e, per la prima volta, entrambi i miei mentori presenti: Giorgio Raffaelli e Marco Scarabelli, il corpo e l'anima di Zona42. Davvero non mi aspettavo (non ci aspettavamo) questa partecipazione e questa risposta, è stato sorprendente e gratificante oltre ogni aspettativa, perché vuol dire che forse ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Quindi un grazie immenso a chi c'era ma anche a chi è passato a salutarci, chi ha acquistato il libro e chi si è fatto autografare una cartolina perché aveva già l'ebook. Devo tanto a ognuno di noi, e ricordarlo ogni tanto fa bene a entrambi.
Concludo citando il souvenir più ghiotto che mi sono riportato a casa. Sono rientrato con una decina di titoli buoni, ma gli altri spero non me ne vorranno se dichiaro come più prezioso la mia edizione limitata (666 copie) di Debbi la strana, dell'immenso (e peraltro piacevolissimo) Paolo Di Orazio, che ha arricchito il libro con un'illustrazione improvvisata, unica ed irripetibile, e decisamente creepy.
Insomma, se non si è capito, riassumo dicendo che è stato davvero bello. E spero di ripetere queste stesse parole l'anno prossimo. Appuntamento a Stranimondi 2!
Comunque, alla fine non mi sono pentito di questa strategia, perché mi ha permesso di scoprire tante cose interessanti. E siccome non serve a nulla scoprire una cosa e tenersela per sé, lascio due righe per ognuna di queste (naturalmente senza un ordine particolare).
La rivista Parallàxis: ne avevo sentito parlare di sfuggita, ma non mi ero trovato in mano nessuno dei loro volumi. Già prima di sentirli parlare avevo già acquistato il n. 3 della rivista, catturato dalla foto in copertina decisamente uncanny. Quando poi ho assistito alla loro presentazione, con due ragazzi della redazione e Alessandro Forlani (autore del racconto M'Rara pubblicato sull'ultimo numero) ne sono rimasto completamente rapito. Il progetto, l'approccio, la cura e la filosofia che stanno dietro questa rivista sono di un livello altissimo. La scelta di affiancare narrativa di speculazione al new magical realism, le nuove traduzioni di autori storici (come Kafka), il ripescaggio nelle "pagine dimenticate" di vecchie opere (ad esempio i racconti di Giambattista Basile), il saggio in chiusura di ogni volume. Tutto grida passione, impegno, apertura, tutto diretto a quel twist in the mind che è il payoff della rivista. E constatare che tutto questo arriva da ragazzi che possono avere la mia età (ma probabilmente anche meno) è un grande sollievo.
Interessante e rivelatore è stato anche l'incontro con Francesco Verso. Ho già letto alcune cose di questo autore di spicco della sf italiana, anche se non ero rimasto del tutto soddisfatto (di fatto avevo stroncato E-Doll). Faccia a faccia abbiamo parlato serenamente di quel libro, ed è stato un piacere ricevere la sua dedica sincera sul suo romanzo Livido, che conto di leggere presto. Ma al di là dello scambio autore-lettore-autore, Verso ha anche presentato il lavoro della sua collana Future Fiction. E anche questa è stata una sorpresa. Sapevo già della vasta panoramica di autori di tutto il mondo (anche quelle zone "dimenticate" come Africa, Sudamerica, Est Europa) che la collana ha pubblicato di recente, ma sentirne parlare da parte sua, e vedere con che entusiasmo propone la biodiversità letteraria mi ha davvero estasiato. Scoprire poi che Future Fiction oltre alla narrativa, si occupa anche di audiolibri, spettacoli teatrali, concerti con theremin, tutti orientati al futuro, mi ha convinto in pieno del valore di questo progetto.
Tre le varie case editrici piccole e microscopiche che si sono divise lo spazio dei banchetti e delle presentazioni, mi sento di citare La Ponga. Delle loro pubblicazione ho già letto Cielo e ferro di Bonera/Frusca, ma finora non avevo avuto occasione di approfondire il loro catalogo e la loro mission. Anche qui una combinazione di gioventù, entusiasmo, professionalità e disillusione (nel senso positivo: gente coi piedi per terra che sa di muoversi in un settore con pochi margini di crescita). Peraltro credo che sia una delle poche CE ad avere in redazione un wrestler, che non è poco.
Ovviamente ci sarebbero molte altre menzioni di merito, ma davvero lo spazio non basterebbe. Tanti volti che sono finalmente riuscito ad associare a identità con cui da anni ci incontriamo negli stessi spazi (forum, social, concorsi ecc), tanti lettori appassionati e autori con cui io stesso sono cresciuto, Stranimondi è stata soprattutto un'occasione di aggregazione per tutti coloro che gravitano intorno a questo ambiente e forse non avevano mai avuto prima uno spazio tutto per loro per riunirsi. L'entusiasmo intorno alle bancarelle, le vendite straordinarie di tutti gli editori (non lo dico io, chiedete a loro), la partecipazione fitta agli eventi... tutti indizi che testimoniano il successo di questa iniziativa che è stata un po' una scommessa, ma si è rivelata azzeccata.
Concludo citando il souvenir più ghiotto che mi sono riportato a casa. Sono rientrato con una decina di titoli buoni, ma gli altri spero non me ne vorranno se dichiaro come più prezioso la mia edizione limitata (666 copie) di Debbi la strana, dell'immenso (e peraltro piacevolissimo) Paolo Di Orazio, che ha arricchito il libro con un'illustrazione improvvisata, unica ed irripetibile, e decisamente creepy.
Insomma, se non si è capito, riassumo dicendo che è stato davvero bello. E spero di ripetere queste stesse parole l'anno prossimo. Appuntamento a Stranimondi 2!
E-doll non saprei, ma Livido certamente vale. Ho avuto il piacere di ospitare Francesco Verso a scuola e, come ti dicevo, è stato un incontro entusiasmante. Ora tocca a te...
RispondiEliminaSu Stranimondi che altro dire? Si DEVE ripetere il prossimo anno!
Bene, sono felice che le cose siano andate così bene, l'anno prossimo se riesco proverò ad esserci anche io.
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