Rapporto letture - Dicembre 2012

Fiuuu, siamo arrivati all'ultimo rapporto letture dell'anno! Non so se per voi è stato faticoso seguirli quanto per me lo è stato scriverli, anche considerando che ognuno dei post prevede la lettura di diversi, parecchi libri. Trallaltro essendo l'ultimo del 2012, forse ci starebbe bene anche un bel riepilogo di tutte le letture dell'anno, ma non lo farò in questo post, forse in seguito, se avrò voglia. A dicembre, forse preso dai regali e dall'atmosfera festiva, pare che abbia letto un po' meno del solito, limitandomi a tre libri. Eccoli.


More about I senza-tempoIl primo è I senza-tempo di Alessandro Forlani, e non è la prima volta che ne parlo. Si tratta infatti del primo Premio Urania che compro da diversi anni a questa parte, come avevo annunciato. La vittoria del premio di questo autore e di questa storia mi aveva rincuorato, e così, anche incoraggiato dalle numerose recensioni che sono sbocciate per la blogsfera, mi sono deciso anch'io a leggerlo. Allora, c'è prima di tutto un punto importante da chiarire: I senza-tempo, in effetti, non è fantascienza. Non che io abbia un pregiudizio particolare contro ciò che non è sf (ho invece un pregiudizio a favore di ciò che lo è), ma è importante sottolinearlo se si considera che ha vinto un premio dedicato a opere di fantascienza in una collana che pubblica da sessant'anni fantascienza. Questo (breve) romanzo è piuttosto un horror, con qualche elemento gore, e anche se ci sono elementi che si rifanno alla "tradizione" sf, come il disgregamento temporale e la citazione di fenomeni quantistici (che vabbè, è un po' il jolly per dire "qualunque cosa non sia altrimenti spiegabile"), è chiaro che i temi sono ben diversi fin da quando il villain si proclama come negromante e ragione di sortilegi e pozioni. Tuttavia, problemi di definizione a parte, I senza-tempo è certamente una lettura valida. La storia si svolge in una cittadina di provincia italiana, in tre capitoli distanziati tra loro di vent'anni, e vede le storie di alcune "persone comuni" (fino a un certo punto) confrontarsi con il risvegliarsi di un negromante intenzionato a sopprimere l'epoca moderna e far tornare i suoi bei tempi andati (nutrendosi di viscere dei bambini nel frattempo). Si scopre poi che quella dei "senza-tempo" è una casta molto più numerosa e ben radicata nel territorio, che manovra praticamente ogni centro di potere per mantenere la sua posizione privilegiata. La metafora per la gerontocrazia è fin troppo facile, ma l'autore non indugia sulla satira, e pensa piuttosto a portare avanti la sua storia di cruda azione, forse anche troppo frettolosamente, visto che in novanta pagine scarse il tutto si conclude. Seguono alcuni racconti, indipendenti ma collegati per la presenza di questi personaggi abietti dediti alle arti oscure, già in epoche passate della storia italiana. A completare il volume ci sono un racconto di Marco Migliori e uno di Dario Tonani, entrambi di buon livello anche se non impressionanti. Nel complesso quindi un buon libro, anche se qualcuno potrebbe digerire male (anzi, lo ha già fatto) proprio la questione che non sia classificabile come sf. Voto: 7.5/10


More about Zero HistoryE parlando di cose-che-non-sono-sf, William Gibson capita al momento giusto. L'autore è infatti diventato famoso per i suoi racconti di fantascienza, e in particolare cyberpunk, ma in tempi recenti si è spostato su un genere diverso. Con il "Ciclo di Bigend", composto da L'accademia dei sogni, Guerreros e il presente Zero History, Gibson racconta la nostra epoca, fatta di iphone e twitter, ma anche di elementi nascosti e sfuggenti, come arte locativa e guerre di marketing, che a nostra insaputa plasmano il mondo. La stora di Zero History è vagamente collegata ai due precedenti per la presenza di alcuni personaggi, ma segue un percorso del tutto indipendente: inizia con la ricerca dello stilista di un particolare brand, ma poi si allarga a coinvolgere appalti militari e tecnologie semisegrete. Non che la storia riprenda teorie complottistiche o intrecci alla 007, tutto ciò che avviene è perfettamente plausibile: tuttavia, in questo romanzo come nei precedenti l'autore riesce a mostrare "le architetture nascoste del mondo" (formula citata dal libro stesso), ovvero tutto quel complesso di forze occulte che pilotano in effetti la civiltà moderna. Per questo, nonostante sia lenta, pacata e ricca di dettagli, con pochi picchi di azione, la narrazione è estremamente affascinante e coinvolgente, e un remoto messaggio di fondo raggiunge quasi subliminalmente il lettore. Impegnativo, a suo modo, ma ripaga lo sforzo. Voto: 8/10


More about Robot 66Ultimo libro chiuso nell'anno è il numero 66 della rivista Robot, che in effeti risale all'estate ma ho aperto solo a dicembre. All'interno si trovano racconti di autori italiani e stranieri: buono quello di Neil Gaiman, anche se (per ovvie ragioni) non originale, e molto commovente quello di Ken Liu (che, manco a farlo apposta, mica è di fantascienza!); per gli italiani, anche qui Marco Migliori si muove bene (anche se la storia soffre un po' di conclusione affrettata) e Stefano Noventa butta già una buona versione di pattuglia del tempo; piuttosto scialba l'avventura di Franco Forte e quasi incomprensibile Enrica Zunic. Negli articoli, interessante (anche se già visto in giro) il lungo riassunto della storia della cultura sf in italia, più sterile invece il dibattito su fantascienza e politica, stantio e superato (discorsi degli anni 70 che avevano senso negli anni 70, oggi lasciano il tempo che trovano), simpatica l'intervista a Paul Di Filippo, stimolante ma non approfondito (e con qualche brutto errore di impaginazione!) il pezzo sulla carriera di Von Braun. Voto: 6/10

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