Mentre ci sono film che di diritto entrano nella storia del Coppi Club come i migliori mai proiettati, ce ne sono altri che, al contrario, si aggiudicano all'unanimità la nomination per la flop ten. È il caso di questo film, scritto e diretto da Cristian De Sica, uno dei miei storici arcinemici delle serate domenicale, che con regolarità viene riproposto (in particolare da uno dei Membri, lo stesso che insiste con Celentano, Pozzetto e Bud Spencer). Il film era stato presentato come una delle solite commedie, sconosciuta ai più, in cui altri attori "di rilievo" (Haber, Gullotta...) arricchivano il cast. La ricercatezza ne faceva (agli occhi dell'Anfitrione) un prodotto d'élite.
L'Anfitrione si sbagliava. Non si tratta di una commedia, anzi. Il tono è (almeno nelle intenzioni) drammatico, le storie mostrate tormentate, i rapporti tra i personaggi tesi. Ci sono gag e battute, principalmente intese come un'imprecazione lanciata qua e là, ma non sono la parte principale, e nemmeno rilevante. Tutto ruota intorno al gruppo di quattro amici omosessuali, ossessivamente in cerca di nuovi ragazzoni da prosciugare, in una catena di relazioni irritante quanto inutile. Quel che è peggio, è che la storia non ha alcuno scossone, procede di episodio in episodio, mostrando le vite dei protagonisti, con vicende spesso indipendenti tra loro, senza alcun tipo di climax finale, e con il forzato stratagemma di una voce fuori campo per tenere insieme le fila della narrazione che altrimenti non troverebbe un senso. Se tutto ciò dovrebbe essere la versione gay di Amici miei, non funziona, direi (sì, l'ho fatto per amor di rima).
A questo bisogna aggiungere che, con tutta l'apertura mentale di una persona cresciuta nell'era di Internet, vedere Haber nudo e bagnato sotto la doccia che bacia un militare che ha appena millantato di avere una mazza ben superiore alla media, mette a dura prova la resistenza di stomaco, in particolare dopo aver mangiato una pizza tonno cipolla e pomodoro a fette e un semifreddo crema e cioccolato. Inoltre, è fastidioso constatare come in una delle scene finali, quando il gruppetto ci va giù pesante con un nuovo amico, arrivando pericolosamente vicino allo stupro, si voglia far passare questa vicenda come una "bravata", uno scherzone che il nuovo arrivato non ha saputo apprezzare. Francamente, non credo che faccia differenza il fatto che la vittima fosse a sua volta un uomo, quella era violenza sessuale, cazzo!
In definitiva, un film non solo deludente, ma piatto, pesante da sopportare. I tentativi di illustrare il dramma del'omosessuale nella società non hanno buon esito, visto che le difficoltà presentate non sembrano diverse da quelle che chiunque deve affrontare. Gli unici momenti divertenti sono un ultimo sketch di Haber (macabro ma efficace) sulla sieropositività, e i sottotitoli inglesi nei quali "Luca Carboni" veniva tradotto con "Bruce Springsteen". D'altronde è risaputo che Springsteen è il Carboni statunitense.
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