Prima di iniziare il rapporto letture vero e proprio devo fare una rettifica. Anzi, devo proprio ammettere di essere un cretino: infatti nel rapporto di aprile elencavo la lettura di 3 libri, glissando completamente sul fatto che pochi giorni prima avevo ampiamente commentato Real Mars di Alessandro Vietti, e quindi ho evidentemente letto anche questo nel corso dle mese. Si tratta di una banale dimenticanza, certo, in realtà c'è anche una ragione più profonda per questa svista, ovvero il fatto che non riesco più a usare stabilmente anobii per tenere traccia delle mie letture, un po' perché il portale funziona così di merda che mi leva di sentimento, un po' perché molte delle cose che leggo (soprattutto in digitale) non sono lì indicizzate e non posso stare a inserire le schede ogni volta. Quindi sta capitando, ultimamente, che quando devo riprendere i testi letti nel mese precedente devo praticamente afidarmi alla memoria. E no, non è per niente affidabile.
A questo putno, avendo parlato del romanzo in un post dedicato, non mi metto ad aggiungere il minicommento al libro di Vietti, e rimando direttamente a quel post. Chiarito questo, passiamo alle letture completate a maggio. Almeno per quel che mi ricordo.
Il primo è il numero 76 di Robot, come sempre letto con qualche mese di ritardo. Il volume contiene un paio di racconti interessanti, dal primo di Thomas Olde Heuvelt, il primo non-anglofono vincitore del Premio Hugo per la categoria racconti, con una storia più surreale che di fantascienza, ma con un sottotesto profondamente umano. Anche il romanzo breve di Robert Silverberg in chiusura, un'ucronia piuttosto complessa, delinea un contesto affascinante, nonostante l'intera storia sia una serie di intrighi politici. Buono anche il racconto di Massimo Soumaré, anche se trovo un po' penalizzante la scelta piuttosto ricorrente negli ultimi numeri della rivista di dare così tanto spazio a reinterpetazioni degli universi narrativi di altri autori: Kareena infatti è ambientato sullo stesso Mondo9 di Dario Tonani, così come molti altri racconti presentati in precedenza su Robot, così come sempre sul numero 76 si trovano una ventina di brevi racconti ambientati nel mondo di Trainvile di Alain Voudì, che ho dovuto saltare visto che finora ho letto solo la prima parte e non voglio spoilerarmi. Insomma, capisco la volontà di puntare sulle saghe di successo degli autori di casa nostra, ma in questo modo chi segue Robot si trova un po' la mano forzata a riprendere questi testi. Comunque la qualtià complessiva è buona, alcuni articoli interessanti altri non dicono niente di nuovo, ma ci si può stare. Voto: 7/10
Altro romanzo breve della collana Future Fiction (da cui ormai attingo con frequenza) è La guerra di Johnny Appledrone, di Lee Konstantinou. Una storia di un futuro vicinissimo, dove un giovane disoccupato il cui migliore amico è l'assistente animato nel portale di ricerca lavoro (che lo incoraggia ad accettare qualunque tipo di occupazione anche non retribuita) finisce a lavorare per le pubbliche relazioni del mitologico personaggio del titolo. Johnny Appledrone è un guru dronepunk, che si occupa di costruire e programmare droni liberi dal sistema di controllo governativo, cercando così di avviare la sua piccola rivoluzione. Il protagonista non condivide né comprende in pieno le sue motivazioni, ma nella sua posizione si trova a dover sostenere e promuovere la sua battaglia, e finisce per essere uno degli ultimi testimoni della sua opera. Il racconto è leggero, ma riesce a toccare una serie di temi estremamente attuali, di cui forse dovremmo davvero iniziare a preoccuparci. Voto: 7.5/10
Infine, come avevo promesso un paio di mesi fa, ho recuperato il resto dei racconti di Avery Cates pubblicati nei mesi scorsi da Jeff Somers. Ho adorato la serie di Avery Cates, e scoprendo che l'autore aveva ripreso a scrivere in quell'ambientazione mi ha esaltato. Somers ha pubblicato 6 racconti in digitale, in seguito raccolti in The Shattered Gears Omnibus. La storia procede direttamente dopo l'ultimo romanzo The Final Evolution, anche se a distanza di qualche anno (non si sa quanto), nel mondo postapocalittico in cui gli ultimi rimasugli di umanità cercando di darsi un ordine per il poco che gli rimane da vivere prima dell'estinzione. In tutto questo, Avery Cates si trova di nuovo a essere coinvolto in giochi di potere che per qualche ragione vedono in lui un elemento chiave. E siame alle solite fughe, sparatorie, evasioni, e fucking fuck fucker ogni tre parole. Le storie di questa serie sono terribilmente divertenti da leggere, cariche di umorismo pulp, nichilismo, e tanta sana violenza. Il tutto in un mondo popolato di androidi, monaci elettrici, telecinetici, precog e ogni altra sorta di pacchianata vi possa venire in mente. Chiaramente, l'omnibus non conclude la storia, anzi si chiude con una (prevedibile) sorpresa finale, quindi non rimane che aspettare il seguito. Voto: 7/10
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