Eccoci ai libri della fase 2. Letture che involontariamente hanno a che fare con la pandemia, declinata in modi diversi. Come ricordo da un po' di tempo a questa parte, le mie letture sono abbondanti della norma per via di vari manuali su cui sto studiando in preparazione di una serie di progetti di cui parlerò a breve anche qui sul blog.
Per il primo libro della lista, in realtà mi rimane poco da dire visto che gli ho già dedicato un post intero. Lasciami andare è stato un romanzo sorprendente e l'autrice Katie M. Flynn ha tirato fuori una storia incredibilmente al passo coi tempi. Pur partendo da un argomento ampiamente utilizato nella fantascienza, quello del mind upload in corpi robotici, il suo approccio corale e il contesto in cui la storia si sviluppa hanno portato a un romanzo davvero intenso e carico di significato per l'epoca attuale. Rimando al post precedente per l'approfondimento, ma sul momento gli assegno un bel voto 8.5/10
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Infine una sana raccolta di racconti sfornata dal collettivo Ignoranza Eroica, stavolta affidata alla cura di Cristiano Saccoccia. In Pandemonium si prende lo spunto offerto dalla pandemia diventata di stretta attualità, e lo si sfrutta per offrire una sorta di "decameron moderno" (come suggerisce il sottotitolo), in cui dieci autori dedicano una storia a ognuno dei dieci comandamenti biblici, declinati in un contesto di "epidemia" in senso lato. Il genere varia dall'horror al fantasy, dal weird al postapocalittico, con qualche incursione nel boccaccesco vero e proprio. Per fare un lavoro completo perché sennò poi quelli di IE menano, dedico due frasi di commento a ogni singolo racconto. De civitate Dei di Francesco Corigliano sfodera al primo colpo forse l'interpretazione più originale di "morbo", che in questo caso non corrompe le carni ma gli edifici, che diventano a loro modo strutture viventi e senzienti. L'idea è forte e alcune immagini efficaci, la risoluzione della storia però forse frettolosa e il testo presenta qualche anacronismo. Riccardo Mardegan cambia subito tono con De vulgari eloquentia, in cui l'epidemia è l'impossibilità di un paese nel padovano in cui una maledizione impedisce la bestemmia: lo spunto è divertente anche se procede su un percorso un po' scontato, ma non è un grosso problema vista la leggerezza della storia. Fino all'ultimo cristo appeso è uno dei racconti più forti della raccolta, in cui Maurizio Ferrero immagina una crocifissione/esorcismo che è in realtà l'antefatto di una pandemia che non vediamo, ma di cui possiamo immaginare le conseguenze devastanti per l'intera civiltà. Quasi cavaliere di Mala Spina è forse il più divertente e scanzonato, con un giovanotto tormentato dagli spiriti dei genitori morti di peste che cerca di redimersi accompagnando in salvo un gruppo di prostitute. Antonio Lanzetta scrive l'unico racconto ambientato nel futuro, in questo caso una Salerno postapocalittica infestata da mostri/zombie di qualche genere. C'è però della confusione, perché si capisce che la diffusione del morbo deriva in qualche modo dalla lettura dei libri ma non viene specificato mai come e perché questo succede, e nel finale la questione rimane del tutto irrisolta, con un epilogo che passa piuttosto a mostrare il "mondo di dopo" dominato dai mostri/zombie. Caleb Battiago (aka Alessandro Manzetti) fa praticamente un cameo con un brevissimo testo ambientato nell'Antinferno, come da titolo. Poco più di una sequenza di immagini scritte nel suo stile spietato che riesce sempre a colpire. F.T. Hoffmann è anche lui sul podio con il suo Non andiamo a far altro se non a combatter, racconto stracarico di citazioni letterarie e cinematografiche, e una storia che in poco spazio riesce a presentare una serie di personaggi credibili e una trama di conflitti e complotti sovrapposti tra forze secolari e spirituali. I miracoli hanno strade curiose per pigliarti alle spalle (evidentemente gli ignoranti eroici hanno esteso la loro ossessione per la lunghezza delle parti anatoiche anche ai titoli) è un'altra storia ben confezioanta da Domenico Mortellaro, che parte dall'accidentale non-morte di un disgraziato che viene strumentalizzata da signorotti locali per condurre le loro battaglie di potere, al rischio di scatenare una vera e propria epidemia. Scrittura asciutta ma evocativa, che cala alla perfezione nel contesto storico e sociale. Laura Silvestri parla Di corna e altre cause perse, con un'altra storia leggera di non-morti e stregoneria, con un processo nei confronti di una vedova fedifraga richiesto dal marito appunto deceduto e riportato in quasi-vita da una fattucchiera. Anche qui il tono è leggero e la conclusione in perfetto stile boccaccesco. Infine Paolo di Orazio, con Non desiderare le robbe della napoletana, sì, proprio lei, quella là (lo dicevo, dei titoli) che chiude la raccolta con una storia di squallore, ossessione e incesto nel suo stile tipico che ti porta sempre a farti salire un rigurgito da quanto è disturbante (c'è poco da fare, è l'unico autore che riesce davvero a suscitarmi questa reazione). In coda c'è anche una sorta di postfazione dei patroni di Ignoranza Eorica, Mazza&Sensolini, che però evidentemente non avevano letto le storie e hanno messo insieme una roba da cazzoni tanto che gliene sbatte a questo punto, il libro l'avete già letto. Il giudizio complessivo è sicuramente positivo, con due-tre racconti di altissimo livello bilanciati da alcuni testi più leggerini, un paio meno che buoni ma niente di scadente. Non fosse uscito a ridosso del lockdown, quando tutti eravamo a mangiare pane e pandemia, forse non avrebbe sofferto del rigetto verso questo tipo di tematica di fondo. Voto: 7.5/10
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