Non era facile, bisogna riconoscerlo. Competere con The Girl Who Died, prequel indiretto di questo episodio, e che è probabilmente l'episodio migliore degli ultimi anni, non era affatto facile. Ci ha provato, l'autore di questa puntata (che non è lo stesso Jamie Mathieson della prima parte), ma non ci è riuscito in pieno. Certo, l'arco narrativo di Ahsildr (o come ora si fa chiamare, Me) si è chiuso, ma per il resto la puntata non ha brillato.
Una particolarità che si nota subito in questo episodio è che il Dottore è da solo. Clara è per i fatti suoi, e lui si dedica a cercare un antico artefatto alieno (diciamo pure un amuleto magico) che, putacaso, anche Me sta cercando, con metodi e obiettivi diversi. Il loro incontro è casuale, ma si scopre che il Dottore l'ha tenuta d'occhio, perché sa alcune delle cose che la ragazzina, resa immortale dalla tecnologia dei Mire, ha compiuto nel corso dei secoli (circa otto ne sono passati per lei dal loro primo incontro). Il Dottore sapeva di non poter sfuggire a questo incontro, ed è quindi l'occasione per testare l'esito della sua azzardata manovra di resurrezione della bambina. Ma Ashildr è cambiata, non è più Ahsildr, e ottocento anni di perdite e solitudine le pesano addosso, anche se da fuori non si direbbe. Il Dottore vorrebbe riportare indietro la piccola vichinga che ha salvato, ma lei è ostinata e sa rispondere alle sue osservazioni con precisione e acume.
La parte più interessante dell'episodio è costituita proprio dai dialoghi, alcuni burrascosi, altri più morbidi, tra il Dottore e Me. Si apprendono diverse cose su entrambi, da quello che si dicono. I due sembrano conoscersi, o almeno conoscere cosa si prova a sopravvivere, a superare, a dimenticare. È questa una delle parti più strazianti della storia di Me, il fatto che la sua memoria sia limitata alle normali capacità umane, e per lei sia difficile ricordare. Anche i diari che ha scritto per anni e anni a volte non bastano, e altre sono appositamente distrutti perché è meglio non ricordare. Il Dottore forse non soffre lo stesso problema, le sue abilità mnemoniche da Time Lord sono decisamente superiori, ma comprende comunque cosa tutto questo ha comportato per Me, perché anche lui sopravvive, prosegue oltre, e a volte sceglie di dimenticare. Il loro è un confronto quasi alla pari, e quando alla fine dell'episodio Me (forse a quel punto è un po' più Ashildr) fa pace con il Dottore, non si limita a dirgli "avevi ragione", ma gli fa capire che anche lei può trovare un senso alla sua lunga vita, che non è lo stesso di lui.
Una delle cose più importanti che impariamo è il bisogno dei companion umani. Più volte Me chiede al Dottore di portarla con lui, ma lui rifiuta. Alla fine ce lo spiega: ha bisogno delle mayflies (da noi non sono così noti, ma il concetto è piccoli insetti che vivono poche settimane) per mantenere la sua prospettiva vicina a ciò che conta, e non finire per ignorare quelle creature per altri versi immensamente inferiori a lui. Come diceva anche in The Girl Who Died, il Dottore teoricamente potrebbe fare qualunque cosa, e sarebbe facile dall'alto delle sue infinite possibilità perdere di vista le piccole vite delle persone qualsiasi. Ma ciò non toglie che anche lui deve passare oltre, e quando Clara, nella sua breve comparsa nell'epilogo dell'episodio, dice "Io non vado da nessuna parte", lo sguardo di lui è abbastanza eloquente: anche lei se ne andrà, e verrà lasciata indietro, come è successo a tutti gli altri.
Quello che non funziona in questa puntata è tutta la parte della caccia, e l'alieno leonino in cerca del medaglione che sfrutta la "forza vitale" (eddai!) per aprire portali dimensionali. Il trucco sarà pure eccezionale, ma il personaggio è ottuso e moscio, e come villain non vale decisamente nulla. La parte centrale dell'episodio è tutta incentrata su di lui, e anche se rimane un meccanismo per mostare le motivazioni e far evolvere il personaggio di Me, rimane comunque di scarso interesse.
Un'altra cosa che avrei gradito fosse spiegata meglio è l'età di Me. Chiaramente non è invecchiata dall'episodio precedente, e nonostante appaia come una ragazzina qui viene da tutti trattata come adulta. Lei stessa dice di aver avuto dei figli e le vengono anche rivolte un paio di battute maliziose. Ora, io non so quanti anni abbia davvero Maisie Williams, ma a me sembra tuttora una bambina. Forse anche a quarant'anni non perderà mai quell'aspetto infantile, ma se non è cresciuta da The Girl Who Died, vuol dire che già allora era abbastanza matura da poter concepire? E se invece è cresciuta, perché è rimasta del tutto uguale? Sarebbe bastata una frase buttata a caso, qualche technobabble del tipo: "il suo corpo cresce dentro ma la tecnologia aliena la mantiene uguale a come era". Insomma mi sembra che questo aspetto non irrilevante sia stato sorvolato senza nemmeno farci caso (anche lo "woman" del titolo è azzardato, secondo me).
Un dettaglio che invece va di nuovo ad aggiungere merito a questa stagione è la menzione di Jack Harkness da parte del Dottore. E non solo perché fa piacere sentirlo nominare, ma perché di nuovo è stata stabilita una continuità con le stagioni precedenti a Matt Smith: abbiamo visto il collegamento alla quarta serie, e sono state nominate Rose e Martha. In questo senso il Decimo Dottore era rimasto molto isolato rispetto al suo passato, sembrava essere quasi ripartito da capo, mentre ora sembra che lo show sia più pronto ad ammettere che c'è stato anche altro, ancora prima.
Alla fine The Woman Who Lived è comunque un buon episodio, che riesce a toccare argomenti profondi e si incastra bene nel filo narrativo di questa stagione, contribuendo a fare del Dodicesimo Dottore un personaggio con un'identità ben definita (cosa che nella stagione precedente era un po' mancata). Purtroppo il leone spaziale rovina l'equilibrio e fa perdere alcuni punti, per cui non posso assegnargli più di un voto: 6.5/10
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