Dominik Eulberg - Heimische Gefilde

Non credo di dover ripetere il discorso sull'astoricità della buona musica, per cui senza scusarmi per aver tirato fuori dall'archivio un album di ben quattro (!!!) anni fa, passo subito a parlare dell'opera in questione. Heimische Gefilde è un album Dominik Eulberg è uscito nel 2007 per l'etichetta tedesca Traum Schalplatten. Il genere, pur con le dovute approssimazioni e cautele da considerare ogni volta che si cerca di classificare qualcosa, può essere definito come un incrocio tra techno-minimal e neo-trance, sempre che questa qualifica abbia senso per chiunque al di fuori di questo blog. In sostanza, lo stile è paragonabile a quello dell'album di poco precedente, Bionik, anch'esso uscito nel 2007.



A rendere questo disco più interessante è però l'insolito connubio che l'autore è riuscito a creare tra la sua musica e quella che, in un eccesso di banalità, potremmo chiamare "la natura". La tendenza ad ispirasi in qualche modo al mondo animale e vegetale era già presente in Bionik, come si può dedurre dal solo titolo: i pezzi di quest'album hanno infatti tutti titoli che richiamano particolari organi o abilità riscontrabili in alcune creature viventi: Der traum von fliegen, Haifischflugel, Rattenscharf. [No, nemmeno io so il tedesco: google translate dovrebbe aiutarvi come ha fatto con me.] Inoltre, il libretto che accompagna il cd riporta, per ogni traccia, una spiegazione dell'elemento richiamato dal titolo (fortunatamente, anche in inglese).

In Heimische Gefilde, Eulberg fa di più. Nel tentativo di unire la sua passione per la musica a quella per gli animali (confermata anche dai suoi studi di biologia), ed in particolare per gli uccelli, l'autore non mette insieme un album di sole tracce elettroniche, ma alterna ad esso una serie di lezioni su canti e abitudini degli uccelli, come in una sessione a distanza di birdwatching. Le lezioni sono tenute in tedesco, per cui non sono riuscito in effetti a capirne le parole, ma il contenuto è chiaro: prima di ogni traccia musicale è registrata una breve introduzione dedicata a un preciso animale e al suo tipico richiamo. Sul retro del cd che vedete qui accanto, si tratta dell tracce di numero dispari, scritte in piccolo rispetto alle altre: dal picchio al cuculo, con in mezzo qualche grillo e quelli che sembrano dei gabbiani. I pezzi stessi che seguono le varie introduzioni sembrano in qualche modo riprendere i suoni appena presentati, come in Adler che sembra riproporre in diverse tonalità il canto ritmato del cuculo.

Ma per concludere degnamente questa insolita raccolta serviva qualcos'altro, un'idea che durante tutto l'ascolto dell'album si affaccia alla mente dell'ascoltatore: perché Eulberg non ha creato un pezzo direttamente con i canti degli uccelli? Beh, non c'è bisogno di chiederselo, perché lo ha fatto davvero. Infatti, l'ultimo pezzo Stelldichein des westerwälder vogelchores è proprio composto dai versi che nelle brevi lezioni precedenti sono stati introdotti e illustrati dall'autore. Si ha così una traccia che, campionando i soli suoni ambientali registrati, assomiglia in tutto e per tutto a un normale pezzo di musica elettronica. Anzi, è Eulberg stesso a far notare le attinenze tra i suoni utilizzati e gli elementi tipici dell'elettronica: a metà della traccia infatti, torna a tenere la sua ultima lezione, e come un maestro d'orchestra chiama uno ad uno i suoi "strumenti" accreditandoli uno per uno come bassdrum, snare, hi-hat, percussions, 303, vocals, mentre si sommano a vicenda per comporre di nuovo l'insieme nella sua interezza, in una manovra che ricorda il finale di Tubular Bells di Mike Oldfield, nei quali i vari strumenti che suonano le stesse note sono presentati e aggiunti agli altri uno alla volta. Probabilmente un pezzo del genere può risultare fastidioso, a chi non ha voglia di ascoltare qualcosa per il solo piacere di ascoltare, ma cerca significati reconditi e presuntuosamente profondi nella musica, e ancora più spesso nelle parole che spesso inutilmente la accompagnano. Ma, se qualcuno ha voglia di sorbirsi una decina di minuti di cinguetti e raschiamenti, e nel frattempo anche un po' di classico unzunz, questo album è perfetto.

Come già detto il genere non si discosta molto da quello del precedente Bionik, e forse in quest'ultimo si trovano pezzi di impatto maggiore (d'altra parte, le sonorità che si ritrovano qui si sono praticamente affermate come l'inconfondiblie stile di Eulberg, e echi di quello che si sente qui si ritrovano anche nei suoi remix più recenti). Ma nel complesso Heimische Geflide è un'opera più originale e ispirata, per cui più adatta per comprendere l'autore. Provatelo. E se incidentalmente sapete il tedesco, riferitemi cosa dice a proposito di allodole e ghiandaie.

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