Intanto vi rassicuro, questo non è diventato un blog a tema vermi, ed è solo una coincidenza se queste bestie sono tema ricorrente di due post consecutivi. In realtà a differenza di quello, il film in questione è piuttosto recente, e di tutt'altro livello. Rientra nella categoria dei film che non vedrete mai perché è improbabile che qualcuno decida mai di doppiarlo, anche se devo riconoscere che finora ho portato fortuna, poiché The Man from Earth ha in effetti avuto una sua traduzione e anche Synecdoche New York è finalmente arrivato in Italia a pochi mesi dal mio post. Quindi potrebbe esserci qualche possibilità che vediate anche questo in futuro, e ve lo auguro.
Iniziamo col contestualizzare: Upstream Color è un film del 2013 scritto e diretto da Shane Carruth. Il nome probabilmente non vi dice niente, a meno che non seguiate le produzioni cinematografiche collocate al di fuori dal mainstream, opere di autori misconosciuti ma con grande potenziale. Carruth ha raggiunto un certo livello di fama con il suo primo film Primer, una storia decisamente atipica di viaggio nel tempo. In realtà anche definirlo in questi termini è superficiale, perché Primer è un film complesso, a molteplici livelli di interpretazione, e se anche il viaggio nel tempo è presente in una forma diversa da quella con cui viene di solito presentato, il tema centrale del film è un altro. Devo anche ammettere che Primer è un film che mi ha richiesto più di una visione per riuscire a comprenderlo, e ancora non sono sicuro di esserci riuscito completamente.
Upstream Color è per certi versi affine al suo primo lavoro. Carruth, che oltre a scrivere e dirigere, interpreta anche un ruolo principale in entrambi, costruisce film fatti di pochi dialoghi ma di molti messaggi non verbali, e se questo già si vedeva in Primer, qui è ancora più accentuato. La cura tecnica del film è evidente e impeccabile, e in questo in particolare c'è un'attenzione elevatissima per la componente sonora, ma di questo parleremo tra poco.
La storia di Upstream Color non è facile da riassumere. Quanto segue è potenzialmente uno spoiler, ma in effetti credo che questo sia uno di quei film che non viene rovinato dal conoscerne lo svolgimento, perché la sequenza degli eventi non è la parte determinante. Pertanto mi sento di dire che potete leggere senza perdere nulla, ma se non volete saltate al prossimo paragrafo, o tornate dopo averlo visto. A parte alcune sequenze iniziali che assumeranno significato solo in seguito, il film inizia con un'aggressione alla protagonista Kris (Amy Seimetz), durante la quale le viene spinto in gola un piccolo verme. La creatura le si annida dentro, e la presenza del parassita la rende estremamente passiva e suggestionabile. L'aggressore ne approfitta per manipolarla in modo da farsi intestare tutti i suoi beni, dopodiché la abbandona così com'è. A questo punto entra in scena un personaggio enigmatico ma fondamentale, chiamato nei titoli di coda "The Sampler", il Campionatore (perché lo vediamo andare in giro a registrare e campionare suoni ambientali per farne poi della musica sperimentale... ma forse non solo per questo). Il Campionatore richiama a sé Kris (sempre con l'uso di particolari suoni) e poi esegue un'operazione di estrazione del parassita, trasferendolo nel corpo di un maiale, che alleva insieme ad altri in una fattoria isolata. La ragazza rientra poi a casa sua, frastornata e ignara di quanto successo, e gradualmente riprende contatto con la sua vita dopo alcune settimane di assenza, scoprendo che qualcosa non va. In seguito conosce Jeff (ecco Shane Carruth), e i due sembrano da subito avere un'affinità inspiegabile. Frequentandosi e condividendo esperienze e ricordi, arrivano a capire che c'è qualcosa che li accomuna: entrambi sono stati vittima del complesso furto eseguito tramite il parassita, ma non è solo questo: la connessione è più profonda, perché i loro "corrispondenti suini" sono a loro volta in contatto. Il collegamento tra uomini e maiali è chiaro ma indefinibile, si manifesta con il passaggio di sensazioni da un'estremità all'altra ma senza una vera presa di coscienza, e ha la sua massima espressioni quando la scrofa-Kris rimane incinta e viene poi privata dei suoi piccoli, prelevati dal Campionatore e gettati nel fiume. In una sequenza successiva apprenderemo che dai corpi in decomposizione dei cuccioli scaturiscono delle spore (scusate la pubblicità occulta) che vengono assorbite attraverso le radici da alcune piante, i cui fiori diventano blu e vengono appositamente raccolti, ed è da questi fiori che si trovano i piccoli bachi usati dal ladro per parassitare le sue vittime: il cerchio si completa, un ciclo vitale composto da più soggetti umani e non: il fiore - il parassita - il ladro - la vittima - il Campionatore - il maiale - le spore - il fiore, e così via. Questo ciclo verrà spezzato proprio da Kris, quando insieme a Jeff inizia a mettere a posto i pezzi di quanto è accaduto, e va in cerca dei suoni composti dal Campionatore, trovando proprio nella sua musica il collegamento mancante per raggiungere la fattoria in cui sono tenuti i maiali.
Dicevo prima che questo film ha molto da dire, ma lo fa senza usare parole. Chiaramente i personaggi parlano, ma i dialoghi sono una parte marginale del film, decisamente inferiori rispetto alle sole immagini e ai suoni. Questo è in effetti un film in cui la componente audio riveste un ruolo centrale, ed è uno degli aspetti che più mi ha colpito, poiché nel cinema è difficile che il suono sia sfruttato in modo completo (anche quando vengono prodotte eccellenti colonne sonore), e pure in questo caso il merito va a Carruth stesso, che ha composto anche la musica che accompagna il film (e di conseguenza anche le campionature). Non a caso il personaggio chiave dell'intera vicenda è proprio questo Campionatore, che passa le sue giornate tra registrare e riarrangiare suoni naturali e allevare i maiali parassitati. In effetti il ruolo del Campionatore non è del tutto chiaro, e non si capisce se la sua parte nel ciclo vitale parassita-fiore sia volontario o incidentale: è indubbiamente lui a permettere al ladro di acquisire i vermi, ma non sappiamo se ne è al corrente. Personalmente ritengo di no, ma la questione può essere interpretata. È anche da segnalare che le altre persone associate ai maiali sono chiamate nei titoli di code "The Sampled", i campionati: un indizio del fatto che il Campionatore non archivia e manovra solo i suoni, ma forse, volontariamente o meno, quelle stesse persone di cui racchiude una parte di coscienza all'interno dei suini. Non sappiamo perché lo faccia, ma è evidente che sa quello che sta facendo.
Ma qual è il senso di Upstream Color? Certo è già interessante il meccanismo del parassita, ed è notevole il dramma delle vittime del ladro, ma il film è troppo intelligente per fermarsi a questo livello superficiale degli eventi. Non è quello che succede a definire il significato dell'opera (e per questo mi preoccupavo relativamente di spoilerarlo), ma come lo spettatore percepisce questa serie di immagini, suoni. Come il verme che collega uomini e maiali in un modo profondo ma intangibile, anche il legame tra l'autore e lo spettatore è labile ma tangibile. C'è un messaggio che viene veicolato, a un livello più basso di quello verbale, quasi suggerito. La mia idea (sicuramente opinabile) è che il film cerchi di affrontare il concetto di identità, la definizione di sé: chi sono i protagonisti, chi sono davvero, nel momento in cui seguono le istruzioni di un ladro mediate da un verme? E quando avvertono le sensazioni di un maiale con il quale condividono un parassita? Il sottile entanglement che esiste tra Campionatore e Campionato, tramite un animale da allevamento in che modo influisce sulle loro vite? C'è una scena che in questo senso ritengo fondamentale, a circa due terzi del film: durante le loro uscite, Kris e Jeff si raccontano storie della loro infanzia, e queste si mescolano, si sovrappongono, al punto che quando uno racconta l'altro afferma che sta raccontando un suo aneddoto, che quella storia appartiene al suo passato e non a quello del compagno. Ecco allora, se il legame tra i due, subdolo e incomprensbile quanto può essere, porta le loro vite a sovrapporsi, che cosa rimane a distinguerli?
Non posso essere sicuro che questo sia davvero quanto Shane Carruth volesse trasmettere. Upstream Color è volutamente (e palesemente) un film aperto a interpretazioni, una storia che non ha un unico punto di vista, e che grazie all'utilizzo di un linguaggio non verbale può facilmente prestarsi a diversi approcci. È probabile che ci siano molti aspetti che non sono stato in grado di cogliere, perché già la seconda visione mi ha aiutato molto a mettere insieme i pezzi. In ogni caso, è sicuro che il film riesce a coinvolgere lo spettatore in modo profondo e trasmettere un messaggio (quale che sia) che raramente giunge così forte nel cinema contemporaneo.
Dicevo prima che questo film ha molto da dire, ma lo fa senza usare parole. Chiaramente i personaggi parlano, ma i dialoghi sono una parte marginale del film, decisamente inferiori rispetto alle sole immagini e ai suoni. Questo è in effetti un film in cui la componente audio riveste un ruolo centrale, ed è uno degli aspetti che più mi ha colpito, poiché nel cinema è difficile che il suono sia sfruttato in modo completo (anche quando vengono prodotte eccellenti colonne sonore), e pure in questo caso il merito va a Carruth stesso, che ha composto anche la musica che accompagna il film (e di conseguenza anche le campionature). Non a caso il personaggio chiave dell'intera vicenda è proprio questo Campionatore, che passa le sue giornate tra registrare e riarrangiare suoni naturali e allevare i maiali parassitati. In effetti il ruolo del Campionatore non è del tutto chiaro, e non si capisce se la sua parte nel ciclo vitale parassita-fiore sia volontario o incidentale: è indubbiamente lui a permettere al ladro di acquisire i vermi, ma non sappiamo se ne è al corrente. Personalmente ritengo di no, ma la questione può essere interpretata. È anche da segnalare che le altre persone associate ai maiali sono chiamate nei titoli di code "The Sampled", i campionati: un indizio del fatto che il Campionatore non archivia e manovra solo i suoni, ma forse, volontariamente o meno, quelle stesse persone di cui racchiude una parte di coscienza all'interno dei suini. Non sappiamo perché lo faccia, ma è evidente che sa quello che sta facendo.
Ma qual è il senso di Upstream Color? Certo è già interessante il meccanismo del parassita, ed è notevole il dramma delle vittime del ladro, ma il film è troppo intelligente per fermarsi a questo livello superficiale degli eventi. Non è quello che succede a definire il significato dell'opera (e per questo mi preoccupavo relativamente di spoilerarlo), ma come lo spettatore percepisce questa serie di immagini, suoni. Come il verme che collega uomini e maiali in un modo profondo ma intangibile, anche il legame tra l'autore e lo spettatore è labile ma tangibile. C'è un messaggio che viene veicolato, a un livello più basso di quello verbale, quasi suggerito. La mia idea (sicuramente opinabile) è che il film cerchi di affrontare il concetto di identità, la definizione di sé: chi sono i protagonisti, chi sono davvero, nel momento in cui seguono le istruzioni di un ladro mediate da un verme? E quando avvertono le sensazioni di un maiale con il quale condividono un parassita? Il sottile entanglement che esiste tra Campionatore e Campionato, tramite un animale da allevamento in che modo influisce sulle loro vite? C'è una scena che in questo senso ritengo fondamentale, a circa due terzi del film: durante le loro uscite, Kris e Jeff si raccontano storie della loro infanzia, e queste si mescolano, si sovrappongono, al punto che quando uno racconta l'altro afferma che sta raccontando un suo aneddoto, che quella storia appartiene al suo passato e non a quello del compagno. Ecco allora, se il legame tra i due, subdolo e incomprensbile quanto può essere, porta le loro vite a sovrapporsi, che cosa rimane a distinguerli?
Non posso essere sicuro che questo sia davvero quanto Shane Carruth volesse trasmettere. Upstream Color è volutamente (e palesemente) un film aperto a interpretazioni, una storia che non ha un unico punto di vista, e che grazie all'utilizzo di un linguaggio non verbale può facilmente prestarsi a diversi approcci. È probabile che ci siano molti aspetti che non sono stato in grado di cogliere, perché già la seconda visione mi ha aiutato molto a mettere insieme i pezzi. In ogni caso, è sicuro che il film riesce a coinvolgere lo spettatore in modo profondo e trasmettere un messaggio (quale che sia) che raramente giunge così forte nel cinema contemporaneo.
Gran bel film, concordo con te. La chiave di lettura è in effetti abbastanza complessa da richiedere una certa partecipazione allo spettatore, e l'interpretazione che proponi ha un suo fondamento. Shane Carruth ha dichiarato che il film parla dei cicli spezzati: in effetti, la costruzione narrativa della sua storia intorno al ciclo vitale dei parassiti è rigorosa e non concede compromessi. Ho trovato molto interessante - e forse non accidentale - anche il coinvolgimento di Thoreau e del suo "Walden". Quanto a The Sampler, credo sia implausibile la sua estraneità ai furti subiti dalle vittime: dopotutto, è in casa sua che Kris trova la documentazione necessaria a risalire a tutte le altre vittime "infettate".
RispondiEliminanon conoscendo "Walden" non potevo cogliere le citazioni, ma presumevo che la scelta non fosse casuale. in effetti la connessione sembra abbastanza forte, ho trovato anche un video dove viene evidenziata il collegamento con le tematiche e la struttura del film: https://www.youtube.com/watch?v=AQGdL-pxRT0
Eliminasul ruolo del Sampler, continuo ad avere qualche dubbio. io sono portato a credere che non agisse con "cattiveria", e che il suo fosse un interesse molto distaccato. da qualche parte si ipotizza che possa essere stato la prima vittima del ladro, ma credo che sia molto più complesso di così. in realtà non penso che la sua parte sia interamente integrata nello svoglersi degli eventi, ma assuma più di un risvolto simbolico/metaforico.