Prima Coppi Night del 2013! Al solito le feste non ci scoraggiano, e anche nel giorno in cui secondo la tradizione i re magi giunsero alla capannina seguendo la cometa di Satana, il Club si pregia di ordinarsi la pizza e concludere la settimana con la visione del film. Come dicevo già la settimana scorsa, anche stavolta la preferenza è andata verso uno dei "cult" che più o meno tutti hanno quantomeno sentito nominare, anche se sicuramente non siamo ai livelli di popolarità di Ritorno al futuro. Tuttavia Assasini nati ha senza dubbio un ruolo centrale nella filmografia degli anni 90, e a intervalli regolare lo si rivede sempre con piacere.
Personalmente, pur avendolo già visto due o tre volte, erano diversi anni che non mi capitava, abbastanza tempo da dimenticarmi alcuni particolari. Per esempio, non ricordavo che nel film comparissero un giovane Robert Downey Jr. e soprattutto un meraviglioso Tommy Lee Jones, che mi ha completamente rapito con la sua interpretazione del direttore del carcere (mi sono riguardato anche le scene in lingua originale per apprezzare ancora meglio la caratterizzazione arricchita di sputacchi). Ma certamente per chi conosce e adora il film questi sono quasi particolari secondari. Per la verità, Natural Born Killers è un'opera non del tutto limpida: nella prima parte, quella precedente all'incarcerazione, il tono è molto onirico (forse per sottolineare anche il costante stato mentale alterato dei due protagonisti), e a parte la sequenza del primo incontro tra Mickey e Mallory girata come una sit-com, posso capire se certi spettatori rimangono disorientati e anche leggermente annoiati. È probabilmente nella seconda parte che si svolge nella prigione che la storia si fa più concreta, e viene affrontato con più decisione il tema centrale del film, che non è tanto la violenza ma la sua mercificazione attraverso i mass media. Ma ok, so che non vi sto rivelando nulla, di certo gente più competente ne ha parlato vent'anni prima di me, quindi vi risparmio l'analisi teleologica.
Certo è che Assassini nati lascia qualcosa. L'intervista di Wayne Gayle a Mickey Knox è una scena da un lato disturbante, dall'altro estremamente coinvolgente. C'è del vero, dell'inquietantemente vero nelle parole di quel presunto maniaco assassino, che dimostra di essere in realtà del tutto sano di mente, e di compiere "il male" per scelta razionale e coerente. È qualcosa che si ritrova anche in Arancia meccanica, anche se lì la parabola della libertà di scelta prende un'altra direzione, mentre qui il ruolo centrale è poi assunto dagli strumenti di comunicazione di massa che amplificano questo "male", fornendo le definizioni alle quali bisognerebbe attenersi. Ma qualche dubbio questo film lo insinua. Francamente non mi sono documentato, ma non credo che Natural Born Killers abbia scatenato dopo la sua uscita una raffica di emuli e copycat esaltati dai concetti espressi nel film; al contrario, mi pare che di amoccatori ce ne siano sempre stati a sufficienza, anche in tempi non sospetti. Il messaggio che traspare è ben altro, per questo ritengo che questo sarebbe uno di quei film da mostrare nelle scuole, in grado di trasmettere (e forse anche imprimere) qualcosa nelle coscienze dei giovani studenti. Ma dubito che accadrà mai, meglio continuare a far vedere I promessi sposi e Marcellino pane e vino.
Personalmente, pur avendolo già visto due o tre volte, erano diversi anni che non mi capitava, abbastanza tempo da dimenticarmi alcuni particolari. Per esempio, non ricordavo che nel film comparissero un giovane Robert Downey Jr. e soprattutto un meraviglioso Tommy Lee Jones, che mi ha completamente rapito con la sua interpretazione del direttore del carcere (mi sono riguardato anche le scene in lingua originale per apprezzare ancora meglio la caratterizzazione arricchita di sputacchi). Ma certamente per chi conosce e adora il film questi sono quasi particolari secondari. Per la verità, Natural Born Killers è un'opera non del tutto limpida: nella prima parte, quella precedente all'incarcerazione, il tono è molto onirico (forse per sottolineare anche il costante stato mentale alterato dei due protagonisti), e a parte la sequenza del primo incontro tra Mickey e Mallory girata come una sit-com, posso capire se certi spettatori rimangono disorientati e anche leggermente annoiati. È probabilmente nella seconda parte che si svolge nella prigione che la storia si fa più concreta, e viene affrontato con più decisione il tema centrale del film, che non è tanto la violenza ma la sua mercificazione attraverso i mass media. Ma ok, so che non vi sto rivelando nulla, di certo gente più competente ne ha parlato vent'anni prima di me, quindi vi risparmio l'analisi teleologica.
Certo è che Assassini nati lascia qualcosa. L'intervista di Wayne Gayle a Mickey Knox è una scena da un lato disturbante, dall'altro estremamente coinvolgente. C'è del vero, dell'inquietantemente vero nelle parole di quel presunto maniaco assassino, che dimostra di essere in realtà del tutto sano di mente, e di compiere "il male" per scelta razionale e coerente. È qualcosa che si ritrova anche in Arancia meccanica, anche se lì la parabola della libertà di scelta prende un'altra direzione, mentre qui il ruolo centrale è poi assunto dagli strumenti di comunicazione di massa che amplificano questo "male", fornendo le definizioni alle quali bisognerebbe attenersi. Ma qualche dubbio questo film lo insinua. Francamente non mi sono documentato, ma non credo che Natural Born Killers abbia scatenato dopo la sua uscita una raffica di emuli e copycat esaltati dai concetti espressi nel film; al contrario, mi pare che di amoccatori ce ne siano sempre stati a sufficienza, anche in tempi non sospetti. Il messaggio che traspare è ben altro, per questo ritengo che questo sarebbe uno di quei film da mostrare nelle scuole, in grado di trasmettere (e forse anche imprimere) qualcosa nelle coscienze dei giovani studenti. Ma dubito che accadrà mai, meglio continuare a far vedere I promessi sposi e Marcellino pane e vino.
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