Esce in questi giorni al cinema The Good Dinosaur (da noi Il viaggio di Arlo), secondo film della Pixar di quest'anno che si aggiungo al già ottimo Inside Out. La storia segue le avventure di Arlo, un giovane dinosauro sauropode a cui si affianca un piccolo umano selvatico, in un mondo in cui i dinosauri non si sono estinti e hanno quindi costruito una loro civiltà, basata su agricoltura e allevamento. Seppur in maniera non rigorosa (dopotutto si tratta di un cartone, pensato per un pubblico principalmente di bambini [ma come sempre coi film Pixar, c'è molto di più sotto la superficie], quindi non ci si può aspettare accuratezza scientifica estrema), The Good Dinosaur parte quindi dalla premessa: e se i dinosauri non si fossero estinti? Come sarebbe il mondo oggi?
Chiaramente questo film non è il primo a porsi il quesito, anzi, letteratura, filmografia e la ricerca abbondano di opere che cercano di rispondere a questa domanda. Fin da quando i dinosauri sono diventati popolari ci si è chiesto che fine avessero fatto bestie così impressionanti, e una volta scoperte le tracce dell'estinzione di massa K-T, ci si è chiesti dove sarebbe arrivata oggi l'evoluzione dei dinosauri se non fossero scomparsi decine di milioni di anni fa.
Gli scenari variano. Dal "dinosauroide" ipotizzato negli anni 80 da Dale Russell, ipotetica evoluzione fin troppo antropomorfa (e quindi probabilmente distorta) dei troodonti, agli Yilanè di Harry Harrison (un tentativo molto più complesso di immaginare una civiltà derivante dagli animali del mesozoico, anche se in questo caso le creature ad evolvere l'intelligenza non sono tecnicamente dinosauri ma discendenti dei mosasauridi), tutte le ipotesi sembrano convergere sull'idea che il percorso evolutivo dei dinosauri li avrebbe inevitabilmente portati a sviluppare una forma di vita intelligente e tecnologica, arrivando a prendere il controllo del pianeta che adesso spetta all'uomo. Quindi, secondo queste ipotesi, dovremmo essere grati al meteorite che presumibilmente ha innescato l'evento catastrofico di 65 milioni di anni fa, perché sotto sotto, quello che ci interessa davvero, è sapere che fine avremmo fatto noi, se i dinosauri fossero ancora in giro.
Deliri creazionisti a parte, l'idea di una convivenza tra uomini e dinosauri è già stata esplorata, e viene ripresa appunto anche in The Good Dinosaur, se non che qui gli umani sono creature fondamentalmente selvatiche, animali incapaci di parlare e di ragionare compiutamente, come invece sanno fare i dinosauri. Quanto è realistico uno scenario del genere?
L'estinzione K-T ha sicuramente funzionato da reset di buona parte delle forme di vita dell'epoca, lasciando libere numerose nicchie ecologiche in un ambiente profondamente mutato, cosa che ha consentivo ai meccanismi evolutivi di riempire i vuoti. È verosimile che la grande differenziazione dei mammiferi non sarebbe avvenuta se le forme di vita del cretaceo non fossero rapidamente scomparse, e di conseguenza probabilmente oggi non esisterebbero i primati. Tuttavia è possibile ipotizzare (come appunto fa Harrison nella serie degli Yilanè) che in alcuni ambienti isolati, magari dopo il raggiungimento di una separazione dei continenti simile a quella attuale, alcune specie avrebbero potuto trovare lo spazio per seguire un perocrso evolutivo analogo a quello che ha portato alla comparsa degli umani. Certo, con sessanta milioni di anni di svantaggio, difficilmente questi uomini alternativi avrebbero potuto competere con i dinosauri intelligenti, antropomorfi o no che fossero.
O forse sì? In realtà, a pensarci bene, l'idea che i dinosauri (o meglio, alcuni dinosauri: si punta soprattutto sui teropodi di piccola taglia come appunto i troodonti) avrebbero raggiunto un livello di intelligenza simile a quello umano, e quindi creato una civiltà, non è così convincente. Questo perché si basa su assunzioni errate.
Il primo errore, tipicamente antropocentrico, è quello di ritenere che l'intelligenza (quella che noi definiamo intelligenza) sia il punto di arrivo di qualunque percorso evolutivo. Questo non è assolutamente dimostrabile, e per quanto ne sappiamo oggi, comunque poco probabile. In genere gli organismi che prosperano sul pianeta fanno a meno dell'intelligenza, o almeno di quel tipo di intelligenza di cui è dotato l'uomo. Certo è innegabile che questo carattere abbia enormemente avvantaggiato gli umani e che oggi la nostra si possa considerare la specie dominante, ma anche senza ipotizzare scenari di autodistruzione globale, non è assolutamente detto che questo sia davvero il punto di convergenza di tutti i percorsi evolutivi, se non altro perché l'evoluzione non ha un percorso. Purtroppo il paradigma dell'evoluzione come progressione da organismi semplici a complessi è difficile da eradicare, e quindi molti ragionamenti puntano sempre in questa direzione.
La seconda assunzione fallata è quella che i dinosauri siano estinti. Che i grandi rettili che facevano rimbombare il terreno milioni di anni fa siano tutti morti, e ne restino oggi solo i resti fossilizzati. Questo non è vero. Guardate il bengalino che tenete in gabbia, il passerotto che vi ruba le briciole dal terrazzo, il piccione che vi scacazza sul parabrezza: eccoli lì. Se è vero che buona parte degli animali esistenti alla fine del cretaceo sono scomparsi dell'estinzione di massa, è altrettanto evidente che la loro evoluzione non si è fermata allora, e che quelli che oggi chiamiamo uccelli sono i diretti discendenti di almeno una parte di quel vasto gruppo di forme di vita. Non c'è quindi bisogno di sforzi di fantasia così arditi, per immaginare come sarebbero i dinosauri oggi. Li vediamo già, in forme nemmeno tanto dissimili da quelle che assumevano allora (anche il paradigma del dinosauro-rettiliano è duro da superare), per cui la risposta alla domanda iniziale è davanti ai nostri occhi.
Poi naturalmente la speculazione può andare oltre. Si può pensare che la competizione tra le specie sarebbe andata diversamente, se non si fossero estinte l'80% delle forme di vita nell'evento K-T, e quindi è quasi sicuro che non avremmo avuto esattamente gli uccelli attuali. Ma la strada tracciata è quella, e la conosciamo tutti. La domanda iniziale perde quindi di significato, fintanto che si considera l'estinzione in termini assoluti, invece che come una normale fase del processo evolutivo. D'altra parte, anche gli australopitechi sono estinti, eppure eccoci qua.
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