È il film del momento, e chi sono io per non cavalcare l'onda e approfittare di questa breve finestra di popolarità per un po' di sano SEO? Beh, a dirla tutta in realtà si tratta di un libro che ho letto qualche mese fa e apprezzato, e di cui ero ansioso di vedere la trasposizione cinematografica, confidando che Ridley Scott potesse aver fatto un buon lavoro (secondo me l'utimo che vedremo da parte sua, prima che si dedichi a Prometheus/Alien 2-3-4 e Blade Runner 2-3, ma questo è un altro discorso). Quindi sono andato a vedere subito The Martian, facendo finta di ignorare che il titolo italiano è diventato Sopravvissuto, nonostante il libro L'uomo di Marte fosse ben evidente in molte librerie e sarebbe stato molto più facile da associare al film.
Come sempre, ci vuole cautela nell'accostare libri e film derivati, perché media diversi utilizzano linguaggi diversi, pertanto la fedeltà del cinema alla carta non è mai il criterio principale. Quello che è più importante è l'aderenza allo spirito del libro, e quello certamente è ben rispettato. Il messaggio di L'uomo di Marte, se proprio vogliamo andare a scavare sotto la superficie di avventura e sopravvivenza e geekitudine, è una celebrazione dell'ingegno e ingegnosità umana, un inno alla ragione e al positivismo (non solo "ottimismo"), e anche una dichiarazione d'amore per lo Spazio. Mark Watney, pur sapendo di essere l'unico essere umano su un pianeta, senza possibilità di soccorso per almeno quattro anni, decide di non lasciarsi andare, ma impiegare tutte le sue risorse e conoscenze per non morire. Come lo sentivamo dichiarare già nel trailer: I'm going to science the shit out of this (epica frase purtroppo intraducibile, e che nella versione doppiata perde molta della sua grinta).
In questo senso The Martian riesce a trasporre in modo effiace L'uomo di Marte, anche se per forza di cose è obbligato a tralasciare molti particolari. Nel libro infatti le descrizioni delle strategie adottate da Watney (calcoli, principi fisici e chimici, lavori di ingegneria e botanica, programmi di viaggio) sono molto più approfondite, e costituiscono una buona parte del gusto finale della storia, almeno fino a circa metà romanzo. È ovvio che riportare numeri e impartire lezioni di chimica su schermo sarebbe stato noioso e forse anche antipatico, per cui si è opportunamente scelto di far vedere Mark in azione, facendo intendere che ogni sua mossa è studiata. Da questo punto di vista forse il film perde una parte di quell'attrattiva geek che il libro mantiene, ma d'altra parte si apre a un pubblico più vasto e meno specializzato.
Due aspetti di The Martian a mio avviso sono stati gestiti meglio che nel libro. Il primo è la storia parallela che si svolge principalmente alla NASA, con le varie squadre che inizialmente ritengono che Watney sia morto e in seguito si impegnano a trovare un modo per salvarlo. Nel libro, l'introduzione dei personaggi sulla Terra avviene dopo circa un terzo di narrazione in prima persona del protagonita, con un brusco cambio di prospettiva che sulle prime è vagamente disorientante, mentre nel film conosciamo subito le persone che seguiranno Watney a distanza. In secondo luogo, i compagni di missione di Mark, che lo hanno abbandonato creduto morto su Marte, ricoprono qui un ruolo più centrale e a loro modo eroico. Intendiamoci, anche nel libro il salvataggio e l'ammutinamento viene deciso da loro, quindi le loro azioni sono comunque eroiche, ma nel libro non emerge davvero la loro determinazione, mentre vederli in azione, soprattutto nelle fasi finali del film, rende loro giustizia, mostrandoli come personaggi completamente all'altezza del loro compagno in termini di competenza, coraggio, e ottimismo. In generale quindi il film riesce ad allargare il focus della narrazione da Mark Watney agli altri umani coinvolti, e questo è sicuramente positivo.
Se vogliamo poi parlare della rigorosità scientifica (visto che ho già sentito qualcuno che ha visto il film lamentarsi che non è possibile coltivare patate su Marte), rimando in prima battuta al libro, nel quale come già dicevo ogni mossa studiata da Watney è ben documentata, e resa per lo meno plausibile. Nel film, per forza di cose qualche concessione si è dovuta fare, e una su tutte è la gravità: sembra che su Marte si possa camminare e spostarsi e far esplodere le cose come sulla Terra, ma le cose sarebbero un po' diverse. Mark Watney dovrebbe procedere a goffi balzelli, e molte delle sue operazioni sarebbero parecchio rallentate rispetto a come le abbiamo viste. Leggendo il libro questo viene fatto presente e lasciato all'immaginazione del lettore, ma sarebbe stato troppo difficile girare quasi la totalità del film simulando la gravità ridotta. Scott lo sa e lo ha fatto presente, quindi diamogli almeno atto di onestà. In compenso le sequenze a zero-g sull'astronave Hermes sono buone, ma in proporzione sono davvero poche.
Concludendo, The Martian è senza dubbio un buon film, appassionante, leggero ed estremamente motivational. Il breve epilogo (assente nel libro) rafforza ulteriormente quel messaggio positivo, e tutto questo, in concomitanza con l'annuncio della presenza di acqua liquida su Marte, forse in prospettiva potrà davvero risultare determinante per incoraggiarci a fare quel passo, e arrivare davvero sul nostro vicino di orbita. Il che non sarebbe un risultato da poco, se si considera che Andy Weir parte come self publisher.
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