Torniamo ai ritmi di lettura regolare dopo lo stress delle ferie. Mesata dedicata principalmente alla fantascienza ma con qualche contaminazione horror e fantasy.
Il primo libro letto è un classico, anzi, un vero antesignano di un genere. Edgar Rice Burroughs si può ritenere l'inventore del planetary romance, e le sue storie ambientate su Marte/Barsoom con protagonista John Carter. Narrativa di puro intrattenimento, questa, ma di grande efficacia. Una serie interminabile di avventure che iniziano nel momento in cui John Carter muore in una caverna dell'Arizona e si ritrova su Marte, pianeta perfettamente abitabile e popolato da più nazioni di umanoidi costantemente in guerra. Carter, che è un eroe perfetto (forte, intelligente, svelto, onorevole, onesto...) si impegna per portare i selvaggi di quel mondo (piuttosto simili ai selvaggi indiani che combatteva sulla Terra) a un livello maggiore di civilità, occupandosi en passant di salvare e conquistare la bella principessa. Ci sono alcuni sporadici sprazzi di speculazione scientifica, ad esempio per spiegare i canali marziani, ma in reltà il tutto si riconduce a un senso di scoperta e confronto con l'ignoto. In sostanza non si può parlare di letteratura "profonda", perché Burroughs non vuole dare altro che storie appassionanti da seguire, e questo gli riesce benissimo, anche a quasi un secolo dalla publicazione. Voto 7/10
Si passa poi a una fantascienza decisamente diversa, e più recente. Questo è il primo racconto che leggo di Aliette De Bodard, autrice che negli ultimi anni si sta facendo riconoscere in diversi premi. Anche Immersione ha vinto il Nebula nel 2012, grazie a una storia in cui su una stazione spaziale si assiste all'incontro tra due civiltà, entrambe umane, ma derivanti da tradizioni ben diverse e opposte. In questo contesto l'immersore è lo strumento che permette di integrarsi con le convenzioni dell'altro popolo, ma il suo uso comporta anche dei rischi notevoli, e sono questi che la protagonista realizza gradualmente. Il racconto è di sicuro interessante e scritto con uno stile morbido e adatto alle atmosfere, ma devo dire che per qualche ragione non mi è riuscito farmi coinvolgere in pieno. Mi ha dato come l'impressione che mancasse qualcosa, che la storia non fosse completamente chiusa. Sicuramente è un buon lavoro, ma non è riuscito a convincermi del tutto. Credo comunque che leggerò altro della De Bodard, perché probabilmente ho bisogno di prendere confidenza con il suo stile, come mi è avvenuto ad esempio con Dick e Lem. Voto: 6.5/10
Ancora qualcosa di contemporaneo e internazionale, anche se qui si parla di autori non propriamente noti, o almeno non come tali. Jeremy Scott è infatti uno youtuber, uno dei due autori del fortunato canale CinemaSins. Di The Ables in realtà ho già parlato in un post dedicato, mi limito quindi a riportare che si tratta di una storia di supereroi disabili, quindi piuttosto originale per gli standard del genere. Non è certo un capolavoro, ma una lettura piacevole. Per il commento più approfondito rimando al post già linkato. Riassumo il tutto con un voto: 7/10
Infine passiamo all'unico libro italiano letto questo mese. Alessandro Forlani è un nome che negli ultim annisi è conquistato una certa reputazione, grazie al Premio Urania e altri riconoscimenti, oltre a una consolidata serie di pubblicazioni con diversi editori. Ma Eleanor Cole delle Galassie Orientali è, per sua stessa ammissione, il lavoro più importante in cui si è cimentato, che serve da collegamento a molte sue opere precedenti e successive. La storia è ambientata in un futuro lontano (2600 e rotti) dove l'umanità ha colonizzato la Galassia, ma non tanto in nome della gloria e della conoscenza quanto del commercio. L'espansione infatti è guidata da una casta di "nobili di logo", ovvero grandi casate nobiliari che derivano dalle attuali multinazionali (i nomi sono proprio quelli: Nestlè, Farben, Shell, ecc). In tutto questo, su un remoto pianeta che sta emergendo dalla fase di sfruttamento minerario per passare alla commerceformazione, si manifesta qualcosa di impensabile e illogico: un negromante di nome Sarastro (capitato lì per sbaglio dopo una fuga dall'Italia di metà ottocento) occupa quel pianeta e da secoli lo ha corrotto fin sotto la crosta, sfruttando a proprio piacimento gli abitanti per generazioni. E quando dico "negromante" intendo proprio uno stregone, un uomo in possesso di poteri magici e in grado di manipolare forze oscure. Questo potrebbe sembrare un elemento dissonante in una storia ad ambientazione fantascientifica, e in effetti lo è, ma lo è per gli stessi personaggi del libro. Eleanor Cole, l'eroina, è un'antropologa, la cui missione è quella di studiare le diverse popolazioni della Galassia, e anche per lei la presenza e la sola esistenza del negromante è inaccettabile. Eppure lui è lì, e la sua influenza è fin troppo evidente. Come affrontare allora con gli strumenti della ragione e della scienza qualcosa che per sua natura esula da questi reami? Questo è il primo livello di lettura della storia, che contiene la parte più action, ma ci sono anche temi più profondi, sotto la crosta. Il motto "Umanità e commercio", la nobiltà di logo, l'ampollosità e la ricercatezza degli atteggiamenti di tutti i personaggi: tutti particolari che portano a un'interpretazione in chiave satirica della vicenda, in cui è facile ritrovare gli stessi temi gerontocratici che già ne I Senza-tempo e diversi altri racconti di Forlani si ritrovavano. Anzi, posso dire che se all'epoca del Premio Urania avevo qualche dubbio che si potesse classificare quel romanzo come fantascienza, alla luce di Eleanor Cole il discorso cambia: scienza e negromanzia sono due linguaggi opposti e inconciliabili (è interessante notare che i sortilegi di Sarastro non funzionano sulle macchine, o sugli umani troppo meccanicizzati), ma sono entrambi validi per interpretare la natura e l'universo. Il fatto che nella storia che conosciamo la scienza abbia prevalso non significa che sia essa il modo migliore e più potente. Con Eleanor Cole quindi l'intero universo narrativo di Forlani si compatta, e arriviamo alla definizione dei temi principali. Tutto questo senza considerare lo stile volutamente barocco con cui il testo è scritto, con una profonda ricerca linguistica che da una parte arricchisce e dall'altra caratterizza il romanzo. L'unico appunto che potrei fare (e vado nello spoiler) è che Sarastro alla fine non viene sconfitto, anzi sembra più che determinato a proseguire il suo stupro della Natura in un'epoca molto più interessante di quella che conosceva. C'è quindi materiale per proseguire la storia, quando forse avrei preferito che si concludesse. In ogni caso, questo non basta a squalificare il romanzo, che rimane una delle migliori opere di autori italiani lette in questo anno. Voto: 9/10
SPOILER
RispondiEliminaSul finale, in effetti, c'è una cosa strana da dire. Di solito il finale "ponte" prevede una conclusione a tutti gli effetti, seguita da un capitolo (o un epilogo) che riapre i giochi. In questo caso, invece, la mia impressione è che il finale sia proprio questo, che Sarastro si integra e viene riconosciuto da chi detiene il potere nel 2600 e rotti, lasciando intendere che il conflitto è risolto solo momentaneamente e in futuro, chissà, sarà connaturato alla struttura stessa della Compagnia, dentro la quale il negromante si è oramai arroccato. Penso a questo punto che rivedremo entrambi, in un modo o nell'altro.
proseguo nello SPOILER:
Eliminaè vero, si può anche interpretare così. però in questo caso si può parlare di un finale compiuto per Sarastro, ma non per Eleanor. la sua battaglia è persa (anche se non lo sa), per cui se in un futuro Sarastro dovesse manifestarsi sarebbe opportuno che fosse sempre lei a opporglisi. e quindi si torna a dire che la storia non si conclude.