Coppi Night 2309/2012 - The Notebook

Ammetto che è colpa mia. Anche se di solito cerco di mantenere un buon livello nei film che propongo nei miei turni da Anfitrione del Coppi Club, stavolta avevo deliberatamente operato una selezione di titoli adatti a un pubblico femminile, per dare un tocco di grazia a una serata che da sempre lascia sfogo ai più gretti istinti maschili, e trova la sua massima espressione in botta-e-risposta di rutti. Per la verità, non che si trattasse di film tutti scadenti: in finale infatti è arrivato Eternal Sunshine of the Spotless Mind, che da anni proclamo come mio film preferito, ma io stesso ho dato il voto decisivo all'altro film per curiosità (e autolesionismo). Avevo chiesto aiuto a fonti esterne per farmi dare una lista di film adatti al tema che avevo in mente, e questo mi era stato suggerito come uno dei più insopportabilmente melensi degli ultimi anni. Avevano ragione.

Avete presente il cliché della ragazza ricca che si innamora del ragazzo povero ma viene osteggiata dalla famiglia perché deve trovarsi un uomo della sua stessa estrazione e non può perdersi con lui quindi alla fine è costretta a desistere e trova davvero quest'altro tipo ricco ma proprio quando sta per sposarsi e dare seguito alla sua dinastia incontra di nuovo quello povero e quindi si trova di fronte alla decisione finale che naturalmente la porterà sul sentiero del cuore invece che su quello dell'interesse e alla fine dei conti quello che lo prende nel culo è il tipo ricco che tutto sommato era sinceramente innamorato di lei nonostante lei? Ecco, vi ho raccontato il film, in pratica. Lo studente elenchi per esercizio altri quattro film che seguono questa traccia. Tutta questa storia si svolge tra gli anni 30 e 50, per cui ci si deve sorbire anche l'atmosfera patinata da belle époque, e si capisce che il regista vuole che pensiamo "ah, ma come si stava bene allora, ah, ma che vita autentica che era allora, ah, ma i sentimenti che c'erano allora". Per dire, nel mezzo ci passa una guerra mondiale ma è poco più di una scampagnata, che si porta anche via il migliore amico del protagonista ma, vabbè, cosa vuoi che sia un amico se hai una fighetta che ti aspetta per i prossimi quindici anni?

Questa storia d'amore però non è mostrata direttamente, ma è il racconto di un vecchietto che legge un libro a un'altra vecchietta devastata dall'alzheimer, in una casa di riposo contemporanea. E qui già al minuto 3 del film vengono i primi sospetti: ma non è che i due vecchi sono i ragazzini degli anni 30, e che lui racconta la storia a lei perché coi buchi nel cervello che si ritrova non si ricorda di lui? Il dubbio si consolida lentamente, e la teoria viene confermata poco dopo la metà del film. Dopodiché, ciò che segue è del tutto inutile. Infatti, se fino a quel momento la storia dei giovani è in sospeso tra la ragazza che deve sposarsi col riccone ma ha di nuovo incontrato il poveraccio, se mi dici che nel futuro c'è il poveraccio a stare insieme a lei, che senso ha mostrarmi il resto della storia? So già come andrà a finire, perdio!

In uno slancio di mal riposta fiducia verso l'autore, ho pensato che l'omino che leggeva il diario fosse la versione anziana del riccone, che impietosito dal suo vecchio amore le fa rivivere i suoi anni più felici nonostante lui non ne abbia fatto parte. Nah, sarebbe stato troppo nobile. Si sa che i ricchi sono spregevoli, no? Il vecchio lettore è proprio il ragazzo che lavorava nella segheria, e loro hanno passato tutta la vita insieme, hanno figliato e sono stati tanto taaanto felici, solo che lei non se lo ricorda, e allora lui le legge il suo (di lei) diario. Come poi sia possibile che nel diario di lei siano presenti anche le parti in cui lui è da solo, non è dato di sapere. E alla fine della storia, quando lei emerge dall'alzheimer (ommioddioèunmiracolo!!!), non hanno nemmeno il coraggio di far morire il vecchio di crepacuore, nonostante all'inizio venisse stabilito che lui aveva già avuto alcuni attacchi.

Credo si sia capito cosa penso di questo film. È colpa mia, certo, ma è giusto a volte confrontarsi anche con quello che si disprezza, per mostrare di saper mettere in chiaro le ragioni di questo astio. Al mio prossimo turno compenserò mettendo sul piatto qualche tamarrat degna del sottofondo di rutti alla salsiccia che accompagnano la visione.

John Charles Wright - L'età dell'oro

Come ho fatto con la saga degli Yilanè di Harry Harrison, dedico questo articolo a un'altra trilogia di fantascienza, anche se in questo caso molto più moderna. Si tratta del ciclo dell'Età dell'oro (The Golden Age), composto nell'orinde da: L'età dell'oro, Phoenix, La luce del millennio (The Golden Age, The Phoenix Exultant, The Golden Transcendence). I tre libri sono stati pubblicati tra il 2002 e il 2003 da John Charles Wright, autore contemporeaneo non troppo prolifico che però ha creato questa e altre saghe interessanti.

Vale la pena a mio avviso concedere spazio a questa serie, perché il mondo ideato e descritto da Wright ha una dimensione estremamente complessa, sfaccettata e completa, ed è affascinante riuscire a penetrarvi per capirlo. La storia è ambientata in un futuro, lontano ma non remoto, in cui l'umanità ha raggiunto un apice di cultura e tecnologia, tanto che a nessuno è più richiesto di "lavorare" in senso stretto, non esistono governi veri e propri e leggi restrittive, non esistono discriminazioni di sorta verso chiunque (anche chiunque può essere/diventare quello che vuole). Non per niente, l'epoca viene definita "età dell'oro". Questo sistema socio-economico, chiamato Ecumene Dorato, si estende alla Terra e ad alcune sparute colonie nel Sistema Solare, che sono più installazioni scientifiche che insediamenti. Ci sono accenni ad altre sacche di umanità esterne all'Ecumene, come i nettuniani e il perduto Ecumene Silenzioso, che avrebbe occupato secoli prima una stella lontana, ma di cui non si hanno più notizie. Nonostante tutto sembri perfetto, naturalmente ci sono anche dei punti oscuri in questa società, ed emergeranno nel corso dei libri, che seguono le vicende di Phaethon, rampollo di una delle più importanti famiglie del pianeta, il cui nome completo sarebbe, in effetti: Phaethon Prime Rhadamanth Humodificato (potenziato) Noncomposto, Coscienza Indipendente, Neuroforma Base, Scuola Tenutaria Grigio-Argento, Epoca 7043 (il "Risveglio"). Ma non preoccupatevi, per la maggior parte del libro sarà chiamato solo "Phaethon".

Il primo libro inizia durante le celebrazioni per il Millennio, una festa planetaria che prelude alla Suprema Trascendenza, un momento in cui tutte le menti (biologiche, artificali e ibride) si sarebbero unite per decidere il corso dei prossimi mille anni. Durante la festa, Phaethon incontra in un giardino un vecchio che sembra avercela con lui, lo accusa di essere un vigliacco e di aver dimenticato la sua missione, e poi sparisce. A partire da qui, Phaeton inizia ad avere dei sospetti, e scopre entro breve di essere una versione "ridotta" di se stesso, costretto a dimenticare una parte importante della sua vita che coinvolge tanto lui quanto sua moglie Daphne e suo padre Helion. Nel corso di L'età dell'oro, Phaethon cerca di tornare in possesso della sua memoria completa, e una volta ottenuto questo scopre di aver accettato un accordo per limitare le sue aspirazioni; subisce attacchi da nemici di cui ignora identià e scopi, entra in contatto con personaggi misteriosi e potenti, come Xenophon, un nettuniano, e Atkins, che da solo costituisce tutto l'esercito terrestre; infine è processato per aver infranto il suo accordo, ed esiliato dall'Ecumene, perdendo tutti i suoi diritti e privilegi, le sue proprietà e la possibilità di accedere alle reti condivise di menti e intelligenze. In Phoenix, Phaethon, rimasto in possesso solo della sua speciale armatura da lui costruita (roba alla Tony Stark), si trova in mezzo agli altri esiliati dell'Ecumene, ed è costretto a trattare con loro per riuscire a tornare di nuovo all'interno del sistema, che rappresenta l'unica possibilità per raggiungere l'obiettivo (che ancora gli è sconosciuto) che si era prefissato prima di modificarsi la memoria. Aiutato da Daphne e Atkins, riesce a sfuggire a ulteriori attacchi dei suoi ignoti nemici, e alla fine riesce a riottenere il controllo della Phoenix Exultant, l'astronave da lui progettata anni prima, parte fondamentale del suo piano. In La luce del millennio, a bordo della Phoenix e con la collaborazione prima di Atkins, poi di Helion e Daphne, e infine dell'intera Mentemondo (l'insieme integrato di tutte le menti dell'Ecumene) arrivata alla Trascendenza, avviene il confronto finale con i nemici, che finalmente si rivelano, e la battaglia, tanto fisica che mentale, per sconfiggerli, rivelando quella che fin dall'inizio era la missione che Phaethon si era prefisso, pur avendola dimenticata. Il lungo epilogo illustra il dovuto trionfo di Phaethon e ricuce alcuni pezzi rimasti insoluti già dal primo libro, facendo combaciare tutto e concludendo con una nota decisamente positiva.

È chiaro che questa mia sintesi è parecchio semplificata, sia per non rivelare troppo sia perché è impossibile condensare 1200 pagine in trenta righe. Comunque, i libri sono carichi di azione, di ipotesi e confutazioni, piani e complotti, rivelazioni e sorprese, alleanze e tradimenti, e non c'è un capitolo che non finisca con una sorta di cliffhanger. La lettura è quindi continuamente avvincente, e anche se alcune sequenze si concentrano su un infodump maggiore questo non rallenta il ritmo. Ma al di là della trama in senso stretto, quello che veramente riesce a rapire di questo ciclo è l'ambientazione, ricca e fantasiosa, su cui l'autore concentra buona parte dei suoi sforzi, pur senza appesantire la trama. L'Ecumene Dorato è una società complessa, multiarticolata, le cui componenti si scoprono progressivamente. Le sue unità fondamentali sono gli individui liberi, che vivono perlopiù in forme condivise di "illusioni", ovvero rappresentazioni convenzionali della realtà che li circonda, ognuna delle quali si rifà a una particolare "Scuola" (quella di Phaethon, come indicato nel suo nome esteso, è la Grigio-Argento). Il livello di tecnologia è tale per chi chiunque nell'Ecumene è virtualmente immortale, poiché copie di backup sono pronte a entrare in sostituzione dell'eventuale personalità defunta, pur dovendo dimostrare la sua continuità con l'identità precedente. La definizione stessa di persona è comunque molto malleabile, perché l'essere umano "standard" può essere soggetto a numerose alterazioni, sia fisiche che mentali, che definiscono la sua "neuroforma": impianti artificiali, integrazioni tra gli emisferi del cervello, condivisione o sdoppiamento della personalità con altri soggetti, e così via. Alcune famiglie più importanti sono poi riunite nelle tenute (Radhamanth è quella di Phaethon), che sono dei vasti insiemi di possedimenti e privilegi presieduti in genere da un'intelligenza artificiale, o meglio un "sophotec". Questi sophotec, interamente autocoscienti, sono una componente fondamentale dell'Ecumene, in quanto costituiscono la potenza di calcolo complessiva di tutta la società, che può essere dedicata a vari scopi (dai sophotec "privati" delle tenute, agli avvocati, ai consiglieri). Non esiste un vero e proprio governo, dato che la libertà personale è pressoché assoluta, tuttavia esiste un collegio di personalità autorevoli, il Collegio degli Esortatori, che appunto esortano le persone a comportarsi in un certo modo, qualora le loro azioni siano giudicate pericolose per il bene dell'Ecumene stesso. Non ci sono forze di polizia perché non c'è bisogno di controllo o repressione, ma in situazioni di emergenza viene attivato Atkins, unico soldato capace di controllare tutto l'arsenale delle armi presenti sul pianeta.

Queste nozioni possono sembrare eccessive, presentate qui tutte di fila, ma come ho già detto sono piuttosto diluite nel corso della lettura, e si assimilano con facilità, direi quasi con naturalezza una volta entrati nell'universo dell'Età dell'oro. Inoltre, alla fine dell'ultimo libro è presente anche un'utile appendice che spiega nel dettaglio la nascita e la costituzione dell'Ecumene, risolvendo così eventuali dubbi rimasti al lettore. Per essere apprezzata, la saga deve essere letta nella sua interezza, perché solo allora il quadro risulta completo (in effetti uno dei primi misteri del primo libro viene risolto alla fine dell'ultimo!). La complessità del contesto non rappresenta un ostacolo alla lettura, se si ha voglia di farsi coinvolgere. L'unico appunto che mi sento di fare è che il secondo libro, Phoenix, è forse sottotono rispetto agli altri, per il fatto che costituisce in pratica la fase di "transizione" tra il primo e il terzo. Questo non significa che sia superfluo, perché le vicende e le scoperte che contiene sono fondamentali per il proseguo, ma c'è sicuramente un livello di densità e tensione minore rispetto agli altri due. Per il resto, ho apprezzato la serie in ogni suo aspetto, e non è un caso che già tempo fa ne abbia tratto una citazione per inserirla qui sul blog (attenzione: moderato spoiler!).

La cosa sorprendente, per una saga di fantascienza così recente, è che i libri sono disponibili in italiano! Infatti, nella breve durata della collana Cosmo Biblioteca della casa editrice Nord, sono stati pubblicati tutti e tre: rispettimaente n. 17, 20 e 24 della collana. Così, se ancora riuscite a recuperarli in giro, con meno di 30 euro potete entrare all'interno dell'Ecumene Dorato, e partecipare all'ultima Trascendenza. Buon viaggio.

Coppi Night 16/09/2012 - Men in Black 3

Un film che avevo inseguito per un certo tempo all'epoca della sua uscita, ma che poi non ero riuscito a vedere al cinema, ed era rimasto nella mia wishlist. Avevo ricevuto commenti non troppo entusiasti su questo terzo capitolo della serie, quindi mi sono messo alla visione senza troppe aspettative. Alla fine posso dire di essere rimasto soddisfatto, anche se chiaramente non si tratta di un capolavoro.

La storia in sé funziona, anche se forse è un po' troppo improvvisata. Voglio dire, va bene che ogni film deve avere un suo specifico villain, ma quando si va a creare una trilogia si dovrebbe in qualche modo cercare di dare un'unità alla storia, e collegare meglio le storie tra di loro, fornendo qualche riferimento incrociato per la gioia degli spettatori. Insomma, quando si tira fuori la nemesi del coprotagonista, non si può far credere che prima non fosse mai stata nominata. Ma vabbè, supponendo che l'intenzione fosse proprio quella di mostrare storie tra loro indipendenti, questo si può considerare volontario, e il film risulta comunque godibile. Ci sono alcuni plot hole sfiorati, ad esempio sembra improbabile che proprio l'alieno rifugiato sulla Terra sia in possesso di un aggeggino che da solo è in grado di annientare un'intera flotta di invasori, ma... ok, sono alieni, chi lo sa cosa possono fare? Inoltre quando si gioca col viaggio nel tempo è facile farsi lo sgambetto da soli con la coerenza, ma si capisce fin da subito che non è stata cercata una logica rigorosa. Un aspetto che forse mi è sembrato trascurato sono stati i personaggi: i nuovi alieni sono tutti troppo umanoidi (dai, più fantasia, se guardo questo film è al 50% per vedere dei mostriciattoli simpatici!), non c'è nemmeno un cameo dell'agente-cane (non ricordo il nome), e mostrare che K aveva una tresca con una collega del MIB squalifica quel suo lato umano/sentimentale emerso nel primo film, facendo scadere il personaggio. Ma soprattutto, sia Tommy Lee Jones che Will Smith mi sono sembrati fuori parte. Il primo è meno brillante rispetto agli episodi precedenti, mentre il secondo è stato dipinto fin troppo cupo per come era stato mostrato in precedenza. Anzi, sembra quasi che l'attore non avesse proprio voglia di recitare la sua parte.

Al contrario, la versione del 1969 dell'agente K mi è sembrata resa in modo eccezionale. Alcune trovate sono davvero azzeccate, come la tecnologia anni 60 dei MIB, la scena con Andy Warhol, l'alieno in grado di visualizzare tutti i possibili futuri, e il climax finale che coinvolge il lancio dell'Apollo 11 (che a quanto pare è partito bello imbottito di accessori, se si sta a credere anche ad altre versioni della storia [E a proposito, i Silent sono vestito proprio come i Men in Black, sarà una coincidenza?]). Io avrei sfruttato più a fondo il loop temporale con cui J riesce a vincere il suo duello, perché mi è sembrata la sequenza più furba, ma è comunque una buona scena d'azione. Il risvolto familiare mostrato nel finale, oltre a essere prevedibile, è leggermente melenso, ma ci si doveva pur aspettare un qualche livello di sentimento, come in tutti i capitoli precedenti.

Quindi, il 3 è sicuramente meglio del 2, perché il secondo Men in Black era obiettivamente una ciofeca, ma ha pure i suoi difettucci. Tuttavia se la cava, e se mai avessero voglia di fare un 4 sicuramente gli concederei la mia attenzione. Certo, se Tommy Lee Jones avrà voglia di fare il suo lavoro, stavolta...

Futurama 7x07 - The Six Million Dollar Mon / La capra al curry

Pur rimanendo spesso in secondo piano rispetto agli altri comprimari della serie, Hermes Conrad è un personaggio inaspettatamente compleso. Ad arricchire la sua figura ci sono la famiglia, che compare spesso al suo fianco, le sue origini assurde ma non aliene (la fantasiosa Indo-Giamaica), il suo repertorio di catchphrases, e soprattutto la sua professione di burocrate, che, forse più di ogni altro, lo colloca all'interno del Sistema del XXXI secolo, meglio di quanto lo siano un ragazzo ibernato nel 1999, una mutante con un occhio solo, uno scienziato pazzo in piena senilità, un robot piegatore cleptomane, un immigrato crostacioide, e così via. Hermes è forse l'unico del gruppo ad avere una chiara prospettiva della sua epoca, e questa sua visione viene spesso mostrata con singole battute ("didn't we use to be a delivery company?") o negli episodi che lo vedono coinvolto in un ruolo maggiore, che comunque sono molto limitati. Per questo, anche se spesso relegato a un ruolo marginale, la "densità" della sua presenza è piuttosto alta rispetto ad altri personaggi.

Hermes è anche uno dei personaggi che più spesso ha subito mutilazioni di qualche tipo: in Bender's Big Score diventa una testa-nella-vasca, in The Late Philip J. Fry lo vediamo, qualche decennio nel futuro, di nuovo senza corpo, e in questo The Six Million Dollar Mon assistiamo alla sua progressiva conversione in un robot. Il titolo riprende infatti la serie degli anni 70 The Six Million Dollar Man, in cui il protagonista aveva diversi innesti cibernetici, cambiando giusto una lettera per rendere più chiara la proncuncia indo-giamaicana. La storia parte dal confronto di Hermes con il suo sostituto, un robo-burocrate (poco più di una scatola con due braccia e tre luci) che incarna l'ideale di efficienza meccanica che già altre volte il burocrate di ciccia ha affermato di aspirare a raggiungere. La serie di upgrade robotici parte da un arpione in mezzo al petto, prosegue con un braccio multifunzione allungabile, visore cylon... per poi arrivare a un corpo interamente meccanico, escluso il cervello. Ma non passerà molto prima che Hermes decida di completare la sua conversione in robot, nonostante l'opposizione di moglie e amici. La trama secondaria vede invece Zoidberg raccogliere tutti i pezzi di scarto rimossi con i successivi innesti, e metterli insieme per creare un pupazzo con cui si esibisce in un numero da ventriloquo. Ma in realtà sembra che l'obiettivo del gamberone sia anche un altro, che verrà fuori solo nel finale, quando toccherà a Zoidberg salvare la situazione.

Il tema dell'automiglioramento robotico non è certo nuovo, così come i dilemmi "etici" che dovrebbe sollevare, che riguardano il presunto confine tra uomo e macchina, tra cosa è vivo e cosa no, chi ha un'anima e chi solo software. In questo caso non ci sono grandi sorprese in questo senso, Hermes si lascia trascinare nella spirale di innesti, anelando una perfezione che solo le macchine possono ottenere, e perde di vista la sua "vera natura", che gli sarà restituita a sua insaputa. Comunque, per quanto non originale, la tematica è sviluppata con efficacia, e applicata a un personaggio per il quale risulta perfettamente credibile. L'altro filo seguito dall'episodio vede invece Zoidberg preoccupato per la perdita del suo "amico" (rapporto che identifica con la quantità e la fantasiosità degli insulti ricevuti da Hermes), che infine riesce a far tornare le cose alla normalità. Per cui anche qui, come era successo in The Silence of the Clamps e The Tip of the Zoidberg, è il dottore a interpretare la parte dell'eroe, e ad uscire di scena da vero signore. Considerando tutto questo, oltre ad altri dettagli che si capisce essere studiati fin da subito per convergere nel finale, e anche lo spassoso pezzo musicale, la puntata risulta tra le miglior della settima stagione, e si aggiudica un pieno voto: 8/10.

One fridge picture a day: Slideshow

A metà del mese scorso avevo annunciato la mia iniziativa di fotoreportage neorealista che coinvolgeva l'elettrodomestico più amato dagli occidentali (se si esclude il robottino tosaerba): One fridge picture a day. Le immagini però non erano state rese disponibili sul blog, perché mi sembrava estremamente ridondante pubblicarle su twitter, facebook, e di nuovo qui. Adesso però che la saga è completata, e che abbiamo i 31 tasselli del puzzle, si può ottenere un simpatico slideshow che posso condividere facilmente anche qui.

Ecco a voi, quindi, One fridge picture a day, testimonianza autentica e quotidiana dell'era del consumismo:



Sì, lo so che l'effetto sarebbe reso meglio se le immagini fossero tutte centrate sullo stesso punto e si vedesse così l'autentica mutazione all'interno del frigo. Ma le mie abilità di manipolazione media non arrivano a questi livelli, e anche se fosse non so se ne avrei voglia. Se qualcuno di voi si offre per farmi un lavoro migliore, accetto volentieri la collaborazione.

Coppi Night 09/09/2012 - Finalmente maggiorenni

Il titolo originale sarebbe The Inbetweeners Movie, quindi alle solite la "traduzione" italiana è stata rimaneggiata a piacere. In questo caso però si può perdonare il fatto che il termine "inbetweener" non ha un equivalente in italiano, e quindi qualcosa dovevano pur inventarsi. Il risultato è comunque schifoso, ma giustificabile in minima parte. Il film è una riproposizione di una tipica teen comedy americana da parte dei loro cugini inglesi, con il classico gruppo di ragazzetti che vanno in vacanza con l'obiettivo di scopare e, alla fine dei conti, scopano davvero.

Ci sono alcune cose credibili e altre meno, in questa storia. Tra gli elementi veritieri, c'è l'ambientazione: Malia, cittadina sulla cost nord di Creta, è davvero una colona inglese, allo stesso modo in cui Formentera è invece una colonia italiana. Lo so per esperienza diretta, perché ci sono stato nel 2009. In effetti alloggiavo in un paesino limitrofo, ma ho passato una serata lì e ho potuto constatare il tasso esorbitante di turisti inglesi che popolano la città, tanto che per soddisfarli hanno pure aperto un KFC. L'impero britannico è così dominante che addirittura i locali non ammettono all'interno clienti di altre etnie. Anche altri dettagli riguardo la vita nel luogo di villeggiatura sono accurati: si beve praticamente solo birra e tequila, i pr ti abbordano per la strada convincendoti ad entrare nei bar, e così via. Dall'altra parte, ci sono particolari del tutto incoerenti con la realtà dei fatti. Ad esempio, il nerd imberbe che fa le battutine acide alla Big Bang Theory non avrà mai una possibilità, per quanto remota, di combinare qualcosa con una tizia come quella mostrata nel film. È anche altamente improbabile che il gruppetto di quattro ragazzi continuino a frequentare e finiscano per accoppiarsi proprio con il primo gruppetto di quattro ragazze che incontrano, ma, vabbè, queste magari sono esigenze di sceneggiatura. Ci sono anche altre assurdità, ma molte di queste sono messe lì per dare vita alla gag, quindi perdonabili.

Quindi, se in un senso The Inbetweeners riesce a mostrare alcuni reali aspetti della "vita da vacanza" dell'attuale generazione di giovani, nell'altro il film si ispira troppo ai vari American Pie, calcando la mano sulle oscenità come uccelli che ciondolano e stronzi interi incastrati nel bidet, per cui risulta alla fine dei conti ben poca cosa. Chiaramente nessuno si aspettava lo scorcio neopunk della lost generation, ma l'efficacia del film anche sul lato comico/demenziale non è completa, e ci sono al contrario momenti di "sentimento" (prevedibili come le ore 15:00 quando sono le 14:50) che ammosciano il tutto. Pertanto si possono anche perdere ottanta minuti per guardarlo, ma sicuramente non lo si farà una seconda volta.

Futurama stagione 6/b su Italia 1

A giugno annunciavo la trasmissione degli episodi della sesta stagione di Futurama, andata in onda worldwide a partire dal 2010, finalmente anche in versione italiana su Italia 1. Si è però scoperto presto che a essere trasmessi sarebbero stati solo gli episodi della prima parte della serie, composta di 13 episodi, ovvero la cosiddetta "stagione 6/a". Proprio oggi invece ho visto lo spot dei nuovi episodi, ovvero i tredici rimanenti, da Neutopia a Reincarnation. Mi pare quindi doveroso segnalare di nuovo che a partire da lunedì 17 settembre alle ore 13:40 su Italia 1 chi non ha ancora visto le puntate in lingua originale potrà vederle in italiano!

Questi gli episodi che verranno trasmessi (con link alla mia recensione). Declino ogni responsabilità riguardo la trasposizione dei titoli in italiano ("oracolo in salamoia"!? wtf!?):


Nel frattempo, al solito, proseguirò con i commenti agli episodi della stagione 7/a, conclusasi poche settimane fa in USA. Stay tuned per tutti gli aggiornamenti!

Rapporto letture - Agosto 2012

Siamo a metà mese, il clima si è allentato e il frigorifero è di nuovo pieno, per cui ho tutto quanto serve per mettersi a fare il riepilogo di quello che ho letto durante agosto. Tipicamente agosto è il mese delle vacanze, ma per me quest'anno la definizioen non si applica, vuoi per "la crisi" vuoi per altre concomitanze di eventi. Quindi, pur passando due settimane a casa dal lavoro, di fatto sono rimasto letteralmente a casa. Si potrebbe pensare che con tutto questo tempo libero avrei avuto più tempo per leggere, ma forse è vero quasi il contrario, visto che i famigerati "tempi morti" si riducono se invece di essere in viaggio o in spiaggia mi ritrovo in casa con potenzialmente decine di altre cose da fare. Quindi, alla fine dei conti i libri letti ad agosto sono stati quattro, anche se li si potrebbero considerare sei, e tra poco scoprirete perché.


More about L'orizzonte di RiemannInizio con L'orizzonte di Riemann, antologia di racconti pubblicata da Edizioni Della Vigna (sì, gli stessi che hanno pubblicato Fantaweb 2.0 e Strani nuovi mondi 2012, che contengono entrambi un mio racconto). La raccolta comprende una decina di racconti di fantascienza a tema matematico, o comunque affine, sia di autori italiani che stranieri. I temi affrontati sono vari, e affrontano le applicazioni della matematica in numerosi campi, dalla medicina all'astronomia, dalla musica alla meccanica. Di primo impatto l'idea potrebbe essere scoraggiante per chi è stato portato a credere che la matematica sia una disciplina ostica e sterile, ma in realtà tutte le storie sono accessibili anche an pubblico di profani, visto che le nozioni richieste per comprendere i racconti (o almeno, buona parte di essi) non sono poi così avanzate. Certamente alcuni lavori sono meglio riusciti di altri, e tra i migliori spiccano Teorema sinfonico di Max Ferri e Orologio veneziano di Veronika Santo. Gutosi altri che appartengono alla vecchia scuola della sf come L'orlo dell'inifinito Stanley Weinbaum e Combinazione funesta di E.C. Tubb. Più vaghi nei contenuti Franco Giambalvo e Giovani De Matteo (il cui lavoro dà il titolo alla raccolta). Nel complesso però il volume è di ottima qualità, e vale sicuramente il prezzo. Voto: 8/10

[Nota a margine: Luigi Petruzzelli, CEO di Della Vigna, mi ha riferito che aveva pensato di includere in questa raccolta anche il mio Il senso della vita, che era già stato selezionato per Fantaweb 2.0, ma siccome già Teorema sinfonico era presente nell'altro libro, non voleva duplicare troppo i contenuti, e ha scelto l'altro racconto (onestamente migliore del mio!). Quindi, idealmente, per completare questa raccolta dovrete leggere anche il mio!]


More about Livello 7Ancora fantascienza con Livello 7, una delle poche opere di Mordecai Roshwald. Detta brevemente, questo romanzo è un apologo della guerra fredda e delle armi di distruzione di massa, scritto all'epoca proprio con l'intento di mettere in guardia il mondo dal pericolo di un'annichiliazione reciproca, irreversibile e istantanea. La storia è raccontata in forma di diario da un ufficiale Premi Pulsanti, rinchiuso in un bunker sottoerraneo (al livello 7 sotto il suolo, appunto) del tutto autonomo, dal quale è possibile lanciare attacchi nucleari sul territorio nemico. Al livello 7 tutto è pianificato e automatizzato, al punto che ai Premi Pulsanti viene indicato quando e come premere i detti pulsanti (infatti il protagonita stesso si chiede perché sia necessaria la sua presenza), al solo scopo di garantire un pronto attacco o una pronta rappresaglia. Il racconto diaristico riesce a far emergere in modo efficace la sensazione di claustrofobia e straniamento del narratore, che da subito esprime diversi dubbi sul suo incarico. Il risultato finale è qualcosa di più del facile approccio "uomo-macchina", visto che l'organizzazione del livello 7 tiene presente di numerosi fattori, anche psicologici e sociali, della sua popolazione. L'apologo si dimostra quindi efficiente, e pare infatti che poco dopo la sua uscita il romanzo ebbe una certa risonanza. Voto: 7.5/10


More about I diari della mezzanotteQuesto è il libro che conta per te, visto che I diari della mezzanotte raccoglie i tre romanzi del ciclo dei "Midnighter", scritti da Scott Westerfeld, autore molto versatile che riesce a scrivere di generi diversi per lettori diversi. Questa saga, come alcune altre di Westerfeld, è rivolta al pubblico "young adult", definizione antipatica che sta a inquadrare quella fascia pre-post-adoloscenziale di lettori affamati tanto di avventura quanto di romance, per i quali (a quanto si dice) non bisogna scrivere cose troppo complicate ma nemmeno troppo stupide, perché saranno young ma sono anche quasi adult, quindi se n'accorgono se li pigli per il culo. La storia qui segue le vicende di un gruppo di ragazzini (young adult!) di una cittadina dell'Oklahoma che tutti i giorni, allo scoccare della mezzanotte, vivono una loro "ora segreta" in cui il resto del mondo è congelato, ma strane creature oscure emergono per andare a caccia. Si comincia chiaramente con la bimba che si trasferisce nel nuovo posto, scopre l'ora segreta e conosce i suoi compagni, ognuno dei quali ha un potere particolare, che si esprime al meglio proprio durante l'ora: telepatia, volo, veggenza ecc. Nelle tre storie dovranno ogni volta affrontare un pericolo diverso, per salvare prima se stessi, poi la loro città e infine tutto il mondo. La formula funziona abbastanza bene, e riesce a combinare abilmente quegli elementi tipici di questo benedetto young adult, compreso qualche amoruccio, le litigate coi genitori, i bulli a scuola e così via, senza andare a impoverire l'elemento chiave della vicenda. Col procedere della storia, l'autore riesce ad aggiungere nuova linfa alla sua mitologia, andando a includere nozioni sempre più complesse che compongono il contesto. C'è anche qualche ingenuità, e qualche incoerenza (in particolare riguardo la numerologia, e la presunta assolutezza delle coordinate topografiche, che invece sono una convenzione umana), ma nel complesso la storia regge. Il finale è piuttosto amaro, e amaro nel senso brutto del termine, perché non lascia molte prospettive di riscatto. Ma la lettura vale la pena, sia per un young che per un adult adult. Voto: 7/10


More about La mezzanotte del secoloE rimanendo in tema di mezzanotte, a concludere il mese c'è Samuel Marolla, con la sua raccolta La mezzanotte del secolo pubblicata da Edizioni XII. Di Marolla ho letto molti racconti, incluso Malarazza, altra raccolta pubblicata da Mondadori nel breve spazio della collana Epix, che doveva essere la gemella fantasy/horror di Urania. L'impressione lasciata dall'autore è sempre la stessa, quella di un narratore abilissimo in grado di evocare suggestioni di prima categoria. L'ambito è prettamente horror, e per quanto io non sia un grandissimo appassionato del genere devo ammettere che qui siamo di fronte a lavori di ottima qualità. I racconti di Marolla riescono a combinare insieme una scrittura moderna e incisiva con gli archetipi più classici del terrore, andando spesso ad attingere anche al folklore. Storie tutte ambientate nella metropoli milanese o nei dintorni, personaggi che per una ragione o un'altra sono reietti, estranei al loro tempo ed emarginati, consumati dal dolore di una perdita, in cerca di vendetta o riscatto. Non mi piace fare paragoni di questo genere, ma credo che si possano trovare delle affinità tra queste storie e i primi lavori di Stephen King (quando avevo dodici anni rubavo i libri dalla biblioteca di mia sorella, e lei leggeva principalmente quelli), in cui troviamo tra i personaggi anziani ormai disperati o ragazzini cresciuti che ricordano il loro passato, con "mostri" spesso deformi o insettoidi che cercano di invadere la loro dimensione quotidiana. Certo, devo dire che nessuno dei racconti qui è al livello di Peste incluso in Carnevale sempre di Edizioni XII, ma non tanto perché i lavori qui siano mediocri, quanto perché quello è del tutto eccezionale. Il livello qualitativo qui è elevato, e non è facile rimanere indifferenti davanti alle immagini che la scrittura riesce a evocare. Voto: 8/10

Coppi Night 02/09/2012 - Pandorum

Aspettavo da tanto di poter parlare di questo film, più che altro come occasione di mettere un'altra foto di Antje Traue, che in altre occasioni ho indebitamente infilato all'interno di post del Coppi Club approfittando di labili associazioni di idee. Quindi dedichiamo un minuto di silenzio e contemplazione all'immagine che segue per poi passare all'analisi del film.


Insolitamente, nonostante le mie insistenze dei mesi passati, Pandorum non è stato proposto da me all'assemblea di votanti. La vittoria era tutt'altro che scontata, ma per qualche fortunata di combinazione è riuscito a spuntarla, e l'ho rivisto con piacere (intendo piacere "intellettuale", al di là delle sequenze che includono la signorina di cui sopra, che provocano un altro tipo di piacere). Chiariamo, non che sia un capolavoro, questo film, ma lo considero un ottimo esponente di quella fantascienza "avventurosa" che si basa principalmente su enigmi, azione e colpi di scena. Lo si può paragonare per esempio a un Pitch Black, altro classico che da tempo cerco di spingere all'interno delle Coppi Night.

Pandorum (la cui versione italiana reca come sottotitolo "l'universo parallelo": aggiunta insensata e soprattutto fuorviante!) ha il pregio di non essere una storia basata solo sul naufragio dell'astronave generazionale, che è un'idea piuttosto sfruttata nella fantascienza, ma di arricchirla con altri elementi. Fin da poco dopo l'inizio, la minaccia principale sembra essere quella dei mostri cannibali che popolano l'astronave Elysium, e che sembrano essere la causa del disastro, ma verso metà film inizia ad emergere un pericolo diverso, più subdolo, che consiste nella diffusa paranoia che sembra aggredire tutti i membri dell'equipaggio di queste missioni, patologia che appunto è chiamata "pandorum". Così, mentre da un lato il caporale si fa strada all'interno della gigantesca nave per arrivare fino al reattore, affrontando le orde di mutanti, dall'altro il comandante rimane a combattere la sua personale battaglia contro la follia, sua e del suo inaspettato compagno di cella. Le due sottotrame si riuniscono solo alla fine, durante il confronto finale dal quale si ottiene poi l'epilogo della vicenda, ma per tutta la durata del film rimangono separate, animando così la storia che si sviluppa su due piani diversi.

Il film riesce a mantenere viva l'attenzione perché la prospettiva muta diverse volte durante la visione. Si parte dal risveglio dal criosonno, in stato confusionale e con la memoria alterata, al lento recupero dei ricordi riguardo la missione, poi alla scoperta del naufragio, la scoperta dei mostri, la scoperta del destino della Terra, la scoperta dell'origine degli stessi, dell'autore del disastro, della posizione della nave e così via. Tutta questa serie di rivelazioni fa sì che la trama non sia il semplice "mostri sull'astronave", ma dà allo spettatore qualcosa su cui concentrarsi, cercando di capire in anticipo quello che verrà spiegato in seguito. Forse alcuni temi sono stati esasperati, in particolare quello del confronto tra "bene/male" di stampo religioso e sulla nuova scala di valori adottata dall'umanità (o quel che ne resta) costretta sull'Elysium, ma se si pensa che queste considerazioni vengono fatti da un soggetto allo stadio terminale di pandorum si può perdonare. In ogni caso, nessuna "ideologia" pesa troppo sullo svolgimento del film, che rimane comunque incentrato soprattutto sull'azione. Per cui, Pandorum risulta un prodotto di buon livello, capace di appassionare tanto gli amanti del genere, quanto di intrattenere anche il pubblico occasionale, che se da una parte punta sull'avventura dall'altra non considera i suoi spettatori come totali decerebrati (cfr: Transformers, Green Lantern).

Minuti contati

Il concorso "Minuti contati" è stato nominato spesso in questo blog, visto che i miniracconti che inserisco nella rubrica "storie" provengono quasi sempre da lì. L'idea è molto semplice: una competizione letteraria fulminea, un tema assegnato all'ultimo momento (in modo che non sia possibile prepararsi in anticipo) e un limite fissato di tempo (generalmente un'ora e mezzo, massimo tre) e di lunghezza (in media tra i 2000 e i 4000 caratteri, ma a volte anche meno) per produrre il proprio pezzo, da postare poi sul forum ospitante per essere sottoposto al giudizio degli altri partecipanti. Minuti contati è stato ideato da Daniele Picciuti, che lo ha gestito all'inizio sul forum di Edizioni XII, e in seguito alla chiusura di questo su quello di Nero Café. Nel corso delle numerose edizioni, a cui di solito partecipano tra i dieci e i venti autori, sono stati scritti racconti variegati e fantasiosi, nel tentativo di piegare il tema alle proprie esigenze, e al di là delle classifiche finali, che di volta in volta decretano il vincitore, molti pezzi meritano comunque di essere ricordati, soprattutto se si considera la loro genesi estemporanea.

Proprio per questo, l'associazione Nero Café ha deciso di preparare un volume che raccoglie i migliori racconti emersi dalle varie edizioni del concorso. Il libro, inevitabilmente intitolato Minuti contati, raccoglie circa novanta racconti di più di quaranta autori diversi. Il lavoro di compilazione ed editing è stato svolto da Maurizio Bertino, che si è incaricato di rivangare le prime 25 edizioni del concorso e tirarne fuori il meglio.



All'interno si trovano anche sei miei miniracconti, una frazione di quelli prodotti in tante nottate passate a seguire il concorso online, e alcuni dei quali avevo già avuto modo di proporre qui sul blog. Si tratta di Una giornata con..., Bella dentro (vincitore VIII edizione), Il diario segreto (pubblicato in un'altra versione su Il magazzino dei mondi), Cobblestone Dancing Club (vincitore XVII edizione), Un posto al sole, Orchetti smarriti.

Il libro è acquistabile sullo shop online di Nero Café, insieme ad altri interessanti prodotti realizzati da Nero Press. Personalmente lo ritengo un prodotto molto interessante, perché sapere che tutti i racconti contenuti qui dentro sono stati scritti al massimo in tre ore, e adeguandosi a un tema scoperto all'ultimo momento traendone l'interpretazione più adatta, aggiunge un grande valore al lavoro degli autori. E se credete che non sia niente di che, passate a farvi un giro al prossimo "Minuti contati".

Coppi Night 26/08/2012 - Innamorato pazzo

Per qualche assurdo motivo, uno dei post del Coppi Club più visitati (al secondo posto dopo The Machinist) è quello relativo a Il bisbetico domato. La cosa è piuttosto assurda, ma analizzando le chiavi di ricerca si scopre che la gente approda su quel post cercando le dimensioni dei campi da basket, e a quanto pare l'immagine che ho inserito in quel post (in riferimento alla scena di pallacanestro del film) è una delle più autorevoli disponibili in rete. Questo può rivelarsi utile nel pianificare i contenuti da inserire nel post, in modo da renderli indirettamente più visitati. Infatti, dubito che chi sta cercando la piantina di un campo di basket sia interessato al film di Celentano di cui il post in questione parla.

Questa lunga introduzione serviva a dare un qualsiasi contenuto a questo post, visto che del film visto domenica scorsa non ho niente da dire. O meglio, niente che si discosti da quanto già detto in precedenti occasioni, per esempio proprio nel caso de Il bisbetico domato. Purtroppo una Coppi Night sfortunatamente decimata nei partecipanti per concomitanza di eventi ha portato alla vittoria di questo film, che si è rivelato la brutta copia degli altri di questo filone. Non che mi aspettassi di meglio (in realtà mi aspettavo di non doverlo vedere), ma questo mi è sembrato inferiore agli altri anche in fatto di gag (o supposte tali). Inoltre alcuni temi ricorrenti sono davvero irritanti, come la principessina che sbaglia le parole (perché vabbè che sei nata nel principato di stocazzo, ma parli italiano anche te, cretina!). Inoltre confermo la mia opinione sulle doti recitative di Ornella Muti, che lascerò esprimere a un ospite esterno al blog, il blasonato regista René Ferretti:


E infine, per contraddire quanto detto nell'introduzione, stavolta non metto nessuna immagine. In questo modo l'ignobile "film" di cui ho evitato di parlare qui non otterrà ulteriore diffusione, anche incidentale.