Ok, so che mi ero detto quelli di novembre sarebbero stati gli ultimi acquisti musicali dell'anno, e in un certo senso è stato così. Non sono infatti tornato da Mastelloni, ma sfogliando le risposte alla mia wishlist su Discogs ho scovato una buona occasione per appropriarmi di due dischi che cercavo da tempo, e non ho saputo resistere. Di solito, quando faccio questi acquisti occasionali e limitati evito di presentarli qui, ma in questo caso si tratta di due album tanto validi che non posso tralasciare di parlarne.
Il primo è III di Gui Boratto. Un nome che probabilmente mi avete già visto scrivere nelle mie recensioni (ad esempio per Chromophobia, ma anche numerose altre volte), perché è uno degli artisti che seguo di più ultimamente. Boratto è un dj brasiliano che più o meno dal 2006 in poi ha iniziato ad emergere grazie a un'eccellente produzione di pezzi e un ottima qualità dei remix, anche di pezzi non elettronici. III è il suo ultimo album, uscito nel 2011, e dopo Chromophobia e Take My Breath Away si colloca perfettamente nel descrivere il percorso musicale dell'autore. Lo stile inconfondibile, che unisce alla techno un delicato gusto per la melodia, è confermato anche qui, nonostante il tono generale sia più "dark" rispetto agli album precedenti, come già la copertina parrebbe suggerire. Si trovano così sia pezzi "emotivi" come Galuchat e Flying Practice che altri più forti come Stems form Hell e The Drill. Perla conclusiva è This Is Not the End, pezzo cantato dall'immancabile Luciana Villanova, che stabilisce un'ideale trilogia con Beautiful Life e No Turning Back, rispettivamente del primo e secondo album. Per cui, anche qui Gui Boratto ha colto in pieno, e non si può fare altro che aspettare la sua prossima opera (io spero anche in una raccolta dei migliori remix!).
E il secondo pezzo acquisito forse mi coglie in fallo perché temo di essere molto poco imparziale. Ma io credo seriamente di amare Dominik Eulberg per ogni sua produzione. Probabilmente è una cosa che ho già detto per Flora & Fauna ed Heimische Gefilde, ma non posso evitarlo. Non è solo questione di musica: questo tizio riesce a fondere in un modo così effimero eppure così vero la passione per la techno con quella per la natura che si rimane completamente rapiti dalle sue opere. È questa l'impressione che mi è giunta da Diorama, il suo album del 2011 che ancora non ero riuscito ad acchiappare, ma in effetti la stessa sensazione l'ho avuta con i tre precedenti. Tutti gli album di Eulberg (ma forse, in realtà, tutti i suoi pezzi, anche i singoli) sono a tema, e il tema è sempre la natura: animali, piante, insetti, uccelli, fenomeni atmosferici e così via. Se Heimische Gefilde era dedicato agli uccelli, con il geniale concerto finale di canti raccolti nei boschi, se Bionik era dedicato alle più incredibili meraviglie evolutive sviluppate dagli animali, Diorama a sua volta accosta il mondo naturale a quello umano, evidenziando altri risultati impossibili raggiunti dagli animali. Questo, più di molti altri, è un album che merita possedere in quanto oggetto, piuttosto che come asettico download di mp3, perché la confezione, con immagini e commenti, è parte integrante dell'opera. Lasciamo stare che io di tedesco non capisco nulla, e ho dovuto procedere a intuito per interpretare le spiegazioni fornite di ogni pezzo: anche deducendo solo qualche frammento qua e là si prova una soddisfazione estrema, un livello di coinvolgimento raramente toccato con altri dischi. Perché non si tratta solo di ascoltare, ma anche di scoprire, capire e cogliere, all'interno della musica, i riferimenti al tema. Qui Eulberg ci parla del superorganismo costituito da un formicaio (chiamandoli "i tre milioni di moschettieri"), dell'ecolocalizzazione dei pipistrelli, di lamprede e bivalvi, e addirittura dei tardigradi (e non vi sto a raccontare in che modo ho capito che erano loro i protagonisti di Teddy Tausendtod)... e ripeto, non si tratta solo di citazioni nel titolo: la musica riesce davvero ad evocare in qualche modo (non chiedetemi come) l'argomento. Provate ad ascoltare Metamorphose e ditemi se non immagiante davvero la larva che si fa strada attraverso la crisalide per emergere con le ali pronte al volo. E dopo tutto questo chiacchierare mi rendo conto che non ho detto una sola parola sul tipo di musica che si trova qui dentro... e in effetti pur trattandosi di techno, la definizione andrebbe ampliata e arricchita per comprendere questo oggetto. Ma d'altra parte si dice anche che in realtà esistono solo due tipi di musica, quella buona e quella cattiva. Indovinate di che tipo è questa.
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