Sono passati cinque anni dall'uscita di questo album, per cui questa non è propriamente una news. Ma se è vero che esistono solo due tipi di musica, buona e cattiva, è anche vero che quella del primo tipo rimane tale anche col tempo. Quindi un post dedicato a un disco già datato non mi sembra affatto sprecato.
The Last Resort è il primo album di Anders Trentemoller, comunemente conosciuto solo con il suo cognome, che si scriverebbe con quella specie di simbolo di insieme vuoto che ho usato nel titolo del post ma non ho voglia di ripetere ogni volta anche qui. Uscito nel 2006 per Poker Flat, è uno di quei lavori che, pur derivando dall'ambiente elettronico, che risulta ostico a molti, non può non piacere a chiunque ami la musica come forma di espressione oltre che di intrattenimento. I suoni che compongono le tredici tracce di The Last Resort sono caldi, penetranti, riescono a scavare ed evocare sensazioni autentiche. Molti sono pezzi "strumentali", termine che nell'ambito della musica elettronica contraddistingue le tracce prive dei tipici elementi strutturali che costituiscono l'ossatura di ogni disco utilizzabile in un dj set: kick (il tunz-tunz), hat, snare, eccetera. In effetti, pezzi come Moan, Like Two Strangers e The Very Last Resort potrebbero essere suonati da un'orchestra, senza l'ausilio di strumenti elettronici. Certo, dovrebbe trattarsi di un'orchestra brava. Anche una semplice ninnananna come Miss You, che ripropongo qui sotto, è in realtà così delicatamente sublime che sarebbe difficile riprodurla.
Qui si potrebbe aprire una tediosa parentesi, utilizzando il video (ma soprattutto l'audio) qui sopra per dimostrare come una delle critiche più spesso mosse alla musica elettronica sia priva di fondamento. I difensori della Vera Musica sono soliti sostenere che, per il solo fatto di non dover vibrare delle corde o soffiare in un tubo o picchiare su una pelle tirata, gli autori di musica elettronica non siano veri "musicisti", tanto meno "artisti". L'ottusità di questa affermazione è abbastanza evidente già se si considera che avere un sintetizzatore che riproduce tutti gli strumenti musicali della storia non significa saperli combinare in modo da creare qualcosa, un po' come avere gli stessi pennelli e colori di Leonardi Da Vinci non rende tutti in grado di realizzare la sua Ultima cena. Ma se si porta come esempio un artista come Trentemoller, e i pezzi di un album come The Last Resort, anche i più accaniti luddisti musicali sono costretti a chinare il capo.
Chiusa l'arcigna e tediosa parentesi, nell'album di Trentemoller si trovano anche pezzi tipicamente techno. Tracce groove/minimal come Nightwalker e Chamaleon si possono considerare come techno piuttosto ordinaria, se pure di grande qualità. Ma altri come Snowflake, Into the Trees e soprattutto Take Me Into Your Skin (probabilmente il capolavoro assoluto dell'album e dell'intera carriera di Trentemoller), hanno invece una struttura del tutto particolare, e riescono a riprodurre le stesse atmosfere dei pezzi strumentali con un set di suoni perfettamente adatto alla pista. È una cosa molto difficile, quella di suscitare sensazioni così forti quando alla base di tutto c'è il solito tunz-tunz, e saranno proprio gli usuali detrattori dell'elettronica a dover riconoscere la grandezza di queste opere d'arte.
Trentemoller fa parte della minoranza di dj che suona nel vero senso del termine, e si esibisce in concerti in cui esegue live i suoi pezzi. Un concerto dedicato proprio a The Last Resort è stato anche registrato ed è disponibile su cd nel Live in Concert EP, in cui si trovano appunto le versioni live di alcuni pezzi, oltre a remix ancora inediti. Ascoltare le reinterpretazioni di queste canzoni in cui Trentemoller si avvale della collaborazione di altri musicisti, è ancora più emozionante, perché si riesce a percepire ancora di più l'anima e la passione dell'autore. E siccome mentre scrivo sto riascoltando proprio queste versioni live, non posso trattenermi da mettere anche qui il video di Take Me Into Your Skin suonata da Trentemoller con il supporto di batteria e basso. Se riuscite a guardare il video senza farvi venire i brividi, probabilmente non siete umani.
Dopo The Last Resort, Trentemoller ha prodotto altri notevoli lavori, tra cui nel 2010 l'eccellente Into the Great Wide Yonder, che riprende in molti sensi le atmosfere del primo album. Ed è in uscita proprio in questi giorni la sua selezione di Late Night Tales. Insomma, se anche sono partito parlando di un album, in realtà questo post è un invito a seguire un artista che merita davvero, e forse potrà farvi scoprire un mondo che finora, per ignoranza o pigrizia, avete trascurato.
ohhh sì, questa tua apologia all'elettronismo mi eccita e soddisfa
RispondiEliminail gruppo non lo conosco ma mi ispira
good
ehm, in effetti Trenty è uno solo.
RispondiEliminaquesta un'altra caratteristica dell'elettronismo: di solito gli autori agiscono come singoli, non in gruppo, visto che hanno a disposizione più o meno tutti gli strumenti del mondo già campionati.