Solitamente non faccio acquisti in mesi successivi (per mere ragioni di disponibilità monetaria), infatti dopo gli aquisti di giugno non mi sono di nuovo recato di nuovo da Mastelloni, ma mi sono fatto prendere dal catalogo dei titoli disponibili di un venditore su Discogs, e visti gli ottimi prezzi non ho potuto evitare di comprare qualcuno. Mi sembra quindi doveroso elencare comunque le nuove aggiunte alla mia collezione musicale.
Comincio con questo album di Gui Boratto, perché è stato da qui che è partita la mia ricerca. Da tempo infatti avevo intenzione di trovare Chromophobia, il primo album del dj brasiliano, risalente al 2007. In realtà lo cercavo principalmente per esigenze collezionistiche, ma non credevo che potesse essere di valore pari a Take My Breath Away del 2009. Invece già in Chromophobia si trovano tutti gli elementi che fanno di Boratto un grande autore, capace di utilizzare il linguaggio della musica elettronica in modo da renderlo digeribile anche a chi è esterno al genere. Il sapiente uso di melodie e bassi rende alcuni pezzi estremamente orecchiabili, ma non per questo banali. Provate Beatiful Life e mi saprete ridire.
Efdemin si colloca invece su un genere diverso, e si torna a parlare di sana minimal. Il suo Chicago del 2010 si inquadra perfettamente nel genere, con tracce perlopiù lunghe e incentrate sugli elementi base della techno: kick, hat e bassi. La musica è sicuramente ripetitiva (nel senso in cui lo è qualunque musica), ma i ritmi non sono mai invadenti, anzi si fanno ipnotici, e si fa presto ad arrivare a fine traccia senza rendersene conto. Si tratta comunque di un genere che difficilmente rimane gradito a chi non apprezza la techno nelle sue forme più originarie.
Alex Smoke è un'artista di secondo piano, e in effetti non posso dire di averlo seguito nella sua carriera. Conoscevo però alcune tracce contenute in Incommunicado, per cui trovandomelo davanti a 6 euro ho deciso di dargli una possibilità. A posteriori, l'album mi è piaciuto oltre le aspettative, perché tutti i pezzi sono una piacevole mistura di techno ed electro, che partendo da una regolare base in 4/4 aggiungono suoni, effetti e distorsioni in grado di sorprendere l'ascoltatore. Tra le 14 tracce dell'album ce ne sono almeno cinque davvero eccellenti, e tutte le altre si mantengono comunque su un buon livello.
Apparat è già stato citato su questo blog, quando ho parlato del suo album in collaborzione con Ellen Allien Orchestra of Bubbles. Qui invece lo vediamo applicarsi da solista e i risultati sono estremamente soddisfacenti. In realtà non andavo a scatola chiusa, perché conoscevo già le tracce contenute in Walls, album del 2007 che forse è il più rappresentativo dello stile del dj tedesco. Anche in questo caso, trovandomelo a disposizione a un prezzo eccellente, ho subito colto l'occasione di aggiungerlo alla collezione. Il genere non è di facile definizione, e si possono citare etichette come IDM, post-rock e downtempo, ma al di là di questo, si tratta sicuramente di un'elettronica avvolgente e ispirata. I toni sono quasi sempre malinconici quando non dichiaratamente negativi (come in Arcadia, di cui si trova anche un splendido video), ma la musica cela comunque una profondità, tanto nei suoi quanto nei testi, che raramente si riscontra in altri lavori di genere affine.
Abbiamo parlato di Apparat solista, e ora si torna ad Apparat in gruppo. In effetti ho appreso solo in tempi relativamente recenti che Moderat = Modeselektor + Apparat, ma questa scoperta non ha fatto che confermare i miei sospetti di grandiosità dell'artista. L'omonimo (e finora unico) album Moderat contiene pezzi di grande qualità, che variano dalla techno al dubstep, nei quali si avverte l'impronta dei molteplici autori. Sonorità profonde e fortemente emotive, con un utilizzo eccezionale di basi elettroniche unite a strumenti "classici" quali chitarre e bassi. Anche in questo caso, musica che valica i confini di genere, e se non è universalmente conosciuta non è per questioni di qualità, ma solo perché le sue origini underground non le consentono di raggiungere un pubblico più vasto della nicchia degli appassionati di elettronica.
Concludiamo con quella che considero la perla di tutto lo stock, e che è stato l'oggetto a convincermi a concludere l'acquisto. Cercavo Flora e Fauna, primo album di Domink Eulberg, già da parecchio tempo. E qui, come in Bionik, come in Heimische Gefilde, ci troviamo di nuovo davanti a una genialità che ha pochi rivali nell'attuale panorama. Si parla di techno, di quella seria, pure con qualche virata melodica e accenni di neotrance, ma in ogni caso la musica di Eulberg, coi suoi chilometrici titoli in tedesco dedicati ad animali e fenomeni naturali, è sempre una rivelazione. Non so come faccia questo appassionato ornitologo, ma il primo ascolto di ogni traccia produce delle scariche di meraviglia ed estasi che portano quasi alla commozione. L'ho ascoltato per la prima volta in ufficio, ed ero costretto ogni pochi minuti a fermarmi e chiudere gli occhi, per assaporare appieno la complessa armonia che i suoni suscitavano. È difficile da descrivere, ma è quanto di più autentico si possa chiedere dalla musica. Non sto a consigliarvi pezzi specifici, perché non vi piaceranno. Ma in questo caso, che non piacciano a voi non mi interessa. Che fossimo nel mondo anche solo io e Dominik a godere di questa musica, sarei comunque soddisfatto.
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