Rapporto letture - Maggio 2019

Maggio è stato un mese di letture altalenanti, nel senso che sono dovuto passare da un libro all'altro, iniziarne uno e lasciarlo da parte per qualche settimana, riprenderlo e poi metterne un altro davanti, cosa che mi capita raramente di fare, e così alla fine mi sono trovato a completare solo due libri, di cui uno piuttosto breve. E per il criterio con cui sono regolati i rapporti letture su questo blog, devo parlare quindi solo di quelli.


Il primo, quello breve, è un racconto lungo di Jeff Somers. Riprende la storia che era stata lasciata in sospeso con The Shattered Gears, di cui parlavo appena tre anni fa, sicuramente ve lo ricordate. The New World si innesta quindi nella serie di Avery Cates, di cui sono un affezionatissimo seguace e probabilmente uno dei pochi lettori italiani che l'hanno seguito dopo la pubblicazione dei primi due sparuti volumi su Urania. Gli ingredienti sono sempre quelli: violenza, personaggi assurdi, humor nero, e volgarità di vario genere. La cosa simpatica è che la storia al momento si sta svolgendo proprio in Italia, in una non meglio precisata località chiamata Castelvecchio, di cui Cates si ritrova a essere il sindaco. Ma si sposterà presto di cui perché a quanto pare se ne deve andare a Mosca a resuscitare il ghost in the machine di Dick Marin, uno dei villain principali della serie originale, perché dopo aver distrutto il sistema in The Final Evolution si sono accorti che forse si stava meglio prima, quindi ora stanno pensando di rimetterlo in piedi, un po' alla Mr. Robot. Nell'introduzione del racconto, Somers spiega anche i suoi progetti della serie, che si comporrà di altri due volumi costituiti ciascuno da 5-6 storie di questa lunghezza che verranno pubblicate a distanza di qualche mese. Per quanto mi riguarda, per me potrebbe continuare a scrivere di Avery Cates per sempre. Una valutazione si dà male perché è un episodio di una storia non ancora completa, quindi non lascio il voto finale.


Il secondo libro finito a maggio è una raccolta di racconti, il volume 1 di Prisma, l'antologia/rivista dedicata alla fantascienza pubblicata da Moscabianca, che si prefigge di farne una serie periodica di un paio di uscite l'anno. Sapevo del progetto perché la selezione per i racconti era aperta già da qualche mese, e quando infine sono arrivati i nomi degli autori selezionati mi sono sorpreso di non trovarne praticamente nessuno di quelli che sono soliti comparire negli ambienti della sf italiana. Non che sia un male, bazzicare quegli ambienti, ma quando vedi girare i soliti nomi ti viene un po' l'impressione di essere alla recita di fine anno della scuola, in cui incontri sempre i genitori dei compagni di classe di tuo figlio, con cui ti trovi sempre a fare i soliti discorsi. In questo caso invece è come se il figlio lo hai iscritto in piscina e allora conosci i genitori di altri ragazzini, mai incontrati prima, ed è assolutamente rinfrescante. Forse gli autori qui presenti non sono del tutto familiari con la scrittura di fantascienza, ma appunto questo rappresenta in certi casi un aspetto positivo, perché permette una certa variazione di temi e stili che forse ci siamo un po' persi (mi ci metto dentro anch'io, ben inteso) a guardarci l'ombelico. Naturalmente in una raccolta ci sono alti e bassi, ma qui devo dire che se anche non tutti i racconti mi hanno soddisfatto in pieno quanto a tema e sviluppo, di sicuro sono tutti scritti e curati con attenzione, quindi non c'è nessuna traccia di dilettantismo. Spendo giusto due righe di commento per ognuno dei racconti. Il primo autore è L.K Peka con Agente ecologico, una storia breve su un mondo postapocalittico tenuto sotto controllo da automi che cercano di ripristinare un ecosistema che non esiste più. Atarax di Claudia Petrucci è anch'essa una storia breve ma fulminante, che provoca un deciso senso di straniamento con il suo ribaltamento di prospettiva sulle emozioni. Zone di caccia di Simone Giraudi è un meta-racconto che parte da un'ambientazione classica di realtà in disfacimento e poi prende una direzione inaspettata, riuscendo però in questo a evitare facile autoreferenzialismo in cui una storia del genere finisce di solito per infilarsi. Gilgul di Andrea Cassini, che in superficie è una sorta di space opera deromanticizzata, ma ha un livello di lettura più profondo che ruota intorno al senso responsabilità che ognuno detiene nei confronti della società e forse anche di tutta la vita. L'immarcescible Motara di Jimmy Fontana è quasi una fiaba allegorica, anche questa breve e di cui si intuisce presto lo schema, ma comunque molto efficace. Di Ouroboros di Luca Guiso mi limito a dire che forse ricorda un po' troppo L'ultima domanda di Asimov, soprattutto nelle fasi finali, anche se la costuzione iniziale è ben diversa. Un posto chiamato casa di Diletta Crudeli (che in seguito ho scoperto essere una delle artefici di Spore rivista!) presenta una distopia morbida, che però si rivela diversa da quella che sembra, sovvertendo lo schema del classico racconto distopico con il protagonista che si oppone a un sistema ingiusto: qui invece rimane il dubbio di quale sia, se esiste davvero, il vero mondo distopico. L'unierso accanto di Loreta Minutilli è uno di quelli che mi hanno colpito di più, soprattutto per lo stile particolare. Pur non presentando spunti notevoli a livello speculativo, l'intervista condotta all'anziana borghese sprezzante del mondo moderno e tutto ciò che questa attira intorno a sé riescono a calamitare davvero l'attenzione. Matteo Moscarda mi ha fregato l'idea con il suo Veganocrazia, anche se devo dire che il suo spunto per la distopia vegana forse è più forte nel concetto che nello svolgimento, che è interessante ma un po' affrettato nella parte finale. Infine c'è l'unico autore che conoscevo già, anche se non come autore: Donato Rotelli scrive su Un blog senza pretese e sostiene di leggere quello che scrivo, ci siamo già incontrati un paio di volte ma questa è la prima in cui sono io a leggerlo. Il palazzo di Atlante è un racconto ambizioso che mescola musica, filosofia, vita e morte, e mi ha ricordato altre cose lette o viste, come Storia della tua vita e Mr. Nobody, ma forse anche tante altre che non riesco bene a collocare. Nel complesso posso dire che questo primo volume di Prisma ha soddisfatto le aspettative e riservato qualche buona sorpresa, per cui posso dargli un buon voto 8/10 e sperare che i prossimi siano altrettanto validi, ché c'è bisogno di racconti e c'è sempre bisogno di voci nuove.

Robot 86

Di solito evito di fare due post di autopromo di seguito, ma visto che sto riempiendo un po' meno il blog e le cose si sovrappongono, mi trovo a dover segnalare questa pubblicazione poco dopo il racconto su Spore. Peraltro non mi è chiaro come mai non lo avessi già segnalato visto che è già fuori da un paio di settimane.

Comunque, picchia e mena sono riuscito a piazzare un racconto su Robot, la più longeva e di fatto forse l'unica rivista di fantascienza in italia. Sul numero 86 troverete il mio racconto Locuste, che era arrivato finalista all'ultimo Premio Robot, oltre al racconto vincitore di Linda De Santi e altre storie di Greg Egan, Lavie Tidhar, Nicoletta Vallorani, che insomma mica è poco. Oltre alle illustrazioni di ognuno (quella del mio racconto è di Matteo Di Gregorio) e una copertina stupenda.



Locuste è un racconto che con gli insetti non ha nulla a che vedere. Credo che in termini molto ampi si possa definire un post-apocalittico, forse climate-fiction, ci sono nozioni di evoluzionismo, o almeno una branca molto specifica di esso, ma il tema centrale è comunque qualcosa che ha a che fare con l'identità, ma insomma non ve lo devo dire io, sennò che l'ho scritto a fare.

Per me pubblicare su Robot è un traguardo importante perché erano diversi anni che ci provavo. Devo dire che finora tutte le volte che ho partecipato al premio sono finito tra i finalisti o almeno tra i segnalati (ad esempio anche con Memehunter, poi uscito in seguito per Future Fiction). Questa volta sono riuscito a fare entrambe le cose visto che oltre a Locuste in finale anche l'altro che avevo inviato, Bootstrap è stato menzionato, e ci sono buone probabilità che venga pubblicato, ma si parla dell'anno prossimo. Comnque per ora tenetevi le locuste, e degli hamburger istantanei ne parleremo più avanti.

Natura morta su Spore

Su Spore trovate il mio racconto Natura morta.

E uno dice, beh, grazie dell'aggiornamento, ma è dal 2013 che lo sappiamo. Cioè da quando appunto è uscito Spore, la mia prima raccolta di racconti pubblicata dall'ormai disgregata Factory Editoriale I Sognatori. Spore ormai è fuori da qualunque catalogo e distribuzione, e le ultime copie esistenti sulla Terra sono quelle quattro-cinque che mi sono rimaste.

Ma non è di questo che stiamo parlando.


Le spore in questione sono quelle di Spore rivista: una webzine piuttosto giovane che pubblica articoli e racconti di genere vario, ma in particolare con qualche livello di "contaminazione".

Ora, secondo voi, quando ho scoperto che c'era una rivista che si chiamava Spore, potevo forse non pensare di farmi vivo? E infatti ho mandat in lettura un paio di racconti, e abbiamo deciso di pubblicare Natura morta, che già a suo tempo era apparso su Spore, l'antologia, ma comunque è qui presentato in una versione rivista e corretta, perché non esiste mai testo che non possa essere migliorato con una lettura ulteriore. Quindi ora potete andarvelo a leggere gratis e ammirare l'illustrazione che gli hanno dedicato. Natura morta è un racconto molto leggero per i miei standard, che non si prende troppo sul serio, quindi forse un po' atipico. Uno spaccato di vita universitaria, viaggio nel tempo fatto in casa, insomma le cose semplici della vita.

E lo so che l'ideale sarebbe stato pubblicare Spore su Spore, ma quel racconto è attualmente incluso in Il lettore universale quindi non era disponibile. Ma qui si parla di muffa, quindi, sotto sotto, ci sono sempre i funghi di mezzo. Andatelo a recuperare e già che ci siete fate un giro su Spore, la rivista, e magari seguitelli anche sulla loro pagina.