Una mattinata sotto l'effetto dell'acido acetilsalicilico è l'occasione ideale per redigere il rapporto letture del mese scorso, impresa impegnativa visto che si tratta di rievocare sette libri. Sarà un post più lungo della media quindi parto subito.
Questo vecchissimo Urania è un romanzo di John Brunner, autore che ho già avuto modo di apprezzare intanto per l'ottimo e innovativo Tutti a Zanzibar, e poi per una serie di racconti sempre di buon livello che mi è capitato di leggere. Se di solito però Brunner si occupa di fantascienza (anche se non nella sua forma più hard), questa storia è invece un mistery/giallo, ambientato in un'ipotetica capitale di un paese sudamericano governato da un dittatore. Il protagonsita è un analista del traffico, assunto apparentemente solo per risolvere i problemi di viabilità della città, ma ben presto si scopre che la posta in gioco è molto più alta, ed egli stesso rimane coinvolto in un gioco più grande di lui. Non costituisce spoiler rivelare che La scacchiera è ingegnosamente costruito basando i movimenti dei personaggi su quelli di una famosa partita di scacchi, ma se sulle prime questo sembra più una sfida per lo scrittore che un plus per il lettore, arrivati alla fine si scopre che questa impostazione non è puramente strutturale, ma anche funzionale alla trama, e non si può che riconoscere la grandezza di questo scrittore che è riuscito a mettere insieme un meccanismo così perfetto. Voto: 8/10
Generalmente apprezzo Joe Haldeman, ma la mia considerazione nei suoi confronti sta via via scemando. Forse perché di recente mi sono trovato sempre più spesso a leggere sue storie che sembrano scritte per inerzia, più che per ispirazione. Questo Missione eterna, che dovrebbe essere un seguito dell'eccellente (quello sì!) Guerra eterna, è un esempio chiaro di questa tendenza. A parte il fatto che con il capitolo precedente ha in comune solo i personaggi, e che la storia è completamente diversa (non sarebbe necessariamente un male, se non si pensasse maliziosamente che Haldeman abbia voluto cavalcare il successo dell'altro libro), questo è un romanzo che sembra non avere una direzione precisa, come se fosse stato scritto portando avanti idee improvvise e tra loro indipendenti. Quasi metà libro per entrare nell'azione vera e propria, e una conclusione che francamente appare ridicola, un finale che si sarebbe potuto appiccicare senza criterio a qualunque storia. Non ci siamo. Voto: 5/10
Accostandomi a Il mondo nuovo ero leggermente timoroso. Questo perché credevo che il romanzo di Aldous Huxley, come molti "classici" fosse ponderoso e difficile da seguire per stile e temi. Invece questo romanzo distopico non è solo interessante per le sconvolgenti idee che espone, ma anche una lettura appassionante per le vicende di cui i personaggi sono protagonisti. I brevi saggi aggiunti alla fine aiutano a inquadrare in maniera più completa i problemi affrontati nel libro, dando una visione inquietante del "mondo nuovo", che oggi pare quanto mai vicino (e infatti proprio da qui ho tratto il [quote] # 14). Si associa spesso questo libro a 1984di Orwell come esempio di distopia futuristica, ma è mia convinzione che questo sia molto più subdolo e realistico: la dittatura del piacere al posto di quella della repressione; popolazioni condizionate non ad avere paura, ma a godersi la vita; sovraccarico di frivolezze invece della censura. Vi ricorda qualcosa? Voto: 8.5/10
Non avrei mai letto questo libro (anche perché probabilmente non lo si trova in libreria), se non mi fosse stato prestato da un conoscente dell'autore Vladimir G. Londini, desideroso di avere la mia impressione sul romanzo (forse abbagliato dal titolo di Scrittore dell'Anno di cui ancora posso fregiarmi). E, a dirla tutta, se non avessi letto questo Sotto la dicitura dei miracoli non mi sarei perso niente. Pur figurandovi alieni e pianeti diversi, si può dire che sia fantascienza nella stessa misura in cui le favole di Esopo sono etologia. La storia è confusa e incomprensibile, mescola misticismo neocristiano a filosofia newage, tira in ballo valori e rivelazioni senza ragioni precise, utilizza personaggi tutti simili tra loro che agiscono senza ragioni precise. Se devo essere onesto, dato che un minimo conosco questo mondo, è chiaramente l'opera di un principiante pubblicata senza una minima critica letteraria. Voto: 3/10
Restiamo in ambito pseudoreligioso con un altro libro che mi è stato prestato, l'unico non-narrativo di tutto il mese. In Gesù - L'invenzione del dio cristiano, l'autore Paolo Flores d'Arcais sfrutta argomenti storici e culturali per mostrare come la figura di Gesù, che probabilmente fu soltanto un predicatore come tanti, sia stata manomessa dai suoi stessi seguaci fino a farne diventare un messo divino. Sfruttando in gran parte le stesse fonti dei vangeli, si scoprono le contraddizioni e le interpretazioni distorte volutamente dalla Chiesa, ed è difficile riuscire a confutare la validità delle argomentazioni. Una lettura sicuramente interessante, forse resa più ostica dalle numerosissime citazioni che compaiono per tutto il libretto. Voto: 7/10
Strani attrattori viene presentato come "antologia di fantascienza radicale", ma in realtà mi sembra più opportuno parlare solo di letteratura underground, perché molti racconti di fantascientifico non hanno proprio nulla. Questo non vuol dire che la raccolta perda di valore, perché i molti autori coinvolti riescono a fornire una panoramica di temi, stili e interpretazioni del mondo moderno capasce di lasciare un segno profondo nel lettore. Si trovano opere di gente conosciuta come Sterling, Ballard e Di Filippo, così come altri meno noti e alcuni addirittura anonimi. Oltre ai racconti veri e propri ci sono anche alcune poesie, e brani di testo costituiti di poche righe di difficile collocazione. Peccato scoprire solo nella postfazione che la ShaKe, per la trasposizione italiana, sia stata costretta a tagliare un numero considerevole di lavori. Voto: 8/10
L'ultimo libro del mese ho finito di leggerlo sul treno di ritorno dal Lucca Comics, mentre alcuni ragazzini di fronte a me discutevano del fratello di Vegeta. Si tratta di Malapunta, che riporta in copertina Morgan Perdinka come autore. Questo Morgan Perdinka, che difficilmente avete sentito nominare, è un personaggio del romanzo L'estate di Montebuio di Danilo Arona, e (ve lo rivelo io) in realtà Arona è l'autore anche di questo libro di Edizioni XII, di cui lui si dichiara soltanto curatore. Una storia complessa, ambientata su un'isola (Malapunta, appunto) dell'arcipelago toscano, un posto misterioso e forse "magico", in senso molto ampio. In Malapunta di mescolano elementi fantascientifici, mitologici, horror e onirici, in un percorso che da un test di "sogno collettivo" procede verso una probabile e imminente fine del mondo. Forse manca qualcosa per poter dire che questo libro è perfetto, perché arrivati alla fine non tutti i dettagli trovano una loro chiara spiegazione (anche se il confine tra realtà e sogno è uno dei temi principali, per cui può darsi che si tratti di un effetto voluto), e alcuni personaggi e situazioni sembrano non essere sfruttati al pieno delle loro potenzialità. Ma la storia è avvincente e soprendente, e in più di un'occasione ci si trova di fronte a degli sconvolgimenti che obbligano il lettore a riconsiderare tutto quanto appreso fino a quel momento. In definitiva, un ottimo romanzo di un autore italiano che non ha niente da invidiare ai colleghi best-selling internazionali. Voto: 9/10
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