Film che non vedrete mai: The Man from Earth

Inauguro con questo post una nuova rubrica di approfondimento in ambito cinematografico che si affianca a "dal libro al film". Qui tratterò occasionalmente di film poco conosciuti, difficili da reperire o per qualche inspiegabile ragione non disponibili in italiano, e che quindi non hanno raggiunto il grande pubblico. Film che quindi, con ogni probabilità, non vedrete mai, almeno che non ve li andiate proprio a cercare come ho fatto io. Naturalmente in tutti i casi c'è una ragione se io mi sono sopportato lo sforzo di cercarli e vederli, e pertanto meritano di essere commentati. A fine recensione potrete poi decidere se sia il caso di sbugiardare il titolo della nuova rubrica e guardarli davvero.

Rettifica: a post pubblicato, mi è stato segnalato che la versione italiana esiste! Il titolo è L'uomo che venne dalla Terra e dovrebbe essere disponibile in dvd. Le mie fonti non mi avevano informato della cosa, probabilmente perché è uscito direttamente per il mercato dvd e non è stato distribuito nei cinema. Ne consegue che il film in effetti potreste riuscire a vederlo, quindi è un scelta infelice come primo della nuova rubrica! La ritengo comunque una segnalazione interessante e lascio invariato il resto del post.

Detto questo, passiamo al tema del post. The Man from Earth (o alternativamente: Jerome Bixby's Man from Earth) è un film americano del 2007, ispirato a un racconto di Jerome Bixby, che ne ha poi curato la sceneggiatura fino in punto di morte (l'autore ha scritto numerosi episodi di serie come Stark Trek e The Twilight Zone). È un film indipendente e low budget, caratteristiche evidenti fin dalle prime immagini, anche se non si tratta certo di un prodotto amatoriale, considerato che è stato distribuito (non in italia), ha partecipato a concorsi internazionali e si è aggiudicato alcuni premi. La trama è molto semplice, anzi, quasi assente: tutto il film è in pratica una lunga conversazione tra il protagonista, John Oldman, professore universitario, e alcuni suoi colleghi, che sono andati a fargli visita prima della sua annunciata partenza. Stupiti dalla sua decisione di abbandonare il lavoro e allontanarsi dagli amici, i colleghi cercano di capire perché voglia andarsene. Dopo le iniziali resistenze, John afferma di essere un un Cro-Magnon di 14000 anni costretto a spostarsi di frequente per non destare sospetti sulla sua immortalità. Naturalmente gli altri lo prendono per uno scherzo, e lui stesso sembra non dare troppo peso alla sua presunta storia, ma la conversazione procede, e uno dopo l'altro vengono illustrati tutti i punti che renderebbero possibile (e plausibile) una vita tanto prolungata all'interno della civiltà umana, attraverso epoche, popoli e culture diverse. La discussione prende piede, e se all'inizio John ribatte alle obiezioni con ipotesi, lentamente le sue risposte si fanno più dirette, personali, e si inizia a sospettare che l'incredibile storia sia in effetti vera. John Oldman (o almeno, la persona che si fa chiamare attualmente così) infatti avrebbe vissuto tra i sumeri, i babilonesi, in estremo oriente, in Europa durante la peste, per poi emigrare in America e stabilirsi lì nel XVI secolo, continuando però a spostarsi ogni dieci anni per non farsi scoprire da chi potrebbe accorgersi che non invecchia. Nella sua lunga vita avrebbe conosciuto personaggi storici come il Buddha e Van Gogh, e ne avrebbe effettivamente impersonati altri... come Cristo. La conversazione raggiunge momenti di tensione piuttosto alti, e in più occasioni John è costretto a ritrattare quanto afferma, tanto che fino all'ultimo momento non è chiaro se lui stesso sia convinto del suo racconto o lo stia semplicemente inventando come una giustificazione e una provocazione. Alla fine, esasperati, i colleghi lo lasciano con un ultimo saluto, dopo che lui li ha rassicurati riguardo la sua storia. I dubbi tuttavia non sono del tutto dissipati, e un guizzo finale sembra fornire la risposta definitiva.

Come già detto, il film è a basso budget, infatti l'unica scenografia consiste in pratica nel soggiorno della casa del protagonista, dove si svolge tutta la discussione. Gli effetti speciali sono del tutto assenti, in quanto non necessari, e anche la colonna sonora è piuttosto contenuta. Ne consegue che letteralmente tutto il film è occupato dal dibattito tra i personaggi, sulla plausibilità della storia raccontata da John. Non c'è "azione", non ci sono approfondimenti psicologici o flashback, tutto si svolge nel presente e viene riferito direttamente dalla voce dei presenti. La struttura è quindi estremamente semplice, ma non per questo incapace di accumulare e rilasciare tensione. Tutto sta all'abilità degli attori, non esattamente dei professionisti hollywoodiani, e all'estremo fascino suscitato dall'argomento trattato: non solo l'immortalità in sé, ma come questa plasmi la vita della persona e, di fatto, la storia nel suo complesso. Messo alle strette quando gli altri cercano di coglierlo in fallo, John si difende abilmente, tanto che l'idea di un cavernicolo che accompagna l'umanità dall'alba dei tempi non appare più tanto incredibile. Quando poi vengono messi in campo argomenti filosofici e religiosi (come le affinità tra Buddha e Cristo), la posta si fa ancora più alta, ed è difficile rimanere insensibili alle potenziali implicazioni del racconto di Oldman (che, se ci fate caso, non è un nome casuale...).

Naturalmente l'immortalità non è un tema originale di per sé, e nel corso dei decenni sono state scritte moltissime opere i cui protagonisti sfuggono alla morte e devono confrontarsi con una dimensione diversa da quella umana "standard". Tuttavia, a differenza ad esempio di Highlanders, qui il problema è affrontato in maniera diversa: l'immortale non è un superuomo, che grazie al suo dono acquisisce potere e ricchezza; al contrario, la sua condizione lo spinge ai margini della società, e i suoi tentativi di intervento nella vita degli altri provocano conseguenze impreviste e perlopiù disastrose (come succede ai protagonisti stessi del film). Per la verità, prima di Bixby, L. Sprague De Camp nel 1939 aveva scritto un racconto, The Gnarly Man (L'uomo nodoso, forse reperibile in italiano se trovate il primo volume della raccolta Le grandi storie della SF curato da Isaac Asimov), in cui appunto un "uomo primitivo" (in questo caso un Neanderthal), dopo essere stato colpito da un fulmine si ritrovava immortale, e arrivava così ai giorni nostri. Il racconto procede però su toni ben diversi, mostrando ad esempio come alcune invenzioni della storia derivassero dalle necessità dell'uomo nodoso (come il brodo, che è stato inventato quando lui ha perso i denti per la prima volta). The Man from Earth assume una prospettiva ben diversa, più storica e profonda, e se anche l'idea di fondo non si può considerare del tutto nuova, questo non significa che sia da scartare (perché abbiamo imparato che le idee sono buone anche quando sono vecchie, vero?).

In definitiva, The Man from Earth è un film atipico nella struttura, ma assolutamente coinvolgente e illuminante. Difficilmente verrà mai trasposto in italiano, e non sono nemmeno sicuro che esistano sottotitoli applicabili alla versione originale, per cui se non avete abbastanza dimestichezza con l'inglese probabilmente questo rimarrà un film che non vedrete mai. In tal caso, dovrete accontentarvi del trailer:



2 commenti:

  1. Questa rubrica mi giunge gradita. E visto che condivido spesso i tuoi gusti, la terrò d'occhio volentieri.
    Thanks Man.

    RispondiElimina
  2. bene, ne ho già tre-quattro in programma, spero che risultino interessanti anche questi!

    RispondiElimina